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ALL’ORIZZONTE LA DIAGNOSI PRECOCE DELLA MALATTIA DI PARKINSON di Kai S. Paulus

(Pillola n. 60)

A tutt’oggi, la diagnosi della malattia di Parkinson è clinica, cioè si basa sull’osservazione dei medici.

Questo è un grosso dilemma, non solo in termini di accuratezza e precisione, ma anche in termini di tempo: per fare diagnosi clinica di Parkinson ci vuole tempo, e soprattutto ci vuole la presenza di segni clinici della malattia (rallentamento, rigidità, tremore, ecc.) che però appaiono in realtà in uno stadio, quando la malattia è talmente avanzata che le strategie terapeutiche non riescono più a modificare il decorso degenerativo.

Cioè, quando ci si rivolge al medico per la recente comparsa di un sintomo sospetto, inizia l’importante terapia sintomatica per ridurre i tanti disagi e problemi, con farmaci, riabilitazione, attività, ecc., ma per bloccare e modificare in maniera significativa la progressione della malattia praticamente è già troppo tardi.

L’articolo della rivista statunitense “Movement Disorders”, non ancora pubblicato, che sottolinea la necessità di una stadiazione della malattia di Parkinson secondo criteri obiettivi, inconfutabili, che permette l’individuazione della malattia molto prima dell’attuale valutazione clinica.

Da questa consapevolezza nasce l’esigenza di fare diagnosi prima, di poter individuare la malattia prima dei classici sintomi motori, e perciò si necessita di indizi preclinici inconfutabili che ci possono far pensare al Parkinson e che ci possono mettere nella condizione di agire prima che sia troppo tardi. Questi indizi pre-clinici sono i cosiddetti “prodromi” (leggi anche “ PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 3: I PRODROMI“), di non facile individuazione e difficilissima valutazione, perché non esiste ancora una stadiazione, una classificazione univoca, che possa guidare scienziati e medici nel percorso diagnostico precoce.

Ora, finalmente qualcosa si sta muovendo.

Diversi gruppi di ricercatori, tra cui il gruppo di Prof. Günter Höglinger di Monaco di Baviera, stanno proponendo dei criteri su basi biologiche (per esempio, la ricerca della “infingarda” proteina alfa-sinucleina tramite semplici prelievi) per la diagnosi della malattia di Parkinson che permetteranno la diagnosi nella fase preclinica, prodromica, e lo sviluppo di trattamenti efficaci in grado di bloccare o comunque modificare il decorso del Parkinson.

Le fonti scientifiche riportate qui di seguito sono appena uscite o non ancora pubblicate, per sottolineare l’attualità e l’importanza della tematica che rivoluzionerà a breve le conoscenze della malattia di Parkinson e quindi il modo con cui affrontarla, diagnosticarla e curarla.

 

Fonti bibliografiche:

Cardoso F, Goetz CG, Mestre TA, Sampaio C, Adler CH, Berg D, Bloem BR et al. A statement of the MDS on biological definition, staging, and classification of Parkinson’s disease. Movement Disorders, 2024 (non ancora pubblicato)

Hoeglinger GU, Adler CH, Berg D, Klein C, Outeiro TF, Poewe W et al. A biological classification of Parkinson’s disease: the SynNeurGe research diagnostic criteria. Lancet Neurol 2024; 23; 2: 191-204

Mueller T. SynNeurGe – neue Parkinsonklassifikation vorgeschlagen. Parkinson-Krankheit Nachrichten, Springer Medizin 26.01.2024

CONOSCERE “SU NEMIGU” di Kai S. Paulus

tempio greco

(Il Tempio Greco: La Rampa)

 

[All’inizio del nostro Progetto “Il Tempio Greco” abbiamo parlato dell’accettazione della malattia come prerogativa necessaria per poter comprendere e affrontare le tante problematiche del Parkinson, e quindi l’accettazione rappresenta le fondamenta del nostro Tempio (vedi “ CREPIDOMA: ACCETTAZIONE DELLA MALATTIA“ e “ STILOBATE: ACCETTAZIONE DELLA MALATTIA 2“). E pertanto riprendiamo la costruzione del Tempio anteponendo il capitolo della conoscenza, una specie di Rampa d’accesso al nostro Tempio, perché ritengo che, se conosco il mio avversario, lo temo di meno e quindi potrò contrastarlo meglio]

 

Ieri pomeriggio ci siamo incontrati nella nostra Casa Park in via Ardara a Sassari per il primo di una serie di appuntamenti di un nuovo progetto, quello di conoscere meglio la malattia di Parkinson, quel rapace infingardo, su nemigu.

