Volare si Può, Sognare si Deve!

Cultura

Le emozioni di un viaggio in aereo di S. Faedda


Il periodo scorso io e mia moglie decidiamo di trascorrere un breve periodo dai nostri amici di Oleggio per ricambiare la loro visita da noi in Sardegna.
Dopo aver consultato gli orari di diverse compagnie e le tariffe imposte, decidiamo di prenotare per “Orio al Serio” a circa 100 km da Oleggio.
Io, che normalmente non amo viaggiare in aereo, dopo il viaggio in Cina con 12 ore di volo, mi dico che affrontare il breve tratto non sarà certo così preoccupante.
Imbarcate le valige con alcuni souvenir per i nostri amici, affrontiamo il volo con serenità e senza alcun brusco movimento anche perché…l’asfalto  è levigato alla perfezione.
Arrivati a destinazione i nostri amici, Giuseppe e Tina, come da programma, vengono a prenderci in aeroporto e raggiungiamo così la loro casa giusto in tempo per l’ora di cena.
In quella casa ormai da qualche anno abbiamo a disposizione una splendida camera da letto che è diventata la nostra camera delle vacanze.
Dopo circa una settimana trascorsa da veri signori, arriva il giorno del rientro in patria. Ed è qui che comincia la malinconia; prima di tutto perché dobbiamo lasciare in nostri amici e poi perché quel luogo è così rilassante tanto d’aver stregato il nostro cuore.
In aeroporto, poco prima della partenza per il rientro, telefono a mio figlio giusto per accordarci sull’orario d’arrivo e per conoscere le condizioni del tempo. “Qui il vento è piuttosto forte” mi dice “preparatevi per un eventuale atterraggio ad Olbia o addirittura a Cagliari”.
Saliamo sull’aereo con questa consapevolezza e, allo stesso tempo, con la paura di dover affrontare un ulteriore viaggio in pullman di altri 200 km.
L’aereo inizia a rullare; allacciamo le cinture di sicurezza, facciamo il solito segno di croce per scaramanzia, poi chiudiamo gli occhi in attesa della fase di innalzamento. Sembra che l’aereo non voglia spiccare il volo, tanta è l’attesa e la paura per la corsa sfrenata prima che questo avvenga. Quando inizia a sollevarsi ci rendiamo conto che il vento lo fa oscillare in maniera piuttosto paurosa ma, per fortuna, subito dopo, riesce a trovare il corridoio giusto per un volo normale e….sereno!
Mentre la tensione comincia a scemare ecco che improvvisamente l’aereo perde quota. Col cuore in gola e col sedile che si sfila dal sottofondo, mi rendo conto che la paura aleggia per tutto il corridoio.
Lentamente, dopo il forte trambusto, il brusio dei passeggeri si fa sempre più sottile ma….il peggio doveva ancora arrivare!!!
Quasi in prossimità delle coste della Sardegna, un fulmine colpisce l’ala sinistra dell’aereo con fuoriuscita di scintille provocando un forte boato.
Le urla dei passeggeri mi portano a pensare che tutto stia per finire nel modo peggiore. Mia moglie stringe forte le mie mani mentre una ragazza, seduta sull’altro fianco, attaccata al mio braccio come una piovra, comincia a piangere e a gridare invocando i genitori che, ovviamente, non sono sull’aereo.
Solo la grande abilità del pilota, che in fase d’atterraggio ha riportato più volte l’aereo in equilibrio, riesce a far arrivare l’aereo ad Alghero consentendoci di risparmiare altri chilometri di sofferenza.
Inutile sottolineare l’applauso spontaneo che ognuno di noi, dopo lo shock generale, ha innalzato al bravo pilota che ci ha riportato a terra.
Desidero comunque puntualizzare che dopo questo spiacevole breve viaggio, ho avuto la forza ed il coraggio di affrontare un viaggio di circa 12 ore per arrivare sino in Vietnam…semplicemente fantastico!!!

Salvatore Faedda


 

Padre poesia di Geminiano


Un refolo di vento caldo

si infiltra nei capelli dell'uomo

che sale con fatica il viottolo acciottolato.

E' vestito di niente...

gli rimane solo una composta dignità

plasmata nel tempo;

e il gesto familiare di ravviare i capelli con la mano

denota la sua condizione paterna segnata dall'ineluttabile.

La luce fioca dei lampioni che lo rischiara in tralice

rende viva la sofferenza

che appare sul volto devastato.

