Volare si Può, Sognare si Deve!

Autore archivio: assoparkss

Ciao Alex di Salvatore Faedda


Ciao Alex…!!! E’ così che simpaticamente mi salutavi quando casualmente le nostre strade si incrociavano: tu per andare al lavoro, io a passeggiare con mia moglie.

A te piaceva molto scherzare ma ti assicuro che quello di oggi (17 marzo 2017) è stato di pessimo gusto. Non dimenticherò mai lo squillo del cellulare di mia moglie proprio mentre transitavamo davanti al museo; era la nostra amica Dora che, con voce agitata e singhiozzante, diceva: “Gianni non è più con noi”.
Che dire…la nostra sofferenza, già provata dalla lunga degenza dell’amico Gianni, è aumentata a dismisura; ora il nostro cammino si svolge attorno alla bara con Gianni che riposa e i figli che non staccano gli occhi chiedendosi il perché di tutto questo. Nessuno, purtroppo, saprà mai dare una risposta.

Quando in associazione sono state distribuite le parti della commedia “Romeo e Giulietta 40 anni dopo” a te, amico caro, è stato affidato il ruolo di “Tebaldo”. L’hai sempre interpretato con grande maestria e, quando siamo andati in onda, gli applausi a scena aperta sono stati davvero eclatanti. Sempre nel contesto della commedia, hai saputo interpretare i ruoli degli assenti che ricoprivi egregiamente in loro sostituzione. Fra i tanti quella di Romeo, a mio avviso, è stata la parte che più ti si adattava, vuoi per l’imponenza, vuoi per la gestualità e la bravura che emanavi da tutti i pori.

Spesso, a causa della patologia, ti tremavano le mani; allora ti rivolgevi a me per capirne il senso ed il motivo di tanta sofferenza. Io cercavo di incoraggiarti anche se mi rendevo conto che ero poco credibile a causa della stessa patologia.

L’ultima volta che abbiamo avuto modo di sentirti, prima del ricovero, lamentavi un po’ di temperatura dovuta ad una banale influenza. Purtroppo sotto sotto la cenere covava il fuoco che, in poco tempo, ti ha portato via dai nostri occhi ma non dal nostro cuore.

Ciao Gianni ti vogliamo bene!

Salvatore Faedda


 

Le emozioni di un viaggio in aereo di S. Faedda


Il periodo scorso io e mia moglie decidiamo di trascorrere un breve periodo dai nostri amici di Oleggio per ricambiare la loro visita da noi in Sardegna.
Dopo aver consultato gli orari di diverse compagnie e le tariffe imposte, decidiamo di prenotare per “Orio al Serio” a circa 100 km da Oleggio.
Io, che normalmente non amo viaggiare in aereo, dopo il viaggio in Cina con 12 ore di volo, mi dico che affrontare il breve tratto non sarà certo così preoccupante.
Imbarcate le valige con alcuni souvenir per i nostri amici, affrontiamo il volo con serenità e senza alcun brusco movimento anche perché…l’asfalto  è levigato alla perfezione.
Arrivati a destinazione i nostri amici, Giuseppe e Tina, come da programma, vengono a prenderci in aeroporto e raggiungiamo così la loro casa giusto in tempo per l’ora di cena.
In quella casa ormai da qualche anno abbiamo a disposizione una splendida camera da letto che è diventata la nostra camera delle vacanze.
Dopo circa una settimana trascorsa da veri signori, arriva il giorno del rientro in patria. Ed è qui che comincia la malinconia; prima di tutto perché dobbiamo lasciare in nostri amici e poi perché quel luogo è così rilassante tanto d’aver stregato il nostro cuore.
In aeroporto, poco prima della partenza per il rientro, telefono a mio figlio giusto per accordarci sull’orario d’arrivo e per conoscere le condizioni del tempo. “Qui il vento è piuttosto forte” mi dice “preparatevi per un eventuale atterraggio ad Olbia o addirittura a Cagliari”.
Saliamo sull’aereo con questa consapevolezza e, allo stesso tempo, con la paura di dover affrontare un ulteriore viaggio in pullman di altri 200 km.
L’aereo inizia a rullare; allacciamo le cinture di sicurezza, facciamo il solito segno di croce per scaramanzia, poi chiudiamo gli occhi in attesa della fase di innalzamento. Sembra che l’aereo non voglia spiccare il volo, tanta è l’attesa e la paura per la corsa sfrenata prima che questo avvenga. Quando inizia a sollevarsi ci rendiamo conto che il vento lo fa oscillare in maniera piuttosto paurosa ma, per fortuna, subito dopo, riesce a trovare il corridoio giusto per un volo normale e….sereno!
Mentre la tensione comincia a scemare ecco che improvvisamente l’aereo perde quota. Col cuore in gola e col sedile che si sfila dal sottofondo, mi rendo conto che la paura aleggia per tutto il corridoio.
Lentamente, dopo il forte trambusto, il brusio dei passeggeri si fa sempre più sottile ma….il peggio doveva ancora arrivare!!!
Quasi in prossimità delle coste della Sardegna, un fulmine colpisce l’ala sinistra dell’aereo con fuoriuscita di scintille provocando un forte boato.
Le urla dei passeggeri mi portano a pensare che tutto stia per finire nel modo peggiore. Mia moglie stringe forte le mie mani mentre una ragazza, seduta sull’altro fianco, attaccata al mio braccio come una piovra, comincia a piangere e a gridare invocando i genitori che, ovviamente, non sono sull’aereo.
Solo la grande abilità del pilota, che in fase d’atterraggio ha riportato più volte l’aereo in equilibrio, riesce a far arrivare l’aereo ad Alghero consentendoci di risparmiare altri chilometri di sofferenza.
Inutile sottolineare l’applauso spontaneo che ognuno di noi, dopo lo shock generale, ha innalzato al bravo pilota che ci ha riportato a terra.
Desidero comunque puntualizzare che dopo questo spiacevole breve viaggio, ho avuto la forza ed il coraggio di affrontare un viaggio di circa 12 ore per arrivare sino in Vietnam…semplicemente fantastico!!!

