Volare si Può, Sognare si Deve!

Curiosità

Castelsardo 02/04/2023 – testo di Franco Simula

CASTELSARDO 2 aprile 2023

Non saprei dire se siamo noi sfortunati o se sono i pullman che ci vengono assegnati che hanno il satellitare sballato perché non arrivano mai direttamente, al primo colpo, alla località a cui siamo diretti.
Per le strade interruzioni a go-go: domenica eravamo già a un buon punto verso la città doriana: interruzione della strada. Dietro front, si torna indietro passando per Sorso. Ce lo potevano dire prima che arrivassimo a Marrizza.
La giornata comunque è stata bellissima! Come? Se è piovuto quasi tutto il giorno. Embè non può forse essere bella anche una giornata di pioggia? Intanto perché un po’ di pioggia la stavamo aspettando e poi anche perché quando pioveva noi eravamo dentro il pullman. La mattinata è passata in fretta perché, tra interruzioni e rinvii, ce n’era rimasta poca. Il tempo per fugaci visite ai negozi di artigianato: il corallo dei bei souvenir era ovviamente taroccato ma i rivenditori non facevano niente per farlo passare per corallo vero . Ciò che invece non siamo riusciti a godere è stato uno spettacolo sempre incantevole a Castelsardo: la città illuminata dal sole di primavera. Ma già, non si può avere tutto. All’ora del pranzo ancora pioggia. E noi per ripicca, in ristorante da “Sale e Peppe” dove al nome hanno opportunamente abbinato il condimento che negli antipasti che ci sono stati serviti era corposo e succulento. Tanto da invogliare chiunque a bere qualche goccio in più del buon vino che ci è stato servito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche Nicola, ragazzo speciale, col suo “fiuto” ha intuito immediatamente che stava vivendo una giornata diversa dalle solite. E infatti si è scatenato a fare o mimare le cose più divertenti: ha giocato alla morra come un esperto conoscitore della gestualità e del conteggio dei punti; ha mimato il fumo di una sigaretta come un ragazzo vissuto. Ha riso e cantato come da molto non gli capitava: insomma si è divertito tanto. Nicola aspetta a breve un’altra di queste feste. Il pranzo è stato gradevole e gradito. All’inizio, prima che ciascuno trovasse la propria posizione, sembrava non ci fosse spazio sufficiente per tutti, invece durante il pranzo è spuntata, inattesa, qualche battuta di morra sarda. Tutto questo marasma è stato fedelmente registrato dalla “vecchia” e gloriosa macchina fotografica di Gian Paolo Frau che ha avuto la pazienza di riprendere proprio tutti. Ci si può già rivedere nel sito.

Il pomeriggio è stato dedicato al canto del coro dell’Associazione. Fra le attività complementari che i parkinsoniani svolgono, uno spazio importante è stato riservato al canto che tante soddisfazioni ha dato ai singoli e all’intera Associazione.
La locandina predisposta dall’Associazione Parkinson Sassari assieme alla comunità di Castelsardo prevedeva l’esecuzione di 15 brani di vecchie canzoni che hanno riscosso l’applauso entusiasta dei castellanesi presenti nonostante la serata piovigginosa. Prima dell’evento canoro la presidente dell’Associazione Dora Corveddu ha porto il saluto alla comunità castellanese cui ha fatto seguito un commosso ricordo del Sindaco Antonio Capula.
Dopo l’esibizione canora, anche un po’ stanchi, ancora sotto la pioggia, abbiamo raggiunto il pullman del ritorno.
A Sassari ci aspettava il bel sole che a Castel Sardo si era nascosto tutto il giorno sotto le nuvole.

Franco Simula

Immagini della Gita e Pranzo a Castelsardo 02-03-2023

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TIRO A FRECCETTE di Kai S. Paulus

Il gioco delle freccette consiste nel lanciare verso un bersaglio dei dardi, stabilizzati nel volo da alette, in modo che la loro punta vada a colpire una delle porzioni in cui il bersaglio è suddiviso.” (Wikipedia)

 

 

Tutti sanno che cos’è il tiro a freccette e verosimilmente tutti l’hanno provato almeno una volta nella vita. Un gioco divertente da bambini, vero? E che spesso giocavamo alle feste di compleanno e della parrocchia.