Osservando con delicata sensibilità

realizzo che la sofferenza umana

aggredisce tutti con la stessa intensità... -denti dilaniati-

dilaniando l'anima.

Aspetto che mi sia vicino per offrirgli il mio aiuto morale,

mi rivolge la parola premuroso.

Non vorrebbe coinvolgermi,

ma sollecitato, risponde

visibilmente commosso.

Sono i figli che partono

per costrizione che fa male.

Ferite insanabili.

Appena attenuate dalla speranza

del loro ritorno.

Un groppo alla gola mi toglie la parola

pensando a quanti di noi si riconoscono.

 

INTERVENTO CHIRURGICO DI PROTESI ARTICOLARE NEL PARKINSON (Pillola n. 12)


(Persone affette da malattia di Parkinson possono presentare problemi ortopedici come la spondiloartrosi, scoliosi della colonna vertebrale, ernie del disco, ed artrosi delle articolazioni. Specialmente queste ultime necessitano spesso di interventi di impianto di protesi quando gli analgesici non portano a sufficiente sollievo oppure interferiscono con i farmaci anti-parkinson. Riassumo qui un recente articolo scientifico che cerca di chiarire vantaggi e svantaggi dell’intervento ortopedico-chirurgico nella persona con Parkinson)

Accanto a rigidità, tremore e rallentamento motorio, nella malattia di Parkinson si riscontra molto spesso dolore. Il dolore può essere di diversa natura, ma spesso è legato al consumo delle articolazioni: lartrosi. Il Parkinsoniano si trova frequentemente in un circolo vizioso: la rigidità muscolare ed il tremore causano una accentuazione dell’artrosi che a sua volta peggiora il dolore e le difficoltà in postura e marcia. Specialmente l’artrosi dell’anca e del ginocchio aggravano particolarmente l’instabilità posturale ed il dolore può assumere un significato importante in termini di riduzione della qualità di vita. Una volta che tutte le possibili scelte di terapia conservatoria ed antidolorifica sono state prese in considerazione, oggigiorno esiste anche per la malattia di Parkinson la possibilità della sostituzione della articolazione. L’obiettivo ragionevole dell’intervento è rappresentato dalla riduzione oppure anche la scomparsa del dolore, mentre i risultati della ripresa funzionale sono meno consistenti.

La persona con Parkinson che si sta sottoponendo ad un intervento di sostituzione di articolazione necessita di una particolare attenzione pre-, peri- e post-operatoria. Va discussa la terapia farmacologica in atto: la terapia dopaminergica non va interrotta ma adattata alle esigenze dell’intervento; molti pazienti parkinsoniani soffrono di osteoporosi, osteopenia e carenza di vitamina D, e pertanto sono indicati loro accertamenti pre-operatori. Per evitare un digiuno prolungato, sarà opportuno programmare l’intervento in prima mattinata. Le complicazioni maggiori sono date da problematiche polmonari riscontrando nel parkinsoniano spesso malattie ostruttive; si può assiste ad ipotonia e calo della pressione arteriosa a causa della perdita di sangue durante l’intervento. In generale vengono preferite le anestesie regionali, e si utilizzano cateteri intra-articolari per analgesici locali evitando eccessive dosi di oppioidi durante il periodo post-operatorio. E’ importante iniziare con la riabilitazione intensiva appena possibile; una corretta riabilitazione può prevenire contrazioni muscolari, altrimenti dolorose e dannose.

(Riassumendo: la persona affetta di malattia di Parkinson, tra i vari problemi, soffre di dolori ed instabilità posturale. In caso di marcata artrosi articolare sarà pertanto opportuno l’intervento chirurgico per evitare un ulteriore aggravarsi del quadro clinico e per recuperare autonomie posturali. L’intervento non è privo di rischi e la terapia anti-parkinson va adattata alle circostanze. I risultati non sono miracolosi, ma la riduzione dei dolori viene quasi sempre ottenuta, mentre il recupero funzionale spesso risulta meno consistente)

Kai Paulus

 

Fonte:

Schuh A, Handschu R, Schwemmer U, et al. Gelenkersatz: Auch bei Parkinson-Patienten eine Option. Fortschritte der Medizin 159, 2; 2017


 

Figli di un dio minore di Patrizia Canu


Resoconto della 10° Giornata Sassarese della malattia di Parkinson scritto da Patrizia Canu su L’Unione Sarda del 27 novembre 2016

 

Sassari. Difficoltà e speranze alla decima Giornata della malattia

Figli di un dio minore

Manca il centro Parkinson

 

