Volare si Può, Sognare si Deve!

La Poesia

MA CA E’ CHISTHU PARK? di Mario Marras


Volentieri pubblico la poesia scritta dal mio carissimo amico e poeta Mario Marras per noi dell’Associazione Parkinson Sassari e magistralmente letta dal poeta Antonello Bazzu entrambi fondatori e animatori di Sinuaria Poetarum. Grazie, amici, a nome del direttivo e di tutti i componenti dell’associazione.

Dora Corveddu


MA CA E' CHISTHU PARK?

“M’era piazuddu - ha dittu me’ zia Dora -
attuppazzi cun voi, amigghi veri,
pa’ imparthizzi puisii e casche fora
chi lu cori zi fozziani lizzeri!”

No pudia rifiutà chisthu piazeri,
l’amigghi so priziosi e impurthanti
e chisthi so ipiziari, so sinzeri,
ischribini eddi puru e poi…so tanti!

Hani gana di fa, d’isthà umpari,
lu mari brazzi e mani l’ha niziaddu,
ma lu zaibeddu è sincaru e assai vari,
cussì lu signo’ Park è ingraugliaddu!

Tandu la sera propiu disizadda
erami tutti in zozza, indillaraddi,
e la puisia è parthudda diricadda
e li racconti allegri e indiusaddi:

Franzischu, Dora, Eugenio e Antuneddu,
Giannella, Mario e l’althra cumpagnia
no s’hani posthu nisciun tasthaveddu
pa’ fa li cosi seri in alligria.

E puru cu’ li mani trimmurendi,
caschunu ha dittu lu c’abia in pettu
e pa’ Gianni chi era un be’ suffrendi,
un ammentu, un carignu e tant’apprettu,

acchì la vidda è bedda puru candu
lu coipu zi ripondi propiu mari;
ma si la menti nostra è sana, tandu
si po puru ciunfrà cu’ li cumpari.

E poi chisthu Park…ma car’è?
cosa vo assè, paddronu di lu mondu?
In cori di timoria no vi n’è,
noi lu cumbattimmu finz’a fondu

cun l’alligria e lu bonumori ,
pa’ fazzi immintiggà la maraddia
e diggirì puru lu ranziggori.
E fallu a fronti altha è garania!
MA CHI E’ QUESTO PARK?

“Mi sarebbe piaciuto – ha detto mia zia Dora –
incontrarci con voi, veri amici,
per condividere poesie e qualche racconto
che alleggeriscano il cuore!”

Non potevo rifiutare questo favore,
gli amici sono preziosi e importanti
e questo sono speciali, sinceri,
scrivono anche loro e poi…sono tanti!

Hanno voglia di fare, di stare insieme,
il male ha indebolito braccia e mani,
ma il cervello è integro e vale tanto,
così il signor Park è ingannato.

Allora la sera tanto attesa
eravamo tutti in fibrillazione, in delirio,
e la poesia è partita delicata
e i racconti allegri e intriganti:

Francesco, Dora, Eugenio e Antonello,
Giannella, Mario e gli altri
non si sono posti problemi
per fare le cose serie in allegria.

E anche con le mani tremanti,
qualcuno ha detto ciò che aveva in cuore
e per Gianni che soffriva molto,
un ricordo, una carezza e tanto affetto,

perché la vita è bella anche quando
il corpo ci risponde proprio male;
ma se la nostra mente è a posto, allora
si può anche scherzare con gli amici.

E poi questo Park…ma chi è?
Vuol essere padrone del mondo?
Nel cuore non c’è paura,
noi lo combattiamo fino alla fine

con allegria e buonumore,
per farci dimenticare la malattia
e digerire anche l’amarezza.
E farlo a fronte alta è dignitoso!

 

L’attesa di G.B.


Un clangore di battaglia
irrompe nell'immoto silenzio del mattino,
strinato dal furore del diverbio
dal verdetto già scritto.

Duellanti che si disprezzano.....
incrociano spade taglienti
per lenire le sofferenze
inflitte senza ragione a uno di loro.

Ciò... nella muta indifferenza del "volgo" ,
che non riconosce l'odiato disagio,
chiuso nel pregiudizio
che impone un inconscio distacco.

La "sofferenza" altrui impaurisce gli animi...
divaricando due mondi paralleli,
che inevitabilmente non si riconoscono .

E la richiesta di ascolto, venata dal dolore,
si perde nei meandri della retorica,
attenta solo a creare consensi da recita.

L'attesa di risposte lacera l'anima,
acuendo distanze che separano ....
mitigate solo dalla ferma volontà
ad non arrendersi alla bieca cecità del demone.

g.b.

