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LA SINDROME DI PISA (Pillola n. 11)

(Nella pratica clinica non è raro incontrare persone affette da malattia di Parkinson che lamentano una molto fastidiosa lateroflessione del tronco. Le terapie sotto elencate sono note e praticabili, però la novità sta nella crescente convinzione menzionata alla fine, oramai un concetto consolidato e generalmente accettato senza il quale non è possibile affrontare le sfide della moderna Medicina)

La sindrome di Pisa viene definita come una flessione laterale del tronco che si osserva caratteristicamente durante la deambulazione e che può essere ridotta a riposo oppure in posizione supina. Ciò significa che la lateroflessione è variabile in base alla posizione del corpo e non dipende da alterazioni scheletriche della colonna vertebrale (scoliosi, rotoscoliosi, ecc.). La sindrome di Pisa si presenta quindi come una deformazione posturale specialmente sul piano laterale, eventualmente associato ad una lieve inclinazione in avanti e con una rotazione.

A causa di una alterata percezione dello schema del corpo nello spazio e del controllo posturale, dovuti a disfunzioni nei nuclei della base (il sistema principalmente danneggiato nel Parkinson) associato ad un’alterata integrazione sensitivo-motoria e cognitiva, si sviluppa una asimmetrica attivazione della muscolatura paravertebrale con aumentata contrazione dal lato della flessione e di conseguenza ciò porta ad una ridotta attività muscolare controlaterale.

Le opzioni terapeutiche della sindrome di Pisa sono le seguenti:

  • Eventuale revisione della terapia dopaminergica in corso, con risultati spesso non soddisfacenti ed individuali.
  • Trattamento con tossina botulinica; il veleno, che serve per indebolire il tessuto muscolare, viene iniettato, con guida elettromiografica o ultrasonografica, nei muscoli iperattivi del lato del tronco flesso. Anche in questo caso le conclusioni non sono definitive per i pochi casi noti di miglioramento dei sintomi.
  • La riabilitazione neuromotoria, intesa come esercizi di stretching, stimolazione propriocettiva e tattile, rieducazione posturale mediante mobilizzazione attiva, e strategie di potenziamento della muscolatura paraspinale controlaterale, di equilibrio e di deambulazione.
  • La stimolazione cerebrale profonda (DBS), con la quale si possono trattare diversi sintomi parkinsonsoniani negli stadi avanzati di malattia, viene raramente anche utilizzata per migliorare la sindrome di Pisa, ma sinora con modesti risultati.
  • La chirurgia ortopedica rimane spesso l’ultima ratio: con la stabilizzazione della colonna vertebrale tramite l’impianto di guide in titanio si ottiene una correzione della flessione del tronco, però a spese di una marcata limitazione nei movimenti associato ad una importante instabilità posturale e deambulazione possibile solo con ausili.

Fin qua le prospettive per la persona con la Pisa non sono confortanti, ma questo per un semplice motivo: ci vuole una equipe multidisciplinare che comprende sia specialisti medici (neurologo, fisiatra, ortopedico) sia esperti della riabilitazione (terapisti, educatori, psicologi) per poter combinare i trattamenti farmacologici e non farmacologici integrando diverse strategie mirate al miglioramento della postura e quindi della qualità di vita della persona affetta da sindrome di Pisa.

(Sorprendentemente, la parola “equipe multidisciplinare” spaventa spesso gli amministratori della sanità pubblica, ma si può semplicemente tradurre con “buona sanità a costi ragionevoli)

Kai Paulus

 

Fonte:

Tinazzi M, Geroin C, Gandolfi M, Smania N, Tamburin S, Morgante F, Fassano A. Pisa Syndrome in Parkinson’s Disease: An integrated Approach from Pathophysiology to Management. Movement Disorders vol. 31, n. 12, 2016

7 Commenti

  1. Anita

    Mio padre ha la sindrome di Pisa e Parkinson diagnosticato nel 2020, quindi adesso 3 anni. L’inclinazione laterale del busto in questi anni è aumentata tantissimo. Quali busti sono consigliati? Come scegliere ilmodello?
    Grazie

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    1. Kai Paulus

      Buonasera Sig.ra Anita, penso che queste domande dovrebbe fare al neurologo che sta curando Suo padre; ci vogliono l’ottimizzazione della terapia farmacologica, un programma riabilitativo mirato a contrastare la sdr di Pisa, garantire un buon sonno e buona digestione, molte attività quotidiane, fisiche, mentali e divertenti.
      Cordiali saluti.

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  2. Carlo Belfiori

    da circa 2 anni mi è stato diagnosticato un Parkinsionismo atipico con sindrome di Pisa, i dolori non passano con nessun antidoloriico , si precisa che la schiena era già compromessa da ernia e da scoliosi, preciso di avere effettuato botulino al Don Gnocchi di Milano in due sedute differenti, ma a oggi la piegatura mi da soofferenza.Attendo fiduciosa v/s risposta

    Rossana Corona Cagliari, 19 novembre 2018 (Sardegna)

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    1. Kai Paulus

      Buongiorno Gent. Sig. Belfiori,
      mi dispiace molto dover leggere la sua storia, però, mi permetta, da ciò che scrive ho capito che la sindrome di Pisa sia indipendente dal suo problema della colonna vertebrale; e se invece l’inclinazione del tronco non fosse una Pisa ma proprio dovuto alla colonna? Secondo me conviene che si rivolga al suo neurologo esponendogli questo dubbio. Vedo che Lei scrive da Cagliari dove ci sono i migliori neurologi e ‘parkinsonologi’ della Sardegna. Non si perda d’animo, sia il più possibile attivo, segua i suoi interessi, frequenti magari anche l’associazione Parkinson di Cagliari.
      Cordiali saluti e ci faccia sapere.

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  3. Kai Paulus

    Gent.ma Sig.ra Bastiani,
    è difficile valutare la Sua situazione in questo modo, a distanza, e quindi sarà opportuno che la discuta con il suo neurologo di fiducia.
    In generale, la diagnosi di sindrome di Pisa non è così facile ed a volte la deformazione della colonna vertebrale non è dovuta al Parkinson, ma semplicemente una patologia ortopedica concomitante. Pertanto, prima di sottoporsi ad un intervento bisogna fare una precisa diagnosi ed escludere possibili cause ortopediche. Potrebbe essere che un inclinamento laterale del tronco sia dovuto ad una accentuazione di una rotoscoliosi preesistente. A questo proposito potrà essere utile, oltre al parere di un ortopedico con cui discutere la presenza di iper- e/o ipotrofie muscolari e di deformazioni scheletriche mediante delle ricostruzioni in 3-D di immagini neuroradiologiche (TC, RNM), l’esecuzione di uno studio elettromiografico per individuare eventuali alterazioni della funzionalità muscolare. Comunque, queste sono solo delle considerazioni generali e pertanto La invito a parlarne con il suo neurologo.
    Cordiali saluti,
    Kai Paulus

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  4. vittoria bastiani

    Mi chiamo Vittoria, ho 71 anni, da 5 ho scoperto di avere il morbo di Parkinson e da 2 anni e mezzo di essere affetta dalla sindrome di Pisa. Ho dolori alla schiena e neanche con gli antidolorifici passano. Ho fatto ripetuti cicli di fisioterapia, cicli di piscina. messo un busto ortopedico su misura fatto dalla Fondazione Don Gnocchi che non riesco a portare. Adesso sto valutando di fare l’intervento
    Vi sarei gentilmente grata se mi potete dare qualche consiglio. In attesa ringrazio e saluto.

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    1. vittoria bastiani

      9o

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