Volare si Può, Sognare si Deve!

PUGILATO E PARKINSON di Kai S. Paulus

 

 

(Pillola n. 43)

 

Boxe, un gancio destro al Parkinson” (Inbodyitalia.it, 2022), “Il Parkinson va KO con gli allenamenti di boxe” (Il Messaggero, 11 marzo 2021), “Parkinson, una palestra per prendere a pugni la malattia” (Quotidianosanità.it, 24 ottobre 2013), ”Un gancio al Parkinson, la boxe per lottare contro questa malattia” (mediaset.it, 8 giugno 2021), “Prendiamo a pugni il Parkinson sul ring” (ilfattoquotidiano.it, 3 febbraio 2019), “Il Parkinson si batte anche con la boxe” (tuttosport.it, 2 luglio 2022), “La boxe come medicina” (zonamistamagazine.it, 14 febbraio 2023), “Boxe e Parkinson: il pugilato rallenta la malattia” (gazzetta.it, 10 maggio 2023)

Con questo entusiasmo tante testate giornalistiche italiane salutano la possibilità di praticare il pugilato come fisioterapia e riabilitazione per contrastare la malattia di Parkinson.

Allora, la domanda nasce spontanea: perché non lo facciamo anche noi?

 

Nel 2011 compare la prima pubblicazione scientifica sui benefici del pugilato nella malattia di Parkinson

Uno sguardo ad importanti pubblicazioni scientifiche conferma il beneficio del pugilato su equilibrio, deambulazione e qualità di vita. Ovviamente il pugilato in riabilitazione è inteso come allenamento, e non la gara vera e propria.

L’allenamento del pugilato comprende esercizi di coordinazione, capacità aerobica, agilità, potenziamento e tonicità muscolare, stretching, equilibrio statico-dinamico, miglioramento di riflessi posturale e d’azione, concentrazione, e tanto altro.

Il pugilato è uno sport molto fisico e la gara vince chi, oltre l’astuzia, possiede maggiore potenza muscolare.

In un recente studio si esplorano ulteriori benefici aggiungendo anche il Kick boxing, ovvero l’utilizzo anche dei piedi per colpire la sacca. Questa tecnica rende molto più complessi gli esercizi, ma con modesti risultati. Non bisogna esagerare.

Nella riabilitazione ovviamente non si arriva a tanto e gli obiettivi sono diversi, non si deve prevalere e non bisogna vincere alcuna gara (se non quella contro “Cassius” Parkinson). E non è richiesta neanche tanta fatica, ma stanno in primo piano gli esercizi di stretching, di equilibrio e di coordinazione, e si migliorano, agilità, postura, camminata, e soprattutto qualità di vita.

Noi, Associazione Parkinson Sassari, da sempre affrontiamo le varie discipline riabilitative con uno spirito collettivo e ludico, e pertanto, per chi se la sente e per chi vuole provare, l’obiettivo principale sarà anche qui il divertimento, che, come sappiamo, è dopamina pura.

Allora, che dite, vogliamo provare?

E’ ufficiale: il pugilato nella riabilitazione del Parkinson da grandi soddisfazioni e migliora la qualità di vita.

Fonti bibliografiche:

Combs SA, Diehl MD, Staples WH, Conn L, Davies K, Lewis N, Schaneman. Boxing training for patients with Parkinson’s Disease: a case series. Physical Therapy, 2011; 91(1): 132-142.

Domingos J, De Lima ALS, Steenbakkers-van der Pol T, Godinho C, Bloem BR, de Vries NM. Boxing with and without kicking techniques for people with Parkinson’s disease: an explorative pilot randomized controlled trial. Journal of Parkinson’s Disease, 2022; 12: 2585-2593.

Larson D, Yeh C, Rafferty M, Bega D. High satisfaction and improved quality of life with Rock Steady Boxing in Parkinson’s disease: results of a large-scale survey. Disability and Rehabilitation, 2022; 44(20): 6034-6041.

 

20 giugno 2023 Inaugurazione Nuova “CasaPark”

Alla presenza di Autorità e sostenitori, é stato inaugurato  il nuovo Hub per i malati di Parkinson

https://www.videolina.it/articolo/tg/2023/07/01/sassari_apre_casa_park_il_primo_hub_per_i_pazienti_di_parkinson-78-1183680.html

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ANSIA E PARKINSON di Kai S. Paulus

(Pillola n. 42)

Nel capitolo precedente abbiamo conosciuto i vari aspetti dell’ansia (vedi “ ANSIA ”), ed ora andiamo a vedere come si presenta l’ansia nella malattia di Parkinson e come possiamo gestirla.