In questo primo incontro abbiamo affrontato la storia, e cioè di come James Parkinson ha raccolto le sue osservazioni in un libretto “The shaking palsy” (La paralisi agitante, 1817) dando il via a “la malattia di Parkinson”, che poi non fu neanche lui a coniare questo termine, ma lo scienziato francese Jean-Martin Charcot che si riferiva, circa 40 anni dopo la pubblicazione de ‘La paralisi agitante’, alla malattia “di quel Parkinson” in una delle sue lezioni su persone rallentate e con tremore.

Ci siamo quindi occupati del quadro clinico ed abbiamo appreso che i sintomi e segni del Parkinson possono essere distinti in

1) segni motori, che sono quelli classici, come il tremore, il rallentamento motorio e la rigidità muscolare che generalmente rispondono alla terapia anti-Parkinson dopaminergica,

 

 

2) segni non motori, quali l’insonnia, i dolori e la depressione, che necessitano di farmaci specifici,

3) i sintomi psichiatrici (disinibizione, compulsioni, ossessioni, ecc.) che ovviamente vanno trattati separatamente ma anche con l’ottimizzazione della terapia farmacologica, ed infine

4) le complicazioni farmacologiche, causate proprio dagli stessi farmaci, che servono per far star meglio la persona ammalata, ma che possono provocare degli effetti spiacevoli e che rendono la gestione globale ulteriormente difficile.

Successivamente abbiamo affrontato i segni prodromici, cioè i sintomi che possono precedere per molti anni l’esordio vero e proprio del Parkinson, e che oggi rivestono enorme importanza perché possono aiutare a fare diagnosi preclinica, a intraprendere dei percorsi preventivi che, anche se non possono evitare la malattia, possono comunque ritardarla e magari rendere il suo decorso meno grave.

La cura di tali prodromi, quando presenti durante il Parkinson, è invece importante, per la sua gestione globale e per mantenere sufficienti autonomie e qualità di vita.

E’ importante sottolineare, che la presenza di uno di questi segni non è assolutamente indicativo per un Parkinson, e che, per esempio, la riduzione dell’olfatto è dovuta verosimilmente ad un raffreddore oppure ad una patologia otorinolaringoiatrica; oppure, la stitichezza può essere ricondotto ad una alimentazione non equilibrata; o ancora, si può essere tristi per una perdita o una delusione. Ovviamente in questi casi non pensiamo minimamente ad una malattia neurodegenerativa. Invece, i prodromi che potrebbero farci pensare ad un Parkinson sono quelli che si presentano per lunghi tempi, anche molti anni, ed apparentemente senza cause note.

Vorrei ringraziare il nostro ‘webmaster’ Gian Paolo Frau ed il nostro ‘fac totum’ Antonello Soro, senza i quali non saremo riusciti a tenere questa impegnativa lezione nella nostra bellissima nuova sede.

 

La prossima volta ci occuperemo delle cause di Parkinson, dove esattamente inizia nel nostro corpo, ed anche del perché. Ne vedremo delle belle!

 

Progetto “Il Tempio Greco – Le Sei Colonne del Parkinson”.

Sinora pubblicati: (cliccare sul titolo celeste per visualizzare l’articolo)

LE SEI COLONNE DEL PARKINSON

TEMPIO GRECO: CAMBIAMENTO PROGETTO

CREPIDOMA: ACCETTAZIONE DELLA MALATTIA

STILOBATE: ACCETTAZIONE DELLA MALATTIA 2

COLONNA DEL PARKINSON: I FARMACI

COLONNA DEL PARKINSON: TERAPIE AVANZATE

COLONNA DEL PARKINSON: LA RIABILITAZIONE

LA RIABILITAZIONE NEL TEMPIO DEL PARKINSON di Pinuccia Sanna

RIABILITAZIONE E DANZA di Annalisa Mambrini

COLONNA DEL PARKINSON: LA DISFAGIA

COLONNA DEL PARKINSON: LA DISFAGIA (2)

COLONNA DEL PARKINSON: LA DISFAGIA (3)

COLONNA DEL PARKINSON: INTERFACCIA CERVELLO – COMPUTER

COLONNA DEL PARKINSON: INTERFACCIA CERVELLO – COMPUTER (2)