Volare si Può, Sognare si Deve!

Scriviamo un libro

CRONACA di UNA GIORNATA SERENA di Franco Simula


Venerdì 5 gennaio era giornata di vigilia: vigilia dell’Epifania e quindi dell’arrivo dei Re Magi a Betlemme e anche vigilia dell’arrivo della Befana.
L’Associazione Parkinson pensò bene di organizzare per quel giorno un incontro conviviale che, quando è possibile, non guasta mai: serve a rinsaldare amicizie, a socializzare con i nuovi arrivati, serve a bere un buon bicchiere di vino in compagnia e, se le forze lo consentono, si possono fare quattro salti misurandosi arditamente con vecchie reminiscenze rappresentate da appassionati tanghi argentini o vorticosi valzer viennesi. Al momento del ballo è scattato il momento magico di Peppe Pinna, abilissimo ballerino d’altri tempi, che quando scocca l’ora delle danze, entra in una dimensione di sogno, coinvolgendo con perfetti passi di danza tutte le dame che si affidano alla sua guida. Piera pur non essendo un’esperta ballerina, ha cercato nel ballo di superare il torpore che puntualmente si diffonde fra tutti all’ora della siesta. Poi, accompagnati dalla musica di “faccia di trudda” abbiamo simulato il trenino ordinati per fila indiana. Intanto qualcuna, quatta quatta, riprendeva e certificava momenti parkinsoniani di festosa allegria.
La giornata era tiepida e luminosissima sembrava ritagliata dal mese di maggio e imprestata al 5 di gennaio. Tutto sembrava avviarsi gradualmente alla conclusione quando inaspettatamente… colpo di scena! Arriva la befanaaaaaa.
Come un”deus ex machina” spunta all’improvviso “con le scarpe tutte rotte, col cappello alla romana” a imitare la befana. Una befana vera, di quelle con le calze-dono per i bambini che sembrano vecchi. Insomma una befana con tutti i crismi legali della befanità. Portava in spalla un sacco pieno di ogni ben di Dio. Pietre di carbone durissimo come quello delle miniere ma dolcissimo e invitante: da spezzare i denti anche ai bambini, possiamo immaginare cosa potrà capitare ai denti dei bambini-vecchi ormai esausti e consumati. Attenti ai denti ragazzi-anziani o, se preferite, diversamente giovani come il politicamente corretto impone. Continuiamo con l’elenco delle leccornie. Cerchi di liquirizia attorcigliati come serpentelli neri; figure varie di zucchero cingommoso e spugnoso, un po’ viscido nel mangiarlo: la sua consistenza dà l’impressione che (da parkinsoniano) provo al mattino quando esco di casa e sento il terreno quasi gelatinoso che si muove sotto i piedi. Però era dolce e tanto è bastato a soddisfare la curiosità dei bambini ottantenni. E poi caramelle al limone, e ancora caramelle spugnose di colore e forme diverse dalle precedenti ma sempre dolci. Insomma le più belle e incantatrici caramelle per bambini. Veramente caramelle da befana! Quelle che sognavamo da bambini e non arrivavano perché allora c’era la guerra e la Befana era spelacchiata e povera come una moderna clochard; ma dovevate vedere che dignità!
Dunque anche a noi la befana come ai bambini? No, no, noi non siamo bambini; questa è una befana per adulti. Quella dei bambini è approdata in Piazza d’Italia con tanto di Vigili del fuoco al seguito e relativa discesa aerea dal Palazzo della Provincia e spargimento di caramelle a tappeto. Sciuponi potevano darle a noi: a noi le caramelle durissime o mollicce agli altri le caramelle buone. Per far gradire le caramelle un po’ “mingrine” ho dovuto fare l’elogio della caramella. Quasi come Erasmo da Rotterdam con la follia. Mah! Così è la vita…
Sotto la maschera della nostra befana chi c’era?
C’era quella “moninca” raffinata di Silvana che spesso una ne pensa e cento ne fa. Stavolta, però la “moninca” non era sola ad architettare: era accompagnata nell’organizzare la festosa sorpresa dalla mente fertile e creativa che è Ninetta; dunque due “majalze” in perfetta sintonia che non hanno dovuto deliberare niente né votare per regalarci una simpatica festa della befana. A conclusione della serata la “vecchia” ormai stanca ha letto una sorta di proclama in cui raccontava fatti e misfatti dei parkinsoniani compreso il presidente che per un po’ viene pregato di mettersi a far niente invece di stare a fare il “caminu a ludu” alla ricerca di nuovi locali. Intanto il sindaco non te ne dà di nuovi locali perché nell’andirivieni gli stai consumando tutte le strade.