Invece, il nostro amico Mario mi spiega che si tratta di uno sport serio, per adulti, con tanto di regole ferree e federazione italiana (Federazione Italiana Gioco Freccette, FIGC) e mondiale (World Darts Federation, WDF), e che lui pratica a livello agonistico. Non lo sapevo e sono impressionato. La cosa mi interessa e mi informo ulteriormente.

Le regole principali sono le seguenti:

 

 

Il campo di gioco. Copyright 2007 Dart Club Treviso

Il bersaglio va posto a 1,73 metri di altezza dal pavimento, diciamo ad altezza d’uomo. Curiosi sono invece i 2,37 metri di distanza dal bersaglio alla quale si deve posizionare il giocatore. Narra la leggenda che all’inizio del secolo scorso ci si mettesse d’accordo per definire la distanza da cui lanciare le freccette con quattro casse di birra messe in fila dal muro; ogni cassa misurava 2 piedi (un piede: 31 cm), per cui ci si accordava sugli attuali 8 piedi (2,44 metri dal muro, meno lo spessore del bersaglio). Gente molto precisa, nonostante le quattro casse di birra (vuote). Ma non finisce qui: le freccette pesano circa 22-24 grammi, ma non devono superare i 50 grammi, ed anche la lunghezza è variabile ma non deve superare i 30,1 cm. Inutile aggiungere che le freccette possono consistere di materiali diversi e che vengono offerte con un corpo a grip differenti in base alle preferenze del giocatore. Insomma, roba da veri professionisti.

Ogni tiro è composto da tre lanci di freccette, la freccetta che manca il bersaglio o che si stacca e cade per terra è nullo; degli altri si sommano i punti ottenuti.

Prima della partita viene stabilito il punteggio totale da raggiungere e poi si fanno il numero di tiri necessari finché il primo raggiunge il punteggio richiesto.

Facile, vero?

 

E se adesso vi proponessi di praticare questo divertente gioco prossimamente nella nostra Casa Park, che ne direste? Forse tra le nostre fila non nascerà il futuro campione del mondo, ma il divertimento sarà sicuramente assicurato.

Dispersi nella metropoli di Tissi – testo di Franco Simula

Le previsioni meteorologiche avevano mantenuto le promesse, la giornata era luminosa, con un gradevole tepore primaverile  inaspettato a dicembre inoltrato, comunque il tempo ideale per permettere a quattro buontemponi distratti di andare a Tissi per fare una visita di cortesia o meglio una rimpatriata casereccia all’amico Peppino Achene tissese DOC. Appena arrivati in paese nasce spontanea la domanda: dove si trova la casa di Peppino situata in Via Spina Santa n° 34?
Io ricordavo (ma l’ho ricordato dopo essere arrivati) che a circa 1 Km. dal paese la strada di accesso si biforcava a ypsilon proprio nel punto in cui si trova la campagna di Peppino: lì bastava imboccare la parte destra della strada per arrivare a casa dell’amico tissese. Noi, invece, decidiamo di farci guidare (male) dai cartelli stradali dopo aver messo in funzione il “satellitare” sul quale avevamo scritto l’indicazione della via (Santa Spina) sbagliata. Cominciamo la ricerca ma dopo qualche minuto ci rendiamo conto che stavamo vagando al buio, della casa di Peppino nemmeno l’ombra; ancora per un po’ continuiamo a caracollare per Tissi che improvvisamente da un paesino di 2.500 abitanti era diventato un’immensa metropoli …americana. Impantanati, perduti, smarriti nella metropoli di Tissi. Sfiduciati, alla fine chiediamo a una donnina dove si trovi Via Santa Spina. E lei, ironica e divertita ”Quella via non la troverete mai perché non esiste, provate a cercare Via Spina Santa e siete già arrivati. Benvenuti a Tissi “. E così, in un attimo, con una sonora risata, si conclude l’avventuroso viaggio nella metropoli…di Tissi.

