Volare si Può, Sognare si Deve!

Autore archivio: assoparkss

“LA MEDICINA MIGLIORE? L’influenza dell’attività fisica e della sedentarietà sulla malattia di Parkinson” (Pillola n. 9)


Recenti studi scientifici evidenziano come l’Attività Fisica abbia un effetto positivo e stimolante sui cosiddetti “Nuclei della base”, cioè quella parte del cervello che si ammala nel Parkinson. Secondo questi studi, durante l’attività aumentano i fattori di crescita neuronali (BDNF, GDNF) condizione necessaria per possibili effetti neurotrofici e di riparazione, vengono stimolati i meccanismi antiossidanti importanti per la eliminazione di tossine e residui del metabolismo cellulare, aumenta la sintesi di dopamina e l’attività dei trasportatori della dopamina e quindi incide direttamente sulla causa principale dei disturbi fisici cioè la carenza di dopamina, ed infine l’attività fisica diminuisce la eccessiva stimolazione glutamatergica, un importante sistema neuronale, alterato nel Parkinson e che sta alla base di alcune manifestazioni cliniche di difficile gestione farmacologica, quali le fluttuazioni e le discinesie. Gli autori sottolineano anche un altro fattore molto importante: la malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, cioè comporta la graduale morte di cellule neuronali; invece, l’esercizio fisico contribuisce a ridurre l’apoptosi, ovvero la morte cellulare programmata.

D’altra parte, la Sedentarietà può favorire l’insorgenza di una sindrome metabolica che, come noto, include diverse importanti malattie quali infiammazioni sistemiche e stress ossidativo dovuti a diabete, obesità, dislipidemia, e che può predisporre per malattie cardiovascolari, diabete mellito, insufficienza renale, ed anche per il Parkinson.
Quindi, la parola d’ordine per tutti è: Muoversi!

Ma questo lo sapevamo già. La novità è che, da un lato, la sedentarietà possa rappresentare uno dei tanti fattori che predispongono per la malattia di Parkinson e che possono peggiorarla durante il corso della malattia, e dall’altro lato, la confortante notizia scientificamente appurata che l’attività fisica protegge dal Parkinson come da tante altre malattie e che aiuta a combattere su nemigu.

Per attività fisica si intende il movimento in generale, come le passeggiate, il ballo, la fisioterapia (e qui in particolare la ginnastica, la musicoterapia, ed il training di antiche arti marziali giapponesi come Tai Chi e Q Gong), ma anche una vita quotidiana attiva, partecipata e dove anche il divertimento non deve mancare (vita familiare, amici, interessi, hobby, giardinaggio, ballo, teatro).

Come disse qualcuno: meditate, gente, meditate…

Kai Paulus

Fonti:
– LaHue SC, Comella CL, Tanner CM. The best Medicine? The Influence of Physical Activity and Inactivity on Parkinson’s Disease. Movement Disorders, vol. 31, n. 10, 2016
– Paillard T, Rolland Y, de Souto Barretto P. Protective effects of physical exercise in Alzheimer’s disease and Parkinson’s disease: a narrative review. Journal of Clinical Neurology, vol. 11, 2015