 

UN UOMO: metafora della vita di G.B.


Un uomo

Un sentimento deprecabile mi pervade,
impietrito dall'enormità dell'evento,
perpetrato con iniquo cinismo a
persona degna di ben altro.
Non potendone cambiarne il decorso,
combatto in sua opposizione
con le armi di cui dispongo.
Non accettando il verdetto,
negazione della vita,
esorcizzo il tempo con la parola,
che trasforma la lontananza
in ricordo indelebile.

GB


 

Padre poesia di Geminiano


Un refolo di vento caldo

si infiltra nei capelli dell'uomo

che sale con fatica il viottolo acciottolato.

E' vestito di niente...

gli rimane solo una composta dignità

plasmata nel tempo;

e il gesto familiare di ravviare i capelli con la mano

denota la sua condizione paterna segnata dall'ineluttabile.

La luce fioca dei lampioni che lo rischiara in tralice

rende viva la sofferenza

che appare sul volto devastato.

Osservando con delicata sensibilità

realizzo che la sofferenza umana

aggredisce tutti con la stessa intensità... -denti dilaniati-

dilaniando l'anima.

Aspetto che mi sia vicino per offrirgli il mio aiuto morale,

mi rivolge la parola premuroso.

Non vorrebbe coinvolgermi,

ma sollecitato, risponde

visibilmente commosso.

Sono i figli che partono

per costrizione che fa male.

Ferite insanabili.

Appena attenuate dalla speranza

del loro ritorno.

Un groppo alla gola mi toglie la parola

pensando a quanti di noi si riconoscono.

 

Cammino pensandomi di G.B.


Oggi lo scorrere della vita

mi appare rifratto in uno specchio oblungo

che distorce le figure.

Cammino pensandomi

con movimenti pigri che quasi odio…

Lo sguardo acquoso si posa

sulle cose che a stento riconosco,

confuse,

nello scorrere di un quotidiano irriverente.

Ho la sgradevole sensazione

che il “rapace” voglia riprendersi la scena;

ne avverto il sinistro stridìo del verso

che pulsa nei pensieri,

insinuandosi infido,

con movenze sinuose da mustelide,

perverso e ingannatore.

“L’infingardo” sa cosa vuole

e io so cosa devo pagare

per aver ragione di questa disputa aspra

che dovrò combattere senza esclusione di colpi

in un quartiere

dove non son previsti “prigionieri”.

Ma è solo un momento…

Riacquisto peso terreno

e la “turbolenza” svilisce

lasciando posto alla rinfrancata consapevolezza.

 

Ritornato il sereno

affretto il passo

verso orizzonti più ampi.

G.B.


 

Poesia – Racconto del 15 ottobre 2016 – Porto Torres di Peppino Achene


Incominzende

Su comandante Antoni Franziscu
E tottu so s’aggiudantes,
po inaugurare sa noa istagione
i su buncher hana radunadu so militziantes
dezisos ande l’impedire s’invasione.
Pensende chi a Postu Durre podiada isbarcare,
Sa vorza ha devidu ispostare.
Manu manu chi sa die s’abberiada,
sa visuale piusu lontanu arrivaiada,
finzas arrivare
inue su chelu toccaiada su mare.
Bidu chi de su Nemigu no s’indeidiada traccia,
proponene, su tempus in ateru modu de l’impreare.
S’Antiquarium semus andados a visitare.
Su Cicerone senza si faghere pregare,
tottu sa meraviglias no s’hada fattu apprezzare.
Gian Paulu chi de macchina fografica fit bene attrezzadu,
tottu ada immortaladu.
Su tempus è passadu senza non d’abbizare.
Cicinu ha cominzadu a si lamentare
traquillos,in Piazza Garibaldi
semus andados a ricreare,
tottu su chi no sana dadu
cun piaghere amus consumadu
e ringraziende su contu amus pagadu.
Fora Barore cuntentu ,s’armonica fi sonende,
Anna cun boghe melodiosa lu vidi accumpagnende
Nois leados dai cussu bellu faghere,
tottu no semus postos a cantare.
Custa è die chi no si devede immentigare.
Custa è sa meighina chi s’avanzada resessidi a cuntrastare
in paghe e inallegria su Parkinson no, no podede attaccare.

Porto Torres 15 Ottobre 2016

Peppino Achene

Iniziando.

