Volare si Può, Sognare si Deve!

I DISTURBI DELLA MARCIA (Pillola n. 17)

Nel recente “Perché abbiamo un cervello?” (pubblicato in questo sito il 01/09/2018) si è arrivati alla conclusione che il cervello serve per muoverci. Per movimento intendiamo, in questo caso, la deambulazione, la camminata, costituita dai passi. Fare un passo sembra banale e molto semplice, quasi scontato ed automatico. In realtà, però, un passo è una attività molto complessa che coinvolge, oltre all’apparato muscolo-scheletrico anche i nervi periferici, il midollo spinale ed i centri nervosi superiori, come il cervello, il cervelletto ed il sistema vestibolare. Il non corretto funzionamento di questo sistema ad un qualunque livello oppure la non perfetta collaborazione dei singoli organi può comportare un disturbo del passo e della marcia con compromissione dell’equilibrio e quindi un aumentato rischio di cadute traumatiche.

Il Movimento è definito come lo spostamento del corpo nello spazio; si parla pertanto di Locomozione per la quale serve il movimento ritmico degli arti, camminata bipede, per poter avanzare nello spazio. Lo Spazio, l’ambiente, è vario e perciò necessitiamo della capacità di adattamento. Muovendoci dobbiamo contrastare la forza di gravità per non cadere; a questo ci servono la forza muscolare e l’equilibrio. L’Equilibrio è una “condizione per la quale un corpo (anche il corpo umano) sta fermo per un compensarsi delle azioni che su di esso si esercitano, o, anche muovendosi, conserva un suo determinato assetto” (da: Treccani). Il Passo è costituito da una serie di eventi che si susseguono, il ciclo, permettendo lo spostamento del corpo in avanti. Il ciclo del passo comprende gli eventi che intercorrono tra due appoggi successivi sul terreno dello stesso piede.

Figura: Fasi del ciclo del passo registrate tramite device Tecnobody Walker View. Tecnobody srl, 2016

 

Nei complessi meccanismi della camminata, o marcia, si individuano i seguenti parametri: la forza muscolare che serve per spostarsi e per vincere la forza di gravità, la larghezza della base d’appoggio (la distanza laterale tra i due piedi), la lunghezza del passo, la cadenza del passo (ritmo), la fluidità del movimento, l’inizio della marcia, deviazioni direzionali (oscillazioni), e l’adattabilità. Alterazioni di ognuno di questi parametri modifica le caratteristiche della marcia, può essere espressione di un malfunzionamento e può esporre la persona ad instabilità e cadute.

Per esempio, in caso di riduzione della forza muscolare ad una gamba, dovuta a un problema del muscolo stesso, ad una alterazione della trasmissione nervo-muscolo, oppure ad un ictus cerebrale, si osserva una marcia paretica (zoppia); l’aumento della larghezza del passo, come si può osservare in alterazioni delle funzioni del cervelletto oppure anche semplicemente dopo qualche bicchiere di vino di troppo, porta ad una marcia atassica; invece, la riduzione della lunghezza del passo ed il suo rallentamento possiamo notare nella malattia di Parkinson con la sua marcia ipocinetica (rallentata); ci sono ancora altri tipi come la marcia rigida, che si incontra nelle distonie, e quella discinetica (accompagnata da movimenti involontari) tipici di malattie come la Corea di Huntington, ma anche di un Parkinson scompensato oppure in sovraddosaggio. A proposito del nostro Nemigu, il rapace infingardo, un problema di movimento molto invalidante è la difficoltà di iniziare il passo, acinesia, oppure il blocco improvviso durante marcia, il freezing – congelamento – della marcia; queste ultime, a differenza dei precedenti, che sono disturbi della marcia continui o permanenti, sono disturbi episodici che portano facilmente a cadute traumatiche perché improvvisi e non prevedibili. Forme miste come la marcia pareto-spastica sono frequenti in esiti di ictus cerebrali oppure in corso di sclerosi multipla. Infine, l’aprassia della marcia è caratterizzata dall’incapacità di coordinare i movimenti necessari per camminare, e l’andatura risulta irregolare, scoordinata, molto precaria ed ad alto rischio di cadute, come si incontra in encefalopatie vascolari e nell’idrocefalo normoteso.

Le cause dei disturbi della marcia possono essere diverse. Qui solo un breve elenco: le più comuni sono le conseguenze in seguito ad un trauma, un incidente, magari anche per una frattura, che mette fuori causa un arto e quindi altera il movimento normale. Molte altre malattie possono determinare difficoltà della camminata, quali quelli vascolari (per esempio, ictus cerebrale), le infiammatorie, ma anche malattie genetiche, autoimmuni, degenerative e metaboliche. La questione si complica considerando il livello di coinvolgimento del sistema nervo-muscolo, che può presentarsi a qualsiasi punto: perifericamente interessando i nervi sensitivi periferici, il motoneurone inferiore, oppure direttamente il punto di contatto del nervo con il muscolo (placca neuromuscolare); ma il danno può esordire anche al centro del cervello (tronco, nuclei della base, talamo, cervelletto), oppure può colpire direttamente i centri di controllo superiori costituiti dalla corteccia cerebrale e le strutture sottocorticali.