A casa di Peppino Achene

Meno male il resto della mattinata ci ha ampiamente compensato della momentanea delusione. Ci siamo divertiti con niente: raccontando “strallere” ridanciane, cantando magari un po’ stonati, le canzoni del nostro coro, accompagnati da un’armonica un po’ incerta che, tuttavia, non si vergognerà di ripresentarsi con lo stesso coro (speriamo non lo sappia Fabrizio) appena dovesse capitare l’occasione.
f.s.

PARKINSON E GLI “SNIFFER” di Kai S. Paulus

Ci siamo lasciati alla fine del reportage sul convegno algherese “Pet Therapy e Caregiver” (vedi PET THERAPY E CAREGIVER AD ALGHERO) che avremmo approfondito l’argomento della PET therapy, o più correttamente, la terapia assistita con gli animali, TAA, e così stiamo facendo insieme al responsabile nazionale, Roberto Zampieri, e la responsabile regionale, Francesca Soggiu, del PROGETTO SERENA ODV. Da fine ottobre siamo in continuo contatto, ci scambiamo materiali, ci documentiamo ed abbiamo iniziato a stilare un progetto per un prossimo studio sull’utilizzo di cani nella gestione del Parkinson.

Manco a farla apposta, mi è arrivato proprio oggi il numero di settembre della rivista specializzata in Parkinson, la “Movement Disorders” (arriva dagli USA sempre con due mesi di ritardo), con una copertina che mi ha subito colpito.

 

Ma come? Noi a torturarci per come mettere in piedi una innovativa ricerca, ed ecco arrivare dei ricercatori cinesi a soffiarci l’idea.

Ovviamente, incuriosito mi sono subito messo a leggere l’articolo sulla “Sensibilità di cani da fiuto per la diagnosi della malattia di Parkinson: uno studio di precisione” degli autori dell’Università di Changsha in Cina (metropoli di oltre 8 milioni di abitanti in cui studiò Mao Zedong).

I cani “sniffer” (fiutatori) della razza del pasttore belga nero malinois.

In questo studio sono stati addestrati dei cani, per lo più dei pastori belgi neri malinois, che dovevano individuare alcune persone con Parkinson in un numeroso gruppo di persone non affette. L’addestramento consisteva nello sdraiarsi davanti alla persona ricercata. Ebbene, tutti i pastori riuscivano nell’impresa con pochissimi errori. Alla fine, la sensibilità e specificità del successo degli animali era intorno al 95%, mentre quello di uno specialista neurologo è di circa l’86%.

Questo successo è da attribuire all’eccezionale fiuto dei cani con il quale riescono a fiutare delle particolari secrezioni cutanee ed ormonali umani tipiche del Parkinson. Tra l’altro, la ricerca era ugualmente valida sia con parkinsoniani in terapia o senza terapia, che anche in questo caso può trarre in inganno l’occhio umano. Gli autori non si soffermano sulla particolare composizione dell’odore ‘parkinsoniano’ dandolo per scontato e rimandano a dei lavori un po’ datati.

Comunque, un notevole risultato specialmente riguardante i fattori tempo e costi, nettamente a favore degli animali.

Lo studio dei ricercatori cinesi è molto interessante, ma per fortuna è molto diverso dal progetto che abbiamo in mente noi. Ma di questo parleremo un’altra volta.

 

Ed io pensando che l’umanità dovesse riguardarsi da Intelligenza artificiale e transumanesimo (vedi l’intrigante romanzo “Faccia di cera” di Marco Balbina), invece: occhio allo sniffer!

Fonte bibliografica:

Chang-Qing Gao, Shan-Ni Wang, Mei-Mei Wang, Jing-Jing Li, et al. Sensitivity of Sniffer Dogs for a diagnosis of Parkinson’s disease: a diagnostic accuracy study. Movement Disorders 2022, 17(9): 1807-1816.

