Volare si Può, Sognare si Deve!

La Poesia

OSSERVAZIONI sulla Poesia di Paolo Marogna

Straordinaria e inaspettata scoperta. Dal silenzio più profondo, che appariva come l’atteggiamento a Lui più congeniale, al più clamoroso ed eclatante dei risvegli. Due brani di poesia presentati una sera in maniera un po’ movimentata, hanno costituito “l’incipit” della sua rivelazione come poeta. Due poesie fra le più belle -a mio giudizio, delle cinquanta composizioni ( compresa una dedicata agli amici Tonino e Adelaide per i 50 anni di matrimonio) contenute nella attuale raccolta che, per non velare assolutamente la propria condizione di uomo sofferente, ha voluto intitolare Casa Parkinson.
Parliamo di Paolo Marogna. Da circa due anni frequenta l’Associazione Parkinson ma immediatamente non mette in evidenza nessuna particolare propensione salvo quella connessa alla sua professione di commercialista che gli consente di rendersi subito utile all’associazione attraverso la compilazione del bilancio annuale.
Nessun indizio, invece, che possa far pensare a un Paolo Marogna letterato, appassionato lettore di buoni romanzi e con sorpresa di tutti poeta. Poeta delicato, sensibile,dal linguaggio semplice quasi naif, ma dalle riflessioni profonde che afferiscono ai problemi che da sempre tormentano l’animo umano; dalla morte all’amore in tutte le sue svariate sfaccettature, dalle incomprensibili sofferenze degli innocenti alle catastrofi che in un attimo cancellano dalla faccia della terra migliaia di persone ignare del triste destino che le aspetta. Il tratto comune che caratterizza tutte le poesie è quello costante della semplicità: sembrano conversazioni confidenziali fatte al bar con un amico.
Una sera, dunque, Paolo arriva nel salone dove si tengono le varie esercitazioni programmate, tiene qualcosa in mano ma non riesco a stabilire con esattezza di che cosa possa trattarsi: sembra una busta.
Durante uno dei tanti movimenti che gli sono necessari prima di sedersi, la busta gli cade dalle mani, qualcuno si precipita a raccogliere “l’oggetto” che sembra essere molto prezioso. Paolo, ringraziando, riprende la busta, la depone sul piano di una sedia e ci si siede sopra. Stavolta finalmente è sicura.
Non so proprio se quella sera Paolo abbia pensato più al contenuto della sua busta che all’Uomo in Frack, il quale sempre elegante ma ormai rovinato e disperato si lascia scivolare nelle acque del fiume.
Certa è una cosa, appena finita la lezione del canto, Paolo prende la preziosa busta che ha persino rischiato di perdere e, vincendo la sua naturale ritrosia, mi viene incontro e consegnandomi la busta “Leggile-mi dice- ci sono due mie poesie vedi se vanno bene”. E sapendo che sono un ex insegnante di lettere, con grande umiltà (altro suo segno caratteristico) aggiunge:”Se c’è qualcosa da correggere fallo pure con la massima libertà”.
Fatta qualche eccezione per la punteggiatura – che peraltro rappresenta un aspetto molto soggettivo della grammatica italiana – i concetti dei vari brani poetici sono semplici, lineari, chiari, non danno adito a interpretazioni controverse mentre inducono a ulteriori riflessioni. In mezzo alla confusione dell’uscita rimando l’apertura del plico, ma appena arrivato a casa apro il prezioso scrigno e trovo le poesie di cui parlavo poco prima , ancora col titolo provvisorio di “Considerazioni”: in una successiva catalogazione più razionale prenderanno rispettivamente il titolo di “Maestrale” e “Compagni di Viaggio”. Due delle poesie più belle del compendio -dicevo poc’anzi – rappresentano una,”Maestrale”, una metafora della vita fatta di prove, vittorie, sconfitte e con una sola allusione, il vento di Maestrale a quella che è stata la passione di una vita: la guida degli aerei ultra leggeri. Per la guida degli aerei, siano essi piccoli o grandi, la conoscenza dei venti -in questo caso il maestrale dominante
nell’aeroporto di Alghero – è fondamentale. Infatti :”Se vinci non vinci niente, se perdi perdi tutto” L’altra poesia contenuta nello scrigno è “Compagni di viaggio”. Dopo le tenerezze iniziali “Vorrei regalarti un sorriso…darti una mano da stringere…” Paolo si sofferma un attimo a riflettere sulle prove e le difficoltà che la vita riserverà loro e palesa l’esigenza interiore di aggrapparsi a qualcuno che ne condivida le sofferenze: “Un amico può servire anche a questo”. Ma è troppo chiaro che non si tratta di un amico qualsiasi ma della compagna di una vita, metà della sua anima, che con la sua discreta ma vigile presenza interpreta alla perfezione l’ultimo verso della poesia: “l’importante è sapere di non essere soli”.