Kai Paulus

 

Presentazione del romanzo di Marco Balbina “Nessuna come lei”


“Il nostro amico Marco Balbina ha pubblicato per la Nema Press il romanzo “Nessuna come lei”.
Eccovi una brevissima presentazione del romanzo fatta da Giannella Cossi.”

 

NESSUNA COME LEI

"Togli a un uomo i suoi ideali, e di lui resterà solo un mucchietto d'ossa "
Tista Muleddu

Battista (Tista) Muleddu è il protagonista di questo bel romanzo, che ricopre un arco temporale di oltre quarant'anni, dagli anni '70 ai giorni nostri, e rispecchia gli ideali, le problematiche e le illusioni tradite di una intera generazione secondo un'ottica specifica che è quella della nostra Sardegna, all'interno della più vasta platea nazionale. La narrazione è infatti ambientata tra Cagliari, Porto Torres, Alghero, descritte con tratti suggestivi e precisi.

In apertura Tista è un sessantenne benestante e disincantato, "un sopravvissuto cinico e sgraziato, come solo poteva essere un ex romantico come lui" che in una Alghero evocata nella bellezza del suo paesaggio e del centro storico vive le sue giornate tra il lavoro di imprenditore di successo e le partite a scacchi con vecchi amici "convivialisti".
Nessuna relazione sentimentale, solo incontri di reciproca soddisfazione fisica con l'amica Livia, e un'attrazione senile per Greta, la giovanissima figlia della sua colf, novella Eva che addenta una mela rossa.

Tista ha amato una sola donna, Paolina, nessuna come lei.

Lo aveva lasciato nel '78, senza diritto di replica, ed era stato sempre lui a cercarla, a voler tenere accesa la fiammella.
Paolina era stata l'unico vero amore della sua vita, e forse anche lui lo era stato per lei. La loro reciproca solitudine ne era la riprova, così amava pensare nei momenti di sconforto.
Gli aveva mandato gli auguri per il nuovo anno, esprimendo l'intenzione di venire ad Alghero per la processione del Venerdì Santo.

A questo punto la narrazione recupera in un ampio flash-back gli anni della giovinezza: siamo a Cagliari, nei primi anni '70, la squadra di calcio con Gigi Riva -Rombo di Tuono- ha appena vinto lo scudetto, portando alle stelle l'orgoglio dei sardi. A Cagliari non si parla che di calcio. Anche Emilio Lussu, il vecchio combattente, diceva che il Cagliari rappresentava tutti i sardi, come la Brigata Sassari.
Tista ha 18 anni , frequenta l'Istituto Tecnico Industriale e con gli amici condivide l'ideale di una profonda trasformazione della società, assiste allo scontro anche violento tra riformisti ed estremisti sui metodi e i tempi dell'attuazione della rivoluzione, incontra l'amore.
Paolina è bella, intelligente, forte, anche lei partecipe del suo tempo, impegnata nel movimento femminista per una radicale liberazione della donna dall'oppressione secolare. Ha un approccio razionale nei confronti della realtà, nutrito da letture di poeti e filosofi, di cui discute spesso con Tista.
Nessuna come lei: è amore.

Nella cornice dei Bastioni, i giardinetti di Piazza Repubblica, il Poetto, l'autore tratteggia magistralmente i personaggi che si muovono intorno al protagonista, in un'ottica corale che rievoca nel lettore lo spirito di un'epoca: quella dello scontro ideologico oltre che con la destra, tra la sinistra e i gruppi extraparlamentari, alcuni dei quali confluiranno nella lotta armata. Bellissimo il personaggio di Antonio Contini, compagno e amico, lucido e razionale nel suo impegno politico.

"Per i sardi la fabbrica rappresenta l'ingresso nella modernità. Solo così si potrà uscire dal passato agro-pastorale e finalmente entrare nel futuro industriale".
Ed ecco Tista, perito chimico diplomatosi a pieni voti, confrontarsi con la realtà della fabbrica, la SIR di Porto Torres.
Il suo approccio è ingenuo ed idealista: "in certi momenti di appiattimento totale, mentre pensava all'incredibile maestosità
dell'oro nero e all'ingegnosità dell'uomo nel carpirne i segreti, si sorprendeva a pensare che Dio dovesse essere un chimico provetto laureatosi a pieni voti in qualche celebre Università dell'Universo, il miglior chimico in circolazione nel cosmo, o almeno nella Via Lattea".
Pensò che i preti non avevano capito nulla, e avrebbe voluto dire all'arcivescovo: "Eminenza, venga a lavorare in fabbrica e vedrà che lascerà la tonaca e indosserà subito, per fede, una sacra tuta blu".
Una posizione di questo genere non potrà che scontrarsi con la dura realtà della vicenda paradigmatica dell'industria petrolifera in Sardegna, dalle lotte operaie alla cacciata di Rovelli, in una galleria di personaggi accuratamente descritti, che attraverso i dialoghi rimandano al dibattito ideologico di quegli anni.