Arrivederci a Carnevale






La befana

Buona sera
Oh! Scusate l'intrusione
Ma era aperto quel portone!
Io son vecchia, malandata
E anche se non invitata
Colto al volo ho l'occasione
Di abbracciare tante persone.
Sono buffa e un poco strana
E mi chiamano befana!
Dentro questo vecchio sacco
Per voi tutti c'è un bel pacco
Che contiene cose buone
Ma anche un poco di carbone
Da donare a chi ha mancato
Commettendo un bel peccato.
Che cos'è questo brusio
Che disturba il parlar mio?
Come al solito è Liliana
Non s'arrende all befana!
È laggiù in fondo al salone
Perciò merita il carbone.
Anche a Franco un pezzettino
Proprio in cima al suo calzino
Che stia bene, che stia male,
va a palazzo comunale
e sta li da mane a sera
d'ottener la sede spera...
l'indomani poi, con Dora,
presto presto di buonora
se pur stanco non si arresta
e scordando anche che è festa,
guida pure contromano
per recarsi da Moirano.
E se Dora allor protesta
E gli dice: svolta a destra!
La zittisce immanemente
Non si parla al conducente!
Di sicuro più paziente
Dottor Paulus è certamente
Coi malati e i dirigenti
E perfino con gli assenti
E perciò nel suo calzino
Per premiar la sua bontà
Solo dolci a volontà.
Adelaide Anna e Cenzina
Con la dolce cantatina
Sise accanto a Salvatore
Ci dilettano un pò il core
Ma con grande mia sorpresa
La Brigata Sassaresa
Fa scattare Geminiano
Che marciando a gamba tesa
Ruzzolare fa Peppino
che ha bevuto troppo vino
E perciò nel loro calzino
Di carbone un pezzettino.
Poi per Franca e per Paoletta
C'è una splendida calzetta
Ma anche qui c'è del carbone
Perchè sono un pò pigrone.
Che la giri a manca o a destra
Sempre uguale è la minestra!
Tutti han preso qualche ammenda
Ma anche dolci per merenda
Ma poiché imparziale son
Io la calza più cicciona
L'ho stipata di carbon
Per un tale James Parkinson

Ninetta Onida

 

“RICOMINCIO DA TRE” Trilogia poetica di G.B.


IL TUO SILENZIO

Mi piace il tuo silenzio.....
perché nel tuo sguardo profondo
colgo il corso dei tuoi pensieri.

Distante e sussiegosa, rapita nella tua voglia
di celarti agli occhi del mondo per non soffrire,
apri il tuo scrigno senza paura ... e concediti.

Seguimi nel tumultuoso sentimento che mi susciti,
prendimi per mano , cosi posso sentire il battito del tuo cuore, che pulsa insieme con il mio.

Percorriamo insieme la via dei ricordi che ci legano,
ricordi belli e nostalgie..... che ci sostengono
nel travaglio dei giorni che verranno .

Tu sei sempre stata il mio riferimento,
ora non sottrarti alla richiesta di amarti e
amarti ancora..... senza alcuna rinuncia.

Così nel tempo che porta alla vecchiezza
saremo liberi da fardelli "velenosi"..per
vivere insieme ciò che abbiamo meritato.

g.b.
MERIGGIO

Nelle ore calde del meriggio,
mi ritrovo sulla scogliera,
ad ascoltare il mare ...
rapito dal fluire delle onde che risuonano come il tuo sorriso.

E vedo i tuoi occhi - punture di stelle
nel firmamento celeste - splendere
come fuochi notturni col brillio
ammaliatore di una " fiera".

Il tuo incedere flessuoso
mi riempie di emozioni , che scorrono
lente come sabbia nella clessidra... così da poterle assaporare fino in fondo.

Ora nella seconda giovinezza....
tradito dal "rapace"...., ritrovo
il tuo braccio e percorro sentieri scoscesi
con la sicurezza dei giorni felici.

Dopo aver cercato l'ignoto.....
riacquisto la serenità perduta
e il mio essere fa pace
con la realtà che mi circonda.

g.b.
RICORDI

Nelle notti mote.... nella veglia,
il silenzio mi avvolge e, nella mente
i ricordi si affollano - vividi, struggenti, copiosi
e si rincorrono per avere il primato
delle emozioni che suscitano.

In questi momenti, silenti, la tua figura mi appare...
in tutte le sue espressioni - divertenti, scontrose,
gioiose , imprevedibili - e comunque tue.

Ho imparato a conoscerle ... e in loro rivedo
il tuo carattere - semplice e umbratile -
che mi regala sensazioni di tenerezza .

Sentimento che rafforza il legame che ci unisce,
fatto di ricordi vissuti nella giovinezza, contornati
da colori tenui e venata nostalgia.

In questo vortice di emozioni mi perdo,
mentre scivolo in un sonno leggero....
fatto di altri sogni ... di dorata bellezza.

g.b.

 

Soprannome – PIPPIRIORU di G.B.


Quando ero bambino, e parlo di molti anni fa... le persone anziane venivano chiamate, oltre al nome di battesimo, con l'appellativo di "ZIO" , per rispetto alla loro età e per tributargli omaggio alla saggia vecchiezza ( zio Giovannino - zio Franceschino - zio Antonino....), di tutte le altre persone si conosceva a malapena il nome, così venivano chiamate con l' INGIUGLIO (nomignolo), che caratterizzava il loro aspetto fisico - (monello, cosci bianca , trappadè e appunto PIPPIRIORU') - e di questo personaggio che voglio parlare :
Pippirioru era un omino minuto , azzimato, con la voce stridula che si atteggiava a gran signore e si esprimeva cercando di esserne tale, con le vocali strascicate e curiosamente modulate, in due parole... un emerito "soggetto" e oggetto di continue celie di noi bambini.
Un giorno.... individuata la bambina che lo aveva apostrofato col suo INGIUGLIO, offeso alla morte , si recò dalla madre della "rea", per avere le scuse di tanto ardire e chiederne la punizione corporale che meritava.
La madre della "rea" , Signora Maria , era una donna pratica di basso lignaggio ma piuttosto acuta e da buona sassarese aveva l'arguzia "cionfraiola" che mette allegria.
Vedendosi in casa il Signor Pippirioru si rese subito conto che la visita era tutt'altro che di cortesia : Buongiorno Signora Maria - buon giorno a lei .... mi dica !? - sono qua per sua figlia, sono dispiaciuto.... perchè mi ha mancato di rispetto .... è una cosa grave ... sa , non mi aspettavo un simile comportamento da una famiglia come la sua... esigo mi sia data soddisfazione !!! - Certamente signore... chiamo subito mia figlia !! - e fattasi sul davanzale di casa , impostando la voce sul tono fintamente burbero.... Vanninaaaa vieni subito a casa . - Vannina , una bambina un po tondetta e molto timida, entrata in casa , alla vista del signor PIPPIRIOLU avvampò oltre misura e con gli occhi bassi chiese alla mamma cosa voleva - signora Maria con tono severo si rivolse a Vannina chiedendole cosa avesse fatto al signore..... la risposta fu breve ..... niente ma' .... - come sarebbe a dire niente....? - niente ma' ... - a questo punto signora Maria visibilmente spazientita disse in perfetto vernacolo sassarese - dimmi cosa gli ai detto a Pippiriolu - Vannina di rimando , sempre con la testa bassa ...... quello che gli hai detto tu.... - e cosa gli ho detto io a Pippirioru ...!!? a queste parole, il signor pippirioru colto nel vivo del suo orgoglio , impettito girò sui tacchi e tornò a casa rimuginando - TALE MADRE TALE FIGLIA - ma pur sempre.... come dire ...cornuto e mazziato !!!