Nella malattia di Parkinson l’ansia è piuttosto frequente e le sue cause sono molteplici e dobbiamo distinguere le sue diverse forme:

  1. CAUSE COMUNI:
  • la comprensibile preoccupazione della propria condizione di salute, e dell’avvenire
  • le preoccupazioni familiari, la paura di rappresentare un peso
  • le paure sociali, non voler essere riconosciuti come ammalati
  1. ANSIE SPECIFICHE:
  • il disagio motorio
  • la disabilità
  • la paura del prossimo blocco motorio
  • la preoccupazione di non essere autonomi
  • l’ansia che accompagna la riduzione del tono dell’umore
  • la scarsa fiducia nelle cure
  1. ANSIE INTRINSECHE ALLA CARENZA DI DOPAMINA:
  • l’ansia che aumenta nelle fasi off, e quando il farmaco perde efficacia
  • ansia/agitazione che accompagnano le discinesie da eccesso di farmaco
  • il circolo vizioso: l’ansia che alimenta il tremore ed il freezing che a loro volta aumentano l’ansia

 

Allora, cosa possiamo fare per controllare l’ansia oppure, ancora meglio, cosa possiamo fare per non cadere nella sua trappola?

La terapia medica dell’ansia è costituita da ansiolitici, antidepressivi, e terapia cognitivo comportamentale includente realtà virtuale ed applicazioni digitali sanitarie (non ancora diffuse in Sardegna).

In realtà, è difficile evitare l’ansia, perché, come avevamo detto nel capitolo precedente, l’ansia è un meccanismo di sopravvivenza; ma certamente possiamo, e dobbiamo, imparare a controllarla; a parte i farmaci ed i consigli dei medici e psicologi, possiamo affrontare la problematica in tanti modi:

Per iniziare, dobbiamo documentarci sulla propria malattia e conoscere le cause del nostro malessere, individuare le nostre paure e preoccupazioni, parlarne con i familiari, medici ed eventualmente psicologi; solo in questo modo potremo affrontarle efficacemente.

Poi, possiamo agire in tanto modi, in base alle nostre capacità ed inclinazioni: in particolare dobbiamo fare di tutto per rilassarci: cercare di distrarci con passeggiate, giocare a carte, giochi di società, guardare un film rilassante o un documentario, leggere un bel libro, stare con altre persone e frequentare associazioni, avere degli obiettivi, essere attivi nel volontariato, fare sport oppure ginnastica, e tanto altro. Nonostante le disabilità dobbiamo comunque cercare di renderci utili nella vita quotidiana, aiutando in casa, fare commissioni, essere disponibili all’ascolto di terzi. Yoga, pilates, ed altre tecniche di rilassamento.

Anche persone con disabilità medio-gravi possono lavorare su se stesse per vincere i loro disagi psichici, ed addirittura in internet si trovano tanti tutorial per attività da seduti ed allettati; perfino alle persone tetraplegiche oppure con SLA in stadio avanzato vengono offerte degli svaghi e giochi tramite dei comunicatori e computer a comandi oculari.

Ed infine: dormire bene, e se ci sono difficoltà a riguardo, consultare le regole dell’igiene del sonno (vedi ” IGIENE DEL SONNO 2.0 “).

Forse non riusciremo pienamente a vincere sempre l’ansia, ma sicuramente possiamo imparare a controllare l’ansia, lo stress e le preoccupazioni.

E con ciò, carissimi lettrici e lettori, curiamo la malattia di Parkinson; cioè, comprendendo le nostre ansie riduciamo i sintomi del Parkinson, rendiamo meno gravi tremori e blocchi motori.

Provare per credere.

N.B.: poi ci sarebbero le “ferite dell’anima”; ma di queste parliamo un’altra volta.

 

Fonti bibliografiche:

Blundell EK, Grover LE, Stott J, Schrag A. The experience of Anxiety for people with Parkinson’s disease. NPJ Parkinson’s Disease, 2023; 9(1): 75 doi: 10.1038/s41531-023-00512-1.

Forbes EJ, Byrne GJ, O’Sullivan JD, Yang J, Marsh R, Dissanayaka NN. Defining atipical anxiety in Parkinson’s disease. Movement Disorders Clinical Practice 2021; 8(4): 571-581.

Zwanzger P, Ehlich B. Psychische Stoerungen: Therapie von Angsterkrankungen. Neurotransmitter 2023; 34(5): 31-37.

VECCHIO FARMACO ANTI-PARKINSON EFFICACE CONTRO LA SLA? di Kai S. Paulus

(Pillola n. 41)

Vecchio farmaco anti-Parkinson efficace contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica?” si chiede Thomas Mueller nel suo recente commento su SpringerMedizin.de riferendosi alla attualissima pubblicazione dei primi risultati dello studio giapponese ROPALS condotto dal gruppo di ricercatori intorno a Sartoru Morimoto.