Fine della guerra, piccoli ricordi di Salvatore Faedda


Siamo nel 1946 e finalmente la guerra è finita! Anche se i miei ricordi sono un po’ vaghi, qualcosa è rimasto nella mente.
A Sassari le bombe avevano devastato parte della ferrovia lasciando intatto il resto della città.
All’epoca, chi era riuscito a conservare dei soldini poteva andare avanti ma chi non aveva niente come noi, doveva vivere alla giornata. Intanto la popolazione usciva sempre più spesso dai rifugi e per fronteggiare le prime difficoltà usufruiva di ciò che i nostri alleati americani distribuivano (sigarette, cioccolata, formaggini, latte in polvere e latte condensato); ho ancora un vago sapore di quel latte che, in quel tempo, deliziava il mio palato. I più bisognosi potevano beneficiare anche di coperte, vestiario, scarpe e tutto ciò che serviva al funzionamento della casa. Il ricordo più vivo che ho delle scarpe è che erano dotate di bollette, non quelle da pagare, ma chiodi che servivano a proteggere le suole delle scarpe.
Anche il comune di Sassari aveva messo a disposizione un tesserino che dava diritto ad un pasto caldo, preparato nei locali delle “Monache Cappuccine”.
La ripresa della scuola fu piuttosto difficile perché l’ignoranza la faceva da padrona soprattutto sui giovani che vivevano lontani dalla città. Era stata istituita anche la scuola notturna che consentiva, a chi di giorno lavorava, di poter acquisire quei pochi elementi per poter uscire dall’ignoranza totale.
Le insegnanti che si prestavano a quel tipo di lezioni, lo facevano più che volentieri perché consentiva loro di accumulare punteggio per l’assunzione definitiva.
Ricordo che per poter aiutare un’insegnante di nostra conoscenza, io e mio padre, con un altro gruppo di adulti già in possesso della licenza elementare, avevamo formato una classe di V^ e seguivamo le lezioni con grande interesse, anche se sotto forma di ripasso.
Al momento degli esami i componenti la commissione ci fecero i complimenti senza capire che il livello raggiunto era frutto di una piccola strategia da noi organizzata a fin di bene.
Intanto gli artigiani iniziavano ad assumere apprendisti e, se anche questi non venivano pagati…beh…che dire, è il solito ritornello che va ancora di moda.

Salvatore Faedda


 

La vigilia di Natale di Salvatore Faedda


Era la vigilia di Natale di tanti anni fa ed io, poco più che dodicenne, lavoravo in un negozio di mobili in Via Rosello. Verso le ore 19,00 un signore distinto entrò nel negozio per acquistare delle brandine chiudibili con relativi materassi, a patto che la consegna venisse effettuata quella sera stessa.
Ahimè!!! Avevo già capito tutto perché quella consegna a domicilio avrei dovuto farla io.
Rassegnato per l’incombenza affidatami, caricai le brandine sulla testa e mi incamminai per via Grazia Deledda presso la residenza dell’acquirente.
A stento raggiunsi l’ultimo palazzo, suonai il campanello e, passando tra due ali di persone in festa, scaricai le brandine in camera da letto.
A 60 anni di distanza sono in grado di ricordare ed eventualmente suonare quella musica che, in quella determinata situazione, aveva arrecato tanta tristezza nel mio cuore.
Erano circa le 22,00 quando ripresi la via del ritorno passando per il ponte di Rosello. La strada era bagnata, non dalla pioggia, ma dalle mie lacrime che scendevano copiose a causa della rabbia e dell’umiliazione subita in una giornata così importante…!!! Praticamente mi sentivo misero nella miseria più misera.

Salvatore Faedda


 

Mio figlio Park di Gianni Dessena


Il 31 Gennaio 2017 compirà quattro anni il mio terzo figlio.

C’è Matteo che di anni ne ha 22, poi c’è Daria che ne ha 14 e, dulcis in fundo, Park che ne compirà appunto 4.

Tutti dicevano che i primi due figli erano arrivati con comodo; infatti avevo 32 anni quando è nato Matteo e 40 quando è nata Daria. In compenso però ero troppo giovane quando è nato Park perché avevo solo 49 anni.

Il ginecologo o meglio il neurologo che quel 31 gennaio 2013 mi disse che ero in attesa del mio terzo figlio, mi mise subito in allarme…La prima cosa che mi suggerì fu quella di cambiare metodo di educazione verso la nuova vita che cresceva dentro di me. Voleva semplicemente dirmi che i primi due figli erano due bravi ragazzi mentre Lui, Park, sarebbe stato sempre un gran rompiscatole che godeva a fare dispetti.

Il signore in camice banco, tra le altre cose, mi disse che non sarei mai riuscito ad ammansire il caratteraccio che aveva ed avrà sempre Park, infatti, col passare del tempo degenererà sempre più combinandomene delle belle. Dovevo perciò trovare il modo di combattere contro quel nuovo figliolo che non conoscevo sino in fondo né io né il ginecologo né il neurologo né tutti i signori in camice bianco.