Così si apre l'ultima parte del romanzo, che ci riporta ad Alghero, dove Tista si è stabilito dopo essersi licenziato dalla SIR ed essere divenuto un imprenditore di successo, cinico e disincantato.
In un libretto di poesie di vari autori sardi comprato casualmente, lo colpisce una bilingue di Francesco Masala:

"Inno nuovo contro i feudatari". Rivolto ai petrolchimici, dice: "Lavorate, lavorate, poveri dei villaggi/ per mantenere in città/ tanti cavalli da stalla/ Essi raccolgono il grano/ a voi lasciano la paglia/ lavorate, lavorate, petrolchimici operai/ faticate per il pane/ Con il Piano di Rinascita, i soldi vanno a Milano/ e a voi lasciano il catrame/...la catena di lavoro con la pancia mezzo piena/ è lavoro da catena....
Era finita un'epoca, nel suo vecchio mondo c'era un'aria di smobilitazione e disfacimento.
Si era commosso al vedere l'immensa folla ai funerali di Berlinguer, le vecchie facce di compagni, smarriti e in lacrime. Lui, in fondo, era rimasto sempre lo stesso, nonostante le apparenze. Cercava ancora l'amore e la fluidità della vita, come quando aveva vent'anni.

Aspettava l'arrivo di Paolina, dopo quarant'anni.

Ci avviamo ora all'ultima parte del romanzo, che ci riserva qualche colpo di scena: la parte finale della vicenda, che si tinge di giallo, è top-secret.

Al lettore scoprirlo.

 

LA  MIA  FAMIGLIA di g.b.


Nella frescura della sera,

sotto il portico di casa rivolto a ponente,

i miei pensieri  trovano ristoro

sul tramonto di porpora,

che scolora nell’indaco  frangiato

di  creste di  sole morente.

Colori  filtrati  tra ciglia  appena dischiuse

che assaporano  l’esistenza,

densa  di  età e di eventi …. di figli e di moglie,

madre degli stessi ,  presenze  discrete.

Sentori di cose … vicine e liete….. sono in me,

forti come pietre laviche certe come il destino,

sono la mia Famiglia … e gli  rivolgo la parola in  silenzio

e  nel  silenzio….riconosco la risposta.

Frutto  di  vita coniata nell’essere,

ora germoglio  consapevole,  pronto a fondersi

nel  crogiolo della vita che pervade.

Tutto questo  incanto trasfigura nel ricordo infantile

educato a ringraziare  il dono della vita.

Regalatami  con infinito amore

per essere  vissuta…..  e io ,  cosi lo insegno .

g.b.


 

NON COLPEVOLE, MR. PARKINSON! Criminalità e Malattia di Parkinson, di Kai Paulus

Anziano malato rincorre le infermiere nel reparto” era uno dei titoli scandalistici che si leggevano negli anni ’60 sui giornali statunitensi quando arrivò la levodopa in farmacia, creando panico e causando un enorme ritardo nella diffusione di questo importante ed efficace farmaco.

Mi ricordo, qualche anno fa, quando dei familiari accompagnati dal loro legale, si erano presentati da me chiedendo spiegazioni per l’anomalo comportamento di una persona ammalata di Parkinson, che aveva appena perso 30.000 euro al gioco d’azzardo. Per mia fortuna riuscì a dimostrare che né la malattia né la terapia potevano essere incolpati per la condotta spregiudicata del loro familiare.

 

Ancora più clamoroso è il caso successo in Belgio nel 2015 ed ora discusso sul numero di luglio della rivista scientifica Movement Disorders: un uomo di 55 anni, ammalato da 14 anni di Parkinson, è stato condannato all’ergastolo per aver assassinato due donne e per altri due tentati omicidi. La difesa argomentò che era la malattia e soprattutto la cura che avrebbero portato l’uomo a questi disdicevoli atti. La storia riempì i giornali belgi perché piuttosto a tinte forti e con connotazioni torbide. Ed i giornali ci andavano proprio a nozze. Alla fine prevalsero gli argomenti dell’accusa potendo dimostrare che il colpevole aveva un comportamento alquanto antisociale e squilibrato ben molti anni prima di ammalarsi con riferite condotte di violenze, parafilie e atteggiamenti sadomasochistici, oltre all’abuso di cocaina ed alcol. A questo punto era ovvio che la malattia neurologica non poteva entrarci niente e che l’uomo invece soffriva di problemi psichiatrici.

Quanto bizzarro possa anche sembrare questo caso, esso mette in risalto un tema molto delicato, cioè quello delle possibili responsabilità per i propri comportamenti di una persona affetta da una malattia neurologica, e quanto tale patologia possa incidere in questioni legali.

Nella letteratura scientifica internazionale vengono riportati pochi altri crimini compiuti da persone con Parkinson, e generalmente si può affermare che la percentuale di omicidi commessi da Parkinsoniani non è maggiore di quella della popolazione generale. In un caso, il delitto venne imputato all’eccessiva auto-somministrazione di farmaci dopaminergici con l’intento di migliorare il movimento, e verosimilmente compiuto durante una psicosi da sovradosaggio; in effetti, l’ammalato si era pentito e dopo l’aggiustamento della terapia non ha più mostrato atteggiamenti sospetti.