Fine della storia.

BUON NATALE A TUTTI

G.B.

 

LA RIABILITAZIONE NELLA MALATTIA DI PARKINSON di Kai Paulus

 (Sabato, 2 dicembre 2017, sono stato invitato a Cagliari per tenere una relazione sulla riabilitazione nel Parkinson al Congresso regionale della Associazione Italiana dei Neurologi Territoriali, AINAT. Nel preparare il mio discorso ho pensato a tutti voi, ed in particolare all’eccezionale lavoro svolto dalle nostre buone fate, Pinuccia Sanna e Annalisa Mambrini; questa relazione l’ho voluta dedicare a loro)

La malattia di Parkinson (MP) è una patologia neurodegenerativa che progressivamente porta ad una sempre maggiore disabilità e ciò comporta un sempre maggiore peso per l’ammalato/a e la famiglia, e sempre maggiori costi per la comunità. Per questo motivo è importante intervenire al più presto possibile, appena posta la diagnosi. Ma come sappiamo, al momento della diagnosi la maggior parte dei neuroni del sistema nigro-striatale sono già compromessi ed il punto del non ritorno è superato. La scienza sta studiando delle possibilità di poter fare diagnosi preclinica ed è alla ricerca di sintomi prodromici e biomarker (iposmia, alterazioni del transito intestinale, disturbi del sonno, depressione, ecc.), ma essi, pur indicativi, non sono specifici e pertanto non si può intervenire preventivamente, e non ci sono ancora disponibili delle strategie terapeutiche che possono modificare il decorso della patologia, le cosiddette terapie “disease-modifying”. La terapia farmacologica è sintomatica, però con la durata della malattia essa diventa sempre meno efficace e pertanto saranno necessari approcci sempre più costosi. Nella gestione globale della MP il trattamento farmacologico va affiancato con quello riabilitativo per preservare il più a lungo possibile le autonomie della persona e, a differenza dei farmaci, la riabilitazione aumenta in efficacia con la durata della malattia senza far lievitare il carico socio-sanitario ed economico.

La MP è una malattia che compromette il movimento e di conseguenza la sua terapia naturale è il movimento, ed essendo una patologia ipocinetica, cioè che tende ad un progressivo rallentamento motorio ed induce l’ammalato/a a muoversi sempre di meno portandolo ad una vita inattiva e sedentaria, il primo obiettivo delle strategie riabilitative deve essere quello di prevenire l’inattività. E questo obiettivo si insegue sin dall’inizio della malattia, quando la persona è ancora autonoma: informando paziente e familiari si favoriscono frequenti passeggiate, attività quotidiane in generale ed eventualmente attività sportive ed il ballo. Questo intervento riabilitativo si rivela particolarmente utile nelle prime fasi di malattia, ma sarà il filo conduttore della neuro-riabilitazione durante tutta la durata della MP. Nelle fasi intermedie della MP si presentano disabilità fisiche che possono essere affrontate con diverse strategie per preservare le autonomie residue e per migliorare l’equilibrio statico-dinamico con l’obiettivo di mantenere e migliorare le autonomie globali (miglioramento di cambi posturali, alzarsi da letto e sedia, la postura, la camminata, abbottonarsi, ecc.); ciò è importante sia per la persona ammalata sia per i familiari che non sono costretti ad assisterla continuamente, e così si prevengono anche tensioni interpersonali ed intra-familiari. I vari esercizi possono essere eseguiti all’aperto, in palestra, a domicilio, ed anche in piscina, e si possono avvalere di diversi aiuti, cues, visivi, uditivi, tattili, in base alla disabilità da migliorare. Per esempio, cues permanenti o ritmici possono essere lo scandire del ritmo di una marcia militare oppure il superamento di linee sul pavimento che favoriscono il miglioramento della deambulazione e l’allungamento del passo. Oppure, una facilitazione, un cue unico, può essere il dare il via (“uno, due, tre, via”) in caso di acinesia, cioè in caso di difficoltà nell’iniziare il movimento; ed ancora, per vincere il freezing, il blocco motorio, che si può osservare in spazi stretti, come nell’attraversare una porta, un cue, in questo caso un trucco (strategia cognitiva), può essere, non concentrarsi sulla soglia da superare, ma di tenere in mente la meta da raggiungere dopo la soglia, per esempio la poltrona. Come aiuti possono essere impiegati anche altre strategie molto utili, quali il nordic walking e la realtà virtuale, con i quali si possono esercitare anche il “multi-tasking”, cioè la capacità di fare diverse attività contemporaneamente, come camminare e parlare allo stesso tempo; la MP compromette gli automatismi e rende pertanto difficile l’esecuzione di attività contemporanee.