Ritenni che il miglior modo per contrastare Park era quello di farlo fesso e contento e renderlo ridicolo in alcune situazioni. Ad esempio: prendo il caffè al bar e mi tremano le mani? Vuol dire che per bloccare la tazzina anziché una utilizzerò due mani e assaporerò ugualmente quel buon caffè. Un’altra volta mi capitò, durante una cena, di avere una crisi di tremore molto evidente e un amico mi disse:”Gianni, cosa ti succede, non riesci a mettere in moto?” Ci mettemmo tutti a ridere e il tremore passò.

Dopo un periodo di lunghe riflessioni su come affrontare Park ed adattarsi quindi ad un cambiamento radicale del modo di vivere, presente e futuro, decisi di iscrivermi e fare parte attiva di un’Associazione composta di persone che hanno, anche loro, l’incomodo di avere un figlio che si manifesta in vari modi ma che, da vigliacco qual è, non si mostra fisicamente e dunque non si può neanche prendere a schiaffi.

Dagli amici che fanno parte dell’Associazione imparo tante cose interessanti che mi permettono senz’altro di affrontare varie evenienze nel miglior modo possibile.

Ritengo che l’unione fa la forza, dunque credo, o perlomeno mi voglio illudere, che questo esercito di buontemponi riuscirà, prima o poi, a far salire a galla i punti deboli di Park e dunque renderlo meno sconosciuto al mondo della medicina.

Naturalmente per avere una reazione efficace al problema che si è presentato, devi avere un aiuto che ti può dare soltanto una grande famiglia. E per grande si intende grande in tutto, come la mia. Composta da mia moglie Antonella e dai miei figli Matteo e Daria.

Gianni Dessena


Metella e il suo paradosso di Franco Simula


La giornata del 26 Novembre 2016 dedicata all’esame di eventuali progressi della ricerca sulla malattia di Parkinson è stata per molti versi speciale e indimenticabile.

Il presidente dell’Associazione, all’apertura del Convegno, ha introdotto il concetto “visionario” di “festa della malattia di Parkinson”. Festa come incontro, sostegno reciproco, solidarietà, come terapia complementare alla terapia farmacologica e anche come divertimento. Questo concetto è stato ripreso più volte dal dott. Paulus che, essendo neurologo non può che dispensare farmaci per una patologia sintomatica, ma è nel contempo uno dei più convinti sostenitori della terapia alternativa o complementare più nota come arti-terapia e cioè teatro-terapia, danza-movimento terapia, fisio-terapia, canto-terapia, disegno-terapia. L’atmosfera di festa che si respirava nell’aria ha finito col coinvolgere anche l’austero prof. Sechi che muovendosi nella sala con insolita disinvoltura ha rappresentato l’importanza della ricerca nel campo specifico della neurologia ma si è spinto a confidare ai presenti che la ricerca sarda, e quella sassarese in particolare, partecipa con altri gruppi stranieri a dei filoni di ricerca neurologica e su altre malattie dementigene all’avanguardia nel mondo. Il prof. Serra -ironico ma comunque fiducioso- ha raccontato che un progetto di ricerca sul sonno, giudicato eccellente dal Ministero, è rimasto senza finanziamento alcuno per mancanza di fondi. A parte questi doverosi rilievi, il clima che si respirava nella sala era di grande ottimismo e speranza.

Anche le persone a cui questo convegno era destinato, gli ammalati di Parkinson, hanno percepito in maniera quasi palpabile questa atmosfera di festa che è servita per alcuni come rafforzamento delle proprie convinzioni per altri come appropriazione cosciente di suggestioni che fanno gridare al “miracolo”. Ma allora è vero il “miracolo” di cui spesso parliamo un po’ per celia un po’ per autosuggestionarci.

Oggi, al convegno, se ne è accennato giusto per prendere le dovute distanze da fenomeni di suggestione personali o collettivi che non possono trovare ospitalità in quest’aula dove i ricercatori -da scienziati- hanno. parlato rigorosamente di fatti scientifici, evidenti, dimostrabili, ripetibili.