E’ intendimento dell’Associazione far conoscere a tutti le poesie di Paolo Marogna pertanto già da Domenica 3 Febbraio 2019 cominceremo con la pubblicazione delle prime due poesie “Maestrale” e “Compagni di viaggio” che hanno un significato particolare come ho raccontato nella presentazione delle sue poesie. In seguito pubblicheremo una poesia il giovedì e una la domenica. Buona lettura. (f.s.)

Casa Park poesia di Paolo Marogna


CASA PARKINSON
“Volare si può, sognare si deve”
E noi ,forse, siamo volati più in alto
di quanto ci si aspettasse.
E abbiamo sognato chiudendo gli occhi
e quando li abbiamo riaperti
il sogno si è realizzato.
Merito di tutti e di pochi.
Di tutti che hanno saputo scegliere
le guide giuste,
di pochi
che hanno saputo guidare ed ottenere
“un premio che era follia sperar”.
Ora siamo più forti, ma non basta,
c’è ancora tanta strada da fare.
Avanti, fortza paris”!


 

La Fede – Poesia scritta da G.B.


La  Fede

 

Quando  la  ragione si perde

nel caos apparente dei pensieri ,

che amara verità vado scoprendo.

Disvelata  dal vanesio rigore della

ricerca interiore,  sospesa tra paure

e costrizioni  che straziano l’anima.

Ma scavare  l’essenza atavica

ha il sapore di conquista rapita,

confusa  con  l’illusione di sapere.

Emozione fuggevole,  bramosa

di conoscenza che infuoca e sudori

gelidi che scorrono nei canali della pelle.

Verità eluse, scivolate per convenienza

nell’ esistenza segnata dal tempo,

riprovevole  come un pensiero sconcio.

In questo tormento… la fede, non più dogma,

trova la sua dimensione umana, rivelatrice

di  inveterata volontà di vivere.

g.b.


 

LA  MIA  FAMIGLIA di g.b.


Nella frescura della sera,

sotto il portico di casa rivolto a ponente,

i miei pensieri  trovano ristoro

sul tramonto di porpora,

che scolora nell’indaco  frangiato

di  creste di  sole morente.

Colori  filtrati  tra ciglia  appena dischiuse

che assaporano  l’esistenza,

densa  di  età e di eventi …. di figli e di moglie,

madre degli stessi ,  presenze  discrete.

Sentori di cose … vicine e liete….. sono in me,

forti come pietre laviche certe come il destino,

sono la mia Famiglia … e gli  rivolgo la parola in  silenzio

e  nel  silenzio….riconosco la risposta.

Frutto  di  vita coniata nell’essere,

ora germoglio  consapevole,  pronto a fondersi

nel  crogiolo della vita che pervade.

Tutto questo  incanto trasfigura nel ricordo infantile

educato a ringraziare  il dono della vita.

Regalatami  con infinito amore

per essere  vissuta…..  e io ,  cosi lo insegno .

g.b.


 

Eternità di G.B.


Mi sono affacciato sull' eternità ...contrariato,
a mia insaputa ....senza alcun consenso,
col solo primordiale istinto del rifiuto per
la verità già scritta.

Dimensione obliqua, senza spazio,
dove galleggio liberato dal ceppo
a cui sono aggiogato per volontà del rapace.
"OBLIO" .... sogno nel sogno !!!

Non riconosco questo spazio senza tempo...
mi ritrovo "guerriero" errante con armi spuntate
a combattere un nemico senza volto....
"SGOMENTO" .... sogno nel sogno !!!.

Infido ... non ho avvertito il frullare d'ali,
presagio preparatorio per far pace con il mondo
e accettarne serenamente il suo verdetto.
"TERRORE" .... sogno nel sogno !!!

Un sottile brillio s'infiltra tra le ciglia e le
tenebre del sogno si ritraggono smarrite,....
è l'aurora che nasce e annuncia il giorno,
ridandomi in dono l'abbraccio del risveglio.

"RISVEGLIO" ...... sogno non più sogno !!!
Realtà che conosco .... " nemici " che conosco
dimensione terrena che conosco, ..... " visioni " ,
che appartengono al miracolo della vita.

g.b.

 

Mi hai regalato il tuo sorriso di G.B.


IL TUO SORRISO

Mi hai regalato il tuo sorriso di giovane donna,
sbocciato tra labbra umide baciate dal sole
perché non fossi più triste......

Chiostra eburnea , scivolata nell'anima
come un bagliore nella notte, da tenere
stretto nel pugno per non dissolversi.

Sogno di giovinezza che affiora delicato,
casto come lacrime primigenie, regalate
in dono all'età che porto dentro.

