Volare si Può, Sognare si Deve!

Scriviamo un libro

MA CHI ERA ‘STO PARKINSON? (Parte II)

La scopolamina, un’anticolinergico, viene usato contro il mal di mare e contro i malintenzionati  quando capitano nelle grinfie di Diabolik. Vi chiederete, ma non stavamo parlando di James Parkinson e del suo libro sulla Paralisi agitante “An Essay on the Shaking palsy”?

E’ esattamente questa la curiosità: dimenticato!

Non ci crederete, ma il lavoro di Mister Parkinson era dimenticato per decenni, e quando finalmente qualcuno tornò a parlarne, non c’erano esemplari del libro in circolazione. A pensarci oggi, questa affascinante storia ha veramente del incredibile e ve la voglio raccontare.

Nella parte precedente abbiamo conosciuto l’uomo James Parkinson, il suo lavoro di medico, ma anche le sue passioni per la geontologia e la politica, oltre a quella per Mary Dale, sua sposa.

Ed ora, squillino le trombe e rullino i tamburi, siamo nel 1817 e finalmente entra in scena il famoso libro “An Essay on the Shaking Palsy” (Tesi sulla Paralisi Agitante), pietra miliare della Medicina!

Più che di un libro si tratta in realtà di un libretto di appena 66 pagine, ma che pagine! Già il titolo sa di provocazione: paralisi, cioè qualcosa di immobile, fisso, ma che allo stesso tempo si agita. Il paradosso si addice perfettamente alla malattia dove l’arto rigido, rallentato, contemporaneamente trema. Ecco il capolavoro di Parkinson: i vari sintomi della malattia si conoscevano sin dall’antichità e già Galeno (122-199 d.C.) distinse due tipi di tremori, palmos e tromos, di cui il primo secondo Parkinson sarebbe il tipo di tremore presente nella sua malattia.

Il capolavoro, l’osservazione geniale di Parkinson, consiste proprio nella sintesi, cioè di aver coniato il conciso termine ‘paralisi agitante’, e di aver riunito diversi sintomi (tremore, rallentamento motorio, rigidità, camptocormia) per la prima volta in un’unica entità patologica, cioè lui, nel 1817 ha individuato una malattia che ancora oggi non abbiamo pienamente compreso. Ecco, spiegata la grandezza di questo testo! Nel libro, Parkinson descrive soltanto sei persone che mostrano gli arcinoti segni che compongono la sindrome, sei casi clinici che hanno fatto la storia della medicina!

Cosa spinse James Parkinson ad occuparsi di tremori e rigidità non lo sappiamo esattamente ma ci viene in aiuto suo figlio John, che nel 1833 rende pubblico gli appunti che il padre prendeva da giovane quando seguiva i corsi serali di un importante chirurgo ed anatomo del suo tempo, John Hunter (“Hunterian Reminiscences. Being the Substances of a Course of Lectures on the Principles and Practise of Surgery Delivered by the late Mr. John Hunter”) e da cui si evince l’interesse del padre ai tremori; tant’è vero che Hunter descrisse una persona con un tremore a riposo nella sua Croonian Lecture del 1776.

Insomma, antichità, medioevo, e la scienza che lo precedette, l’intuizione di Parkinson era di mettere insieme i pezzi.

Giusto per illustrarvi lo spirito di quegli anni, vi faccio vedere un dipinto del famoso architetto (il Big Ben di Londra viene progettato da un suo disegno) Augustus Pugin, “King’s Bench Prison Yard”, del 1808, cioè nove anni prima della Shaking Palsy, e lascio a voi i commenti:

Tornando al libro, questo capolavoro, che da subito suscitò … poco interesse, cadde inspiegabilmente nel dimenticatoio per decenni. Incredibile! Toccherà al grande neurologo francese  Jean-Martin Charcot a riesumarlo nel 1859 con il grande merito di aver coniato, dopo 40 anni, il termine Maladie de Parkinson come lo conosciamo anche oggi.

Ecco fatto, finalmente esiste la Malattia di Parkinson, … soltanto che quasi nessuno la menzionerà ancora per alcuni decenni. Pare proprio una scongiura! Dobbiamo attendere i lavori di Williamson e Bury del 1903, in cui viene proposta appunto la scopolamina come terapia per la malattia di Parkinson (finalmente ce l’hanno fatta a chiamarla per nome!).