Clausura – Testo di Franco Simula

Quando io ero bambino, cioè 80 anni fa, la scuola materna che frequentano tutti i bambini si chiamava asilo infantile ed era ospitato in un bel palazzo (oggi maltenuto) che si trova a Ittiri in Via S. Francesco (allora si chiamava Via Regina Margherita).
Che quel bel palazzo fosse un asilo è “gridato” a lettere cubitali da una scritta che si legge ancora sul frontone: ASILO INFANTILE DIVINA PROVVIDENZA.
Appariva chiaramente, dunque, che in quel locale c’era un asilo gestito dalle Suore Vincenziane riconosciute dappertutto per l’originale copricapo che indossavano rappresentato ai lati da due bande bianche inamidate a forma di ali che le facevano assomigliare a grandiosi gabbiani con le ali distese in volo.
Il locale era strutturato in vari settori che venivano utilizzati in maniera differenziata.
Nel lato posteriore era stato realizzato un seminterrato che veniva utilizzato come cucina comune per suore orfane e bambini e come refettorio per noi bambini; il piano terreno che sporgeva sulla facciata principale conteneva invece un grande salone riservato alle attività dei bambini con due terrazzi a livelli differenti che venivano utilizzati per momenti di giochi all’aperto. Nel salone principale, corredato di banchi a due posti, si svolgevano le attività di didattica applicata all’infanzia e come strumenti di lavoro per gli scolaretti c’erano in bella mostra una serie di giocattoli contenuti in un armadio a vetri che non abbiamo mai usato. I banchi con i piani d’appoggio ribaltabili venivano utilizzati nei dopo pranzo per fare il riposino. Da un angolo dello stanzone partiva una scala che a metà consentiva l’accesso a un bel terrazzo a alla sommità confluiva sulla porta di accesso al dormitorio delle suore: sullo stipite superiore della porta, ben visibile, una scritta: CLAUSURA.
Su quella scala, per punizione, io venni inviato tante volte perché evidentemente ero monello, e puntualmente ogni volta che finivo sulle scale venivo assalito dal desiderio impellente, compulsivo, di entrare in quella stanza contravvenendo quindi al divieto assoluto che ci era stato imposto dalle suore.
Conclusi il periodo di frequenza dell’asilo senza riuscire a soddisfare il desiderio di entrare in quella stanza e vedere la clausura con i miei occhi, vedere in che cosa consisteva, curiosità che rimase insoddisfatta.

Venticinque anni dopo fui invitato a far parte del Consiglio di Amministrazione dell’Asilo Infantile. Accettai l’invito anche perché ero curioso di sapere come funzionavano queste piccole amministrazioni. Il consiglio era composto da cinque componenti io ero il più giovane e quindi il più inesperto, ma quando le situazioni lo richiedevano ero anche molto combattivo. Nelle riunioni di Consiglio si adottavano decisioni riguardanti le normali esigenze di un gruppetto di ragazze orfane e le necessità essenziali delle suore. Un giorno la superiora delle suore e una sua coadiuvante che si occupava delle condizioni generali della casa chiesero di partecipare a un Consiglio perché dovevano segnalare una crepa che si era creata nel soffitto del dormitorio e che si stava estendendo a vista d’occhio.

Subito dopo la descrizione del danno fatta dalla superiora io intervenni con evidente tono ironico:-E come facciamo ad entrare nel dormitorio delle suore?
E la superiora: – Apriamo la porta ed entriamo.
Ed io : – La fa facile lei, non sta tenendo conto che c’è un divieto assoluto rappresentato dalla CLAUSURA e quindi non si può entrare.
E la superiora: – Ma in casi eccezionali si deroga da queste norme.
Io ancora fingevo di credere che fossero valide le severe minacce fatte dalle suore quando io, da bambino monello, venivo relegato nelle scale con la severa minaccia di non infrangere la clausura perché era peccato. Dopo qualche minuto di discussione che io avevo avviato per scherzo, conclusi la diatriba : – Certo che possiamo entrare nel dormitorio tutti sappiamo benissimo che dietro la CLAUSURA c’è una stanza come tutte le altre e che la minaccia di peccato per chi entrava in quella stanza era una minaccia fasulla usata per spaventare bambini monelli ma innocenti.
Mi ero comunque divertito a dissacrare un tabù che solo le suore potevano credere di usare come argomento di dissuasione.