Due Centri contro il Parkinson a Cagliari. Nessuno a Sassari. Milleseicento pazienti da tutto il nord dell’Isola, rimandati a casa o ricoverati, in nome della “ottimizzazione delle risorse”. Che, in soldoni, vuol dire tagli, e risparmi apparenti . Perchè, a lungo termine, significa invece tanti costi in più: un giorno di ricovero costa alla Asl, e quindi al cittadino, quanto cinquanta visite ambulatoriali. E spesso sono ricoveri che si potevano evitare. Siamo patologie rinchiuse in una riserva indiana – dice il presidente dell’associazione Parkinson, Franco Simula – Forse noi pazienti del Nord siamo figli di un dio minore?.

     INCONTRO. Ma non di questo vuole parlare Kai Paulus, neurologo a cui si devono umanità, competenza e numeri, in egual modo. Nel presentela decima giornata di Sassari contro il Parkinson non vuole sentire lamentele. Preferisce parlare di quello che si fa, delle nozze con i fichi secchi. E sono nozze fantastiche, a vedere questa sala gremita. Ci sarebbero dovuti essere i nuovi vertici, ieri alla Camera di commercio, per ascoltare di questo piccolo miracolo, messo su con risorse risibili. Competenze sanitarie e poi tante terapie complementari: danzaterapia, musicoterapia, teatroterapia. I linguaggio del corpo, musica , teatro, l’amicizia e la condivisione che funzionano più delle pastiglie, Gratis, tutto gratis. E’ il sociale, di cui parla il psicologo Giovanni Carpentras. Quel lavoro da fare “nel frattempo”. Nel frattempo che la malattia viene diagnosticata, nel frattempo che avanza, nel frattempo che viene condivisa.

     PROBLEMI E SOLUZIONI. Quello che emerso ieri è stata la grande ricchezza delle associazioni, e delle professionalità. “Noi italiani siamo i ricercatori più bravi al mondo. E’ solo un problema di mezzi” dice il farmacologo Pier Andrea Serra. La ricerca significa speranza. “In Italia ci sono 40 milioni l’anno per tutta la ricerca. In America nel centro dove ho lavorato aveva 12 milioni a disposizione per due ricercatori”.

     ECOSISTEMA. Il primario di neurologia dell’ Aou Gian Pietro Sechi: ” Il mio sogno è di colpire queste patologie all’inizio, nella fase di danno biochimico, quando le cose sono ancora curabili. A quello tendono i nostri piccoli studi con i nostri piccoli mezzi”. Ma la strada è piena di ostacoli, dice Serra: “Non esistono studi accurati sul sonno: spesso l’ammalato di Parkinson o di una malattia neurodegenerativa, la notte non ha sintomi. Abbiamo presentato un progetto al Ministero, progetto giudicato eccellente, con il massimo dei voti. “Bocciato”, è stata la sentenza, “non c’è un euro”. Ma noi terremo duro.

Patrizia Canu


 

 

Giornata del Parkinson: «Sanità migliore per tutti» di Paoletta Farina

Articolo di Paoletta Farina tratto dalla Nuova Sardegna del 27 novembre 2016

Giornata del Parkinson: «Sanità migliore per tutti»

Le richieste di malati e medici e il punto sulle ricerche per la cura del morbo Il neurologo Sechi: Sardegna ferma a trent’anni fa, diritti dei pazienti menomati

genteSASSARI. Le speranze per la terapia, le difficoltà di districarsi nella complicata macchina sanitaria sarda, i problemi legati all’ottenimento dell’invalidità civile. La Giornata sassarese della malattia di Parkinson, organizzata dall’associazione presieduta da Franco Simula che ieri ha gremito di pubblico la sala della Camera di commercio, ha messo ancora una volta in luce una quotidianità fatta di complicazioni ed ostacoli per i pazienti, di carenze croniche di strutture e macchinari sanitari, e anche di delusioni e frustrazioni per i ricercatori che vedono chiudersi sempre di più il rubinetto dei finanziamenti. Tanto che il direttore della clinica neurologica delll’Aou, Gian Pietro Sechi, rispondendo alla domanda di una malata che chiedeva più attenzione e organizzazione verso i pazienti, ha annunciato che chiederà un incontro all’assessore regionale Luigi Arru «perché la nostra sanità è ferma a trent’anni fa. Basta pensare che la Sardegna è l’unica regione italiana che non ha la risonanza magnetica a 3 tesla . Dobbiamo accontentarci di apparecchiature con un potenziale che è la metà. E questo significa che non abbiamo la possibilità di fare diagnosi migliori e più precise. Un gap con il resto d’Italia inammissibile, perchè i sardi hanno diritto agli stessi livelli di assistenza assicurati nel resto del territorio nazionale».