Allora se il Parkinson non c’entra, perché l’opinione pubblica era convinta del contrario? Verosimilmente perché intanto si tratta di una malattia neurologica che nasce nel cervello, e pertanto facilmente confusa con malattie psichiatriche; già queste circostanze possono animare le fantasie del pubblico. Poi, nel Parkinson, notoriamente una malattia che causa disturbi motori, si può assistere ad un cosiddetto deficit cognitivo sociale, cioè difficoltà di socializzazione dovute alle restrizioni fisiche, alle complicanze dei farmaci ed ai vari disagi che possono ostacolare l’armonica convivenza , ma, per quanto si conosce, la capacità di decisione morale resta integra. Pertanto, per commettere un omicidio non ci vuole il Parkinson, ma l’intenzione di volerlo fare.

Inoltre, come sappiamo, la malattia di Parkinson è una patologia molto complessa e la sua gestione globale molto difficile; una non adeguata terapia, sia perché non sufficiente, non tollerata, oppure eccessiva, può comportare notevoli disagi sia motori che non motori, ed alterazioni della sfera psichica, spesso accentuate dai medicinali, sono sempre in agguato.

L’argomento portato all’attenzione della comunità scientifica internazionale dall’articolo citato è molto interessante ed attuale: da un lato veniamo tranquillizzati e le Neuroscienze morali (ammetto che non conoscevo questo ramo della Neurologia) confermano che l’integrità morale di una persona non è compromessa dal Parkinson, ma gli addetti ai lavori sono avvisati che il campo, specialmente in termini di Medicina legale, è minato e necessita di ulteriori approfondimenti. Siccome abbiamo parlato recentemente in questo sito di Medicina di genere (vedi “Signora o Signor Parkinson?”), ed, a pensarci bene, tutti i casi riportati nell’articolo trattano di pazienti maschili, sarà intrigante poter studiare i possibili effetti del Parkinson e della sua terapia in termini di verosimile differente impatto sulla psiche maschile e femminile. Seguiamo i futuri sviluppi.

Comunque, Mr. Parkinson è scagionato non mostrando alcun legame con la criminalità, e quindi, almeno questa volta, il nostro Nemigu non c’entra niente.

Fonte:

Santens P, De Letter M, Lees AJ, et al. Crime and Parkinson’s: The Jury is Out. Movement Disorders Vol. 33, n.7, 2018

PERCHE’ ABBIAMO UN CERVELLO? di Kai Paulus

Nel numero di aprile 2018 della rivista scientifica DNP si trova una interessante discussione sull’utilità del movimento e di attività sportiva, oltre al risaputo beneficio nella prevenzione e rafforzamento del sistema cardiovascolare e dell’apparato muscolo-scheletrico, anche come indispensabile sostegno delle terapie farmacologiche.

Innanzitutto ci sarebbe una domanda: perché molte persone fanno sport?

La risposta è che dopo l’attività fisica ci si sente meglio; questa sensazione di benessere è relativa e diversa da persona a persona, passando da una semplice sensazione di sentirsi bene, di mente libera, di lieve euforia, di felicità, di essere in armonia con il mondo, di tollerare meglio i problemi quotidiani e di poterli mettere in secondo piano, miglioramento della concentrazione, fino ad arrivare alla riduzione dei dolori. Tutti questi effetti vengono promossi da alcune regioni del cervello, attivati grazie al movimento, che liberano delle sostanze, i neurotrasmettitori, che stimolano a loro volta dei circuiti neuro-ormonali specialmente dell’asse ipotalamo-ipofisaria. Il sistema ipotalamo-ipofisario è una centralina di comando che regola quasi tutti gli organi del nostro organismo, come illustrato nella figura.

Il movimento aumenta inoltre i livelli di endorfine, endocannabinoidi, serotonina e dopamina, tutte sostanze deputate a darci un senso di benessere. Inoltre, il movimento crea Neuroplasticità, la nostra parola magica, cioè miglioramento dei circuiti cerebrali e riparazione! Tornano in mente delle similtudini avendo parlato su questo sito e nei nostri convegni tante volte di Emozioni. In effetti, i risultati sono sovrapponibili: l’attività fisica incrementa, così come le emozioni, le sostanze del benessere, tra cui serotonina, endorfine, cannabinoidi, e dopamina, e soprattutto stimola il cervello a rigenerarsi.

Ma cosa vogliamo di più?!

Nell’articolo viene argomentato che già un movimento modesto ma costante, quali le passeggiate, comporta dei miglioramenti misurabili. Viene documentata inoltre un miglioramento delle capacità cognitive e della memoria, sia direttamente stimolando il sistema limbico, dove si trovano le emozioni e la memoria, sia indirettamente aumentando la circolazione sanguigna nel cervello portando maggiori quantità di nutrimento e di ossigeno.

Ma perché il movimento fa tutto questo?

Appare inverosimile che un’attività così banale e semplice possa comportare dei benefici quasi miracolosi. Eppure, la scienza degli ultimi anni lo sta continuamente dimostrando. A questo proposito mi viene in mente un libro di Thomas Trappenberg sul funzionamento del cervello in cui l’autore inizia a chiedersi ‘a che cosa serve il cervello’, riformulando successivamente la domanda in

Perché abbiamo un cervello?