Franco Simula 18-09-2022

“Beach Park”- testo di Franco Simula

Oggi 14-09-2022, nonostante le previsioni del tempo non fossero le più propizie, un manipolo di temerari ha deciso di approdare al mare di Platamona che appariva, infatti, abbastanza mosso da un maestrale alquanto teso: anche i vecchi lupi di mare e gli esperti regatanti erano diffidati dall’avventurarsi oltre il bagnasciuga. Qualche giorno fa un incauto nuotatore si era tuffato nel mare un po’ mosso e per un attimo era rimasto sbattacchiato dalle onde che, offese, lo avevano rimproverato:”Caro nuotatore, anche se sei stato un famoso regatante e un vecchio lupo di mare, devi ricordare che quando il mare è agitato non guarda in faccia a nessuno”.

La delusione comunque è stata solo parziale dal momento che la mancata immersione nelle limpide acque di Platamona, rimandata a un altro giorno, è stata compensata dalla graditissima sorpresa della visita di quattro amici dell’Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani di Torino. Gli amici torinesi son voluti venire a trovarci al mare, a Platamona, dove da qualche tempo alcuni parkinsoniani dell’Associazione Parkinson Sassari, frequentano lo spazio attrezzato per disabili predisposto dal Comune di Sassari.  L’incontro coi torinesi era stato preceduto da una lettera inviataci da Michele Lombardi nella quale ci manifestava tutto il suo apprezzamento e il suo entusiasmo uniti a quelli della loro Associazione per l’iniziativa adottata dall’Associazione Parkinson Sassari che i torinesi, gentilmente, hanno voluto lanciare con un titolo emblematico :”E’ nato il primo BEACH PARK” e lo hanno voluto indicare come caso esemplare da imitare dappertutto in Italia.

L’incontro odierno al mare di Platamona, “battezzato” dal gruppo torinese BEACH PARK, può considerarsi unico e irripetibile perché inaspettato e gradito ospite è arrivato dott. Kai Paulus, neurologo dell’Associazione, ideatore, dieci anni fa, e costante ispiratore e animatore entusiasta della nostra Associazione.

Poiché l’ora si faceva tarda non si poteva concludere il singolare incontro se non cantando almeno due canti in lingua sarda.

La prima canzone è stata: Savitri- Cantico d’amore e la seconda  No potho reposare.

                                       Franco Simula

Ancora quasi…TUTTI al MARE – Testi di Franco Simula


La sera di Ferragosto le previsioni del tempo non prevedevano una giornata decisamente bella con cielo azzurro terso, magari calda da asfissiare, ma limpida, anzi era prevista pioggia durante la notte e la previsione fu puntualmente mantenuta.
Per una decina di minuti una pioggia alquanto sostenuta riuscì a dare ristoro alle piante del giardino che da qualche giorno soffrivano del caldo eccessivo di un Ferragosto di…fuoco, anche per la coincidente Faradda dei Candelieri. Giannella sembrava non farsi intrigare da tali previsioni meteorologiche per decidere di andare al mare, io rimandai a oggi 16 la decisione che fu positiva anche se qualche nuvola or bianca ora color cobalto si intrecciava nel cielo: si va al mare. E la decisione fu ripagata da una gradevole discesa al mare di Platamona. Manco a dirlo, appena arrivati, dopo aver piantato sedie e ombrelloni, la meta da raggiungere fu il mare.
Che per noi, che non siamo campioni olimpici e neppure paraolimpici, rimane sempre un obiettivo di difficile approdo A questo punto entra in funzione Antonello che si fa in quattro per aiutare or l’uno or l’altro per entrare in mare. L’operazione è sempre complessa per parkinsoniani che – diremo con un eufemismo -hanno un equilibrio instabile. L’acqua era più fresca della volta precedente ma sempre rigeneratrice.
Stavolta abbiamo rilevato che i gommoni usati come salvagente non erano molto pratici: la circonferenza interna dei gommoni era troppo larga per cui la spinta dell’acqua spingeva il gommone verso l’alto e noi rimanevamo schiacciati verso il basso ma non con i piedi poggiati sulla sabbia del mare. Insomma un disagio riparabile utilizzando un salvagente di dimensioni ridotte.
Stavolta al mare eravamo un po’ meno della volta precedente ma ci siamo divertiti ugualmente e guarda caso incontri casuali fatti al mare hanno costituito un salotto diverso dal solito. Dora infatti ha avuto modo di incontrare un’amica che non vedeva da molti anni: i ricordi infatti si sono spinti nel tempo sino a rimembrare i balli organizzati nelle case in occasione dei festeggiamenti per il conseguimento delle maturità scolastiche. Intanto Iside effettuava il suo ingresso solenne in acqua sempre adagiata nella lettiga con le ruote riservata ai bagnanti con maggiori difficoltà.