Il comandante Antonio Francesco,
con tutti gli aiutanti,
Per inaugurare la nuova stagione,
presso il bunker hanno radunato i milizianti
decisi a impedirgli l’invasione.
Pensando che, a Porto Torres potesse sbarcare
la forza hanno fatto schierare.
A poco a poco la giornata cresceva,
sempre più lontano si vedeva
alla fine si riusciva a scrutare
fino a dove il cielo toccava il mare.
Accertato che del Nemico non c’era traccia,
proposero, il tempo in altro modo occupare.
L’Antiquarium siamo andati a visitare,
il Cicerone senza farsi pregare,
le meraviglie ci ha voluto illustrare.
Gian Paolo di macchina fotografica bene dotato,
tutto ha immortalato.
Intanto il tempo passava,
Cicino lamentava un certo languorino,
in Piazza Garibaldi siamo
andati a rifocillarci.
Tutto quello che ci hanno dato
con piacere abbiamo consumato,
e ringraziando, il conto abbiamo pagato.
Fuori Barore allegramente l’armonica stava suonando,
Anna con voce melodiosa lo stava accompagnando,
noi presi dal tutto quel bel fare,
tutti insieme ci siamo messi a cantare.
Questa non è giornata che si deve dimenticare,
Con questa medicina l’avanzata gli possiamo contrastare.
In pace e allegria il Parkinson non ci puo attaccare.

Porto Torres 15 Ottobre 2016

Peppino Achene

 