Di Parkinson soffrono in Provincia almeno 1500 persone, oltre seicento quelle che vengono seguite nel Centro dei disturbi del movimento della clinica neurologica. L’incidenza in Sardegna non è diversa da quella di altre Regioni: 30/40 persone su diecimila soffrono del morbo che rientra tra quelle malattie neurodegenative per le quali la scienza ha raggiunto risultati soltanto nella cura dei sintomi. La causa resta ancora da individuare. E Sassari con i suoi ricercatori

«Studi recenti condotti dalla clinica Neurologica, in collaborazione con vari gruppi nazionali ed internazionali, tra cui gli Istituti di microbiologia e di farmacologia dell’Università di Sassari, il Cnr di Padova, Sassari e Pozzuoli, e l’istituto di ricerca inglese “Diamond Light Source Ltd, Harwell Science and Innovation Campus” hanno dimostrato che comuni infezioni virali come quella dal virus Herpes simplex tipo 1, nelle persone predisposte possono contribuire ad un più rapido peggioramento della malattia di Parkinson – spiega il professor Sechi – e che, invece, un antibiotico di uso comune, il Ceftriaxone, può essere in grado di rallentare o fermare la progressione della malattia di Parkinson, impedendo la aggregazione patologica della proteina Alfa-Sinucleina, che gran parte degli studiosi considera la determinante principale della neuro-degenerazione progressiva tipica del Parkinson». Proprio la scoperta delle capacità del Ceftriaxone è stata fatta sempre nella clinica neurologica sassarese, in collaborazione con l’Istituto “Gaslini” di Genova. Anche Le ricercatrici Giannina Arru, biologa, ed Elisa Caggiu, microbiologa hanno parlato della possibile associazione, la prima, del “micobatterium avium paratubercolus” e la secona dell’Herpes simplex virus di tipo 1, con il Parkinson.

Molto importanti anche le informazioni fornite da Rosanna Serra, dell’ufficio invalidi civili e da Francesca Dettori, dell’ufficio ricoveri Regione, entrambi dell’Asl. Dalla Giornata sassarese è emerso quindi l’appello generale a un’attenzione maggiore, in tutti gli aspetti, verso i pazienti.

10° Giornata sassarese della malattia di Parkinson – Resoconto


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La giornata sassarese del Parkinson si è tenuta sabato 26 in un salone affollato da un pubblico numeroso e attento. Dopo una breve introduzione del presidente dell’Associazione Parkinson Sassari Franco Simula sullo stato attuale dell’associazione, il dott. Kai Paulus, che con passione e abnegazione da anni segue i malati di Parkinson ed è responsabile scientifico del convegno, ha coordinato i lavori dando rilievo ai relatori presenti, che hanno illustrato gli aspetti medico scientifici, soffermandosi particolarmente sulla ricerca, penalizzata dalla scarsità di mezzi a disposizione nonostante il livello elevatissimo dei progetti in corso. Un vivace dibattito si è sviluppato tra il pubblico e le rappresentanti della ASL sulle pratiche burocratico-amministrative. Numerosi e graditi gli ospiti, dai rappresentanti di altre associazioni come Gianfranco Favini, recentemente nominato a far parte della Commissione Regionale sulle malattie dementigene, all’assessore alla cultura Raffaella Sau, che segue con interesse la nostra associazione. Il dott.Paulus, unico referente dell’ambulatorio per i pazienti Parkinson sempre più in difficoltà a causa dei tagli sull’organico, ha illustrato, a più riprese, la grande risorsa rappresentata dalle terapie complementari: fisioterapia, musico-danza terapia, teatro-terapia, tutte gratuite, che coinvolgono i pazienti e i loro familiari in un clima di solidarietà e amicizia che talvolta funzionano quanto i farmaci. Il convegno si è concluso in un clima festoso, con l’attribuzione del riconoscimento di “Personaggio dell’anno” a Franco Enna, noto autore di libri per ragazzi e di una rivisitazione del” Romeo e Giulietta” che ha coinvolto in una rappresentazione teatrale i pazienti parkinsoniani e i loro familiari, seguito da un simpatico rinfresco. E’ stata una giornata memorabile. Ringraziamo le due bravissime giornaliste presenti, che hanno fatto un resoconto circostanziato del convegno, offrendoci una maggiore visibilità sui nostri due quotidiani . Abbiamo bisogno del sostegno e della solidarietà di tutti, per continuare la nostra azione e perseguire i nostri obiettivi, mantenendo viva e incisiva la nostra associazione, in un clima di armonia e collaborazione.