Il cervello serve per muoverci, dà il comando, ci indica le mete; viceversa il movimento, agendo, informa il cervello sulla correttezza delle sue scelte. Da ciò dipende la nostra sopravvivenza e l’evolversi della vita; gli altri organi, cuore, fegato, reni, ecc. servono unicamente a mettere il cervello e l’apparato muscolo-scheletrico nelle condizioni di poter lavorare. Ecco perché il movimento è necessario: esegue gli ordini, attiva il sistema cardiocircolatorio, e ciò facendo informa il cervello, lo stimola, che a sua volta impara, si adatta, ed in caso di danni e malattie, ripara.

Il movimento fa bene al corpo ed alla mente. Quindi: camminiamo, passeggiamo, balliamo, rimaniamo attivi!

Fonte:

Lukowki T. Psyche und Sport: Bewegungstherapie als dritte Säule der Behandlung. DNP Der Neurologe & Psychiater 19(4), 44-52, 2018

Trappenberg TP. Fundamentals of Computational Neuroscience. Oxford University Press, 2012

IL SECCHIO BUCATO di Kai Paulus

Avete presente un secchio bucato che perde continuamente anche se cerco di riempirlo? E’ così che spesso spiego la malattia di Parkinson e la difficoltà di curarla. Il secchio rappresenta il sistema nigro-striatale che a causa del processo patologico diminuisce il suo contenuto di dopamina, essenziale per il corretto funzionamento di muscoli e movimento. Il secchio bucato perde quindi dopamina che va costantemente riempito; ciò si fa con il precursore della dopamina, la levodopa (Sirio, Sinemet, Madopar, Stalevo); ma più levodopa verso nel secchio e più levodopa ne esce. Una partita persa in partenza. A tale scopo vengono abbinati alla terapia dopaminergica altri farmaci, i cosiddetti inibitori enzimatici che possiamo immaginarci come dei piattini che sotto il nostro secchio bucato raccolgono la dopamina persa e la riversano nel secchio diminuendo in questo modo la quantità di dopamina perduta, o in altri termini, aiutando a prolungare l’effetto della singola dose di levodopa.

Di questi piattini, di questi inibitori enzimatici, che effettivamente inibiscono la degradazione della dopamina rendendola nuovamente disponibile, ce ne sono di due tipi: uno che inibisce l’enzima MAO-B (monoaminoossidasi B), e l’altro che inibisce l’enzima COMT (carbossimetiltransferasi), entrambi essenziali appunto nell’inibire la rapida perdita di dopamina. Questi inibitori li conosciamo tutti: gli inibitori della MAO-B sono selegilina (Jumex) e rasagilina (Aidex, Rasabon, Roldap e Azilect, oppure Xadago), mentre agli inibitori della COMT appartengono entacapone (Comtan, entacapone contenuta in Stalevo) e tolcapone (Tasmar).

Tra qualche mese arriva nelle farmacie italiane ONGENTYS, ovvero opicapone, un nuovo inibitore della COMT.

Il nuovo farmaco è simile a entacapone e tolcapone, ma è caratterizzato da due fondamenti proprietà: rispetto ai prodotti attuali possiede una più lunga azione consentendo un‘unica somministrazione giornaliera, e non è epato-tossico e quindi non necessità dei periodici controlli ematici della funzionalità del fegato. Altro vantaggio è che non lascia tracce colorate nelle urine e quindi non macchia.

In conclusione, avremo un piattino più grande da poter raccogliere meglio la dopamina che si perde dai buchi del secchio: meno prese di farmaco giornaliero e più lunga efficacia della singola dose di levodopa.

Ora mi chiederete, ma non sarebbe più semplice chiudere, tappare i buchi? Avete ragione. Ma questa è un’altra storia, che ha a che fare con neuro-plasticità, neuro-protezione, e neuro-restaurazione di cui si sta occupando intensivamente la scienza internazionale, e che da anni stiamo seguendo da vicino, basti pensare ai nostri sforzi a riguardo di Emozioni e Musica oppure il Buon Riposo Notturno, e di cui parleremo ancora molto prossimamente.

SIGNORA O SIGNOR PARKINSON? di Kai Paulus

La malattia di Parkinson, lo sappiamo fin troppo bene, è una malattia, o meglio una sindrome, con tantissimi aspetti sia motori (tremore, rigidità, instabilità posturale, ecc.) che non motori (anosmia, costipazione, disturbi del sonno, dolori, ansia, ecc.) di difficile gestione farmacologica e riabilitativa. Oltre alle problematiche personali si aggiungono i disagi sociali e soprattutto familiari (devo sempre pensare al nostro Tonino Marogna che si definisce “Portatore sano di Parkinson”). Le difficoltà dei trattamenti farmacologici sono dovute a tanti fattori, in primis alle ancora poche conoscenze della scienza sulle cause e progressione della malattia e conseguentemente l’impossibilità a sviluppare terapie mirate ed efficaci.