SOS DE SU PARKINSON di Franco Simula


Sos chi semus dai Parkinson signados
semus fatende unu iazzu fadigosu
e parimus pro custhu resignados
comente ch’ esseret biazzu ‘e gosu.
Est una maladia sempre gai falza
chi una die paret bona e remissiva
e-i s’incras ti la sentis aggravada
caschi ostha t’impidit de ogare sa calza.
Sas milli faccias remunit e mustrat
e a nois nos faghet perder su caminu
chie est topi-topi e chie est uncinu
e chie faeddat male puru a mustras.
“Subdolo” lu giaman sos duttores:
han gana issos de l’imboligare
deo ischo solu chi una ostha arrivadu
ti lu deves suzzare totta vida.
Sos chi de Parkinson si sunt “innamorados”
como sunt tottu in fila pentidos
andhendhe a su duttore resignados.
Geminianu già l’hat battijiadu
comente unu famelicu abilastru
pront’a t’ispupulzare cun rastru
candho ti mustras appen’isfaltadu.
Sos duttores no ischin’ ite siat
solu sos sintomos lis toccat de curare
cun milli meighinas tappulare:
divesciu paret in-d-ogni pessone
tantu ‘e ponner s’infirmu in pressione.
Semus che-i sos sirianos assediados
lis prommittin sa paghe e faghen gherra
los illudin galu de los aer salvados
e invece che los ponen sutta terra.
Est comente un’idra a sette concas
chi tantas nde li segas e tantas contas
pullulat e si moltiplicat che mai
paret chi passet e non passat mai.
Poite no t’accosthas a leare
sa meighina ca s’or’est sonada?
Sa meighina? Sos remedios sunt medas
e ti los leggio pro chi tue connoscas
s’ibbarriada ‘e meighinas chi leamus:
Sirio-Jumex-Azilect-Neupro-
Madopar-Xadago-Mirapexin-Tasmar
e chie cheret chi si nde cominzet;
a nde podian fagher una sola
sustanziosa, efficace e soludora
invec ’e nde ponner chentu a discrescione?
Mancu male b’hat pensadu Pinuccia
a nos ponner in riga caminende
a duos a trese a una dozzina
ca su motu ‘ene fattu est meighina.
Cominzamus como a faeddare
de sos amigos chi t’hasa seberadu.
E Oscar Jacomelli a inu’est andhadu?
Dai una domo a s’atera chischende
sa pius baratta e cun bell’antana
mi paret una pedra loddurana.
Vanna como est dai meda chi no t’ido
m’hana nadu chi ti ses aggravada
torra a su gruppu e fossi a bider hasa
chi su muntone nessi caldu dada.
E Giuannantoni ‘e Ossi inue ch’est festhu?
già disitzamus de t’ider manifesthu.
Caderina si ponet a pintare
cun sos colores che cazzat su male
a los torrar’a bider est consolu
cun su computer los presento a bolu.
Ninetta invece l’hat lead’a tosthu
sa vida la conduit sempre leggendhe
e no s’accerat mancu a bider s’osthu:
torra a contare de fiores Ninetta
a su mancu intendhimus su profumu.
Nende ‘e sos casdhinales de Assuntina
finza a su paba nde li ‘enit gana
ma si pro casu mancat Peppinu
puru sa mariglia s’isviluppat vana.
Annalisa mi paret una santa
apposita essida da-i cunventu
pro chischare a su mancu s’istrumentu
de fagher cur’a su tremulone.
Gianni Dessena est fattu de duas perras
(su fattu no interessat a issu solu)
a manzanu sa sana faghet trabagliare
s’attera a sero invece pro tremore
su ballu ‘e s’ursu li faghet ballare.
Peppinu Achene faghet parte ‘e s’ischiera
ma no est solu, ca bind’at un’andera.
Su masthru Enna no est pius disizzosu
de ghiare pizzinnos de iscola
como invece hat piagher’e musthrare
su teatru chi a issu at dadu gosu
e a nois ischentes nos hat aggiuadu
a rier che “maccos”e a immentigare;
e Jole intantu abbaidende dai fora
faghet de tottu pro l’incoraggiare.
Zuseppe Cossu invece
sempre elegante e bene lussadu
paret su professore de sa cumpagnia
ma issu puru ogni tantu s’inzoada
e hat bisonzu ‘e un’ispinta pro andare.