Gli scienziati giapponesi hanno presentato circa quattro anni fa la loro idea di studiare il farmaco Ropinirolo nella Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), una malattia rapidamente neurodegenerativa ancora orfana di farmaci che possono significativamente modificare il decorso della malattia che in pochi anni porta inevitabilmente alla morte. Ora sono stati pubblicati i primi, incoraggianti risultati.

Lo studio, nello spirito del “riposizionamento” di farmaco disponibili sul mercato (vedi “ IL RIPOSIZIONAMENTO“), si avvale di una innovativa metodica: la creazione di cellule nervose motori, quelli che si ammalano nella SLA, da cellule staminali provenienti direttamente dalle persone ammalate, iPSC, ovvero cellule staminali pluripotenti indotti. Alla fine dello studio tutti i partecipanti mostravano maggiori attività fisiche e le cellule una mortalità quasi dimezzata.

Insomma, appena un anno fa avevamo parlato di una prima terapia con anticorpi contro una variante della SLA (vedi “ SLA: FINALMENTE UN NUOVO FARMACO “) ed ora arriva questa promettente notizia, che fa molto sperare, e che è spettacolare per tre motivi: 1) l’innovativa metodica con le cellule staminali derivate direttamente dalla persona con SLA, 2) il disegno dello studio, ovvero, non si tratta di una scoperta casuale ma di un risultato ricercato e pianificato anni fa, e che non si è ancora concluso.

Ed, infine 3), quando ho letto gli articoli di Morimoto e Mueller, mi immaginavo che il mondo Parkinson viene in soccorso ad una gravissima malattia come la SLA, un’immagine quasi di fratellanza, e che dà molta fiducia. Non vedo l’ora di conoscere i risultati definitivi, le conferme da parte di altri scienziati, e soprattutto il via libera per l’utilizzo del Ropinirolo nella SLA, perché il farmaco  è già lì, sul banco delle nostre farmacie.

 

 

Fonti bibliografiche:

Morimoto S, Takahashi S, Ito D, Datè Y, Okada K, Kato C, Nakamura S, Ozawa F, Chyi CM, Nishiyama A, …, Okano H. Phase 1/2° clinical trial in ALS with ropinirole, a drug candidate identified by iPSC discovery. Cell Stem Cell, 2023; 30: 766-780.

Morimoto S, Takahashi S, Fukushima K, Saya H, Suzuki N, Aoki M, Okano H, Nakahara J. Ropinirole hydrochloride remedy for amyotrophic lateral sclerosis – protocol for a randomized, double-blind, placebo-controlled, single-center, and open-label continuation phase I/IIa clinical trial (ROPALS trial). Regenerative Therapy 2019; 11: 143-166.

Mueller T. Altes Parkinsonmittel Gegen ALS? Amyotrophe Lateralsklerose, Nachrichten, Springer Medizin 02.06.2023.

L’ANSIA di Kai S. Paulus

(Pillola n. 40)

Torniamo ad occuparci del sistema nervoso autonomo (vedi le puntate precedenti “ ATTACCO O FUGA ” e “ DISFUNZIONI AUTONOMICHE NEL PARKINSON ”) con un problema molto diffuso: l’ansia.

Tutti conosciamo l’ansia, che è una delle nostre emozioni fondamentali. Generalmente l’ansia ci mette a disagio e ci rende fragili e vulnerabili, ma in realtà essa è importante per la nostra sopravvivenza perché funge da campanello d’allarme e ci protegge da rischi e pericoli. L’ansia è una fisiologica condizione d’emergenza che mette il nostro corpo in grado di reagire, pronto a fronteggiare una situazione che richiede una risposta: siamo in grado di “attaccare”, di prendere “di petto” il problema, oppure possiamo “scappare”, evitare il confronto. Ovviamente, nella vita quotidiana le scelte non sono così drastiche e spesso manco ci accorgiamo delle nostre scelte comportamentali che compiamo frequentemente anche involontariamente, guidati dal nostro carattere.

Nello specifico, nel tentativo di conservare o ripristinare lo stato basale di equilibrio del nostro organismo, l’omeostasi, uno stimolo stressante induce nel corpo umano una risposta attraverso l’attivazione di diversi sistemi biologici, il cervello prefrontale e meso-limbico (emotivo), il sistema nervoso autonomo e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, tre strumenti formidabili che preparano il nostro corpo all’azione e lo mettono in grado di rispondere immediatamente.

Per motivi di sintesi non vorrei addentrarmi nella complicata spiegazione dei complessi circuiti nervosi ed ormonali che stanno alla base dell’ansia e che includono fitte reti e circuiti neuronali con l’importante coinvolgimento della dopamina (circuiti meso-limbici), della noradrenalina (sistema autonomo) e del cortisolo (asse ipotalamo-ipofisi-surrene). Ma ci tenevo a ricordarvi questa meravigliosa macchina che è il nostro corpo, perfetta, capacissima, ma allo stesso tempo anche molto delicata.