Da adesso in poi la malattia … sparisce nuovamente dalla circolazione fino agli anni 1915-1920 quando durante la pandemia della Encefalite Letargica si osservò una sindrome post-enecefalitica sovrapponibile alla paralisi agitante, ed allora finalmente gli scienziati, disperati, scomodano il vecchio Parkinson.

Rose nel 1903 e Cruchet nel 1925 cercano di trovare una spiegazione per questa insolita trascuratezza di un testo così fondamentale per la Neurologia e sostengono che, visto che non esistevano cure, per il mondo accademico la malattia non era interessante. Se oggi ragionassimo così…

Che dire ancora, di un testo che ha cambiato la medicina, che ha contribuito a porre le fondamenta della moderna Neurologia, e di cui Andrew Lees scrive recentemente sulla importante rivista scientifica “Brain”, che “gli scritti di Parkinson sono ancora oggi di scorrevole lettura e risultano rinfrescanti come il vino”.

Vorrei concludere questa breve cronistoria con le parole di Patrick Lewis su cosa penserebbe oggi James Parkinson della Paralisi Agitante: “Sicuramente egli sarebbe stupito del progresso scientifico in termini di diagnosi e di conoscenze sulle cause; verosimilmente sarebbe contento dell’ampio spettro di farmaci a disposizione per trattare i sintomi descritti così chiaramente nella sua Essay. Però, indubbiamente lui sarebbe perplesso ed addirittura dispiaciuto nel dover constatare che dopo due secoli dalla sua osservazione della malattia, ancora non esista una vera cura per questa malattia devastante.”

 

Siamo nel 1817; da qui in poi devono passare ancora 150 anni prima che si scopra la prima vera terapia sintomatica per il Parkinson, la levodopa, ancora oggi lo standard terapeutico, se pur non soddisfacente.

Ma questa ve la racconto un’altra volta…

 

Kai Paulus

 

 

Bibliografia:

Donaldson IML. James Parkinson’s Essay on the Shaking Palsy. JR Coll Physicians Edinb, vol. 45; pp. 84-86, 2015

Finger S, Boller F, Tyler K. History of Neurology. Handbook of Clinical Neurology, vol. 95 (Series editor: Aminoff MJ, Boller F, Swaab DF.) Elsevier BV, Amsterdam, 2010

Lees A. An Essay on the Shaking Palsy. Brain vol. 140 (3); pp. 843-849, 2017

Lewis P. The man behind the Shaking Palsy. Journal of Parkinson’s Disease, vol. 2 (3): pp. 181-187, 2012

Magliano R. Storia della Malattia di Parkinson. Tra scienza, empirismo e credenze popolari. Mediamed Srl, Milano, 2002

Martinelli P. James Parkinson: The many facets of an enlightened man. Moving Along. Vol. 1 (Ed. International Parkinson and Movement Disorder Society), Milwaukee, USA, 2017

Parkinson J. An Essay on the Shaking Palsy. Ed. Whittingham and Rowland, London, 1817

MA CHI ERA ‘STO PARKINSON? (Parte I)

In occasione dei 200 anni dalla pubblicazione del suo libro, nelle società scientifiche internazionali viene ricordato l’uomo che ha dato il nome a una delle malattie più diffuse e conosciute: James Parkinson. Ci rivolgiamo sempre, per ovvi motivi, con termini disprezzanti alla malattia, ed il nome di Mister Parkinson equivale per noi a “Su nemigu”, “Il rapace infingardo”, “la brutta bestia” e così via, come i nostri amici Peppino Achene, G.B., Piero Faedda ed altri ci hanno ricordato in questi anni, mentre del suo scopritore si sa molto poco. Per questo motivo ho voluto scrivere questo articolo presentando appunto il medico con il quale ebbe tutto inizio. O quasi. Il personaggio era sicuramente illuminato, ma non proprio uno stinco di santo, ma andiamo per ordine.