A fine mattinata, a conclusione di una giornata che era apparsa memorabile per tutti, e lo si capiva dallo stato d’animo lieto e festoso delle persone, tutte, incontro fra gli altri Metella e giusto per sentire una risposta scontata le chiedo:” come è stata la giornata? che impressione hai avuto”? La risposta di Metella è di quelle che ti “shockano” perché contemporaneamente appare spontanea, tenera, ingenua,

dolcissima ma anche sorprendente,quasi esplosiva, certamente paradossale. “Molto spesso mi sorprendo a ringraziare il destino per aver avuto la malattia di Parkinson”.

Ma davvero? E perché?

“Perché mi ha consentito di vivere una nuova vita, di conoscere tante persone meravigliose che in maniera e in misura diverse mi hanno aiutato a uscire dalla solitudine, a riacquistare fiducia in me stessa, ad aggirare il fantasma della depressione che a tratti compariva nella mia vita”.

Anche Franco dice che questo maledetto Parkinson -nonostante il fastidioso e incontrollabile tremore che gli tormenta e stanca entrambe le mani- tutto sommato gli ha permesso di ricuperare una vita diversa, più attiva mentalmente, vissuta con le nuove persone che ha avuto modo di conoscere e che -scherzando con lui- ne apprezzano l’humor, le scontrosità, ma anche i lampi di intelligenza e le schiette manifestazioni di affetto che dispensa ad ampie mani.

L’incontro di nuove persone, la condivisione delle sofferenze, il reciproco incoraggiamento sono solo alcuni elementi che contribuiscono a rendere anche la subdola malattia di Parkinson meno…”rapace infingardo”, meno…”nemigu”, meno…”idra a sette teste”, meno…”mostro”. Da combattere non solo con le medicine ma anche col movimento, col divertimento, con gli affetti.


 

Figli di un dio minore di Patrizia Canu


Resoconto della 10° Giornata Sassarese della malattia di Parkinson scritto da Patrizia Canu su L’Unione Sarda del 27 novembre 2016

 

Sassari. Difficoltà e speranze alla decima Giornata della malattia

Figli di un dio minore

Manca il centro Parkinson

 

Due Centri contro il Parkinson a Cagliari. Nessuno a Sassari. Milleseicento pazienti da tutto il nord dell’Isola, rimandati a casa o ricoverati, in nome della “ottimizzazione delle risorse”. Che, in soldoni, vuol dire tagli, e risparmi apparenti . Perchè, a lungo termine, significa invece tanti costi in più: un giorno di ricovero costa alla Asl, e quindi al cittadino, quanto cinquanta visite ambulatoriali. E spesso sono ricoveri che si potevano evitare. Siamo patologie rinchiuse in una riserva indiana – dice il presidente dell’associazione Parkinson, Franco Simula – Forse noi pazienti del Nord siamo figli di un dio minore?.

     INCONTRO. Ma non di questo vuole parlare Kai Paulus, neurologo a cui si devono umanità, competenza e numeri, in egual modo. Nel presentela decima giornata di Sassari contro il Parkinson non vuole sentire lamentele. Preferisce parlare di quello che si fa, delle nozze con i fichi secchi. E sono nozze fantastiche, a vedere questa sala gremita. Ci sarebbero dovuti essere i nuovi vertici, ieri alla Camera di commercio, per ascoltare di questo piccolo miracolo, messo su con risorse risibili. Competenze sanitarie e poi tante terapie complementari: danzaterapia, musicoterapia, teatroterapia. I linguaggio del corpo, musica , teatro, l’amicizia e la condivisione che funzionano più delle pastiglie, Gratis, tutto gratis. E’ il sociale, di cui parla il psicologo Giovanni Carpentras. Quel lavoro da fare “nel frattempo”. Nel frattempo che la malattia viene diagnosticata, nel frattempo che avanza, nel frattempo che viene condivisa.

     PROBLEMI E SOLUZIONI. Quello che emerso ieri è stata la grande ricchezza delle associazioni, e delle professionalità. “Noi italiani siamo i ricercatori più bravi al mondo. E’ solo un problema di mezzi” dice il farmacologo Pier Andrea Serra. La ricerca significa speranza. “In Italia ci sono 40 milioni l’anno per tutta la ricerca. In America nel centro dove ho lavorato aveva 12 milioni a disposizione per due ricercatori”.