Dopo anni, inevitabilmente si arriva alla fase avanzata, caratterizzata da marcata instabilità posturale, rigidità diffusa ai quattro arti e tronco, disfonia, disartria, disfagia, insonnia, depressione, e compromissione dei movimenti fini e della manualità; si necessitano ausili, come il deambulatore e la carrozzina, ed in casi gravi si rende necessario l’allettamento. Ecco, l’obiettivo principale della riabilitazione e della terapia farmacologica è rappresentato dal ritardare il più possibile questa fase avanzata che significa per l’ammalato/a enormi disagi e per il familiare e/o caregiver un importante carico assistenziale 24 ore su 24.

In una persona molto disabilitata, confinata in carrozzina oppure a letto, l’approccio riabilitativo si rende estremamente importante. Si tenga presente la situazione di una persona con MP in stadio avanzato: costretto alla quasi totale inattività, e quello che è peggio, annoiato, sicuramente depresso. Ecco che l’arrivo del terapista diventa un evento che rompe la monotonia e riempie il vuoto, e spesso già la sola attesa può essere momento di sollevamento del tono dell’umore. Ma, non è la mobilizzazione passiva l’obiettivo del trattamento, che comunque serve per mantenere una buona condizione cardio-circolatorio. Il SSN non prevede un trattamento riabilitativo permanente, specialmente se non ci sono obiettivi e se non si apprezzano miglioramenti. Pertanto la riabilitazione deve mirare a degli obiettivi anche nella fase avanzata. Come? Innanzitutto, ci vuole la collaborazione della persona, che a volte non è facile da ottenere, e comprensibile per la situazione di disagio e di sofferenza in cui si può trovare. Allora, l’ammalato/a va motivato, gli vanno prospettato dei traguardi, e soprattutto la persona va coinvolta attivamente nella pianificazione del programma riabilitativo. Poi, a parte le sedute insieme al terapista, che come sappiamo sono spesso preziose e brevi, nel corso della giornata vanno inseriti dei momenti di esercizio, di allenamento, che l’ammalato/a può eseguire da solo, autonomamente, a mo’ di “compiti per casa”, durante i quali potrà perfezionare gli esercizi appresi dal terapista. Oltre al miglioramento, con questo programma si struttura la giornata, la si riempie, la persona ha un obiettivo, ed anche una responsabilità (mica può deludere il terapista, e non vuole che il SSN gli tolga questa opportunità), per non parlare della possibilità di poter parlare con familiari ed amici di cose costruttive e di non doversi lamentare dei suoi malanni. In questa ottica cambia tutta la prospettiva: migliorano i rapporti interpersonali e migliora la qualità di vita, spesso creduta perduta.

Ma tutto ciò non basta.

Ci vuole il divertimento. Ed a questo proposito ci aiutano le cosiddette arti-terapie, quali la musica, il ballo, il teatro, ed altro, che da alcuni anni sono state aggiunte nelle linee di guida italiane ed internazionali del trattamento della MP.

Pensando alla musica, viene in mente subito il ritmo, che come la levodopa per la terapia farmacologica, rappresenta il “gold-standard” della riabilitazione nella MP. Il suono mette in oscillazione il sistema uditivo, e conseguentemente, il ritmo causa una oscillazione ritmica che viene trasmessa direttamente, tramite una via reticolo-spinale, al sistema motorio, piramidale, quindi by-passando la malattia, il sistema extrapiramidale. Ecco, perché il ritmo funziona e la persona bloccata riesce a camminare sulle note della marcia “Dimonios”, l’inno della Brigata Sassari, perché si toccano “corde” che non sono ammalate. Quindi, con il ritmo mettiamo in moto ogni parkinsoniano, ma non lo curiamo, perché l’effetto benefico del ritmo è temporaneo, proprio perché non agisce sul sistema extrapiramidale.

E la musica?

Ecco, la musica aggiunge un elemento essenziale: l’emozione! E quale musica? Non importa, ognuno ha la sua musica che gli è più congeniale, che gli provoca ricordi ed eventualmente la pelle d’oca. Con questa musica suscitiamo l’emozione che a livello del sistema sia meso-limbico sia dei nuclei della base stimola l’aumento del tono dopaminergico favorendo un miglioramento dei segni extrapiramidali. A differenza del ritmo, la musica, l’emozione, stimola processi di neuro-plasticità, un processo che viene elicitato con ogni nostra attività, sia fisica che cognitiva. La neuro-plasticità è caratterizzata da un aumento delle connessioni sinaptiche, un aumento del tessuto neuronale, ma anche dei capillari e della glia; e la neuro-plasticità diminuisce la apoptosi, la morte cellulare. Ed ecco che la musica migliora la MP a lungo termine: si creano processi di riparazione di compensazione. E ciò vale anche per altre attività, come il teatro ed il ballo. Importante è il divertimento.

In conclusione, la neuroriabilitazione nella MP è una presa in carico globale che include l’informazione di ammalato/a e caregiver, la prevenzione, la motivazione e la collaborazione, prevede attività fisica e cognitiva, programmi riabilitativi che comprendono parti passive ma prevalentemente esercizi attivi ed allenamento quotidiano. Ma il trattamento riabilitativo, per poter ottenere risultati apprezzabili e per poter consolidare i benefici temporanei e quindi per contrastare la progressione della malattia diventando effettivamente una terapia “disease-modifying”, necessita di un atteggiamento positivo, di carica, di forza di volontà e di tante emozioni, gioia, piacere, divertimento.