Per agevolare una comoda lettura, ho diviso l’articolo in due parti; nella prima parte presenterò l’uomo, James Parkinson, con una breve sintesi della sua insolita e sorprendente biografia, mentre nella seconda parte parlerò del suo lavoro più famoso “An Essay on the Shaking Palsy” (“Una tesi sulla paralisi agitante”), pubblicato nel 1817, e riflettendo sull’attualità delle affermazioni scritte due secoli fa.

James Parkinson nasce a Londra l’11 aprile 1755, figlio di un farmacista e chirurgo, John Parkinson, e quasi obbligatamente il figlio si interessò sin da giovane alla Medicina. Curiosamente nelle varie fonti si accenna al fratello William ed alla sorella Mary, ma della madre, pare che anch’essa si chiamò Mary, neanche l’ombra. Possiamo però supporre che stesse ai fornelli cucinando con amore dei piatti prelibati ponendo così le basi per la carriera di James (almeno dopo due secoli ricordiamo l’importanza della mamma). Seguendo le orme del padre, James si laureò chirurgo nel 1784.

Bene, direte, tutto pronto per parlare del libro sul Parkinson. Rilassatevi, prima dovete sapere che il nostro eroe era un grande appassionato di geologia e di paleontologia e nei primi anni del ‘800 pubblicò tra le altre cose un trattato in tre volumi sui fossili “Organic Remains of the Former World”. Sono convinto che il nostro presidente Franco Simula si sarebbe volentieri fatto qualche bella chiacchierata su fossili e pietre preziose… Nel 1807 Parkinson organizzò il primo convegno della Società Londinese di Geologia. E nonostante la sua attività come chirurgo e medico, Parkinson continua ad interessarsi alla vita pietrificata, scrivendo nel 1822 il libro “Outlines of Oryctology: An Introduction of the Study of Fossil Organic Remains, especially those found in British Strata”. La curiosità è che potete trovare questo libro come ebook (!) e lo potete sfogliare gratuitamente, dopo 195 anni, sotto

https://archive.org/details/outlinesoryctol00parkgoog

Detto ciò, potremmo passare al libro sulla paralisi agitante, ma vi devo ancora raccontare la storia di ‘Old Hubert’, cioè lo pseudonimo con cui Parkinson firmò i sui scritti politici. Dovete sapere che il medico inglese è stato un grande attivista democratico e simpatizzante delle correnti attorno alla rivoluzione francese. Paolo Martinelli definisce l’opera politica di Parkinson come ‘radical-democratica’ ed ‘illuminata’ occupandosi di temi riformisti quali il suffragio universale, l’elezione di un parlamento annuale, e la rappresentanza del popolo nel governo. Dal punto di vista odierno, questi suoi interessi politici e sociali sembrano innocui, ma allora il nostro illustre gentleman passò come uno che oggi si definirebbe anarchico e forse anche terrorista. Nel 1794 Old Hubert se l’ha vista brutta, quando venne accusato di aver partecipato ad un cospirazione contro Re Giorgio III, ma alla fine non trovarono prove contro di lui e venne prosciolto.

Archiviata anche l’attività politica, arriviamo finalmente al medico James Parkinson. Ma prima di pubblicare il suo libro più famoso, Parkinson si distinse per altri lavori scientifici. Egli pubblicò tanti articoli su riviste scientifiche e filosofiche; nel 1805 scrisse un tema sulla Gotta e nel 1812 scrisse insieme a suo figlio un articolo sull’Appendicite acuta ed i suoi rischi di perforazione.

Dimenticavo di dirvi che nel 1781 James Parkinson sposò Mary Dale e che entrambi ebbero… e già, e qui la comunità degli storici si divide, sei oppure otto figli? Animati dibattiti sono tutt’ora in corso, ed il numero esatto non ci è dato a sapere. Certo tra una pubblicazione e l’altra… Povera Mary Dale! Temo che il suo destino non era molto diverso da quello della suocera, fornelli e bucato. Forse Parkinson non sarebbe diventato Parkinson senza Mary Dale, ma questa è un’altra storia.

Arriviamo quindi alla Paralisi Agitante: abbiate ancora un po’ di pazienza ed aspettate la seconda parte.