In caso di stress prolungato, quando l’ansia diventa troppo frequente e compromette le nostre attività quotidiane e la nostra qualità di vita, allora l’ansia diventa una malattia e come tale va trattata. L’ansia patologica comprende i disturbi di panico, il disturbo d’ansia generalizzato, e le fobie sociali e specifiche.

 

Il disturbo di panico è caratterizzato da attacchi improvvisi e ripetuti di ansia intensa, tachicardia, vertigini e/o malessere generale: spesso, il panico è rafforzato dalla paura di avere un nuovo attacco (avere paura dalla paura).

Nel disturbo d’ansia generalizzato prevalgono eccessive preoccupazioni che vengono vissute come non controllabili, accompagnate da contratture, dolori e nervosismo; generalmente le preoccupazioni non differiscono da quelle della popolazione generale ma occupano la maggior parte della giornata (e nottata).

L’ansia sociale consiste principalmente nella paura di essere giudicati e di rendersi ridicoli e penosi pubblicamente.

L’ansia specifica è diretta verso un oggetto o situazione particolare (ragni, sangue, siringhe, ecc.) che possono essere evitate e pertanto raramente arrivano all’attenzione medica.

 

Conoscendo i sintomi dell’ansia che possono manifestarsi con malessere generale, tachicardia, sensazione di un nodo alla gola o un peso allo stomaco, dolore gastrico ed addominale, sudorazione fredda, agitazione, insonnia, sarà più facile riconoscerla e gestirla.

Infine, vanno considerate anche le cause genetiche che predispongono alcune persone più di altre ad un atteggiamento ansiogeno. Come appena pubblicato da Maija-Kreetta Koskinen e Iiris Hovatta dell’Università di Helsinki (Finlandia), la neurobiologia e la genetica dell’ansia sono attualmente oggetto di intense ricerche internazionali che ci aiuteranno a comprendere ancora meglio i meccanismi ansiogeni ed a trovare soluzioni sempre più mirate.

(segue prossimamente “ANSIA E PARKINSON”)

Fonti bibliografiche:

Koskinen MK, Hovatta I. Genetic insights into the neurobiology of anxiety. Trends in Neurosciences, 2023; 46(4): 318-331.

Finché morte non ci separi – testo di Franco Simula




Questa cronaca non vuole essere un’elaborazione critica del lavoro teatrale, ma vuole essere uno scambio “cionfraiolo” con l’amico Luca Murineddu (ARMANDO), tenendo naturalmente come sfondo di riferimento la rappresentazione teatrale.

(ARMANDO) Ancora non riesco a capire perché mia moglie che mi tradisce con l’uno e con l’altro e a me non riserva che disprezzo e male parole, vuol dare ad intendere al mondo intero ma soprattutto a me, che tutto fila liscio fra noi e che nella nostra vita quotidiana tutto è idilliaco. Balle. Bugie . Menzogne. In realtà, mi ha sempre trattato in malo modo, con sufficienza. Da qualche tempo a questa parte, però, sembra diventata improvvisamente gentile: ed in effetti qualcosa in lei è cambiato. Perché? Che cosa può essere capitato? Che sia venuta a conoscenza della mia strabiliante vincita alla lotteria? Un milione di euro, tutti in un colpo, sono una somma che disturba i sonni di chiunque e provoca l’invidia di una moglie che mi avrebbe mandato volentieri alle ortiche se non le fosse saltata in mente l’idea di impossessarsi di quel malloppo. In qualsiasi modo. Anche illegale. Questi ed altri pensieri confusi frullavano nella mente di Armando mentre lui effettivamente doveva pensare a come investire tutti quei soldi.
(FRANCO) Lo sai, Luca, che mi hai stupito favorevolmente anche come attore? Conoscevo altri tuoi interessi ma queste qualità nella recitazione mi erano sconosciute.
Disinvolto, sicuro sul palco, talvolta anche spavaldo, capace persino di risolvere improvvise situazioni di imbarazzo. Potrà fare tutti i tentativi che vuole la tua furba moglie che ti vorrebbe, come dicono a Sassari, “corruddu e affusthigaddu”, e cioè tu fuori dai piedi e lei a godersi con l’amante i soldi vinti da te alla lotteria. Ma ho visto che l’impavido marito resiste con spavalderia usando un riso beffardo che è quello che si addice a queste situazioni . Però alla fine ti sei lasciato “fregare” da un avvocatello qualsiasi che si è goduto i piaceri derivanti da una grandiosa vincita alla lotteria che prevedeva , per te e non per lui, un soggiorno da sogno in un paese incantato . E alla fine della storia, caro Armando, ti sei fatto sorprendere, come un pesce in barile, dalla polizia che, usando il più elementare degli stratagemmi ti ha arrestato per procurato allarme. Ti hanno fatto un semplice solletico alla pianta dei piedi che ti ha fatto ridere a crepapelle e ti ha fatto individuare e denunciare immediatamente dai poliziotti per procurato allarme. Come un pollo. Potevi stare più accorto.
ARMANDO e ti pare che se non me lo avesse imposto il copione mi sarei fatto fregare dall’ultimo degli sbirri? Così come non avrei permesso all’avvocato che doveva tutelare i miei interessi di andarsi a spendere i soldi da me guadagnati alla lotteria in un paese esotico d’oltremare. A godermi quella fortuna ci ho pensato anch’io ma quando ci si mette di mezzo il…copione, non c’è niente da fare.