Francesca era aiutata da Gavino, Franco da Giannella e Giuseppe da Dora che ha svolto anche il compito di fotografa del gruppo. Antonello continuava a fare il fac-totum non disdegnando ogni tanto di partecipare alle chiacchiere dei vari ombrelloni come quando a un certo punto qualcuno dice: – Speriamo che stasera piova- Antonello lancia un fulminante non-sense: “E così potrò finalmente innaffiare le piante”. Qualcuno degli astanti interloquisce: “ Che ortaggi coltivi nel tuo orto”? Il senso della risposta-domanda sottendeva una curiosità che rilanciava inconsapevolmente un altro non-sense che però trovò soluzione nel silenzio che spontaneamente si era creato. Un nuovo argomento di discussione invece, molto concreto, lo ha creato Sergio Carmelita:” Appena sarà possibile vi preparerò una zuppa di cozze”. E Antonello, attento, prendendolo subito in parola e pregustando il sapore:” Mi raccomando Sergio, molte cozze e poco prezzemolo”. Si capiva
chiaramente che era ormai arrivata l’ora del pranzo e del rientro a casa.
Franco Simula


TUTTI al MARE testi di Franco Simula


Una vecchia canzone diceva: ” Tutti al mare a veder le acque chiare” e qualcuno volgarizzando il verso correggeva “a veder le chiappe chiare”. Ieri 26 luglio 2022 un gruppo di parkinsoniani, rompendo gli indugi, le paure, le preoccupazioni, a bordo della nuova Mercedes che anonimi donatori hanno voluto generosamente regalarci, hanno deciso di andare al mare. All’arrivo, da subito, il colpo d’occhio iniziale dello spazio di spiaggia predisposto dal Comune a persone disabili ha offerto una panoramica gradevole: spazi ampi a disposizione, traversine in legno collegate fra loro formavano dei comodi collegamenti fra la sabbia e la battigia ma ne traeva beneficio anche l’estetica dal momento che si intuiva una visione d’insieme progettata con gusto e non abborracciata all’ultimo momento. Lo spazio è integrato da una cabina con servizio chimico e da due docce e una fontanina come servizi minimi dopo l’immersione nell’acqua salata. Eravamo in tredici tutti contenti di aver vissuto, in gruppo, una nuova avventura che finisce col rinsaldare nuovi vincoli di amicizia e solidarietà. La giornata al mare è consistita in una immersione all’interno di un gommone che ha fatto da nido protezione a delle persone che, con un eufemismo, diremo che non sono al massimo delle loro capacità di equilibrio. Francesca già alla seconda esperienza, sembrava trovarsi a suo agio in un ambiente, il mare, nel quale aveva vissuto da anni.
Timido e riservato, quasi commovente, l’ingresso in mare di Iside. Il nome evocava immediatamente lontani ricordi storici di regine egizie coeve di Piramidi immortali. E anche Lei è stata spontaneamente all’altezza del nome. Distesa con dignità su una lettiga, messa a disposizione dall’amministrazione comunale, è stata affidata alle carezze delle onde quasi a compiere un rito solenne di altri tempi. Adelaide è entrata in mare con l’eleganza di sempre. Per disfare il caschetto di raffinata fattura è stata necessaria una folata di vento impetuosa, una mini tromba d’aria, che per un attimo ha interrotto l’armonia che regnava sulla spiaggia di Platamona. Elisa si è divertita tanto fra le tiepide acque del bel mare turritano seguita a stretto contatto dalla fisioterapista Tiziana che a sua volta ha fatto le acrobazie per non essere ripresa; ma tant’è dal gruppo non poteva scansarsi. E poi perché? con quel fisico… Giannella teneva a bada il marito (cioè Franco) per evitare che andasse alla deriva mentre si prendeva beatamente il sole.
Tonino e Sergio si son ritagliati il compito discreto di vigilare sulle rispettive mogli anche perché a un certo punto si era messa un po’ di maretta. Giuseppe si è avventurato senza Dora ma di sostegni ne ha trovato in abbondanza. E Antonello dove era andato a finire? Per Antonello il lavoro non manca mai.
Ha fatto il sovrintendente di tutte le attività della mattinata. Ha piantato e spostato ombrelloni, ha scattato fotografie a tutti, ha fatto da stampella a chi ne ha avuto bisogno. Insomma ha interpretato alla perfezione il ruolo che si è ritagliato e che tutti gli riconosciamo.
Franco Simula