 

Kai Paulus

 

 

Bibliografia:

Finger S, Boller F, Tyler K. History of Neurology. Handbook of Clinical Neurology, vol. 95 (Series editor: Aminoff MJ, Boller F, Swaab DF.) Elsevier BV, Amsterdam, 2010

Magliano R. Storia della Malattia di Parkinson. Tra scienza, empirismo e credenze popolari. Mediamed Srl, Milano, 2002

Martinelli P. James Parkinson: The many facets of an enlightened man. Moving Along. Vol. 1 (Ed. International Parkinson and Movement Disorder Society), Milwaukee, USA, 2017

Parkinson J. An Essay on the Shaking Palsy. Ed. Whittingham and Rowland, London, 1817

Ramachandran M, Aronson JK. John and James Parkinson’s first description of acute appendicitis and its associated complications of perforation and death. Journal of the Royal Society of Medicine, 104 (7), 2011: 283-285.

La festa dei miei vent’anni di Salvatore Faedda


Questa che sto per raccontare è una delle tante sfortunate coincidenze che non dimenticherò mai.
Dovevo festeggiare il mio ventesimo compleanno (un traguardo molto importante per ciascuno di noi) e volevo fare bella figura con i miei amici. Ad uno di questi avevo dato l’incaricato di fare da portavoce con tutti gli altri amici per consentire loro d’ottenere il permesso dai propri genitori. La festa doveva svolgersi nella cantina di un caro amico per poter prolungare la serata oltre un certo orario…..ovviamente non oltre le ore 20,00.
La settimana precedente l’evento io e il mio amico non abbiamo fatto altro che controllare la perfezione dell’organizzazione, senza lasciare nulla al caso. Ormai era tutto pronto…qualche busta di patatine, qualche bicchiere di spuma, due torte preparate da una zia paterna e, infine, musica a volontà.
Giunto il giorno fatidico ecco che i primi problemi si manifestano già di primo mattino; infatti, la cantina che doveva ospitarci e che custodiva un certo numero di botti piene di vino, risultava “ubriaca” a causa delle esalazioni emanate.
Furono chiamati gli esperti che, per ripristinare la nostra sala da ballo, dovettero entrare nella cantina camminando a testa bassa onde evitare di perdere l’equilibrio e scivolare brutalmente a causa dell’umidità della cantina.
Come se non bastasse appena rientrato a casa mia madre mi comunicò che mio nonno materno non stava bene e di tenermi pronto per qualsiasi evenienza. Molto comprensivi mi consigliarono di spostare la festa di una settimana. Mannaggia, pensai tra me, questa proprio non ci voleva!!! Mentre camminavo, deluso e sconsolato, misi il piede destro sul fondo di una bottiglia che mi procurò un taglio abbastanza profondo tanto da richiedere l’intervento del “pronto soccorso”…con dieci punti di sutura.
Il giorno successivo al mio 20.mo compleanno mio nonno ci lasciò, lasciando tanta tristezza nel mio cuore.
Col senno del poi credo che non si possa affrontare tutto questo disagio senza pensare che il diavolo, anche in questa circostanza, ci abbia messo la coda.

Salvatore Faedda

 

ATTONITO di G.B.


ATTONITO

Sul fare della sera mi sorprendo
a pensare al mistero della vita....
crogiolo di ineffabili bellezze e
coacervo di inspiegabili contraddizioni.

Assegnate senza discernimento
a persone impoverite dalle miserie umane,
che vivono in una simbiosi disconosciuta
senza colpe o meriti presunti.

Come strade assolate senza ombre...
simili a aurore luminose del mattino,
o vicoli tortuosi inerpicati su dirupi....
come notti immote orfane di luna.

Questo, nella consapevolezza inconscia
di una verità immutabile nel tempo,
confusa da ognuno, per convenienza,
nella profondità dei sentimenti .

Due condizioni apparentemente paritarie
vissute con la stessa paura dell'ignoto....
unite nella quotidiana dissimulazione
del perpetuo inganno, per non "morire due volte" .

g.b.

 

“L’angolo dei ricordi” di Nicoletta Onida


Ci sono ritagli della vita che abbiamo vissuto conservati in fondo ad un cassetto dove, ognuno di noi, ha raccolto nel tempo lettere, cartoline illustrate, foto e piccoli oggetti: una moneta antica appartenuta alla vecchia zia, una conchiglia rugosa raccolta durante una vacanza estiva, una penna stilografica regalo di compleanno, una piccola armonica a bocca trovata in casa dei nonni… Ogni oggetto risveglia in noi uno stato d’animo particolare: gioia, affetto, rimpianto del tempo passato. È quello il cassetto dei ricordi perché in fondo ad esso, insieme agli oggetti, ognuno ha riposto sogni, progetti e desideri di gioventù, quando, con atteggiamento fiducioso  ciascuno andava alla ricerca di qualcosa su cui costruire il proprio avvenire.