Dopo queste considerazioni scherzose una riflessione seria mi sembra giusta e doverosa: la rappresentazione teatrale che nessuno di noi parkinsoniani conosceva è stata la rivelazione dell’impegno di un gruppo di ragazzi che nonostante qualche problema personale ha saputo interpretare il ruolo teatrale che gli è stato assegnato con tanto impegno ed entusiasmo da strappare più volte gli applausi a scena aperta del numeroso pubblico Alla conclusione della commedia è stata una festa gioiosa per tutti , abbiamo potuto applaudire un gruppo di ragazzi felici ma anche con un velo di commozione. E non erano soli.

Franco Simula


 

LA DEMENZA SI PUO’ PREVENIRE di Kai S. Paulus

(Pillola n. 39)

Sappiamo che per la prevenzione delle malattie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer, ecc.) ci vuole un corretto stile di vita con buone attività quotidiane e movimento, ed abbiamo già discusso l’importanza delle emozioni sulla salute cerebrale (vedi PREVENIRE LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE?). Ma, anche la salute dell’apparato cardiocircolatorio e del metabolismo del nostro organismo sono elementi di prevenzione fondamentali.

Quindi vivere bene? Ma, per cambiare le proprie abitudini, qualora dovesse prevalere una vita sedentaria, non bisogna aspettare, la prevenzione inizia ora.

Questo dicono i ricercatori intorno a dott. Xin Xia dell’Istituto Karolinska di Stoccolma (Svezia) nel loro studio appena pubblicato nella rivista scientifica “Journal of Internal Medicine”. Da tempo si sa che movimento ed uno stile di vita corretto fa bene al cuore ed ai vasi sanguigni specialmente nelle persone di mezza età; e, meno fattori di rischio cardiovascolari ci sono, meno è il rischio di demenza. Però, non è ben chiara l’utilità di una buona salute cardiovascolare nell’età avanzata.

Titolo della ricerca svedese pubblicata il 30 maggio 2023.

Chi è arrivato agli 80 anni nonostante uno stile di vita non sano, perde negli anni successivi la sua lucidità mentale quanto una persona che ha vissuto sempre in modo sano; qua c’entra la fortuna e la predisposizione genetica. Ma, chi vive sano supera la soglia degli 80 anni con minori problemi mentali rispetto alla popolazione generale.

Ma che cos’è uno stile di vita sano?

Dott. Xia ed i suoi colleghi (come potete notare tra gli autori, in parte italiani) hanno sviluppato un Indice di Vita Semplice (score life simple 7) derivante dalla valutazione di diversi aspetti, quali attività fisica, indice corpo-massa (BMI), alimentazione, fumo, glicemia, colesterolo, pressione sanguigna, osservando 2746 persone per 15 anni, globalmente, e divise in due gruppi, sotto e sopra i 78 anni.

Il risultato è che vivendo uno stile di vita sano (buone attività fisiche, senza eccessi, valori metabolici sotto controllo) a partire dai 60 anni, garantisce, sia per le donne che per gli uomini, una riduzione del rischio di demenza.

Ma questo noi della Parkinson Sassari lo sappiamo già da molto tempo, vedi “ SIAMO QUELLO CHE FACCIAMO” e “ SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO”.

 

In conclusione, possiamo dire che la prevenzione per la demenza, così come per il Parkinson inizia presto, molto presto, anzi, come dice Franco Simula per sottolineare l’urgenza: la prevenzione inizia ieri.

 

Fonte bibliografica:

Xia X, Qiu C, Rizzuto D, Grande G, Laukka EJ, Fratiglioni L, Guo J, Vetrano DL. The age-dependent association of Life’s Simple / with transitions across cognitive states after age 60. Journal of Internal Medicine 2023; 0: 1-12.