Salvatore Faedda


 

LA SINDROME DELLE GAMBE SENZA RIPOSO Pillola n. 14

La sindrome delle gambe senza riposo (Restless Legs Syndrome, RLS) è uno dei disturbi del sonno più diffusi nella popolazione generale dove secondo alcuni autori la sua prevalenza rappresenterebbe il 5-10 % di tutta la popolazione. La RLS assume un particolare ruolo nella malattia di Parkinson, dove è molto diffusa e contribuisce ad aggravare ulteriormente il quadro clinico, aggiungendo disturbi notturni, riducendo il sonno aumentando sonnolenza diurna e portando ansia e depressione.
La RLS è definita come la comparsa di un fastidio nelle gambe specialmente nelle ore notturne quando si è sdraiati ed a riposo, che si risolve solo con il movimento delle gambe oppure alzandosi e passeggiando. La RLS è una malattia neurologica propria e va distinta da sintomi secondari in corso di altre malattie quali insufficienza venosa ed edemi agli arti inferiori, mialgie, artriti, neuropatie periferiche, ecc.
Riconoscere e quindi trattare la sindrome delle gambe senza riposo è molto importante in quanto la RLS riduce notevolmente la qualità di vita delle persone colpite e peggiora in particolare la malattia di Parkinson che proprio nel buon riposo notturno trova una delle sue medicine migliori.
Le cause della RLS non sono ancora pienamente scoperte ma negli ultimi anni sono state individuate diverse mutazioni genetiche che possono essere poste in relazione alla malattia alla base della quale si trova spesso una alterazione del metabolismo del ferro e squilibri nel sistema dopaminergico.
Una volta individuata la sindrome ed escluse altre cause, la terapia si base, anche nella popolazione generale, sui farmaci anti-parkinson (levodopa, dopaminoagonisti) che sono di prima scelta, seguiti, in seconda linea, da alcuni farmaci anticonvulsivi, ed infine dagli oppiacei.
L’individuazione della presenza della RLS è molto importante. Con una corretta cura si riguadagna un riposo notturno soddisfacente eliminando la sonnolenza diurna, risolvendo ansia e depressione, e evitando un circuito vizioso in cui farmaci non appropriati, come ansiolitici, sonniferi ed antidepressivi anziché migliorare, peggiorano la situazione.
SINDROME DELLE GAMBE SENZA RIPOSO
Kai Paulus