Di seguito, potrete leggere i due articoli apparsi Domenica 27.

Franco Simula

Presidente Associazione Parkinson Sassari


 

Saluto del Presidente Franco Simula ai partecipanti della 10° Giornata sassarese della malattia di Parkinson


presidenteUn cordiale saluto e un ringraziamento a tutti i presenti a questo convegno che qualche giorno fa, in una conversazione col dott.Paulus, ho definito con un lapsus ”la festa del Parkinson”. Come si sa, il lapsus talvolta, contiene una verità nascosta, e cercherò di chiarirla più avanti. L’Associazione Parkinson è giovane, è nata pochi anni fa grazie all’impegno meritorio di quattro soci fondatori, ai quali va il nostro sentito ringraziamento, guidati dall’intraprendenza e dalla lucida intuizione del dott.Paulus; i soci fondatori, che oggi sono tutti presenti in questa sala sono Franco Delli, Peppino Achene, Piero Faedda, Graziella Manchia . Ora l’Associazione è cresciuta, (gli iscritti sono quasi 100) ha rinvigorito lo slancio iniziale dandosi una struttura più articolata, ha approvato il Bilancio consuntivo 2015 e quello preventivo 2016-17, ha formalizzato l’iscrizione all’Albo Generale Regionale del Volontariato, dispone di un sito Web e Facebook che rende trasparenti tutte le decisioni e le iniziative. L’attività dell’Associazione è imperniata su alcuni pilastri: Il livello Medico Scientifico che ricade sulla Clinica Neurologica, le Terapie Complementari di cui si fa carico l’Associazione , il sostegno psicologico alle famiglie e il collegamento con le altre associazioni che seguono pazienti con patologie di carattere neurologico. Il piano medico scientifico, con riferimento alla clinica neurologica, provvede a garantire le visite ambulatoriali oltre ad eventuali ricoveri in Clinica; dietro questa attività che riguarda il quotidiano operano tutti gli specialisti impegnati nella ricerca: questo aspetto sarà, oggi, esaurientemente trattato dai relatori presenti. In questa circostanza ufficiale e pubblica noi non possiamo che eprimere la nostra preoccupazione per la riorganizzazione del sistema sanitario, che si è concretizzato finora in tagli e blocco del turn-over anche nella clinica neurologica, ciò ha comportato una drastica riduzione delle giornate di ambulatorio dedicate ai malati di Parkinson con un inaccettabile allungamento delle liste d’attesa; rischiava di saltare per questi provvedimenti irrazionali (derivanti paradossalmente dalla razionalizzazione) un delicato sistema – l’Eco Sistema appunto – che si reggeva su un equilibrio molto delicato; l’opportuno recente intervento del prof.Sechi – che ringraziamo – ha consentito una maggiore disponibilità del medico referente; ma un centro Parkinson – adeguatamente e autonomamente strutturato – è ancora nella lista dei sogni. Noi siamo un’utenza fragile, la nostra malattia è cronica e progressiva, non abbiamo il tempo di aspettare mesi per un controllo finalizzato all’aggiustamento del piano terapeutico, che costa pochi euro; in alternativa c’è il ricovero, con costi esponenziali sia in termini economici che umani; ci sembra che alcune patologie neuro degenerative come Parkinson, Malattie Rare, Alzheimer, SLA, Sclerosi multipla, siano sempre più destinate ad essere rinchiuse in una sorta di riserva indiana da affidare in misura sempre maggiore al volontariato, che opera a basso costo e in condizioni di precariato. Desidereremmo che si garantissero almeno condizioni minimali di operatività rappresentate dalla creazione di un centro Parkinson: perchè DUE centri Parkinson a Cagliari e neanche UNO a Sassari? I pazienti del Nord Sardegna sono forse figli di un dio minore? La nuova Dirigenza Sanitaria da poco insediatasi – come concreto provvedimento di mutamento della politica sanitaria regionale e anche per l’adozione di un elementare criterio di giustizia distributiva – potrebbe prendere in considerazione l’opportunità di istituire a Sassari un Centro Parkinson adeguato all’utenza sempre più in aumento. Vediamo ora le attività promosse dall’Associazione rappresentate dalle terapie complementari che per ora sono: la fisioterapia, – la danza musicoterapia, – la teatro terapia.

