SISTEMA GLINFATICO (2) di Kai S. Paulus
(Pillola n. 102)
seguito di ” SISTEMA GLINFATICO (1)”

“Il sistema glinfatico, sonno e malattia di Parkinson, correlazioni, opportunità di ricerca, e potenziale per la modificazione della malattia”.
Solo da pochi anni si conoscono esistenza e funzione del cosiddetto “sistema glinfatico” nel cervello, rappresentato da un meccanismo di drenaggio di liquidi che parte dai capillari arteriosi, che si snodano tra le cellule del cervello, e versandosi nella controparte venosa.
Il sangue arterioso arriva dal cuore e, attraverso le carotidi e le arterie cerebrali, porta ossigeno e nutrimento al cervello; invece, il sangue venoso elimina dal cervello il sangue ‘sporco’ di anidride carbonica e rifiuti del metabolismo cellulare per consegnarlo al cuore scendendo le vene giugulari nel collo.
Dentro il cervello, tra le cellule cerebrali, interposto tra i comparti vascolari arterioso e venoso si trova il sistema glinfatico. Esso inizia con i canali di aquaporina 4 che si trovano sui prolungamenti delle cellule di sostegno, gli astrociti, che insieme alla parete dei capillari sanguigni formano la nota barriera emato-encefalica, attraverso la quale deve passare tutto quello che serve al cervello: acqua, ossigeno, nutrimento ed anche farmaci.
Tramite i canali dell’aquaporina 4, l’acqua, che si trova nello spazio perivascolare, che circonda i capillari, entra nel tessuto cerebrale e penetra tra le cellule.

Rappresentazione del drenaggio della proteina alfa-sinucleina alterata dallo spazio intercellulare verso i vasi venose con cui gli scarti vengono eliminati.
Mi chiedo, che cosa fa l’acqua tra le cellule cerebrali?
La risposta è semplice: l’acqua fa quello che sa fare sempre: innaffia e sciacqua.
L’acqua (detto più correttamente liquido interstiziale) supera la barriera ematoencefalica, lascia il capillare arterioso ed attraverso i canali dell’aquaporina 4 arriva dentro il cervello e lo innaffia e lo nutre. Nel suo passaggio dal capillare arterioso verso quello venoso rilascia il nutrimento e si trascina dietro gli scarti per versarsi nel torrente venoso e portando via tutto quello che non serve più. In questo modo, il sistema glinfatico, garantisce l’omeostasi, cioè l’equilibrio salutare, del cervello, che in questo modo viene messo nelle condizioni ottimali a funzionare bene.
Ed adesso arriviamo al punto:
la malattia di Parkinson è una proteinopatia, cioè caratterizzata dall’accumulo di una proteina, l’alfa-sinucleina, alterata e quindi tossica. L’alfa-sinucleina normalmente è una proteina funzionale estremamente importante per il cervello, ma nel Parkinson ne vengono prodotte in forma alterata e quindi dannosa e/o il sistema di eliminazione degli scarti è difettoso, con il risultato che gli scarti di questa proteina si accumulano nella cellula nervosa intossicandola. Inoltre, questi scarti diffondono verso altre cellule contagiandole e la malattia aumenta e progredisce. La diffusione, la migrazione da cellula a cellula avviene attraverso il liquido interstiziale, esatto, proprio lì dove lavora il sistema glinfatico.

“Mirare al sistema glinfatico per promuovere l’eliminazione dell’alfa-sinucleina: una nuova strategia terapeutica per la malattia di Parkinson” (articolo scientifico innovativo che sarà pubblicato nel 2026!)
Domanda: allora il sistema glinfatico dovrebbe ripulire lo spazio tra le cellule ed evitare la diffusione della proteina tossica evitando il peggioramento della malattia: perché non accade?
Nel Parkinson il sistema glinfatico è meno attivo per due motivi:
- Il sistema glinfatico è attivo durante il sonno profondo, che però nel Parkinson è disturbato, e
- Nelle malattie neurodegenerative i canali dell’aquaporina 4 sono spesso alterati.
Quindi, la soluzione al problema ci sarebbe: dormire bene.
Ma proprio questo è uno dei principali problemi nel Parkinson: il sonno è disturbato, il sistema glinfatico non funziona, gli scarti non vengono eliminati, e la malattia peggiora.
Conclusione:
Una maggiore attenzione alla qualità del sonno, l’igiene del sonno, la psicoeducazione, mindfulness, e l’ottimizzazione della terapia medica, promuovono il buon riposo notturno dando la possibilità al sistema glinfatico di svolgere il proprio lavoro; così facendo, il Parkinson progredisce di meno o addirittura diminuisce, ed inoltre il buon riposo notturno serve da prevenzione per tutti.
Quando si dorme male non è facile correggere il sonno, e nella “Pillola” precedente abbiamo elencato le tante difficoltà che una persona con Parkinson deve affrontare durante la notte, ma gli obiettivi della terapia devono necessariamente includere il miglioramento del sonno notturno, una opportunità per combattere il rapace infingardo che non possiamo permetterci di sottovalutare.
Fonti bibliografiche:
(tutte pubblicazioni recentissime del 2025, ed una addirittura che sarà pubblicata nel 2026, per sottolineare l’attualità della tematica)
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Elliot BD, Kisamore CO, Nelson RJ, DeVries AC, Walker II WH. Circadian influences on central nervous system barriers and the glymphatic system. Front Phys, 2025; doi: 10.3389//fphys.2025.1622236.
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Nepozitek J, Dusek P, Sonka K. Glymphatic system, sleep, and Parkinson’s disease: interconnections, research opportunities, and potential for disease modification. Sleep, 2025; 48: 1-3.
Ohara M, Hattori T. The glymphatic system in cerebrospinal fluid dynamics: clinical implications, its evaluation, and application to therapeutics. Neurodegener Dis, 2025; doi: 10.1159/000546286.
Sun Y, Lv QK, Liu JY, Wang F, Liu CF. New perspectives on the glymphatic system and the relationship between glymphatic system and neurodegenerative diseases. Neurobiol Dis, 2025; 205: 106791.





