Fonte:
Wetter TC, Mitterling T. Diagnosestellung und Therapie des Restless-Legs-Syndromes. Sonnologie 20,309-321;2016
Schrempf W, Reichmann H. Schlafstoerungen beim idiopathischen Parkinson-Syndrom. Neurologie&Psychiatrie, 19(2),2017

DISTURBI DEL SONNO NEL PARKINSON Pillola n. 13

I disturbi del sonno sono molto frequenti nella popolazione generale, ma nella malattia di Parkinson rivestono dei significati molto rilevanti. Circa il 60-90 % dei parkinsoniani soffrono di disturbi del sonno che vanno dalle difficoltà nell’addormentarsi, alla frammentazione del sonno con frequenti risvegli, fino alle parasonnie e disordini comportamentali nella fase REM. I disturbi del sonno possono presentarsi già nelle prime fasi della malattia o addirittura precederla di anni.

Il Parkinson può portare a difficoltà notturne semplicemente per frequenti risvegli notturni causati da poliuria, spesso dovuta all’aumentato metabolismo, a turbe del sistema autonomo, ma anche alla stessa terapia. Invece, nella maggior parte dei casi il riposo notturno viene compromesso per la difficoltà nel girarsi nel letto o per trovare una posizione adatta, per la rigidità che aumenta di notte quando i farmaci assunti durante il giorno perdono efficacia, ma anche per dolori specialmente alle gambe ed alla schiena. Anche problemi respiratorie ed apnee notturne creano insonnia. La malattia può alterare il ritmo circadiano con spostamenti e riduzioni di melatonina e cortisolo, responsabili del fisiologico ritmo sonno-veglia.

L’insonnia è un sintomo aspecifico che non rimanda a lesioni di una struttura specifica, bensì può essere provocato da tutti i processi che possono evocare reazioni di risveglio; a questi processi contribuiscono meccanismi neurodegenerativi situati in strutture che regolano il ritmo sonno-veglia, quali il tronco encefalico, le connessioni talamo-corticali, il locus coeruleus ed il nucleo del rafe. Pare che proprio la patologia dei neuroni dopaminergici, causa principale del Parkinson, favorisca i disordini del sonno, specialmente i movimenti periodici delle gambe, i risvegli improvvisi, gambe senza riposo, e la sonnolenza diurna.

La terapia dei disordini del sonno nel Parkinson non è facile; certamente in prima istanza va ottimizzata la terapia dopaminergica, poi, a seconda del caso si possono introdurre dei neurolettici atipici con variabile beneficio.

Ma prima di arrivare a questi estremi e di aggiungere ulteriori farmaci, ci viene in aiuto uno studio recentissimo che ha osservato che l’esposizione di ammalati di Parkinson ad una intensa fonte di luce per due ore al giorno migliora nettamente il riposo notturno e diminuisce la sonnolenza diurna. Quindi armiamoci di occhiali da sole ed usciamo di casa!!

Kai Paulus

 

Fonti:

Schrempf W, Reichmann H. Schlafstoerungen beim idiopathischen Parkinson-Syndrom. Neurologie&Psychiatrie, 19(2),2017

Videnovic A, Klerman EB, Wang W, et al. Timed light therapy for sleep and daytime sleepiness associated with Parkinson’s disease. JAMA Neurol, published online February 20, 2017

Padre poesia di Geminiano


Un refolo di vento caldo

si infiltra nei capelli dell'uomo

che sale con fatica il viottolo acciottolato.

E' vestito di niente...

gli rimane solo una composta dignità

plasmata nel tempo;

e il gesto familiare di ravviare i capelli con la mano

denota la sua condizione paterna segnata dall'ineluttabile.

La luce fioca dei lampioni che lo rischiara in tralice

rende viva la sofferenza

che appare sul volto devastato.

Osservando con delicata sensibilità

realizzo che la sofferenza umana

aggredisce tutti con la stessa intensità... -denti dilaniati-

dilaniando l'anima.

Aspetto che mi sia vicino per offrirgli il mio aiuto morale,

mi rivolge la parola premuroso.

Non vorrebbe coinvolgermi,

ma sollecitato, risponde

visibilmente commosso.

Sono i figli che partono

per costrizione che fa male.

Ferite insanabili.

Appena attenuate dalla speranza

del loro ritorno.

Un groppo alla gola mi toglie la parola

pensando a quanti di noi si riconoscono.