Ma la lista delle difficoltà non finisce qui: la persona affetta da Parkinson in media ha più di 60 anni e per la maggior parte sarà affetta anche di qualche altra malattia per cui dovrà assumere delle medicine; ciò implica possibili interazioni ed interferenze tra farmaci, basti pensare agli effetti ipotensivi di farmaci anti-ipertensivi, sedativi oppure prostatici che possono sommarsi allo stesso effetto dei farmaci anti-parkinson; se poi ci si mette anche il caldo, allora fiacchezza, capogiri e mancamenti saranno all’ordine del giorno.

Già i farmaci per la prostata: allora le donne sono salve?

Ecco centrato il problema: ma le cure per donne e uomini sono uguali, hanno la stessa efficacia? I farmaci tipicamente maschili (per es., per la prostata) e femminili (per es., contro osteoporosi) possono alterare la terapia anti-parkinson? l’organismo femminile e quello maschile rispondono diversamente ai farmaci? Insomma, il Parkinson è diverso tra donna e uomo?

Domande che a mio avviso sono molto importanti ed attuali. Da qualche anno si sta facendo largo la cosiddetta “Medicina di Genere” oppure “Medicina genere-specifica” che studia le differenze tra donne e uomini a riguardo di malattie e conseguentemente della distribuzione ed azione dei farmaci. Si parla innanzitutto di diversità del metabolismo tra corpo femminile e maschile con possibili velocità diverse delle malattie e differenti velocità di assorbimento ed eliminazione dei farmaci, ma anche della massa corporea e della sua costituzione con differenze nella distribuzione dei farmaci, il che si traduce in possibili differenze di biodisponibilità e di efficacia. Inoltre, durante la vita il nostro corpo passa diverse fasi, l’infanzia, adolescenza, maturità, maternità, menopausa, vecchiaia, ognuna caratterizzata da una costituzione ed un metabolismo differenti.

Roba da far venire il mal di testa: sapevamo che il Parkinson è una malattia complicata con grosse difficoltà delle cure, ed ora vengono fuori pure differenze di genere, forse da dover parlare di un Parkinson femminile ed uno maschile, giusto per complicarci ancora di più la vita.

Niente di tutto ciò. Secondo me la Medicina genere-specifica sarà un arma in più contro Su nemigu e contro il Rapace infingardo, una grande opportunità di miglioramento, ed una sfida possibile per noi medici. Da sempre stiamo cercando di tagliare la terapia su misura per ognuno; ora si aggiunge una importantissima variabile, il sesso appunto, la cui considerazione potrà ulteriormente migliorare l’efficacia delle cure.

E da quando sarà possibile applicare queste nuove conoscenze?

Da subito!

P.S.: queste righe sono solo alcuni pensieri su un nuovo indirizzo della Medicina, di cui si parlerà molto nel prossimo futuro e di cui anche noi avremo modo di approfondire le ricadute sulla gestione del Parkinson.

VERBALE DELLA  RIUNIONE D’ ASSEMBLEA DEL  DIRETTIVO – 05/07/2018

VERBALE DELLA  RIUNIONE D’ ASSEMBLEA DEL  DIRETTIVO    –     05/07/2018   –   nr° 1

In data 05 luglio  si è tenuta la 1^ riunione del nuovo direttivo :  sono presenti  Franco Simula , Dora Corveddu, Tonino Marogna, Sanna Adelaide, Geminiano Bevitori, Cossu Giuseppe  come consiglieri e Anna Iattarelli  come segretaria aggiunta, per deliberare sui punti all’ordine del giorno che verranno elencati di seguito.

1) Risultato delle elezioni  tenutesi il giorno 28-06-2018  –  RATIFICATI  (vedi elenco completo nel sito)

2) Registrazione del contratto “CASA PARK”  –  Ufficialmente, dopo la registrazione del contratto di affitto (registrato) si è preso possesso del locale e si è discusso sulle logistiche che a breve dovranno espletarsi  prima dell’inaugurazione:

a)  preventivo per le pulizie generali

b) allaccio utenze

c)  sistemazione arredi

d) data prevista di apertura  Settembre  p.v.

3)  Assegnazione delle cariche direttive:

Presidente  Franco Simula –   Vice Presidente  Dora Corveddu  –  Tesoriere  Tonino Marogna     –   Segretario Geminiano Bevitori   –

Pubbliche Relazioni : Adelaide Sanna  –  Finestra d’ Ascolto : Giuseppe Cossu   –    Consigliere : Margherita  Salaris .

Comitato Scientifico  –     Sanna  Sergio  ( collabora con il responsabile del Comitato per casistiche amministrative)

Comitato  Probiviri     –     Mura Rosalba (presidente)  –  Delli Franco   –   Pirri Maria Luisa

Revisori   Conti          –     Boninsegna  Teresa  –  Pilo  Assunta  –  Marras  Franca

Revisore Contabile   –     Marogna Paolo  (commercialista con titolo Revisore  Contabile)

Tutor Amministrazione  –  Iattarelli Anna

4) Comitato Scientifico  –  Responsabile  Dottor  Kai  Paulus

     A  settembre  sarà reso noto il calendario degli appuntamenti  scientifici e gli eventi  riferiti alle giornate del Parkinson –  tutte le informazioni verranno comunicate nel SITO ufficiale  www.associazioneparkinsonsassari.it

5)  Incontri – La Vice Presidente, propone per il 28/08  una escursione a Pattada, in occasione della visita del Cardinale Becciu

6) Donazioni – IL nostro associato Gian Paolo Frau,  vorrebbe cedere la sua Enciclopedia Treccani  (44/vol.)  alla Casa  Park, con la sola condizione che la stessa enciclopedia venga tenuta con la dovuta attenzione.