Sorriso fugace.... come vita
piena di ricordi , vissuta
col trasporto negli occhi.

Emozioni sopite .... ma ora vive,
tenere come frutti maturi ,
dolci come il tuo sorriso.


G.B.

 

“RICOMINCIO DA TRE” Trilogia poetica di G.B.


IL TUO SILENZIO

Mi piace il tuo silenzio.....
perché nel tuo sguardo profondo
colgo il corso dei tuoi pensieri.

Distante e sussiegosa, rapita nella tua voglia
di celarti agli occhi del mondo per non soffrire,
apri il tuo scrigno senza paura ... e concediti.

Seguimi nel tumultuoso sentimento che mi susciti,
prendimi per mano , cosi posso sentire il battito del tuo cuore, che pulsa insieme con il mio.

Percorriamo insieme la via dei ricordi che ci legano,
ricordi belli e nostalgie..... che ci sostengono
nel travaglio dei giorni che verranno .

Tu sei sempre stata il mio riferimento,
ora non sottrarti alla richiesta di amarti e
amarti ancora..... senza alcuna rinuncia.

Così nel tempo che porta alla vecchiezza
saremo liberi da fardelli "velenosi"..per
vivere insieme ciò che abbiamo meritato.

g.b.
MERIGGIO

Nelle ore calde del meriggio,
mi ritrovo sulla scogliera,
ad ascoltare il mare ...
rapito dal fluire delle onde che risuonano come il tuo sorriso.

E vedo i tuoi occhi - punture di stelle
nel firmamento celeste - splendere
come fuochi notturni col brillio
ammaliatore di una " fiera".

Il tuo incedere flessuoso
mi riempie di emozioni , che scorrono
lente come sabbia nella clessidra... così da poterle assaporare fino in fondo.

Ora nella seconda giovinezza....
tradito dal "rapace"...., ritrovo
il tuo braccio e percorro sentieri scoscesi
con la sicurezza dei giorni felici.

Dopo aver cercato l'ignoto.....
riacquisto la serenità perduta
e il mio essere fa pace
con la realtà che mi circonda.

g.b.
RICORDI

Nelle notti mote.... nella veglia,
il silenzio mi avvolge e, nella mente
i ricordi si affollano - vividi, struggenti, copiosi
e si rincorrono per avere il primato
delle emozioni che suscitano.

In questi momenti, silenti, la tua figura mi appare...
in tutte le sue espressioni - divertenti, scontrose,
gioiose , imprevedibili - e comunque tue.

Ho imparato a conoscerle ... e in loro rivedo
il tuo carattere - semplice e umbratile -
che mi regala sensazioni di tenerezza .

Sentimento che rafforza il legame che ci unisce,
fatto di ricordi vissuti nella giovinezza, contornati
da colori tenui e venata nostalgia.

In questo vortice di emozioni mi perdo,
mentre scivolo in un sonno leggero....
fatto di altri sogni ... di dorata bellezza.

g.b.

 

ATTONITO di G.B.


ATTONITO

Sul fare della sera mi sorprendo
a pensare al mistero della vita....
crogiolo di ineffabili bellezze e
coacervo di inspiegabili contraddizioni.

Assegnate senza discernimento
a persone impoverite dalle miserie umane,
che vivono in una simbiosi disconosciuta
senza colpe o meriti presunti.

Come strade assolate senza ombre...
simili a aurore luminose del mattino,
o vicoli tortuosi inerpicati su dirupi....
come notti immote orfane di luna.

Questo, nella consapevolezza inconscia
di una verità immutabile nel tempo,
confusa da ognuno, per convenienza,
nella profondità dei sentimenti .

Due condizioni apparentemente paritarie
vissute con la stessa paura dell'ignoto....
unite nella quotidiana dissimulazione
del perpetuo inganno, per non "morire due volte" .

g.b.

 

In ricordo di Giuseppe Muglia – testo di Franco Simula


Giuseppe Muglia
Il ciclista, 1995

Da sani, oltre 20 anni fa, ci eravamo incontrati e conosciuti alla Scuola media di Sennori dove io ricoprivo il ruolo di Preside e Giuseppe era stato trasferito come insegnante di Educazione artistica. Si era creato immediatamente un rapporto di reciproca simpatia e col passare del tempo anche di stima e apprezzamento sul piano professionale. Con Giuseppe non poteva essere altrimenti dal momento che Lui sapeva instaurare rapporti paritari con tutti fossero colleghi o alunni e con tutti riusciva ad essere accettato col suo sorriso tra l’ingenuo e l’ironico ma sempre disarmante. Era un inestinguibile fuoco d’artificio di creatività, capace di trascinare i ragazzi non solo insegnando i “fondamentali” di Educazione Artistica ma coinvolgendoli nelle attività più disparate che andavano dalla composizione minuziosa di presepi alla creazione originale di villaggi nuragici o alla paziente composizione di mosaici. Queste attività impegnavano necessariamente più di una classe anche perché i suoi lavori erano di dimensioni imponenti; lo testimonia ancora il grande mosaico, che è collocato all’ingresso della Scuola Media di Sennori, nel quale viene riprodotta una delle attività caratteristiche del paese: la raccolta delle olive. Destini diversi ci hanno portato, negli anni, a perderci un po’ di vista; ma ci ha pensato bene il morbo di Parkinson a farci rincontrare.