 

INTERVENTO CHIRURGICO DI PROTESI ARTICOLARE NEL PARKINSON (Pillola n. 12)


(Persone affette da malattia di Parkinson possono presentare problemi ortopedici come la spondiloartrosi, scoliosi della colonna vertebrale, ernie del disco, ed artrosi delle articolazioni. Specialmente queste ultime necessitano spesso di interventi di impianto di protesi quando gli analgesici non portano a sufficiente sollievo oppure interferiscono con i farmaci anti-parkinson. Riassumo qui un recente articolo scientifico che cerca di chiarire vantaggi e svantaggi dell’intervento ortopedico-chirurgico nella persona con Parkinson)

Accanto a rigidità, tremore e rallentamento motorio, nella malattia di Parkinson si riscontra molto spesso dolore. Il dolore può essere di diversa natura, ma spesso è legato al consumo delle articolazioni: lartrosi. Il Parkinsoniano si trova frequentemente in un circolo vizioso: la rigidità muscolare ed il tremore causano una accentuazione dell’artrosi che a sua volta peggiora il dolore e le difficoltà in postura e marcia. Specialmente l’artrosi dell’anca e del ginocchio aggravano particolarmente l’instabilità posturale ed il dolore può assumere un significato importante in termini di riduzione della qualità di vita. Una volta che tutte le possibili scelte di terapia conservatoria ed antidolorifica sono state prese in considerazione, oggigiorno esiste anche per la malattia di Parkinson la possibilità della sostituzione della articolazione. L’obiettivo ragionevole dell’intervento è rappresentato dalla riduzione oppure anche la scomparsa del dolore, mentre i risultati della ripresa funzionale sono meno consistenti.

La persona con Parkinson che si sta sottoponendo ad un intervento di sostituzione di articolazione necessita di una particolare attenzione pre-, peri- e post-operatoria. Va discussa la terapia farmacologica in atto: la terapia dopaminergica non va interrotta ma adattata alle esigenze dell’intervento; molti pazienti parkinsoniani soffrono di osteoporosi, osteopenia e carenza di vitamina D, e pertanto sono indicati loro accertamenti pre-operatori. Per evitare un digiuno prolungato, sarà opportuno programmare l’intervento in prima mattinata. Le complicazioni maggiori sono date da problematiche polmonari riscontrando nel parkinsoniano spesso malattie ostruttive; si può assiste ad ipotonia e calo della pressione arteriosa a causa della perdita di sangue durante l’intervento. In generale vengono preferite le anestesie regionali, e si utilizzano cateteri intra-articolari per analgesici locali evitando eccessive dosi di oppioidi durante il periodo post-operatorio. E’ importante iniziare con la riabilitazione intensiva appena possibile; una corretta riabilitazione può prevenire contrazioni muscolari, altrimenti dolorose e dannose.

(Riassumendo: la persona affetta di malattia di Parkinson, tra i vari problemi, soffre di dolori ed instabilità posturale. In caso di marcata artrosi articolare sarà pertanto opportuno l’intervento chirurgico per evitare un ulteriore aggravarsi del quadro clinico e per recuperare autonomie posturali. L’intervento non è privo di rischi e la terapia anti-parkinson va adattata alle circostanze. I risultati non sono miracolosi, ma la riduzione dei dolori viene quasi sempre ottenuta, mentre il recupero funzionale spesso risulta meno consistente)

Kai Paulus

 

Fonte:

Schuh A, Handschu R, Schwemmer U, et al. Gelenkersatz: Auch bei Parkinson-Patienten eine Option. Fortschritte der Medizin 159, 2; 2017


 

Cammino pensandomi di G.B.


Oggi lo scorrere della vita

mi appare rifratto in uno specchio oblungo

che distorce le figure.

Cammino pensandomi

con movimenti pigri che quasi odio…

Lo sguardo acquoso si posa

sulle cose che a stento riconosco,

confuse,

nello scorrere di un quotidiano irriverente.

Ho la sgradevole sensazione

che il “rapace” voglia riprendersi la scena;

ne avverto il sinistro stridìo del verso

che pulsa nei pensieri,

insinuandosi infido,

con movenze sinuose da mustelide,

perverso e ingannatore.

“L’infingardo” sa cosa vuole

e io so cosa devo pagare

per aver ragione di questa disputa aspra

che dovrò combattere senza esclusione di colpi

in un quartiere

dove non son previsti “prigionieri”.