FISIOTERAPIA: la dott Pinuccia Sanna,fisioterapista,volontaria,con cadenza settimanale ci segue nelle nostre difficoltà neuromotorie, specificamente studiate per noi, adattando ad esse adeguati esercizi fisici.

MUSICO-danza-terapia: la dott. Anna Lisa Mambrini , volontaria, abbinando alla musica e al ritmo i nostri movimenti,induce la nostra disabilità a un maggiore coordinamento,liberando aspetti di comunicazione ed espressione alternativi.

TEATRO-terapia: quest’esperienza ha dato risultati decisamente sorprendenti: siamo stati coinvolti tutti,attori,coro,familiari,con la rappresentazione finale di una rivisitazione di Romeo e Giulietta di Shakespeare, con grande divertimento di tutti. Di queste terapie complementari fanno parte anche altre occasioni di aggregazione come i viaggi di istruzione, ad esempio la visita guidata all’Antiquarium Turritano effettuata a metà ottobre. Ecco, LA FESTA di cui accennavo all’inizio che facilita socializzazione, divertimento , solidarietà. Il Parkinsoniano in genere non è giovanissimo, ha vissuto, sa che non guarirà, sa che il suo male è progressivo: sa anche, però, che la degenerazione può arrestarsi, dare tregua; una bella metafora pensata da uno di noi, lo paragona ad un rapace appollaiato sul trespolo della coscienza pronto a dilaniare, se può operare senza contrasto, ma se è distratto da qualcos’altro, sospende la sua opera. Ecco, la condivisione, l’amicizia..la FESTA appunto. Nessuno resta solo con “su Nemigu”, ma si muove a ritmo, scherza, ride e il rapace si arresta. Il motto della nostra Associazione recita: ”Volare si può,sognare si deve”. Noi abbiamo due sogni:

– Il primo rappresentato da un centro Parkinson attrezzato ed autonomo, senza liste d’attesa, col nostro neurologo di riferimento che possa seguirci individualmente e nei casi più refrattari, indirizzarci a centri dove la migliore disponibilità di mezzi possa rispondere ai nostri bisogni.

-.Il secondo sogno è quello connesso alla esigenza di disporre di una sede stabile, di spazi adeguati, affidati esclusivamente alla nostra Associazione per poter effettuare quell’attività di terapia complementare (nota come arti-terapia) che tanta rilevanza occupa nel processo complessivo di riabilitazione.

La fisioterapia, la danza-movimento-terapia, la teatro-terapia hanno nel passato più recente dato dei risultati sorprendenti – naturalmente molto lontani dalla guarigione e dai miracoli, di cui spesso parliamo per caricarc i- ma certamente hanno “risvegliato” molti pazienti dal torpore in cui la solitudine e la carenza di socializzazione li aveva fatti precipitare: stare insieme dà nuova linfa vitale. In sardo in una sorta di Parkinsoneide abbiamo detto: “su Parkinson no est solu maladia, ma est incontru, consolu e puru cumpagnia”.


10° Giornata Sassarese della Malattia di Parkinson 26 Novembre 2016

10° Giornata Sassarese della Malattia di Parkinson 26 Novembre 2016

Visita all’Antiquarium Turritano di Porto Torres, le fotografie


L’Associazione Parkinson Sassari é andata alla scoperta di un’area archeologica davvero straordinaria: l’Antiquarium Turritano e l’area archeologica di Turris Libisonis. Abbiamo scoperto cose sorprendenti, perfino un… biberon di terracotta!

Secondo Plinio il Vecchio, Turris Libisonis era l’unica colonia romana della Sardegna. Fu fondata in età preaugustea, probabilmente su iniziativa di Giulio Cesare, che fece scalo nell’isola nel 46 a.C., di ritorno dall’Africa.

Il museo conserva materiali archeologici che documentano le diverse fasi di vita della colonia romana di Turris Libisonis, oggi Porto Torres. Il percorso espositivo è articolato su due livelli: al piano terra sono esposti gli oggetti che provengono dalle necropoli messe in luce in area urbana. Al piano superiore si possono invece ammirare i reperti provenienti dall’imponente complesso delle terme (tutt’ora visibile nell’area archeologica) e la sezione dei marmi. A questi si aggiunge la collezione comunale, con oggetti che coprono un arco cronologico che va dall’età del bronzo al V secolo d.C., non tutti provenienti dal territorio di Porto Torres.

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