Quando si è giovani e pieni di salute, crediamo di vivere così per sempre, ma quando diventiamo vecchi e, spesso, incapaci di prenderci cura di noi stessi, ripensiamo con rimpianto al passato, alla giovinezza.

Così, talvolta, riaprendo quel cassetto, sfiorando gli oggetti con mani tremanti rispolveriamo i sogni e le speranze di un tempo lontano. Ed è proprio in quei momenti che, essendo più fragili dal punto di vista emotivo, viene da pensare che senso ha continuare a vivere. Quando, poi, si deve ricorrere al continuo aiuto degli altri ed ai farmaci che, nella maggior parte dei casi, non permettono recuperi miracolosi si viene presi dallo sconforto, dalla paura di perdere i contatti col prossimo, dal terrore dell’isolamento e, in molti casi, dalla depressione. La vecchiaia e le malattie, infatti, rendono la vita più difficile, se per giunta si deve lottare con un sistema sanitario sbagliato tutto appare più faticoso e spesso insormontabile.

Che fare, dunque? Arrendersi? O cercare attorno a noi i motivi, se ce ne sono, per andare avanti?

La giovinezza, forse, non è solo qualcosa da rimpiangere: nel lungo ciclo della vita, è un dono di cui adesso godono altri. Nei loro sorrisi, nelle loro gioie, possiamo rivivere di riflesso le nostre ed essere felici per loro. Ma anche qualora non avessimo avuto la fortuna di crescere delle altre vite, e non potessimo condividere le speranze di chi viene dopo di noi, il tempo che ci rimane ci riserba dei giorni, delle ore, dei momenti di bellezza e di serenità: momenti capaci di sorprenderci, quando giungono, come la comprensione di un amico leale o la carezza inattesa di qualcuno che ci vuole bene sinceramente.

È in quei momenti che sentiremo, nella sua pienezza, il senso della vita.


“I miei ricordi…sempre più strampalati” di Salvatore Faedda


I gelati…di ghiaccio!!!

Nella vita di ciascuno di noi c’è sempre qualcosa da ricordare, difficile da cancellare ma…divertente da raccontare.

Avevo circa 10 anni quando con i miei amici andavamo a rubare il ghiaccio. Il ghiaccio??? Come il ghiaccio??? (direte voi)!!! Si proprio il ghiaccio. La fabbrica si trovava vicino al mercato della carne e noi ci appostavamo all’ingresso dove vi era situato un canale in lamiera utile al passaggio del ghiaccio direttamente sulle motorette che poi dovevano trasportarlo ai vari acquirenti. Per noi riuscire a raccattare qualche pezzo di ghiaccio che succhiavamo alla grande, ci dava l’illusione di mangiare del gustosissimo gelato.

In uno di quei giorni dedicato alla “raccolta” del ghiaccio, mentre stavamo attenti a raccoglierne il più possibile senza farci notare dagli operatori, una grande luce esplose su tutto il prodotto provocando in noi sgomento e paura….quasi da svenimento. Di lì a poco scoprimmo che la sostanza in questione non era altro che l’ammoniaca che veniva versata sui blocchi di ghiaccio.

Quando mio padre venne a conoscenza della nostra rocambolesca avventura, me le diede di santa ragione e, se non ricordo male, da quel momento finì per noi la grande mangiata dei gelati…di ghiaccio.

Le mandorle…amare!!!