Giocando si impara.

Ringraziamento all’Arcivescovo Mons. Gianfranco Saba

RINGRAZIAMENTO ALL’ARCIVESCOVO
25 NOVEMBRE 2017: GIORNATA NAZIONALE PARKINSON

Nella ricorrenza della Giornata Nazionale PARKINSON anche quest‘anno ci siamo riuniti per approfondire le problematiche connesse alla malattia di Parkinson.
I problemi appaiono quelli di sempre: la mancanza di un centro ambulatoriale stabile ed efficiente e la mancanza di spazi sufficienti e adeguati ad effettuare le terapie complementari.
Parlare di questi problemi, tenere su di essi viva l‘attenzione dell‘opinione pubblica ci aiuta a non sentirci soli. La presenza dell‘Arcivescovo Mons. Gianfranco Saba, per un breve saluto, ci è stato di grande conforto, perché ha manifestato la sensibilità e l‘attenzione della massima autorità religiosa della Diocesi Turritana verso una categoria di ammalati fragili e spesso “invisibili“. Grazie Mons. Saba per aver accettato di accorgersi di noi.

Cronaca del Convegno su Disturbi del Movimento e Disturbi Cognitivi

CONVEGNO SU DISTURBI DEL MOVIMENTO E DISTURBI COGNITIVI

L’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia era improvvisamente diventata troppo piccola per contenere i numerosi ascoltatori che erano convenuti per ascoltare le interessanti relazioni sulla cui comprensione integrale molti di noi avevano avanzato non pochi dubbi. Invece così non è stato. Anche perché ad aprire i lavori è stato il dott. Paulus, ben noto ai malati di Parkinson, che non solo sa proporre in forma comprensibile gli aspetti scientifici della sua relazione ma sa corredare il messaggio scientifico in maniera accattivante e con esempi tratti dal quotidiano vissuto professionale.

Presenti molti medici,direttori di cliniche ancora in attività o da poco in pensione, tecnici, infermieri , studenti, attratti non solo dall’accreditamento ECM, ma soprattutto dalla qualità della proposta scientifica.

Presente nella periferia estrema dell’anfiteatro un nutrito gruppo di ammalati di Parkinson, determinati a non voler continuare ad essere periferia ma entrare a tutto campo nel dibattito.

Molti gli stimoli provocati dagli aspetti più lineari delle pur complesse relazioni e approfonditi nel dibattito conseguente. Molte anche le provocazioni, deliberate o inconsce, che son servite comunque ad animare il dibattito .Tutti gli eminenti studiosi si sono soffermati sui vari aspetti del morbo di Parkinson, sintomi, diagnosi, terapia, tralasciando di focalizzare l’attenzione sul paziente parkinsoniano, il mozartiano “Convitato di Pietra”, che si è materializzato all’improvviso, nel silenzio generale, nella persona del presidente dell’Associazione Parkinson Sassari ,che ha posto una domanda basilare:”I ricercatori, i medici, gli studiosi in genere, studiano un ammalato di Parkinson ideale, teorico; ma del Parkinsoniano vero di quello in carne ed ossa come sono io, voi che cosa sapete? di lui che cosa cercate?

E’ chiaro che senza i ricercatori, i medici, gli sperimentatori, la malattia di Parkinson sarebbe ancora “ferma” allo stadio in cui 200 anni fa ( proprio nel 1817) il prof. Parkinson intuì i sintomi di questo male che ancora rimane “oscuro” per i ricercatori ma non per coloro che ne sono colpiti ,i quali sanno bene che si tratta di malattia progressiva e degenerativa e lo constatano tutti i giorni sulla loro pelle. Con i dolori, le distonie, i crampi, gli squilibri deambulatori, il rallentamento dei movimenti o l’inspiegabile accelerazione degli stessi; il parkinsoniano è impegnato quotidianamente a contrastare questo male mediante l’uso di farmaci sintomatici e con l’ausilio di terapie complementari (teatro-ballo-musica-pittura-svaghi-incontri sociali).Questi ammalati “particolari” spesso sono abbandonati a se stessi, “scaricati” E’ a questo punto che nasce la nostra ribellione verso comportamenti decisionali mai dichiarati ma puntualmente praticati. E’ a questo punto che cerchiamo di attirare l’attenzione su di noi partecipando numerosi a questo convegno che studia il Parkinsonismo ma non i Parkinsoniani.”

L’attenzione si focalizza su di noi e i nostri interventi da parte di tutti i presenti al Corso anche perché l’incauta provocazione del Direttore Generale della AOU che consegnava l’ambulatorio Parkinson e i suoi pazienti al Territorio ATS dove regna il deserto delle cure aveva scatenato la reazione indignata di un neurologo e medico di base, il dott. Alberto Zoccheddu: “Avete sentito? Vi ha letteralmente e pubblicamente scaricato”. Dunque rottamati. Il D.G.ha detto che il territorio si deve occupare del servizio di 1 livello cioè visite di controllo e prime diagnosi, la Neurologia della AOU del 2° livello,cioè le diagnosi e la gestione dei casi più difficili. Il problema è che attualmente non esiste alcun servizio di 1 livello alla ATS e nessun servizio, né di 1, né di 2 livello in Clinica Neurologica, quindi il malato non sa proprio a chi rivolgersi. Le promesse di una rete di assistenza nel territorio con punto di riferimento l’ambulatorio della Clinica Neurologica fatte a partire dal mese di marzo dal dott,D’Urso e dott. Orrù sono rimaste lettera morta. Dal 30 Giugno l’ambulatorio Parkinson è chiuso o funziona col contagocce solo per la volontaria e generosa disponibilità di un solo neurologo che conosce e segue da anni i pazienti.