Lo SFRATTO dalla MURAGLIA – Testo di  Franco Simula

Quest’estate 2022 il ritorno alla Muraglia è preferibile chiamarlo lo”sfratto” dalla Muraglia perché nell’attribuzione degli spazi ai vari ristoratori la politica ha deciso di assegnare agli stessi ristoratori, a titolo gratuito, alcune aree attigue al muraglione sottraendole agli affezionati che trovavano uno spazio minimo a sedere tra i cannoni e i bei possenti sedili di lucido basalto.   La decisione, a  dire il vero, non è stata presa a cuor leggero ma in esecuzione di una disposizione ministeriale che prevede il risarcimento di parte dei danni causati dalla pandemia. Ma tant’è gli sfrattati dovevano a tutti i costi e senza esitazioni trovare un nuovo spazio: e nuovo spazio fu.  Rappresentato dalla gradinata in trachite rossa che collega il bastione con Piazza S. Croce. Quella era in un attimo diventata la nostra  “SCALA”.  L’occupazione è stata assolutamente pacifica e finalizzata a dare sfogo all’arte dato che musica e canto sono due arti nobili che accompagnano l’uomo sin dai tempi primordiali.

Sabato 9 luglio2022 i musici e i cantori della muraglia si sono dati appuntamento per liberare, dopo un altro anno difficile, l’arte repressa per troppo tempo. Il fascino della notte stellata ha facilitato le esecuzioni di canzoni e brani musicali. Alla spicciolata in pochi minuti si forma il gruppo che per un paio d’ore allieterà la serata.  Pietro Ledda, che nessuno conoscerebbe se non lo si chiamasse “Barabba” è il decano della compagnia. Sullo stipite della porta di casa spicca una ceramica  con la scritta “ Aqui vive un musico”. Ramingo per mezzo mondo, è riuscito in oltre 50 anni di vita artistica, ad acquistare competenza e dimestichezza con un buon numero di strumenti musicali dalla chitarra all’armonica, dal mandolino all’arpa che ospita tutti in un stanza della casa: un leader, un punto di riferimento.

Luis Doppio, che ha trascorso la giovinezza in Germania, fa la guida turistica, è anche lui un cosmopolita, cantante poliglotta: tutte le varietà e modalità del canto sardo e catalano fanno parte del suo ricco repertorio.  Luis  è un un uomo di cultura, non esibita ma manifestata con misura. Per lui la cultura non è una cosa ma è un modo di essere personale e un modo di considerare gli altri. 