PREVENIRE LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE? di Kai S. Paulus

(Pillola n. 38)

Stamattina ho partecipato ad un interessante convegno organizzato dalla FNP CISL Pensionati Sardegna, introdotto da Alberto Farina, Segretario Generale FNP CISL Sardegna, e moderato da Vannalisa Manca, Segretaria Generale FNP CISL Sassari, e da Paolo Cuscusa, Segretario Generale FNP Sardegna, e di Pietrino Fois, Amministratore Straordinario della Provincia di Sassari.

Nell’evento sono state sviscerate le varie problematiche neurologiche psichiatriche, sociali e sanitarie delle malattie neurodegenerative. Personalmente ho trovato molto interessanti gli interventi di Pina Ballore, presidente AMAS Associazione Malattia Alzheimer Sardegna, e del mio amico e collega psichiatra Paolo Milia, ASL Sassari, ed in particolare quello di Anna Maria Foresi, Segretaria Nazionale FNP CISL, difendendo la sanità pubblica, oltre alle toccanti testimonianze sulla sanità del territorio di Sassari e della Gallura. E’ stato un convegno molto cordiale con grande interesse del pubblico in una strapiena sala Angioy; peccato che non c’erano dirigenti della Sanità Pubblica.

La mia relazione riguardava l’individuazione di possibili approcci che possano ritardare, rallentare o addirittura prevenire le malattie neurodegenerative come Parkinson ed Alzheimer. Le conclusioni del mio intervento, incentrato sulla mia filosofia delle attività ricreative e della riabilitazione complementare, e durante il quale facevo vedere le tantissime attività della nostra Parkinson Sassari, erano queste che qui di seguito vi riporto:

 

“Si possono prevenire le malattie neurodegenerative?”

La risposta è sì! Lo si fa con le attività fisiche, il movimento, e le attività mentali, letture, ascolto, discussioni, la creatività. ed il divertimento. E questo dico da molto anni e questa era la ragione della fondazione della nostra associazione. Ma …

La domanda è: ma perché essere attivi mentalmente e fisicamente, dormire bene, avere degli obiettivi, e divertirsi, è così importante ed addirittura fondamentale per la gestione e prevenzione delle malattie neurodegenerative?

La risposta è: perché le attività psicofisiche, gli obiettivi, il divertimento, sono fonti di emozioni positive (buonumore, serenità, allegria, gioia, ecc.) che vengono create nel sistema mesolimbico, cioè dei circuiti neuronali situati nel centro del cervello, il mesencefalo, e nelle strutture frontali e prefrontali cerebrali.

E poi, le strategie preventive sovra esposte sono gratuite, senza lista d’attesa, semplici, sono applicabili da tutti, ovunque e comunque, ognuno/a in base alle proprie capacità ed attitudini.

Con l’elicitazione delle emozioni positive viene stimolata, e maggiormente prodotta, la dopamina (e sì, alla fine è sempre lei!). La dopamina mesolimbica è indispensabile 1) per la motivazione (che serve per progettare un obiettivo), 2) per l’azione, intellettuale o fisica, necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo, 3) per l’apprendimento (raccolta di esperienze acquisite precedentemente e/o di nuove conoscenze), ed infine 4) per la gratificazione, cioè la consapevolezza che la volontà e l’impegno mi porteranno alla meta.

Per fare un esempio:

un bambino di 8-10 mesi vede un giocattolino appoggiato su un tavolo e per raggiungerlo deve alzarsi, ma non ce la fa. La volontà di prendere l’oggetto desiderato è talmente tanta che nel suo cervellino aumenta la dopamina che spinge il bambino a provare ad alzarsi; però il bambino cade, ma subito ci riprova di nuovo perché è motivato ad agire. Dopo innumerevoli tentativi il bambino finalmente sta in piedi e memorizza questa novità appena imparata, e che per il resto della sua vita farà automaticamente senza pensarci (finché non arriverà il Parkinson…); preso il giocatolo il bambino è contento e gratificato.

Questo esempio vale per tutte le nostre azioni, sia quelle mentali che quelle fisiche, imprese eroiche come piccoli gesti quotidiani: il meccanismo è sempre lo stesso.

L’ultima mia proiezione in sala è stato questo schema che sintetizza il concetto appena esposto:

Tutto questo viene provocato dalle emozioni positive, che però mettono in moto anche un altro meccanismo:

Le emozioni positive stimolano la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di crescere, di creare nuovi circuiti, di adattarsi, di riparare (!) e di rigenerare (!), e, pensate, la plasticità del cervello porta alla riduzione della morte cellulare (apoptosi) dei neuroni (!!). Quindi le attività ludiche e ricreative riducono la morte cellulare, cioè riducono la neurodegenerazione.

Parafrasando il motto della nostra Parkinson Sassari mi viene da dire:

Prevenire si può, Vivere si deve!