A questo punto è scattato un istintivo ” inseguimento “del Direttore Generale per i corridoi per chiedergli chiarimenti sulle pubbliche dichiarazioni appena rese.. Messo insistentemente di fronte alle proprie responsabilità il D.G. si è impegnato a convocare un incontro tra AOU e ATS per definire in tempi brevi modalità, tempi, competenze, riorganizzazione di un Centro Parkinson efficiente e funzionale.

Al danno delle provocazioni gratuite si è aggiunta la beffa consumata dal Direttore stesso della Clinica Neurologica , che, dopo aver illustrato la propria attività di ricerca, ha riferito che la Clinica ha praticato negli ultimi anni 18000 visite e seguito 2600 pazienti affetti da disturbi del movimento, dimenticando, (lapsus freudiano?) di fare il nome di chi le visite le aveva effettuate, in splendida solitudine e spesso vilipeso, cioè il dottor Paulus , sopperendo alle numerose carenze della Clinica.

Al rientro nell’aula del convegno abbiamo potuto constatare con grande soddisfazione che l’intera assemblea ha manifestato una forte solidarietà nei confronti dei Parkinsoniani ,ancora Figli di un dio minore, sballottati di qua e di là senza che nessuno se ne voglia assumere la cura e ci hanno pubblicamente espresso il loro sostegno il Professore Emerito G.Madeddu, ex Preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Sassari, consigliando di rivolgerci ad istanze legali quali il Tribunale del Malato, il prof.Maurizio Conti, Direttore della Radiologia della AOU, ricordando che non aiuta “tagliare teste”per fare buona e sostenibile sanità, il Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Sassari, dott, Francesco Pio Scanu ,che promette pieno appoggio, e infine la Prof.ssa Angela Spanu, direttrice dell’Istituto di Medicina Nucleare e presidente del Corso, che si dichiara dalla parte degli ammalati ringraziandoli per il loro importante contributo avendo reso pubblico il loro dramma, suscitando solidarietà umana e comprensione nei confronti di una categoria di ammalati fragile e troppo spesso dimenticata.

Franco Simula

Cronaca della gita a Samugheo


La cronaca che proponiamo ai nostri lettori è stata scritta a quattro mani da Geminiano e Franco . Il limite delle coproduzioni è rappresentato dal fatto che ad ogni rilettura in tandem mancava sempre qualcosa o c'era da aggiungere un particolare dimenticato; così son passate le settimane, il pezzo è invecchiato, ed è quasi diventato un reperto storico. Oggi abbiamo accantonato gli indugi e finalmente...pubblichiamo .

La cronaca che ci sentiamo di fare è naif, del tipo: la strada principale era lunga lunga, un po' tortuosa, come , del resto, erano quasi un labirinto i numerosi vicoli interni che, per noi che venivamo per la prima volta a Samugheo, sembravano una di quelle matasse - difficili da dipanare - Sopratutto per chi come noi, non sa più lavorare la lana delle matasse per fare degli stupendi lavori di artigianato, come gli invidiabili tappeti di Samugheo.
Noi parkinsoniani in particolare abbiamo un' I.V.A. in più da pagare (valore aggiunto) rappresentato dalla malattia che, fra tremori e irrigidimenti, ci porta a far ben altro che dipanar matasse.
E siccome è soltanto un ricordo l'agilità di un tempo abbiamo rallentato il passo e a un certo punto della mattinata Geminiano ed io abbiamo avuto l'impressioni di esserci "persi". Persi nel senso che chi non ci ha visto più accanto, ha cominciato a preoccuparsi e a cercarci attraverso un improvvisato passa parola che non è servito a niente dal momento che gli anelli della catena amicale eravamo a poca distanza uno dall'altro : praticamente eravamo a una cantonata di distanza ma che la non conoscenza del posto ( eravamo arrivati da mezz'ora) aveva enfatizzato in maniera ipertrofica. E comunque, anche se camminavamo da poco , sentivamo già le gambe legnose e lente come i giocatori del Cagliari contro il Chievo vincitore per 2-0 nella partita del pomeriggio.
Te l'immagini di dover raccontare di esserci perduti a Samugheo !?
In effetti l'idea di esserci perduti non ci è passata per la testa neppure per un attimo. Piuttosto, Geminiano ed io ci sentivamo un po rallentati, questo è vero, ma non così tanto da dover dare ragione ai medici della Commissione medica di Sassari per le patenti speciali, che ci hanno apostrofato entrambi, accogliendoci, con parole cortesi del tipo:" Siete troppo rallentati". A Geminiano -come usa fare un noto rapace che lui conosce bene- gli hanno rapinato la patente per un anno, a me l'hanno rinnovata per un altro anno: ma che fatica!
A Samugheo, dunque, eravamo certi che anche caracollando lentamente per i vicoli, saremmo prima o poi confluiti nella strada principale dove centinaia di persone passeggiavano guardando le bancarelle in cerca di qualche souvenir da acquistare . Il nostro gruppo, dopo l'acquisto di alcuni pani sfornati da poco (senza pane, che festa del pane sarebbe stata?!) si è riunito per il pranzo. il pranzo, frugale ma alquanto saporito, ci ha raccolto tutti sotto un noce che ci ha garantito -in una giornata calda- una gradevole ombra.
Il posto, non piaceva solo agli ammalati di Parkinson, ma anche ad altri, sani, che almeno per poter godere di un'ora di ristoro sotto il noce ombroso, avrebbero sopportato persino un giro di Park!!. no ! non esageriamo! credete a noi che ce ne intendiamo: è preferibile un'ora scomoda per pranzo, che la costante compagnia di Ms. Park. Che una ne pensa e cento ne combina. A "noi".... verosimilmente ne ha combinato una irreversibile, che cerchiamo di trattare con diffidenza ma anche con uno sberleffo, perché tanto non ci possiamo fare niente, se non dell'ironia quando ne abbiamo voglia.
IL viaggio... tranquillo, perché erano bravi gli autisti, ma le strade.... tortuose , disegnate a imitazione dei vicoli di Samugheo non ci hanno dato tregua.... ma forse siamo un po disabituati ...chi lo sa ?!!
E passi per strade, che costerebbero due occhi della testa per rifarle tutte dritte, ma almeno qualche segnale in più, per chi non vive li da almeno 50/anni , potevano anche metterlo, per evitare di dirottare inopinatamente qualche distratto verso il Sulcis-Iglesiente.
Al rientro a Sassari invece di imboccare le gallerie della variante del mascari, che ti combinano gli autisti delle macchine.... ormai "mitridatizzati" dalle curve di Samugheo ?... imboccano la scala di giocca, giusto per non perdere l'abitudine .
Comunque anche quest'ultima "follia" è stata una piacevole rivisitazione di una strada storica percorsa mille volte.
Il pomeriggio è trascorso piacevolmente , anche in virtù della giornata settembrina gradevolissima con i suoi 26/gradi, che ha contribuito a rendere spensierata la chiusura della gita a Samugheo , che per noi parkinsoniani e stata pura dopamina.
l'idea della gita a Samugheo ce l'aveva suggerita qualche tempo fa Graziano Cocco , presidente di un gruppo di parkinsoniani di Samugheo e dintorni e, la festa del pane è stata l'occasione giusta per raccogliere l'invito di graziano che ringraziamo di cuore per la cortese, squisita accoglienza che ci ha voluto riservare.