Ma è solo un momento…

Riacquisto peso terreno

e la “turbolenza” svilisce

lasciando posto alla rinfrancata consapevolezza.

 

Ritornato il sereno

affretto il passo

verso orizzonti più ampi.

G.B.


 

PARKINSON questo sconosciuto di Salvatore Faedda


Tante volte mi son chiesto che cosa è successo al mio corpo quando, da un giorno all’altro, mi è stato diagnosticato il morbo di Parkinson.
Con la mente ripercorro l’itinerario della mia vita lavorativa e mi convinco sempre più che, l’essere stato a contatto con sostanze chimiche possa aver causato il disastro.
Oggi, domenica 5 febbraio, mentre scrivo queste due righe, sul televisore appare Papa Giovanni Paolo II° che, della sua malattia (Parkinson), ne ha fatto un dono di Dio portando la Sua croce in tutto il mondo con dignità e…sofferenza.
In questi giorni, ringraziando il Cielo, sto assaporando la normalità della vita anche se la possibilità che possa finire da un momento all’altro, mi tiene costantemente in guardia. Se almeno riuscissi a capire con un certo anticipo ciò che mi sta succedendo, penso che sarebbe una grande conquista per mettere in secondo piano il “bastardo”.
Per capirne di più ho chiesto ai miei compagni di sventura, che frequentano  l’associazione “Volare si può, sognare si deve”, come hanno percepito questa malattia ma, ognuno, ha dato un sintomo diverso perché il morbo di Parkinson è….un disturbo libero!!!

Salvatore Faedda


 

LA SINDROME DI PISA (Pillola n. 11)

(Nella pratica clinica non è raro incontrare persone affette da malattia di Parkinson che lamentano una molto fastidiosa lateroflessione del tronco. Le terapie sotto elencate sono note e praticabili, però la novità sta nella crescente convinzione menzionata alla fine, oramai un concetto consolidato e generalmente accettato senza il quale non è possibile affrontare le sfide della moderna Medicina)

La sindrome di Pisa viene definita come una flessione laterale del tronco che si osserva caratteristicamente durante la deambulazione e che può essere ridotta a riposo oppure in posizione supina. Ciò significa che la lateroflessione è variabile in base alla posizione del corpo e non dipende da alterazioni scheletriche della colonna vertebrale (scoliosi, rotoscoliosi, ecc.). La sindrome di Pisa si presenta quindi come una deformazione posturale specialmente sul piano laterale, eventualmente associato ad una lieve inclinazione in avanti e con una rotazione.

A causa di una alterata percezione dello schema del corpo nello spazio e del controllo posturale, dovuti a disfunzioni nei nuclei della base (il sistema principalmente danneggiato nel Parkinson) associato ad un’alterata integrazione sensitivo-motoria e cognitiva, si sviluppa una asimmetrica attivazione della muscolatura paravertebrale con aumentata contrazione dal lato della flessione e di conseguenza ciò porta ad una ridotta attività muscolare controlaterale.

Le opzioni terapeutiche della sindrome di Pisa sono le seguenti:

  • Eventuale revisione della terapia dopaminergica in corso, con risultati spesso non soddisfacenti ed individuali.
  • Trattamento con tossina botulinica; il veleno, che serve per indebolire il tessuto muscolare, viene iniettato, con guida elettromiografica o ultrasonografica, nei muscoli iperattivi del lato del tronco flesso. Anche in questo caso le conclusioni non sono definitive per i pochi casi noti di miglioramento dei sintomi.
  • La riabilitazione neuromotoria, intesa come esercizi di stretching, stimolazione propriocettiva e tattile, rieducazione posturale mediante mobilizzazione attiva, e strategie di potenziamento della muscolatura paraspinale controlaterale, di equilibrio e di deambulazione.
  • La stimolazione cerebrale profonda (DBS), con la quale si possono trattare diversi sintomi parkinsonsoniani negli stadi avanzati di malattia, viene raramente anche utilizzata per migliorare la sindrome di Pisa, ma sinora con modesti risultati.
  • La chirurgia ortopedica rimane spesso l’ultima ratio: con la stabilizzazione della colonna vertebrale tramite l’impianto di guide in titanio si ottiene una correzione della flessione del tronco, però a spese di una marcata limitazione nei movimenti associato ad una importante instabilità posturale e deambulazione possibile solo con ausili.

