Volare si Può, Sognare si Deve!

MARTE? NO, GRAZIE di Kai S. Paulus

(Pillola n. 94)

Locandina del film “Volo su Marte” (Flight to Mars, 1951) diretto da Lesley Selander.

La malattia di Parkinson è dovuta ad una certa percentuale di predisposizione genetica e poi determinata da fattori ambientali (stile di vita, alimentazione, sostanze chimiche, ecc.) attualmente oggetti di intensi studi.

A questo riguardo appaiono sorprendenti i risultati delle ricerche svolte sulla Stazione Spaziale Internazionale e riassunte da Nilufar Ali e colleghi dell’Università di Boise (Idaho, USA) che il soggiorno nello spazio può portare ad alterazioni delle cellule nervose molto simili a quelle osservate nel Parkinson.

Titolo dell’articolo “Esplorazione spaziale ed il rischio di malattia di Parkinson: una revisione prospettica” pubblicato nel gennaio 2025 nella rivista scientifica Microgravity serie specializzata di Nature Portfolio Journal.

Queste alterazioni riguardano cambiamenti della funzione dei mitocondri (le centrali energetiche delle cellule), la carenza di dopamina, ed alterazioni strutturali nei nuclei della base (i centri cerebrali che effettuano la selezione del movimento e che, se non funzionano correttamente, causano rallentamento motorio, rigidità, instabilità posturale e tremore).

Tutto questo perché, per quanto si possa proteggere l’organismo umano dentro una navicella o la stazione spaziale, esso rimane esposto alle radiazioni ionizzanti (raggi cosmici e particelle solari) microgravità, ipossia, ipotermia, ipercapnia (accumulo di anidride carbonica nel sangue), limitazioni fisiche e stress psicologici.

Ovviamente gli astronauti vengono allenati per affrontare le sfide fisiche e psicologiche e la NASA ha posto dei limiti di radiazioni giornalieri sopportabili dai viaggiatori spaziali ad un valore di 1,5mGy di radiazioni al giorno. Per esempio, il previsto volo su Marte dovrebbe durare complessivamente 900 giorni ed esporrebbe l’equipaggio ad una radiazione complessiva di 1 Gy.

Titolo dell’articolo “Luna, Marte, e Cervelli: Valutazione della mortalità della malattia di Parkinson tra lavoratori esposti a basse radiazioni e veterani statunitensi nello studio Un milione di persone” pubblicato nel luglio 2024 nella rivista tedesca Zeitschrift fuer Medizinische Physik.

Onestamente, non so cosa vuol dire “radiazione di 1 Gy”. Ma mi viene in aiuto la recente ricerca scientifica su un milione di lavoratori esposti a bassa radiazione (“One Million Person Study”, 2022) che ha osservato che 5 su 6 gruppi di persone hanno sviluppato la malattia di Parkinson quando esposti a radiazioni complessive comprese tra 0,76 e 2,7 Gy.

Quindi, il calcolo attuale della NASA con 1 Gy è preoccupante ed espone l’astronauta ad un eccessivo rischio di ammalarsi di Parkinson.

 

E tutta questa scienza che non capisco” (And all this science I don’t understand) canta Elton John nella sua famosa canzone “Rocket man” del 1972.

Copertina del video della canzone “Rocket man” (1972) di Elton John/Bernie Taupin

Ma, accidenti, “tutta questa scienza” spaziale ed incomprensibile, a noi che ci importa?

Ma proprio questo è il punto: come la tecnologia spaziale ci ha portato internet, cellulari e tanto altro per aiutarci nella vita quotidiana, la scienza medica spaziale ci sta aiutando a comprendere meglio i processi patologici, e già da alcuni anni si stanno studiando i meccanismi molecolari che stanno alla base del Parkinson nelle condizioni di microgravità della Stazione Spaziale, e che ci stanno aprendo nuove prospettive di cura e di prevenzione di Su nemigu.

Non so voi, ma io per quest’estate cambierò idea: non sceglierò né la Luna e né Marte, ma prediligerò Maria Pia, Balai e Platamona.

 

PS: sappiamo che il Parkinson è una malattia molto impegnativa e difficile da gestire, i medici non hanno cure sufficientemente efficaci per far star bene le persone; però, a mio avviso, notizie come questa, che addirittura si studia il Parkinson nello spazio, dovrebbe dare fiducia e speranza; la persona affetta da Parkinson non è sola, non è trascurata, ed in tutto il mondo, sulla terra e nello spazio, si sta lavorando per trovare risposte, per migliorare sempre di più i disagi causati dal Parkinson. Anche a Sassari, il nostro gruppo è coinvolto attualmente in tre progetti scientifici per sconfiggere il rapace infingardo.

Daì, ce fa faremo!

 

Fonti bibliografiche:

Ali N Behesthti A, Hampikian G. Space exploration and risk of Parkinson’s disease: a perspective  review. NPJ Microgravity, 2025: https://doi.org/10.1038/s41526-024-00457-6.

Boice Jr JD, Quinn B, Al-Nabulsi I, Ansari A, Blake PK, Blatting SR, et al. A million persons, a million dreams: a vision for a National Center of Radian Epidemiology and Biology. International Journal of Radiation Biology, 2022; 98(4): 795-821.

Dauer LT, Walsh L, Mumma MT, Cohen SS, Golden AP, Howard SC, Roemer GE, Boice jr JD. Moon, Mars and Minds: Evaluating Parkinson’s disease mortality among U.S. radiation workers and veterans in the million person study of low-dose effects. Z Med Phys, 2014; 34: 100-110.

Marotta D, Ijaz L, Barbar L, Nijsure M, Stein J, Pirjanian N, Kruglikov I, Clements T, Stoudemire J, Grisanti P, Noggle SA, Loring JF, Fossati V. Effects of microgravity on human iPSC-derived neural organoids on the International Space Station. Stem Cells Translational Medicine, 2024;13:1186-1197.

3 Commenti

  1. Liella

    Ben vengano tutti questi studi, si spera sempre che finalmente arrivi qualcosa che possa restituire una vita migliore a tutti i portatori di Parkinson, marte, luna, mercurio, giove ecc. ecc. Si arriverà in altri pianeti in altre generazioni, le malattie vengano sconfitte prima……

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  2. Dora Corveddu

    No, noi no,non andremo nello spazio, ma sono confortanti gli studi e le ricerche che su questa malattia si fanno in continuazione e di cui beneficeranno i giovani e coloro che verranno dopo di noi. E chissà che si realizzi il sogno espresso con grande sconforto dalla nostra nipotina che tra le lacrime ha auspicato che ” inventino finalmente” una cura che faccia guarire il nonno. In fondo , dice lei, inventano tante cose molto complicate. E noi ci uniamo a lei nella speranza

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    1. Kai Paulus

      Vorrei rispondere alla tenerissima nipotina di Dora, che è vero che “inventano tante cose molto complicate”, ma il nostro cervello è la cosa più complicata in assoluto, ed ecco perchè è così difficile curare le malattie che nascono là dentro.
      Cara ragazzina, ti voglio svelare un segreto che ancora non sa nessuno, ma, mi raccomando, acqua in bocca e non lo dire a nessuno: per l’autunno è previsto l’arrivo di una nuova medicina che potrà aiutare tuo nonno.

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