GRAZIE GRAZIANO

 

SAN MARTINO ED IL RAGAZZO DI KOBLENZ

Tra non molto è l’undici novembre ed io devo contattare il pasticciere tedesco vicino Coblenza per ordinare i “Weckmaenner” che tradizionalmente durante la nostra infanzia si trovavano sul tavolo per la festa di San Martino. Che ricordi…

San Martino era un soldato romano che visse nel quarto secolo d.C. e la sua storia la conoscete tutti: durante una ronda a cavallo in una rigida notte d’inverno egli vide un mendicante mezzo nudo seduto nella neve. Per dargli una mano e per proteggerlo dal freddo, egli tagliò il suo mantello in due metà e ne cedette una al povero. In un sogno Gesù ringraziò Martino per il suo gesto, e da quel momento il soldato si convertì al cristianesimo fino a diventare vescovo.

Mi ricordo che da bambino partecipavamo insieme ai miei fratelli alla processione della sera dell’11 novembre (giorno in cui si ricorda appunto S. Martino); il ricordo è saldamente ancorato nella mia memoria perché molto particolare. In testa alla processione c’era San Martino in sella ad un bellissimo cavallo e dietro a lui camminavamo noi bambini con le nostre lanterne, costruite appositamente per l’occasione nei giorni precedenti. Mi ricordo ancora l’atmosfera delle serate fredde e le canzoni che cantavamo. Non so, se allora suonavo l’armonica di mia nonna, ma oggi, e specialmente nel mese di novembre suono volentieri le canzoni di San Martino dell’infanzia.

A casa poi, dopo la processione, ci aspettava un pupazzo in pasta frolla con una pipa in terra cotta tra le mani. La pipa, che vuole simboleggiare la spada, è una pipa vera, cioè con il foro, non so se mi spiego, insomma, noi ragazzacci la provavamo con vari gradi di nausea, ma con immensa inquietudini nel desiderio di voler diventare grandi.

Con la festa di San Martino per noi bimbi iniziava il periodo più bello, quello natalizio, con tanti altri appuntamenti che facevano salire la febbre in trepida attesa fino al Natale.

L’anno scorso ho scoperto un pasticciere vicino Coblenza che inforna questi figurini esattamente come quelli dei miei ricordi. Non potevo che ordinarli per farli assaggiare ai miei figli. E’ stato un successo.

Quindi, adesso ordinerò i Weckmaenner di Coblenza e mi metterò a ripassare le canzoni di San Martino sulla mia Hohner, e poi li farò ascoltare alla prossima occasione a Salvatore e Franco…

Kai Paulus

 

 

Divino Geminiano (di franco Simula)


Si accomodi il signor Di-vino

Dopo un attimo di titubanza capisco l’equivoco anzi

la…profonda confusione mentale dell’infermiere che aveva

l’incarico di chiamare i pazienti in attesa nell’androne affollato

dell’ospedale. Giuseppina che era più vicina di me all’incaricato

della “chiama”, capisce tutto in un attimo e, agitando la mano,

“Geminia’ ti stanno chiamando per la visita”.

Io rispondo:”Presente” ma subito aggiungo:

“Io, però, non mi chiamo Di-Vino, mi chiamo Bevitori”

L’infermiere (magari un po’ suonato, certamente distratto) che ha

affibbiato a Geminiano l’appellativo di Divino ha fatto un

ragionamento semplice semplice che chiunque avrebbe potuto

fare. Quando nell’elenco ha letto “Bevitori”, l’allocco infermiere ha

operato un repentino ragionamento:”Bevitori di che cosa se non

di vino”? E Di-Vino sia! ” Allora è presente Divino Geminiano?”

“Ma che dice? Mi chiamo Bevitori non mi chiamo Divino”.