Fin qua le prospettive per la persona con la Pisa non sono confortanti, ma questo per un semplice motivo: ci vuole una equipe multidisciplinare che comprende sia specialisti medici (neurologo, fisiatra, ortopedico) sia esperti della riabilitazione (terapisti, educatori, psicologi) per poter combinare i trattamenti farmacologici e non farmacologici integrando diverse strategie mirate al miglioramento della postura e quindi della qualità di vita della persona affetta da sindrome di Pisa.

(Sorprendentemente, la parola “equipe multidisciplinare” spaventa spesso gli amministratori della sanità pubblica, ma si può semplicemente tradurre con “buona sanità a costi ragionevoli)

Kai Paulus

 

Fonte:

Tinazzi M, Geroin C, Gandolfi M, Smania N, Tamburin S, Morgante F, Fassano A. Pisa Syndrome in Parkinson’s Disease: An integrated Approach from Pathophysiology to Management. Movement Disorders vol. 31, n. 12, 2016

PONIAMO I PALETTI AL PICCOLO PARK! Nuove Medicine all’orizzonte (Pillola n. 10)

Circa un anno fa abbiamo conosciuto la safinamide (Xadago) che dopo tanto tempo rappresentava finalmente una novità per il trattamento della malattia di Parkinson. La particolarità di questo farmaco è rappresentato dalla combinazione di un’azione sia come inibitore enzimatico (cioè blocca l’enzima monoaminoossidasi B, che invece elimina la dopamina, e aumenta pertanto la sua disponibilità) sia come modulatore glutamatergico (agendo su canali ionici dei neuroni glutamatergici bloccando così i neuroni spinosi medi coinvolti nella produzione di discinesie). L’avvento della safinamide era stato atteso come farmaco quasi miracoloso. Poi, in questi ultimi dodici mesi abbiamo dovuto ricrederci. Molti di noi hanno provato Xadago e possiamo dire che certamente non è miracoloso ma per molte persone rappresenta un utile strumento in più nella lotta contro Su Nemigu.

Ed all’orizzonte si affacciano già altre novità.

Nel 2015 è apparso negli USA una nuova formulazione di levodopa/carbidopa (per intenderci, Sinemet, Sirio, Stalevo) in capsula, IPX066. Il segreto di questo preparato sta proprio nella capsula che rende la disponibilità di farmaco più duraturo necessitando soltanto di tre, anziché delle solite quattro-sei somministrazioni giornaliere; ed anche di fronte a Stalevo uno studio comparativo avrebbe dimostrato che pazienti in terapia con IPX066 necessitavano di meno levodopa rispetto al gruppo che assumeva Stalevo.

Molto avanti sono gli studi di un nuovo inibitore enzimatico delle carbossimetiltransferasi, Opicon, che rispetto alle formulazioni attuali (Comtan, Tasmar, e contenuto anche in Stalevo) va assunto soltanto una volta al giorno; vantaggio principale è la riduzione dei blocchi motori.

In Giappone è in commercio un antagonista dei recettori dell’Adenosina A2α, Istradefyllin. Il blocco di questi recettori migliora il rallentamento motorio. Attualmente si sta lavorando ad un nuovo antagonista, Tozadenant, ed i primi risultati appaiono molto promettenti.

Mantadan è un noto farmaco antivirale, amantadina, utilizzato da decenni nel trattamento specialmente delle discinesie. Negli USA sono in corso ricerche per una formulazione a Rilascio Prolungato che consentirà un’unica somministrazione giornaliera rispetto alle due attuali.

Fin qua ciò che potremmo aspettarci per i prossimi venti mesi e che sicuramente contribuisce a migliorare le attuali strategie terapeutiche. Accanto a queste imminenti proposte farmacologiche proseguono ovviamente gli studi sulle cellule staminali e su farmaci in grado di neutralizzare l’accumulo anomalo di α-sinucleina, processo molecolare che sta alla base della malattia di Parkinson. Con queste ultime opzioni Gianni sarà sicuramente in grado di gestire suo figlio monello Park.

Kai Paulus

 

 

Fonte:

  • Reichmann H. Pharmakotherapie neurodegenerativer Erkrankungen. Neue Medikamente zur Behandlung des idiopathischen Parkinson-Syndroms. Neurologie & Psychiatrie, vol. 18(7-8), 2016