Era la vigilia di Natale di tanti anni fa ed io, poco più che dodicenne, lavoravo in un negozio di mobili in Via Rosello. Verso le ore 19,00 un signore distinto entrò nel negozio per acquistare delle brandine chiudibili con relativi materassi, a patto che la consegna venisse effettuata quella sera stessa.
Ahimè!!! Avevo già capito tutto perché quella consegna a domicilio avrei dovuto farla io.
Rassegnato per l’incombenza affidatami, caricai le brandine sulla testa e mi incamminai per via Grazia Deledda presso la residenza dell’acquirente.
A stento raggiunsi l’ultimo palazzo, suonai il campanello e, passando tra due ali di persone in festa, scaricai le brandine in camera da letto.
A 60 anni di distanza sono in grado di ricordare ed eventualmente suonare quella musica che, in quella determinata situazione, aveva arrecato tanta tristezza nel mio cuore.
Erano circa le 22,00 quando ripresi la via del ritorno passando per il ponte di Rosello. La strada era bagnata, non dalla pioggia, ma dalle mie lacrime che scendevano copiose a causa della rabbia e dell’umiliazione subita in una giornata così importante…!!! Praticamente mi sentivo misero nella miseria più misera.
Salvatore Faedda
Piccolo Salvatore,non eri solo ad essere triste,allora:tutti noi vivevamo una vita semplice,anche i ricchi non avevano niente,se non terreni e case,ma tutti vivevamo una vita parca,non c’erano beni di consumo e mio padre,sarto,rivoltava i cappotti ai signori e dalle camicie vecchie si ricavavano mutande.Noi bambini ci incantavamo davanti alla vetrina di giocattoli di Depaolini,ma noi bambine giocavamo con bambole di straccio;la prima vera bambola me l’ha mandata uno zio che era in America.Arrivavano ogni tanto pacchi dall’America,pieni di vestiti orrendi per noi bambine che eravamo costrette ad indossarli con grande umiliazione,scarpe terribili con fibbione e strass e tacconi e quanto altro i nostri zii pensavano ci servisse,anche lamette Gillette arrugginite con una macchinetta per rifargli la lama.Come vedi,non era facile per nessuno,e ho capito le differenze crescendo,ma ho capito contestualmente che i ricchi non erano migliori di me e mi si è sviluppata una specie di rabbia che mi ha spinto a studiare e dimostrare che anche io valevo quanto se non più di loro,e che non valeva proprio la pena di sentirmi misera e povera,ma di essere orgogliosa e di non abbassare la testa davanti a nessuno.
Sia questa storia di vita vissuta che l’altra sulla fine della guerra sono solo due dei tanti preziosi quadretti naif che Salvatore riesce a dipingere con colori di sorprendente immediatezza e spontaneità. Grazie Salvatore. Hai fatto bene a riprendere a scrivere con bei “colori” pastello.
Piccolo Salvatore, non piangere!
Alla vigilia di Natale hai reso la vita di alcune persone più comoda ed hai fatto guadagnare qualche soldo ai tuoi genitori.