” E tu che fai qui? Anche tu hai il morbo di Parkinson?”

” Come puoi vedere il M. di Parkinson non guarda in faccia a nessuno, è cieco, ma colpisce sempre qualcuno seminando immancabilmente disperazione, rassegnazione, accettazione, lotta…impari.

Entrambi ci eravamo iscritti all’Associazione Parkinson e quindi partecipavamo all’attività di fisioterapia; Giuseppe -però- aveva difficoltà a raggiungere il luogo di incontro perché -non avendo rinnovato la patente- non aveva autonomia di spostamento. Concordammo che gli avrei dato un passaggio per l’appuntamento settimanale al quale Giuseppe non voleva mancare perché era certo di trarne giovamento. Nei pochi minuti di tragitto in città la conversazione cadeva immancabilmente sull’argomento che costituiva la sua grande passione: il ciclismo. Fantasticava sulla nuova bicicletta che avrebbe voluto acquistare immaginando il colore, la leggerezza, il tipo di cambio: insomma sembrava doverla andare a ritirare di lì a poco. Davanti a tanta decisione io mi preoccupavo pensando che -anche in bicicletta- l’equilibrio di un malato di Parkinson non è molto stabile; io cercavo di dissuaderlo e lui sembrava convinto di poter fare la grande rinuncia ma la settimana successiva riattaccava col tormentone della bicicletta. Da un certo Giovedì in poi Giuseppe ha cominciato a non presentarsi più all’angolo tra Via Deledda e Via Crispazzu mentre la moglie mi parlava di un aggravamento generale delle sue condizioni di salute.

Per Pasqua sono andato a trovarlo ma Giuseppe era già allettato ma soprattutto aveva perduto il suo consueto buonumore, lo sguardo vivo, il sorriso luminoso e coinvolgente. Aveva già intrapreso l’ultima tappa, l’ultimo tratto di strada: qualche giorno fa la fine. Uomo buono, talvolta ingenuo ma sempre generoso e disponibile.

Ora, finalmente, potrà riprendere a sognare, inforcare la sua bicicletta e inseguire il vento in una corsa infinita. (f.s.)


 

Trilogia di G.B.


VASTITA'

Quando sei lontana il mio animo si strugge,
e per evocarti, nel silenzio della notte
"grido" muto il tuo nome...nella speranza
che tu possa sentirlo e renderlo vivo .
Nel "nostro" letto la mia mano ti cerca,
ma tu non ci sei ... resta solo il profumo
del tuo corpo, che sa di spezie salmastre ,
di odori screziati di pini ... tamerici ...e ginestre.
Nella vastità del mare rivivo la grandezza
del sentimento che porto dentro per te e
nel vento impetuoso che spira da ponente
riconosco l'intensità del tuo amato candore
Tutta la natura che mi circonda sa di te...
mi avvolge , mi inebria, mi stordisce,
in una ebrezza dei sensi infinita..... così,
per dimenticare e saperti ancora "mia" .
g.b.
EMOZIONI

Per te, posso scrivere i versi più belli...
ma non hanno la stessa intensità
che sprigiona la tua presenza.
Emozioni... vibranti come violini ,
vulcani ribollenti di lava e fiumi
tumultuosi, che scavano la roccia.
Vortici impetuosi che mi portano
in alto , in cima alle stelle
e mi lasciamo ricadere lentamente .
Una discesa lenta , planata ,
avvolta nel silenzio .... oblio,
dove poterti pensare e pensarti ancora.
Così mi fai sentire, quando ti sento,
felice fino al profondo dell'anima,
come l'innamoramento che porto dentro.
g.b.
AURORA

Nel tuo ricordo mi risveglia l'aurora.
Figura diafana nella penombra della stanza,
colma della tua presenza.
Ti muovi leggiadra a piedi nudi....
vestita di soli ricami di luce.
Un fremito di ciglia.... che sprigiona
un'ondata intensa e poderosa.
Impalpabile entità......
dove potersi abbandonare,
in un silenzio senza fine.
Rapito avverto la fragranza
del tuo profumo struggente ....
essenza che ristora il pensiero.
Tutto in me si riconcilia
e rimane solo una melodia.....
che rintocca come una campana felice.
g.b.