Pietro  Migoni, il più giovane della brigata,  è  un uomo dai molti talenti che non sempre riesce a  valorizzare in maniera adeguata perché “si stufa “. Di volta in volta si applica con genialità a effettuare realizzazioni nella lavorazione del legno e  possiede  una singolare creatività nel trasformare pezzi di legno comuni in singolari creazioni. Con la chitarra potrebbe fare cose egregie se nell’applicazione fosse accompagnato da adeguata costanza. Che non è una donna. Il paradosso di Pietro è rappresentato dalla sua sottile capacità filosofica ad argomentare rimandando o mettendo in discussione ciò che al momento non è di suo gradimento.  

Tore ha esercitato l’attività di carpentiere prima all’estero e poi in alcune imprese cittadine e ha poi praticato sempre per passione la pesca subacquea, mettendo a disposizione la propria esperienza di subacqueo tutte le volte che lo ha richiesto il pietoso recupero di dispersi in mare; fa parte del gruppo che suona, ma non è appariscente perché accompagna con le nacchere; se però è assente per qualche motivo se ne sente la mancanza.

Gino partecipa agli incontri serali fornendo il suo contributo sonoro col crepitio della raspa e rendendosi disponibile a soddisfare le esigenze che si creano di momento in momento. 

Sabato, all’incontro musicale, Armando si è limitato a fare il chitarrista accompagnatore esprimendo anche in questo ruolo non preminente una musica che scaturiva da un’ispirazione profonda e sofferta, pur avendo un’ esperienza più che decennale di esibizioni in pubblico con un suo gruppo. L’anima vera di Armando è scaturita 24 ore dopo la serata canora. Aveva dovuto affrontare con gli amici  una giornata alquanto “operosa” al solaio.  Gamberoni e calamari, braciole e salsiccioni arrostiti dallo chef Sandro Multineddu (uomo di ingegno versatile e di raffinata ricercatezza nella scelta dei condimenti) hanno deliziato il pranzo pantagruelico degli amiconi. Tutto questo ben-di-dio non ha mancato di essere  innaffiato da abbondanti libagioni. Che, nel caso di Armando, hanno facilitato  uno sfogo-verità liberatorio che gli ha permesso anche di esporre in maniera istintiva la sua filosofia sulla musica e sulla vita.  “Io, dice Armando, non ho studiato al Conservatorio ma ho “succhiato” con avidità ciò che i miei amici studenti mi raccontavano. Io ci riflettevo e istintivamente, di getto, riuscivo a comporre delle sovrapposizioni da  aggiungere alle loro composizioni che gli stessi autori consideravano  di qualità eccellente e preziosa, talvolta superiore al lavoro originario”.  “E non pensavi di poterne trarre anche tu un beneficio economico”?  “L’idea del vantaggio economico non mi stimolava più della soddisfazione morale derivante dall’essere riuscito, da solo, a ottenere risultati superiori a quelli dell’intero gruppo; le loro valutazioni spontanee per me erano il massimo della soddisfazione”.   

Questi personaggi eterogenei , spesso anche con idee divergenti, quando si incontrano alla muraglia nelle belle notti d’estate riescono a trovare una coesione, un accordo straordinario, forse anche perché si conoscono da tutta la vita; riescono a formare un complesso coeso e armonioso veramente eccezionale che attira l’attenzione e gli applausi di tutti i numerosi turisti che si fermano incantati ad  ascoltare . La riproposizione delle tradizionali nostalgiche canzoni algheresi accompagnate dalle classiche canzoni spagnole o catalane costituiscono un complesso musicale dal fascino imperdibile che non può lasciare indifferente il passante.  E mentre i capannelli si alternano in continuazione per evitare di interrompere il flusso della passeggiata, fra la gradinata di trachite rossa e il Bastione si perde  l’ultimo canto nostalgico nella notte afosa di questo Luglio dominato dall’anticiclone africano.

                                                     

                             Franco  Simula