Da-i cando Liliana est arrivada
no faghet atteru che faeddare
piagherosa ma furrida che riu
solu su dolore la faghet cagliare
si ducas faeddat Liliana
nessi istat bene e làssala faeddare.
Adelaide sempre oberosa
pront’aggiuare a chie ndat bisonzu
tra issa e Toninu parent diventados
s’autoambulanza de sa cumpagnia:
custhu tzesthu l’aggiuat a immentigare
sos males suos e a atteru pensare.
Cun su sorrisu in laras permanente
bi cheret solu sa pascenscia ‘e Maghia;
pro isposthare a ogni logu a Liliana:
“No, no so deo a mi la garrigare
est solu sa macchina a la traposthare”.
Anna invece cun boghe melodiosa
aggiuat sos mortos a torrar a bida
o a nde ogare a su mancu un’orijia.
Su primu chi nde gosat est Tottoi
chi cand’intendet custa oghe ‘e chelu
si ponet a marciare reu-reu.
est naturale chi Sandra e Pizzente
lu devan vigiulare attentamente.
Sevadore a sos contos det torrare
est unu pagu chi s’est ammandronadu
sos contos bellos de Tathari “pizzinna”
devet in presse torrare a contare.
Zuseppe Muglia cun oriolu fissu
sa bricichetta tiat cherrer leare:
“No-no Zuseppe, bògali sa fune
cashc’annu in piusu est mezzus a campare”
E Paola Bonifetti inue che sese?
E candho ti detzidis a torrare?
In su gruppu calore has a incontrare
e torra disti cominzar’a ballare.
Graziella “Capuleti” est sempr’in tira
minuda, silentziosa, assussegada,
solu Gianni la faghet caminare
ca issa atteru filu diat leare.
Assunta Pintus mancar’in carrotzina
a su ballu no cheret mai mancare
a cheret esser a no fagher nudda
s’imposthante est de no disesthare.
Costanzia seria seria ma diciosa
benit puntuale a s’abojiu ‘e su ballu
si no est present’a lu ider, eallu!
fossi resthare det pensamentosa
Franco Gavini caschi ostha est seriu
mancari cun sa fiza ghia fidele
candh’est de bonumore est che furittu
no l’interessat ne casdhu ne frittu
tandho lantat “battutas” fulminantes.
Finalmente Metella ses torrada
a su cuile chi ti fud’isettende
già quasi tottu fumis pensende
chi a atteru logu esseras andada.
Giovanna cun Zuniari accumpagnada
hat bisontzu ‘e su acchiddhu ’e su maridu
ca si ruet li falat temporada
e torrat male conza a su nidu.
Franca s’est dende meda cuidadu
pro nos chischare un ispatziu a modu
e poder fagher sos ballitos nostros
cun giusthu passu e puru cun decoru.
Pro Dora semus tottu “tifende”
no resessit a nde ogare atzola
de una mistheriosa maladia
chi paret cheffat ponner raighina:
issa ledre no est né rassegnada
sempr’ ispuntat sa leppa ‘e Pattada.
Luisa est torrada da-i Milanu
cun-d-una buscittedda curiosa
“ite bi ted’aer intro” nat Fulanu
intro b’hat tzesthu abba meraculosa.
Franco Peppinu Piero e Graziella
sun’istados sotzios fundadores
de un’Associazione minoredda
chi mann’e florid’han fattu diventare.
Grazie ‘e su tempus chi l’azis dedicadu
bos isettamus,sanos, a s’abojiu
pro torrar’a cominzu cun impignu.
De dott.Paulus non-dhe faeddhamus
a atteru compitu est assignadu
issu pro como det curare zente
si pro dispettu no-lu ponen
“a far niente”.
Giuanpaulu no si cheret caschuladu
ca est indipendente da-i su gruppu
issu cheret faeddhare senza truccu
pro lassare faeddhare su “signadu”.
E deo chie so? “Portatore sano”
de varias maladias;
de chimb’ o ses mi-n-d’han dadu patente
e pro custu m’han fattu presidente.
Su ch’amus fin’a-i como raccontadu
(a pius de sas buglias ovviamente) -
lassat Parkinsonianos senz’ispera?
No! sa chirchera in istad’avanzadu
no bentzat impreada pro sa gherra
ma in logos de trabagliu e in sa chirchera.
Amigos: su Parkinson no est solu maladia,
ma est’incontru, consolu e puru cumpagnia.

