Venerdì 5 gennaio era giornata di vigilia: vigilia dell’Epifania e quindi dell’arrivo dei Re Magi a Betlemme e anche vigilia dell’arrivo della Befana.
L’Associazione Parkinson pensò bene di organizzare per quel giorno un incontro conviviale che, quando è possibile, non guasta mai: serve a rinsaldare amicizie, a socializzare con i nuovi arrivati, serve a bere un buon bicchiere di vino in compagnia e, se le forze lo consentono, si possono fare quattro salti misurandosi arditamente con vecchie reminiscenze rappresentate da appassionati tanghi argentini o vorticosi valzer viennesi. Al momento del ballo è scattato il momento magico di Peppe Pinna, abilissimo ballerino d’altri tempi, che quando scocca l’ora delle danze, entra in una dimensione di sogno, coinvolgendo con perfetti passi di danza tutte le dame che si affidano alla sua guida. Piera pur non essendo un’esperta ballerina, ha cercato nel ballo di superare il torpore che puntualmente si diffonde fra tutti all’ora della siesta. Poi, accompagnati dalla musica di “faccia di trudda” abbiamo simulato il trenino ordinati per fila indiana. Intanto qualcuna, quatta quatta, riprendeva e certificava momenti parkinsoniani di festosa allegria.
La giornata era tiepida e luminosissima sembrava ritagliata dal mese di maggio e imprestata al 5 di gennaio. Tutto sembrava avviarsi gradualmente alla conclusione quando inaspettatamente… colpo di scena! Arriva la befanaaaaaa.
Come un”deus ex machina” spunta all’improvviso “con le scarpe tutte rotte, col cappello alla romana” a imitare la befana. Una befana vera, di quelle con le calze-dono per i bambini che sembrano vecchi. Insomma una befana con tutti i crismi legali della befanità. Portava in spalla un sacco pieno di ogni ben di Dio. Pietre di carbone durissimo come quello delle miniere ma dolcissimo e invitante: da spezzare i denti anche ai bambini, possiamo immaginare cosa potrà capitare ai denti dei bambini-vecchi ormai esausti e consumati. Attenti ai denti ragazzi-anziani o, se preferite, diversamente giovani come il politicamente corretto impone. Continuiamo con l’elenco delle leccornie. Cerchi di liquirizia attorcigliati come serpentelli neri; figure varie di zucchero cingommoso e spugnoso, un po’ viscido nel mangiarlo: la sua consistenza dà l’impressione che (da parkinsoniano) provo al mattino quando esco di casa e sento il terreno quasi gelatinoso che si muove sotto i piedi. Però era dolce e tanto è bastato a soddisfare la curiosità dei bambini ottantenni. E poi caramelle al limone, e ancora caramelle spugnose di colore e forme diverse dalle precedenti ma sempre dolci. Insomma le più belle e incantatrici caramelle per bambini. Veramente caramelle da befana! Quelle che sognavamo da bambini e non arrivavano perché allora c’era la guerra e la Befana era spelacchiata e povera come una moderna clochard; ma dovevate vedere che dignità!
Dunque anche a noi la befana come ai bambini? No, no, noi non siamo bambini; questa è una befana per adulti. Quella dei bambini è approdata in Piazza d’Italia con tanto di Vigili del fuoco al seguito e relativa discesa aerea dal Palazzo della Provincia e spargimento di caramelle a tappeto. Sciuponi potevano darle a noi: a noi le caramelle durissime o mollicce agli altri le caramelle buone. Per far gradire le caramelle un po’ “mingrine” ho dovuto fare l’elogio della caramella. Quasi come Erasmo da Rotterdam con la follia. Mah! Così è la vita…
Sotto la maschera della nostra befana chi c’era?
C’era quella “moninca” raffinata di Silvana che spesso una ne pensa e cento ne fa. Stavolta, però la “moninca” non era sola ad architettare: era accompagnata nell’organizzare la festosa sorpresa dalla mente fertile e creativa che è Ninetta; dunque due “majalze” in perfetta sintonia che non hanno dovuto deliberare niente né votare per regalarci una simpatica festa della befana. A conclusione della serata la “vecchia” ormai stanca ha letto una sorta di proclama in cui raccontava fatti e misfatti dei parkinsoniani compreso il presidente che per un po’ viene pregato di mettersi a far niente invece di stare a fare il “caminu a ludu” alla ricerca di nuovi locali. Intanto il sindaco non te ne dà di nuovi locali perché nell’andirivieni gli stai consumando tutte le strade.
Arrivederci a Carnevale
La befana Buona sera Oh! Scusate l'intrusione Ma era aperto quel portone! Io son vecchia, malandata E anche se non invitata Colto al volo ho l'occasione Di abbracciare tante persone. Sono buffa e un poco strana E mi chiamano befana! Dentro questo vecchio sacco Per voi tutti c'è un bel pacco Che contiene cose buone Ma anche un poco di carbone Da donare a chi ha mancato Commettendo un bel peccato. Che cos'è questo brusio Che disturba il parlar mio? Come al solito è Liliana Non s'arrende all befana! È laggiù in fondo al salone Perciò merita il carbone. Anche a Franco un pezzettino Proprio in cima al suo calzino Che stia bene, che stia male, va a palazzo comunale e sta li da mane a sera d'ottener la sede spera... l'indomani poi, con Dora, presto presto di buonora se pur stanco non si arresta e scordando anche che è festa, guida pure contromano per recarsi da Moirano. E se Dora allor protesta E gli dice: svolta a destra! La zittisce immanemente Non si parla al conducente! Di sicuro più paziente Dottor Paulus è certamente Coi malati e i dirigenti E perfino con gli assenti E perciò nel suo calzino Per premiar la sua bontà Solo dolci a volontà. Adelaide Anna e Cenzina Con la dolce cantatina Sise accanto a Salvatore Ci dilettano un pò il core Ma con grande mia sorpresa La Brigata Sassaresa Fa scattare Geminiano Che marciando a gamba tesa Ruzzolare fa Peppino che ha bevuto troppo vino E perciò nel loro calzino Di carbone un pezzettino. Poi per Franca e per Paoletta C'è una splendida calzetta Ma anche qui c'è del carbone Perchè sono un pò pigrone. Che la giri a manca o a destra Sempre uguale è la minestra! Tutti han preso qualche ammenda Ma anche dolci per merenda Ma poiché imparziale son Io la calza più cicciona L'ho stipata di carbon Per un tale James Parkinson Ninetta Onida |