La cervellotica gaffe suonava bene musicalmente tanto che la

memoria distratta dell’infermiere l’aveva registrata immediatamente:

Bevitori=Di-Vino. E Divino oltre ad essere il nuovo

cognome di Geminiano era certamente un appellativo più

solenne, più esaltante, più dio. Bevitori altro non è che il plurale

di bevitore che sa troppo di beone.

Divino invece è il massimo dell’aspirazione di ogni uomo, è

l’umanità esaltata alla ricerca della perfezione più alta.

Non si sa bene se l’incauto infermiere pensasse tutte queste cose,

coscientemente o no: sta di fatto che Geminiano è salito agli

onori della cronaca amicale (questo proprio sì) grazie alla

pedestre sbadataggine di un infermiere che -inconsapevolmenteper

una balzana similitudine mentale ha collocato Geminiano fra

le divinità dell’Olimpo di recente costituzione.

 

Franco Simula


LIBERA CRONACA DI UN INCONTRO TRA AMICI (di G.B.)


Da alcune settimane ho varcato la soglia del settimo anno di convivenza con la mia inseparabile  “compagna”   di viaggio, (malattia di Park) , che si ostina ad ingrigirmi le giornate. Ma è noto che il settimo anno può essere fatidico…. perché la crisi si annida dietro l’angolo.
Ne ho avuto la percezione alcuni giorni fa,  accettando l’invito da amici comuni per un breve soggiorno di terapia/associata.
L’unica regola da accettare incondizionatamente era : non si deve parlare di  “acciacchi” ma pensare in positivo (….sono calmo, sereno e piacevolmente rilassato) , ma nel corso del soggiorno se ne aggiunta una seconda ….  “DIVINO”     parola nata  da un banale equivoco e adottata subito dal gruppo, per  empatia, perché consentiva volta per volta di giocare sui “doppi sensi e metafore” originali , create al momento dalla fantasia “frizzante” da ognuno di noi ; così tutto è diventato …. Divino – il gruppo – ,  Divino – il sito scelto –  ,  Divino   – il personale dell’accoglienza –  , Divino  – il menù –  , Divino  – il trattamento fisioterapico –  ……ecc. eccetera , con la serotonina che cresceva di livello.
La terapia assegnataci  dal programma consentiva una libera scelta dei vari trattamenti : rilassarsi a bordo piscina distesi sulla sdraio (elioterapia),  tonificarsi nelle acque termali della piscina (ginnastica in acqua), affidarsi alle sapienti mani delle fisioterapiste (massoterapia), fare il percorso vita ( sauna e camminata su ciottoli di fiume), partecipare ai balli di gruppo ( ludo/musicoterapia) ….. e perché  non  aggiungere  (terapia del gusto) il deliziarsi con i raffinati piatti dello chef, ottimi nel gusto e “DIVINI” nella composizione.
Il nostro pezzo forte lo abbiamo messo in  “onda”   sulla pista da ballo:  serata magnifica  allietata da un duo canoro ben assortito che proponeva dei balli (liscio) adatti alle nostre  gambe…. l’euforia  sulla pista è cresciuta in maniera esponenziale e il “ballo/terapia (!!!)  ha coinvolto tutto il   parterre  che si sfidava  con figure da provetti ballerini,  mentre io osservavo la competizione, seduto, (non sono un esempio di Tanghero da prendere ad esempio) , ho avuto la visione…..tra un lampo e l’altro delle luci stroboscopiche che investivano la pista da ballo, ho intravisto   ” l’infingardo pennuto”…. come sempre appollaiato sul trespolo …. del leggio  dei musicanti , che mi rivolgeva , con la bava al becco, improperi indicibili , con  turpiloquio degno di un portuale e con il piumaggio sempre più arruffato mi riversava l’anatema
TU MI PERSEGUITI .
L’ultima visione che ho avuto, mi ha consegnato un figura di un volatile “dilaniato”,  in rotta … in cerca di un atterraggio su terreni più consoni a perpetrare i suoi ignobili inganni…. lontano dagli odiati profanatori del  suo regno.
Questo è bastato per capire che la crisi del settimo anno  è ormai vicina, tanto valeva che …. ballassi  anch’io.
IL clou della serata si è avuto , quando ci siamo dichiarati parkinsoniani…. lo stupore degli astanti inizialmente ha avuto la meglio sull’applauso scrosciante  che ci hanno tributato  ( da brivido sulla schiena ) e il cantante del coro  ringraziandoci per la serata ha voluto dedicarci una canzone …. ” I migliori anni della nostra vita ” e qui, è mancato poco che qualcuno svenisse dalla commozione, e visto che in questi frangenti le gambe ti possono tradire… le copie si sono abbracciate, trasportate nei ricordi dell’innamoramento …. (lirismo puro).
Il giorno dopo ci siamo salutati con ” DIVINO COMMIATO” e siamo rientrati  a Sassari …. stanchi e felici.
Agli associati …. un consiglio :  se in questi giorni sentite qualcuno parlare  di DIVINO , chiedetegli di raccontarvi  la storia , saranno ben lieti di dirvela, oltre a suggerirvi un modo semplice per fare un carico di dopamina a basso-costo !!
bastano  tre regole  :  un gruppo di amici affiatati ( park + no park),  un sito gradevole , e un tema a piacere.
Per salutare il gruppo di amici  prendo a prestito il cantautore Ron  ” vorrei incontrarvi (ripetutamente) per cento anni ”  !!!
Bev@ Divino
p.s.    non ho cambiato logo  (G.B.)  ,  è semplicemente una promessa mantenuta.