Sempre per raccontare una delle tante disavventure giovanili ricordo che verso l’età di 12 anni insieme ad alcuni amici, un bel giorno decidemmo di andare a fare una breve escursione nelle campagne di “Logulentu”. Uno di noi, molto abile a salire sugli alberi, prese subito di mira un mandorlo, vi salì con la velocità al pari di “Tarzan” e cominciò a gettare per terra un congruo numero di mandorle. A cerchio ci sedemmo tutti per terra e subito iniziammo a separare il guscio dal frutto mettendone ogni tanto qualcuna in bocca per assaporarne il gusto. Mentre eravamo intenti ad eseguire quel piacevole esercizio, all’improvviso arrivò il padrone della campagna che, con il viso e la voce abbastanza alterati, non ci consentì di scappare. Subito prese due di noi sotto braccio (me compreso) e accompagnandoci con dolorosi calci nel sedere, ci portò sulla strada principale Sassari-Sennori lasciandoci umiliati e confusi. Tutto questo per una sola manciata di mandorle…amare.

Queste poche righe che ho scritto sono servite per ricordare…ma non per cancellare i miei 10 anni.

Salvatore Faedda


Trilogia di G.B.


VASTITA'

Quando sei lontana il mio animo si strugge,
e per evocarti, nel silenzio della notte
"grido" muto il tuo nome...nella speranza
che tu possa sentirlo e renderlo vivo .
Nel "nostro" letto la mia mano ti cerca,
ma tu non ci sei ... resta solo il profumo
del tuo corpo, che sa di spezie salmastre ,
di odori screziati di pini ... tamerici ...e ginestre.
Nella vastità del mare rivivo la grandezza
del sentimento che porto dentro per te e
nel vento impetuoso che spira da ponente
riconosco l'intensità del tuo amato candore
Tutta la natura che mi circonda sa di te...
mi avvolge , mi inebria, mi stordisce,
in una ebrezza dei sensi infinita..... così,
per dimenticare e saperti ancora "mia" .
g.b.
EMOZIONI

Per te, posso scrivere i versi più belli...
ma non hanno la stessa intensità
che sprigiona la tua presenza.
Emozioni... vibranti come violini ,
vulcani ribollenti di lava e fiumi
tumultuosi, che scavano la roccia.
Vortici impetuosi che mi portano
in alto , in cima alle stelle
e mi lasciamo ricadere lentamente .
Una discesa lenta , planata ,
avvolta nel silenzio .... oblio,
dove poterti pensare e pensarti ancora.
Così mi fai sentire, quando ti sento,
felice fino al profondo dell'anima,
come l'innamoramento che porto dentro.
g.b.
AURORA

Nel tuo ricordo mi risveglia l'aurora.
Figura diafana nella penombra della stanza,
colma della tua presenza.
Ti muovi leggiadra a piedi nudi....
vestita di soli ricami di luce.
Un fremito di ciglia.... che sprigiona
un'ondata intensa e poderosa.
Impalpabile entità......
dove potersi abbandonare,
in un silenzio senza fine.
Rapito avverto la fragranza
del tuo profumo struggente ....
essenza che ristora il pensiero.
Tutto in me si riconcilia
e rimane solo una melodia.....
che rintocca come una campana felice.
g.b.

 