7) Ludo/terapia – a seguito della disponibilità dei locali offerta dalla struttura  “CASA SERENA” per le prove di canto ,  si consiglia di inoltrare a nome del presidente F. Simula , cortese domanda  di  conferma.

8)  P.C.  per Piergavino  –  Per motivi logistici,  il P.C.  in carico a Piergavino  sarà dato (in prestito)  il portatile  di Geminiano.

9)  Responsabile Fisioterapia – Dottoressa  Pinuccia Sanna – Per impegni personali potrebbe far slittare la sua collaborazione a  ottobre p.v.  (darà conferma nei prossimi  giorni  personalmente)

10)  Collaborazioni Esterne –  Laura Piga  farà partecipe l’associazione di tutti gli eventi legati all’ ASS. Le FATE  da lei rappresentata.

11)  Marketing – Si è pensato di inserire un LOGO  in Internet per le donazioni all’Associazione Parkinson Sassari.

Alle ore 13,15 si chiudono i lavori .

Eternità di G.B.


Mi sono affacciato sull' eternità ...contrariato,
a mia insaputa ....senza alcun consenso,
col solo primordiale istinto del rifiuto per
la verità già scritta.

Dimensione obliqua, senza spazio,
dove galleggio liberato dal ceppo
a cui sono aggiogato per volontà del rapace.
"OBLIO" .... sogno nel sogno !!!

Non riconosco questo spazio senza tempo...
mi ritrovo "guerriero" errante con armi spuntate
a combattere un nemico senza volto....
"SGOMENTO" .... sogno nel sogno !!!.

Infido ... non ho avvertito il frullare d'ali,
presagio preparatorio per far pace con il mondo
e accettarne serenamente il suo verdetto.
"TERRORE" .... sogno nel sogno !!!

Un sottile brillio s'infiltra tra le ciglia e le
tenebre del sogno si ritraggono smarrite,....
è l'aurora che nasce e annuncia il giorno,
ridandomi in dono l'abbraccio del risveglio.

"RISVEGLIO" ...... sogno non più sogno !!!
Realtà che conosco .... " nemici " che conosco
dimensione terrena che conosco, ..... " visioni " ,
che appartengono al miracolo della vita.

g.b.

 

GIORNATA MONDIALE DEI PARKINSONIANI di Franco Simula

Non basta una deliziosa giornata di sole splendente ritagliata esclusivamente per la Presidente dell’Associazione Parkinson di Nuoro,che aveva vissuto momenti di angoscia temendo che la pioggia rovinasse la giornata. Né può bastare un parco incantevole, abbellito da tutte le gamme di verde che maggio può offrire, disposto e attrezzato in maniera impeccabile dal Comune di Oristano a rendere un evento eccezionale e indimenticabile:   non può e non poteva bastare questo inimitabile teatro naturale a fissare per sempre nella memoria quel sabato 19 maggio 2018, giornata nella quale volevamo celebrare più che il Parkinson i Parkinsoniani. Le persone. Quelle persone -che vengono chiamate pazienti- di cui spesso nessuno sa niente. Solo il neurologo di riferimento cerca di entrare nelle loro vite per fornire loro, oltre le medicine che facilitano la trasmissione della dopamina, anche consigli di vita che solo il medico (quando ha tempo) riesce a dare. Queste persone, dunque, hanno fatto la differenza, hanno fatto la festa. Alla fine della giornata erano raggianti di felicità, persino commosse per la reciproca “accoglienza” che erano state capaci di scambiarsi. L’accoglienza, dispensata a piene mani, è iniziata da subito. Appena entrati nel parco, un gruppo di signore -verosimilmente nuoresi schierate dietro un tavolo ha avuto un gran daffare a distribuire “sorrisi” a tutti quelli che ormai, abbandonati i pullman, facevano ressa di fronte a un tavolo per beneficiare del proprio “sorriso” personale che consisteva in un medaglione di cartone su cui era abbozzato un viso sorridente -uno smile appunto- e sotto scritto il nome del sorridente: questa celere mini cerimonia veniva suggellata da una frase del tipo “sii gentile”, “vivi sereno”, “canta e balla”, scritta su un cartoncino che sul petto accompagnava lo “smile”. Un dolce vero distribuito a tutti concludeva la presentazione.

Col passare dei minuti si poteva assistere a un primo “miracolo”: a mano a mano che gli autobus si scaricavano e i partecipanti si presentavano al tavolo dell’accoglienza si notava che i dolci invece di diminuire..aumentavano Cosa stava capitando? Chi prendeva il dolce dell’accoglienza spesso deponeva un pacchetto di altri dolci. Tutti buoni comunque.  La parte istituzionale prevede il saluto delle autorità che non sono solo formali: sia le presenze che le assenze.