 

Progetto Sardegna – palestra a cielo aperto. Perché partecipare? testo di Romano Murineddu


E’ capitato a tutti, almeno una volta, di chiedersi: ” … che diavolo ci sto a fare qui?”.

Nel caso specifico: soffro del morbo di Parkinson, ho vari altri acciacchi, ho un’età che quando ero bambino era considerata quasi inarrivabile …. Quindi, potrei starmene tranquillamente a casa, leggere libri, guardare film alla TV, prendermi cura – a dire il vero, con entusiasmo sempre minore – del giardinetto di casa e soprattutto crogiolarmi nel pensiero che sono ormai vecchio e, come tutti i vecchi, potrei avere il diritto di godere di cure e attenzioni, almeno da parte dei familiari più stretti.

Invece ho deciso di lanciarmi in questa avventura, affrontando temerariamente prove difficili e faticose, piene di pericoli e imprevedibili conseguenze.

Beh … magari sto un po’ esagerando: si tratterebbe in fondo solo di otto fresche passeggiate nei boschi condite di chiacchiere e buona compagnia; quattro pagaiate in mare godendo delle bellezze della scogliera di Porto Torres, sorvegliati a vista da una schiera di baldi ragazzi e ragazze, che provvedono anche a sistemarti di peso dentro il kayak, e anche a trainarti, se necessario; due uscite in barca a vela, immagino pilotata da esperti e, infine, due lezioni di surf. Devo dire che queste ultime mi preoccupano molto di più. E’ escluso che riesca a mantenermi ritto sulla tavola per più di una frazione di secondo, anche se mi tranquillizza che, sapendo tenermi a galla, potrò comunque aggrapparmi alla tavola stessa e tornare a riva come un naufrago, magari poco gloriosamente ma comunque salvo.

Però mi hanno convinto che il Parkinson deve essere affrontato così: non con rassegnazione e atteggiamento inoperoso, ma con spirito volitivo e piacere di vivere; essere protagonisti della propria vita e non solo subirla, nonostante i vincoli e le limitazioni che la malattia impone. E’ ben vero che il Parkinson è una malattia degenerativa e incurabile e procura disagi fisici molto gravi. Esistono naturalmente medicine che servono ad attenuare alcuni disagi, se non a curare: ma quella più efficace, lo predica con forte convinzione il nostro saggio neurologo K. Paulus,  è quella di fare le cose che fanno stare bene.

Convinto sinceramente della validità di questo precetto, ho aderito subito al progetto. La domanda iniziale che mi sono fatto – se è stata cosa opportuna la mia adesione – non è  una leziosità retorica per vivacizzare il discorso: è ciò che in altri tempi avrei sicuramente pensato, trovandomi nella situazione in cui ho deciso di cacciarmi.

L’arruolamento è avvenuto senza particolari problemi dopo un accurato esame psico-fisico. L’esame non è stato collettivo ma riservato per ogni singolo candidato. Quindi non ho potuto conoscere subito nessuno dei miei competitor né farmi un’idea della figura che avrei fatto nelle attività sportive. E’ strano, ma si pensa subito a questo, anche se è l’aspetto concettualmente più lontano dagli scopi del progetto.

La squadra deputata alla raccolta dei nostri dati e che poi sarà impegnata ad affiancarci, e magari sorreggerci materialmente uno per uno, è formata da personale del corso di laurea in Scienze motorie dell’Università di Sassari. E’ coordinata dalla Prof Lucia Cugusi, che è promotrice del progetto, coadiuvata dalle Dott Martina Meloni e Alessandra Caria che guidano con pugno di ferro il gruppo dei tesisti e laureandi, comandati a collaborare. Non sono nuovi a questo tipo di esperienza e sono allegri, giocosi e rassicuranti.

I dati rilevati dovevano riguardare:

la prestanza fisica – rilevatori al polso e al torace per controllare funzionalità cardiaca e non so che altro; misura di peso, altezza, torace, ecc.; prove di equilibrio su un piede, 2 piedi, con occhi aperti e chiusi, e sempre con la squadra dei ragazzi  pronti a sorreggerci o raccoglierci da terra se qualcuno stramazzasse, colto da sonno improvviso o da malore o capogiro, ecc.;

le condizioni mentali – in che misura sopportiamo la fatica e quanto tendiamo a valutare la stanchezza; quanto siamo depressi e preoccupati per la nostra malattia (se lo fossi davvero, non mi sarei mai sognato di partecipare a questa sperimentazione), ecc..

Alla fine tutti promossi e pronti a cominciare. Hanno battezzato il gruppo col nome di “Turritani coraggiosi”, che riecheggia ricordi di letture infantili. Non è dato sapere se chi lo ha pensato si riferisse al fatto che non essendo più in verde età, almeno in buona parte, è naturale considerarci e trattarci affettuosamente come bambini, oppure perché comunque abbiamo avuto il coraggio di farci avanti.