CRONACA DELLA GIORNATA NUORESE di F. Simula


CRONACA della GIORNATA NUORESE di F. Simula

Dopo la cronaca di Geminiano esaustiva e ironica nel contempo
provo ad aggiungere le mie impressioni sulla giornata nuorese;
innanzitutto sotto il profilo meteorologico: bellissima e luminosissima
giornata di sole accompagnata da un leggero e gradevole venticello
che ha reso la giornata ideale per incontri all'aperto, nuove
conoscenze, scambi di opinioni a ruota libera fra i vari gruppi. Una
modalità di Convegno nuova, originale, gradevole. Non c'è uno solo
che parla e tutti gli altri che ascoltano ma il "nuovo convegno" è
connotato da tante persone che si incontrano a loro scelta e
piacimento anche guidati dal caso. Forse, per avere incontri ancora più
completi e proficui, potrebbe essere necessaria una pausa
programmata per consentire uno scambio formale delle "credenziali"
dei singoli gruppi.
Dicevo della bella giornata di sole: non era una giornata bella di sole
capitata a caso il giorno 13 maggio 2017 in coincidenza con il
centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima; no, niente di
tutto questo. La Presidente dell'Associazione Maria Grazia Mortara,
abbassando il tono della voce e nascondendo il labiale, mi ha
confidato che tutto era stato concordato col metereologo di turno che
aveva promesso formalmente una giornata splendida: e così è stato.
Presidente! avessimo saputo da prima di queste tue "entrature" con la
meteorologia e dintorni, ti avremmo consultato per un tuo intervento
sul tempo il giorno del nostro convegno catalano, celebrato il 6
Maggio 2017: invece, dopo una proficua mattinata nella sala congressi
de "Lo Quarter", ci è toccato subire una giornata uggiosa, umida,
mossa da un venticello fastidioso che... meglio sarebbe stato il sole di
Nuoro.
La mia personale giornata, oltre che dagli incontri con le associazioni
di Carbonia, costituita da meno di un anno, Siniscola, Fonni, è stata
calamitata da un signor Corona, che suonando magistralmente
l'armonica ci ha deliziato per oltre un'ora con le sue musiche. Era così
visibilmente compiaciuto dell'attenzione che alcuni di noi gli avevamo
dedicato da decidere di misurarsi con un brano tratto da una sinfonia
di Mozart: inarrivabile, bravissimo.
Io, che a tratti lo avevo accompagnato con la mia armonica
nell'esecuzione di alcune canzoncine semplici, mi ritirai in buon
ordine. Comunque se ci fossero stati anche dottor Paulus e Salvatore
Faedda, avremmo potuto mettere in piedi un quartetto sotto la guida
del signor Corona. Il quale ha accompagnato con la sua mini-armonica
anche alcune canzoni tipiche della Sardegna (No potho reposare etc.)
e persino il ballo sardo eseguito da un gruppo di parkinsoniani
improvvisato proveniente dai paesi vicini. E infine il pranzo, che ci ha
riuniti intorno ad alcuni tavoli già predisposti. Prosciutti, salami,
salsicce, pancetta già affettati e composti in singoli piatti, tutti ottimi,
facevano compagnia a formaggi altrettanto saporiti. Il tutto
accompagnato da squisito pane carasau ed ottimo vino. Lo spettacolo
riportava ad una di quelle tavolate "ecumeniche" da cui nessuno si
vuole alzare. Anche il signor Angelo Sanna, pur con le sue evidenti
difficoltà di deambulazione, ha voluto partecipare a questo gradevole
incontro che lo ha riportato con la memoria su luoghi in cui, da
giovane, aveva lavorato a lungo come perito agrario. E con l'aiuto or
dell'uno or dell'altro, siamo riusciti a rispondere positivamente a
Sergio - suo figlio - che ci aveva raccomandato di riportare a casa suo
padre sano e salvo. Accontentato anche Sergio. E infine di nuovo sul
pullmino. A ridere delle strallère di una Silvana scatenata come ci ha
raccontato egregiamente Geminiano.

 

IL RAPACE INFINGARDO (alias – Mr. Parkinson) di G.B.


Com'è strana l'esistenza...
basta un niente e ti ritrovi
capovolto , privato di un diritto
che ti appartiene e credevi immutabile.

E' bastato un semplice "stupido" evento
a far volare alto i "meschini".....
sfrontati arroganti che osano veleggiare
ad altezze riservate a pochi eletti !!!

Alla MIA stessa altezza .....pensate....
IO , PRINCIPE dei " miserabili ", che dispongo
a mio piacimento della loro sorte,
oltraggiato dal loro comportamento irrispettoso.

Hanno cantato, ballato, recitato ..... e senza
alcun ritegno mi hanno " SBEFFEGGIATO "
con le loro insulse poesie... cosa credono.... loro,
di infliggermi tormenti, ripagarmi con la sessa moneta ?!

Ingenui .... non sanno che sono IO il RE dei tormenti
mai mi renderanno innocuo come un comune volatile,
non resterò impigliato nella rete dei loro "inganni"
saprò presto districarmi da queste maglie infide e poi....

Però devo confessare (mio malgrado) che le stilettate
che mi hanno inferto, sanguinano .... non avevo mai provato
un dolore così violento....insopportabile anche per me !!!
Forse .... hanno trovato il mio "PUNTO DEBOLE".?!

Devo correre subito ai ripari , trovare un compromesso
con questa "spregevole torma " di sudditi,.... mai arretrare,
anche se IO so.... come loro ormai già sanno....
che una nuova battaglia è cominciata, forse... ad armi pari !!!

g.b.