Il Sindaco porge il saluto e l’accoglienza della città di Oristano a una categoria di ammalati spesso dimenticata da affidare se va bene al volontariato. La città di Eleonora non può trascurare di costituire istituzioni associative organizzate che facciano da supporto alle frequenti carenze che la sanità pubblica presenta. Abbiamo purtroppo notato l’assenza -peraltro giustificata- del direttore ASSL la cui presenza sarebbe servita se non altro a riferire le non poche carenze di un territorio alle autorità superiori. Ha perduto un’occasione favorevole.

Il tema del Convegno era “VALORIZZIAMO L’ARMONIA DELLA PERSONA”:pratiche per il benessere dei parkinsoniani. A questo punto il Convegno è entrato nel cuore delle tematiche che intendeva sviluppare rappresentando dal vivo l’importanza fondamentale che, assieme alla terapia farmacologica, assumono le terapie complementari: musica-canto terapia; ginnastica dolce; feldenkrais; tango. In ciascuna di esse i professionisti che guidavano i diversi laboratori (Fatima Congiu, Bianca Cocco, Mauro Diana) hanno coinvolto i partecipanti che si son ritrovati d’incanto provetti ballerini ed esperti cantanti. L’altro miracolo si è verificato all’ora del pranzo quando dalle singole borse sono usciti manicaretti e leccornie provenienti da decine di cucine e frutto di una miriade di fantasie: tramezzini, melanzane alla parmigiana, frittate, focacce farcite, rotoli di spianata, sformati di verdure varie, cotolette, mix di verdure crude, frutta assortita e dolci: pasticcini, crostatine, tiricche, papassini, mustaccioli, gelati. Tutto innaffiato da vino mirto e limoncello di produzione propria, come in un grosso grasso matrimonio…sardo.

Dopo pranzo, quando vino e mirto avevano operato i loro benefici effetti, si è scatenata la prestigiosa chitarra di Salvatore Chironi accompagnata dall’armonica funambolica di Nanni Coronas. Le dolci note della chitarra non hanno lasciato insensibile Cenzina Pulli che, evocando Lionello Siddi, suo mentore chitarrista, non ha potuto fare a meno di lasciare scaturire i ricordi più belli e nostalgici delle canzoni spagnole degli anni sessanta. E Cenzina si è fatta trasportare dalla stessa passione canora di tanti anni fa come neppure lei, forse, immaginava. Anche Chironi ha attinto con cura ad un ampio repertorio di canzoni degli anni settanta che hanno coinvolto anche chi non aveva mai provato a cantare due note in musica. E Salvatore ci ha dimostrato che non solo sa suonare la chitarra ma sa anche cantar bene. Una inaspettata sorpresa ce l’ha riservata la mente creativa di T. Marogna quando, fra una canzone e una risata, ha cominciato a distribuire a tutti palloncini colorati con su scritto il motto della Associazione Park di Sassari: “Volare si può, sognare si deve”!

( Come da contratto. ) Gli aspetti istituzionali della giornata sono stati diligentemente presentati e coordinati dal Dr. Giacomo Chironi. Non possiamo concludere la cronaca di questa incantevole e indimenticabile giornata senza riportare alcune delle impressioni rilasciate dai partecipanti. “E’ stata una giornata meravigliosa, in tutti i sensi. Persone interessanti. Esperienza positiva”: “Come accompagnatore ho capito di non essere solo. Ho visto mia moglie sorridere, serena. Ritorno a casa più sollevato. Grazie a tutti”. “Siamo stati benissimo. Grazie di tutto”. “Giornata splendida. Grazie al direttivo per l’organizzazione”. “un ringraziamento a tutta l’organizzazione. E’ stata una bellissima giornata. Grazie”. “E’ stata una giornata di felicità. Grazie”. “Un affettuoso ringraziamento per la splendida giornata passata assieme. E soprattutto…grazie di esserci!!!” “…è che ci hai fatto volare e noi con lui e di volare più in alto: e continuare a sognare di avere giornate come questa nel corso della nostra vita”. “E’ stata una giornata speciale”. Il terzo miracolo è stato il più grande, quello vero, il miracolo rappresentato dalla gioia delle persone, dalla loro felicità palpabile, dalla ritrovata coscienza che è possibile uscire dalla quasi immobilità per raggiungere condizioni di movimento anche minime che rappresentano un argine robusto della volontà contro una malattia subdola che cambia aspetto da un soggetto all’altro facendo perdere le tracce anche ai più attenti nello studiarne le varianti.

Insomma la malattia di Parkinson va arginata oltre che con la terapia farmacologica e con l’arti-terapia (tango terapia) anche con una buona dose di intelligenza che non guasta mai qualsiasi attività ciascuno di noi voglia intraprendere.

Un ringraziamento speciale vada all’Associazione Parkinson di Nuoro, alla sua instancabile Presidente Maria Grazia Mortara, al Direttivo che ne ha condiviso l’operato, per essersi assunti l’onere maggiore dell’organizzazione di questa splendida e indimenticabile giornata.

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