Il programma prevede come prima attività otto passeggiate di trekking.

La prima si è svolta presso il CUS di Sassari ed è servita in pratica solo per conoscerci.

Come sempre avviene in queste circostanze, subito grande attività generale per immortalare l’evento con ampia documentazione fotografica: foto di gruppo, di sottogruppi, immancabili selfie.

La squadra degli atleti partecipanti è composta da una decina di persone. Di questi, la metà circa ha un’età che spazia intorno agli 80 anni, con punta di 92, gli altri sulla mezza età, e una sola donna che, per buona educazione, non può che essere definita giovanile. Non è certamente lei il lato debole della compagnia, tutt’altro, e non sarà certamente lei che condizionerà l’asprezza e la difficoltà delle prove. Partecipa poi tutta la schiera del “Club delle mogli” che accompagnano i rispettivi mariti e seguono insieme a loro tutte le attività. Ovviamente non sono né monitorate in corso d’opera, né intervistate dopo. Comunque, hanno lo stesso sempre qualcosa da osservare.

Ci sono stati consegnati i bastoni per aiutarci a camminare. Non i classici bastoni di vecchiaia, come magari, malignamente, verrebbe subito da pensare: quelli ben più ganzi, per veri trekkisti. Se usati bene, come ci ha spiegato l’istruttore e prof Corrado Conca, ci eviteranno possibili cadute su terreni accidentati e allevieranno la fatica della camminata.

Nel complesso, tutte le escursioni sono andate benissimo: solo qualche caduta senza danno, qualche mancato appuntamento perché qualcuno si è perso per strada mentre cercava di raggiungere il luogo di raduno per la partenza (io, lo confesso, nientemeno che a Usini, girando inutilmente intorno tra via I maggio e via IX maggio-?ma che c…. celebra?- col navigatore impazzito) e … niente altro di serio.

A parte il tono scherzoso che mi sono permesso di usare, l’esperienza è stata bellissima: il conduttore, Corrado, non si è risparmiato nel fornire consigli e informazioni e rendere amabile questo tipo di attività; il gruppo di sostegno si è sempre dimostrato gentile e sollecito ben oltre il necessario; gli atleti e il Club delle mogli hanno legato benissimo con intesa e simpatia. In pratica, ci siamo divertiti tutti e ci siamo ripromessi di ritrovarci per nuovi itinerari di trekking, con il nostro istruttore se possibile, e integrando la passeggiata con adeguata ristorazione.

Delle altre attività in programma dirò, forse, successivamente.

Romano Murineddu


“UNA PAGAIATA AL GIORNO…” di Kai S. Paulus

“… leva il medico…”.

No, non proseguite a dirlo, per favore!

Però, in effetti, ciò che ho visito stamattina a Porto Torres mi ha lasciato letteralmente senza parole: tutte le mie pastiglie, compresse, gocce e pompe, non riescono ad ottenere tale risultato. Alla meta de Lo Scoglio ho incontrato una allegra compagnia dopo un impegnativo percorso a Balai e ritorno: tutti in piena forma, dopo il secondo giorno in acqua, e, non dimentichiamolo, dopo due settimane di faticoso trekking.

Queste ragazze e questi ragazzi non necessitano delle mie medicine!

Un grande plauso va al gruppo di istruttori intorno a Pierpaolo Peddio con Mauro, Martina ed Alessandra, e gli studenti della Prof. Lucia Cugusi: tutti collaboranti con grande professionalità, simpatia e amichevole complicità. Si è amalgamato un fantastico gruppo tra professionisti ed i nostri “escursionisti”. Dopamina pura!!!

Tutti presenti; all’appello mancavano soltanto Sig.ra e Sig. Parkinson, di loro due neanche la ben minima traccia.

Che dire? Sono felice di aver potuto assistere stamattina a Porto Torres, al duro colpo inflitto al rapace infingardo.

Anche il tempo è stato clemente: i minacciosi nuvoloni ci hanno raggiunto soltanto all’arrivo bagnandoci giusto in tempo, per il terzo tempo…

Dopo il Trekking delle scorse settimane, queste mattinate in kajak rappresentano la seconda tappa del progetto “Progetto Sardegna – Palestra a cielo aperto” (vedi la presentazione PROGETTO SARDEGNA; PALESTRA A CIELO APERTO) ideato e diretto dalla Prof. Lucia Cugusi, docente del CdS “Scienze Motorie, Sportive e Benessere dell’Uomo” dell’Università di Sassari, e che proseguirà nelle prossime settimane con il corso di vela e per finire con le avventure sulla tavola di surf.

Mi sono commosso a vedervi tutte e tutti così allegri e sportivi. Promossi tutti!

Allora è vero: Volare si può…