Franco Simula 3 Agosto 2016
Noi che siamo segnati dal Parkinson
stiamo facendo un viaggio faticoso
e per questo sembriamo rassegnati
come se fosse un viaggio di piacere.
E’ un malanno sempre così falso
che un giorno pare buono e remissivo
e l’indomani te lo senti aggravato
talvolta t’impedisce di toglier le calze
Nasconde e mostra mille facce
e a noi fa perdere le tracce
chi è zoppicante e chi è piegato
e chi parla male anche a segni.
“Subdolo” lo chiamano i dottori:
han voglia loro di edulcorarlo
io so solo che quando arriva
te lo devi tenere per sempre.
Gli “innamorati” di Parkinson
adesso son tutti in fila pentiti
andando dal medico rassegnati.
Geminiano l’ha già battezzato
come un famelico avvoltoio
pronto a spolparti con gusto
quando ti mostri un po’ fragile.
I medici non ne conoscono la causa
cercano di curare solo i sintomi
e ti rattoppano con mille medicine
in ogni persona si presenta diverso
tanto da metter pressione al malato.
Siamo come i siriani assediati
cui promettono pace e fanno guerra
li illudono ancora di averli salvati
e invece li mettono sotto terra.
E’ come un’idra a sette teste
che tante gliene tagli e altrettante
ricrescono, e si moltiplica sempre più
pare che passi, e non passa mai
Perché non vieni a prender
la medicina, che è l’ora?
La medicina? I rimedi sono tanti
e te li leggo perché tu conosca
la quantità di farmaci che prendiamo:
Sirio, Jumex, Azilect, Neupro
Madopar, Xadago, Mirapexin, Tasmar
e chi vuole aggiungere aggiunga.
Non avrebbero potuto farne una sola
sostanziosa, efficace e risolutiva
invece che offrirne cento a discrezione?
Meno male ci pensa Pinuccia
a metterci in riga nel camminare
a due, a tre, a una dozzina
ché il moto ben fatto è medicina
Iniziamo adesso a parlare
Degli amici che ti sei scelto
E Oscar Jacomelli dove è andato?
cercando una casa e l’altra
quella a miglior prezzo e miglior vista
sembra una pietra che rotola
Vanna, ora è tanto che non ti vedo
mi dicono che ti sei aggravata
torna nel gruppo e forse scoprirai
che il ‘mucchio’ almeno dà calore
E Giovannantonio di Ossi dov’è finito?
già desidereremmo vederti come stai.
Caterina si mette a dipingere
coi colori che allontanano il male
e rivederli dà consolazione:
con il computer li fa vedere al volo
Ninetta invece l’ha presa storta
conduce la vita sempre a leggere
e non s’affaccia neppure a veder l’orto:
ritorna a raccontarci di fiori Ninetta
se non altro sentiremo il loro profumo
Parlando dei “cardinali” di Assuntina
anche al Papa gli e ne viene voglia,
ma se per caso manca Peppino
anche la mariglia si sviluppa male.
Annalisa mi sembra una santa
uscita espressamente dal convento
per cercare almeno un rimedio
che possa curare il tremore fastidioso.
Gianni Dessena é composto di due metà
(il fenomeno non interessa solo lui)
la parte sana al mattino la manda a lavorare
l’altra di sera invece per il tremore
lo costringe a ballare il ballo dell’orso
Peppino Achene fa parte della schiera
ma non é solo perché ce ne sono tanti.
Il maestro Enna non desidera più
guidare bambini di scuola
adesso invece desidera rappresentare
il teatro che tanto lo ha soddisfatto
e a noi teatranti ci ha aiutato
a rider come matti e a dimenticare;
e Jole intanto osservando premurosa
fa più che può per incoraggiarlo.
Giuseppe Cossu invece
sempre elegante e distinto
sembra il professore della compagnia
ma anche lui ogni tanto si inchioda
e ha bisogno di una spinta per andare.
Da quando Liliana è arrivata
non fa altro che parlare
gradevole ma impetuosa come torrente
solo il dolore la fa tacere
se pertanto Liliana parla
vuol dire che sta bene:e lasciala parlare
Adelaide sempre faccendina
é pronta ad aiutare chi ne ha bisogno
tra lei e Tonino sembran diventati
l’autoambulanza della compagnia:
questo certo l’aiuta a dimenticare
i suoi mali e pensare ad altro.
Col sorriso permanente sulle labbra
ci vuole solo la pazienza di Margherita
per spostare dappertutto Liliana
No, non me la devo caricare a spalla
é la macchina che deve trasportarla”
Anna invece con voce melodiosa
aiuta i morti a tornare in vita
o a farne spuntare almeno un orecchio
Chi ne beneficia per primo é Tottoi
che quando sente questa voce celestiale,
si mette a marciare dritto dritto;
é naturale che Sandra e Vincenzo
debbano vigilarlo attentamente.
Salvatore deve tornare ai racconti
-é ormai da un po’ che si é impigrito;
le belle storie della Sassari “bambina”
deve in fretta tornare a raccontare.
Giuseppe Muglia ha un pensiero fisso
vorrebbe riprendere la bicicletta:
“No,no Giuseppe lascia perdere
é meglio campare qualche anno in più.
E Paola Bonifetti dove sei?
Quando ti decidi a ritornare?
Nel gruppo troveresti calore
e di nuovo ricominceresti a ballare.
Graziella “Capuleti” é sempre ansiosa
minuta,silenziosa, sussiegosa,
solo Gianni riesce a farla camminare
perché Lei prenderebbe altra direzione
Assunta Pintus anche se in carrozzella
al ballo non vuole mai mancare
può venire anche a non far nulla
quello che importa é non disertare.
Costanza seria, seria, ma felice
viene puntuale all’incontro del ballo
se non é presente almeno a vederlo
forse resterebbe pensierosa.
Franco Gavini talvolta é serio;
anche se é con la figlia scorta devota
quand’é di buonumore é un furetto
non gli interessa né caldo né freddo
allora lancia “battute” fulminanti
Finalmente Metella sei tornata
all’ovile che ti stava aspettando
già quasi tutti stavamo pensando
che altrove ti fossi trasferita
Giovanna accompagnata da Gianuario
ha bisogno del bastone del marito
perché se cade si fa male
e ritorna malconcia a casa
Franca si sta dando un gran daffare
per cercare uno spazio decente
e poter svolgere le nostre attività
con giusti movimenti e con decoro
Tutti stiamo tifando per Dora
perché non riesce a risolvere
una malattia a tratti misteriosa
che sembra voler mettere radici:
lei però fiacca non é né rassegnata
sempre spunta la leppa di Pattada.
Luisa é ritornata da Milano
con una curiosa borsetta
“che cosa ci sarà dentro” dice Tizio
dentro, é certo,c’é acqua miracolosa.
Franco,Peppino,Piero e Graziella
sono stati i soci fondatori
di una piccola Associazione
che han fatto diventare grande e fiorente.
Grazie del tempo che le avete dedicato
vi aspettiamo, sani, alla ripresa
per ricominciare con entusiasmo.
Di dott.Paulus non ne parliamo
lui é assegnato ad altri compiti
per ora deve curare la gente
se per dispetto non lo mettono
“a far niente”.
Gian Paolo non vuole essere considerato
perché é indipendente dall’Associazione
lui desidera parlare liberamente
Per lasciare parlare il “segnato” ( dal Parkinson)
E io chi sono? “Portatore sano”
di svariate patologie;
di cinque o sei mi han dato la patente
e per questo mi han fatto presidente.
Ciò che abbiamo sinora raccontato
(al di là degli scherzi ovviamente)
lascia i Parkinsoniani senza speranza?
No! La ricerca in stato avanzato
non venga usata per la guerra
ma in posti di lavoro e in ricerca.
Amici: il Parkinson non é solo malattia
é incontro,consolazione e anche compagnia.

Franco Simula 3 Agosto 2016

 

Buona sera dottore….. di Salvatore Faedda

Buona sera caro dottore,
sono qui per un malumore
a lamentarmi di quel che sento
sembra che qualcosa mi manca dentro

Ho compiuto settant’anni
e son pieno di malanni
prima stavo a meraviglia
senza prendere una pastiglia.

Ho tremore dappertutto
mangio, bevo e…crolla tutto,
e, purtroppo, devo dirla
mi vergogno come un pirla.

Ho provato con un decotto
pensando di fare un terno al lotto
ma ahimè….nulla è cambiato
sono sempre più triste e ammalato.

Questo è un flagello che mi porto addosso
sto molto male e sopportar non posso.
Chiedo a Lei caro dottore
cosa posso fare per lenire il tremore?

Vorrei qualcosa che metta fine
a questa sofferenza senza confine
perché per me è una penitenza
ed io, purtroppo, non ho più pazienza.

Amico mio, ascoltami bene!!!
Se vuoi alleviare le tue pene
dal neurologo tu devi andare
perché la cura ti può consigliare.

Ho seguito il consiglio all’istante
prendendo appuntamento un po’ titubante.
Un medico tedesco mi ha visitato
alto, biondo, gentile e…tanto amato.

Ha preso in mano la situazione
come è solito fare in ogni occasione.
Con la sua terapia sono rinato
perché il tremore si è appianato.

Se non lo conoscete ve lo presento
Dr. Kai Paulus, disponibile in ogni momento.
A tutti i parkinsoniani io lo consiglio
avanti…coraggio…senza battere ciglio!!!

Salvatore Faedda

Li rundini – Le rondini di Salvatore Faedda


Paria arimani chi era Pascha di Nadari.
Lu tempu è passadu in un mamentu
e già n'intindimmu lu giambamentu.
Bastha azzà lu cabu in aria pa vidè
li rundini chi arribini...e so umbè.
Zeschani lu nidu di l'annu passadu
chi cun pazenzia abiani fattu
pa passavi l'isthiu in santa pazi
e fa nascì li pizzoneddi novi
Andani e torrani senza ischontrassi
e lu tempu passa in alligria
Eddi no cunniscini la malincunia
chi noi abemmu tuttu l'annu
da Nadari finza a Sant'Andria

Salvatore Faedda
Sembrava ieri Natale,
il tempo è trascorso in un momento
e già ne sentiamo il cambiamento.
Basta sollevare lo sguardo per vedere
le rondini che arrivano...e sono tante.
Cercano il nido che l'anno scorso hanno lasciato
e che con tanta pazienza avevano costruito
per trascorrere l'estate in santa pace
e far nascere gli uccellini.
Vanno e vengono senza scontrarsi
e il tempo passa in allegria
loro non conoscono la malinconia
che noi invece abbiamo tutto l'anno
da Natale fino al mese di Novembre

Salvatore Faedda

 

Un annu passadu cun su nemigu (24 novembre 2012) di Peppino Achene


Prima de incomintzare a bos raccontare sa nenia mia,su dovere m'imponet de bos manifestare totta sa riconnoschentzia, totta sa gratitudine chi non b'hat misura chi la podet misurare. Pro tottu sos impignos, pro tottu sos sacrifitzios chi ogni die devides affrontare pro me e pro tottu sos malaidos de Parkinson pro nos fagher istar 'ene.
Como bos racconto unu pagu bugliende e unu pagu preoccupadu comente hapo passadu cust'annu. Ogni die non manco 'e pensare:”Poite de Parkinson mi so devidu ammalaidare”?
Finzas a deris resessia a che lu accuntentare cun calchi caramellina, oe, dubbiosu, no ischo pius ite li dare. Pro lu fagher isthare frimmu, fidutziosu ma preoccupadu, ando a chischare aggiudu a chie in sa protetzione sua m'hat leadu.
Cando li so addainanti, cominzo a mi lamentare e issu cun sa massima attintzione si ponet a m'aischultare. Finidu de l'illustrare sas difficultades mias,senza esitare mi rispondet: devimus preparare isthrategias noas.
Primu chi ispuntet die mi nde devo pesare da-i su lettu pro li minare su caminu inue devet passare. In tottu su manzanu non s'atzardat a bi proare; cando 'enit mesu die, ischasthende sos ostaculos, comintzat a bi tentare.
Cun-d-unu proiettile de “madopar” resesso a che lu alluntanare; murrunza murrunzende, a da-i segus si che torrat minettende:”Como ando a ti preparare su contu”. Primu chi enzat sero resessit a si fraigare unu ponte, lu ido arrivare da-i luntanu e, finidas sas munitziones, isthraccu 'e lottare, mi 'enit a dossu e cominzat a mi tribulare cun sa tremula, mi faghet restare cun sos pes attaccados a terra, e no li bastat, mi devet leare puru s'equilibriu.
Pro fosthuna chi sa mente est lucida: m'ammentat chi poto isfruttare atteras energias.
Dimando appuntamentu a su protettore pro l'infommare de tottu.
Comente e sempre mi rispondet pienu 'e premura e de cordialidade:”Tue hasa su “pas”, bide de l'impreare”. Pagu bi ponzo innanti a issu a l'ammusthrare tottu, sos abusos li fatto notare. Preoccupadu de su c'hat devidu aiscultare, ibrottat:“No est chi li devimus dichiarare gherra”. “ Perdonede ,su duttore, una cosa li chelzo ammentare” e continuo senza aisettare risposta “S'imperadore Costantinu hat devidu cambiare sa fide pro inchere sa battaglia; tue sa fide non la podes cambiare, sa chi hasa continua a professare. Deus ti l'hat dada. No la podes rinnegare”. “Isthrategia e pianos chi tue connosches si devent affidare a mie. Deo so unu etzu soldadu collaudadu da-i tantas battaglias. De me ti deves fidare. Deo non poto disertare. Tando si chi li faghimus crollare su ponte e resessimus a frimmare s'avanzada 'e su nemigu ,a s'atera pasthe 'e su ponte ti che poto pigare vittoriosu”.

Iscugia devo dimandare si mi so permissu 'e abusare de sa pascenscia 'osthra.
S'isperantzia mia est chi 'ois a mie e a nois signados da-i su Parkinson, nos fatedas campare a longu in autonomia.
Prima di cominciare a raccontarvi la mia “nenia”, il dovere mi impone di manifestarvi tutta la riconoscenza, tutta la gratitudine che non c'è misura che possa misurarla. Per tutto l'impegno, per tutti i sacrifici che ogni giorno dovete affrontare per me e per tutti i malati di Parkinson per farci star bene.
Adesso vi racconto un po' scherzando un po' preoccupato come ho trascorso quest'annno. Ogni giorno non posso fare a meno di pensare:”Perchè mi son dovuto ammalare di Parkinson”?
Sino a ieri riuscivo ad accontentarlo con qualche caramellina (farmaco blando)
oggi,dubbioso, non so più che cosa dargli. Per cercare di bloccarlo, fiducioso ma preoccupato, vado a cercare aiuto a chi mi ha preso sotto la sua protezione.
Arrivato davanti a Lui, comincio a lamentarmi e Lui con la massima attenzione mi ascolta.Appena finito di raccontare le mie difficoltà Lui mi risponde senza esitare: dobbiamo preparare nuove strategie. Prima che spunti il giorno mi devo alzare dal letto per minargli la strada in cui deve passare. Per tutta la mattinata
non si azzarda a provarci; quando arriva mezzogiorno, scartando gli ostacoli, comincia a tentarci. Con un proiettile di “madopar”riesco ad allontanarlo; lui, brontolando ripetutamente, se ne ritorna indietro minacciando: “Adesso vado a prepararti il conto”. Prima che arrivi la sera riesce a costruirsi un ponte, lo vedo arrivare di lontano e io, esaurite le munizioni e stanco di lottare, lo vedo aggredirmi e tribolarmi col tremore, mi costringe a restare con i piedi attaccati a terra, e siccome ancora non gli basta, riesce anche a togliermi l'equilibrio.
Per fortuna la mente rimane lucida: mi ricorda che posso sfruttare altre energie. Chiedo appuntamento al mio protettore per informarlo di tutto.
Come sempre mi risponde pieno di premura e di cordialità:”Tu possiedi il “pass”,cerca di usarlo”.
Ci metto poco davanti a Lui a dimostrargli (al medico) tutti i suoi abusi (del Parkinson) e gli e li faccio notare. Preoccupato di ciò che ha dovuto ascoltare, sbotta:”Non è che gli dobbiamo dichiarare guerra”.”Perdoni,dottore, vorrei ricordarle una cosa” e continuo senza aspettare risposta “: l'imperatore Costantino ha dovuto cambiare la fede per vincere la battaglia; tu la fede non la puoi cambiare, continua a professare quella che hai.Dio te l'ha data, non la puoi rinnegare “. “La strategia e i piani che tu conosci si devono affidare a me. Io sono un vecchio soldato collaudato da tante battaglie. Di me devi fidarti. Io non posso disertare. Allora si che gli faremo crollare il ponte, riusciremo a fermare l'avanzata del nemico e ti potrò portare vittorioso all'altra parte del ponte”.

Devo chiedere scusa se mi son permesso di abusare della sua pazienza.
La mia speranza è che Lei faccia campare me e tutti noi segnati dal Parkinson, a lungo in autonomia.