     ECOSISTEMA. Il primario di neurologia dell’ Aou Gian Pietro Sechi: ” Il mio sogno è di colpire queste patologie all’inizio, nella fase di danno biochimico, quando le cose sono ancora curabili. A quello tendono i nostri piccoli studi con i nostri piccoli mezzi”. Ma la strada è piena di ostacoli, dice Serra: “Non esistono studi accurati sul sonno: spesso l’ammalato di Parkinson o di una malattia neurodegenerativa, la notte non ha sintomi. Abbiamo presentato un progetto al Ministero, progetto giudicato eccellente, con il massimo dei voti. “Bocciato”, è stata la sentenza, “non c’è un euro”. Ma noi terremo duro.

Patrizia Canu


 

 

Giornata del Parkinson: «Sanità migliore per tutti» di Paoletta Farina

Articolo di Paoletta Farina tratto dalla Nuova Sardegna del 27 novembre 2016

Giornata del Parkinson: «Sanità migliore per tutti»

Le richieste di malati e medici e il punto sulle ricerche per la cura del morbo Il neurologo Sechi: Sardegna ferma a trent’anni fa, diritti dei pazienti menomati

genteSASSARI. Le speranze per la terapia, le difficoltà di districarsi nella complicata macchina sanitaria sarda, i problemi legati all’ottenimento dell’invalidità civile. La Giornata sassarese della malattia di Parkinson, organizzata dall’associazione presieduta da Franco Simula che ieri ha gremito di pubblico la sala della Camera di commercio, ha messo ancora una volta in luce una quotidianità fatta di complicazioni ed ostacoli per i pazienti, di carenze croniche di strutture e macchinari sanitari, e anche di delusioni e frustrazioni per i ricercatori che vedono chiudersi sempre di più il rubinetto dei finanziamenti. Tanto che il direttore della clinica neurologica delll’Aou, Gian Pietro Sechi, rispondendo alla domanda di una malata che chiedeva più attenzione e organizzazione verso i pazienti, ha annunciato che chiederà un incontro all’assessore regionale Luigi Arru «perché la nostra sanità è ferma a trent’anni fa. Basta pensare che la Sardegna è l’unica regione italiana che non ha la risonanza magnetica a 3 tesla . Dobbiamo accontentarci di apparecchiature con un potenziale che è la metà. E questo significa che non abbiamo la possibilità di fare diagnosi migliori e più precise. Un gap con il resto d’Italia inammissibile, perchè i sardi hanno diritto agli stessi livelli di assistenza assicurati nel resto del territorio nazionale».

Di Parkinson soffrono in Provincia almeno 1500 persone, oltre seicento quelle che vengono seguite nel Centro dei disturbi del movimento della clinica neurologica. L’incidenza in Sardegna non è diversa da quella di altre Regioni: 30/40 persone su diecimila soffrono del morbo che rientra tra quelle malattie neurodegenative per le quali la scienza ha raggiunto risultati soltanto nella cura dei sintomi. La causa resta ancora da individuare. E Sassari con i suoi ricercatori

«Studi recenti condotti dalla clinica Neurologica, in collaborazione con vari gruppi nazionali ed internazionali, tra cui gli Istituti di microbiologia e di farmacologia dell’Università di Sassari, il Cnr di Padova, Sassari e Pozzuoli, e l’istituto di ricerca inglese “Diamond Light Source Ltd, Harwell Science and Innovation Campus” hanno dimostrato che comuni infezioni virali come quella dal virus Herpes simplex tipo 1, nelle persone predisposte possono contribuire ad un più rapido peggioramento della malattia di Parkinson – spiega il professor Sechi – e che, invece, un antibiotico di uso comune, il Ceftriaxone, può essere in grado di rallentare o fermare la progressione della malattia di Parkinson, impedendo la aggregazione patologica della proteina Alfa-Sinucleina, che gran parte degli studiosi considera la determinante principale della neuro-degenerazione progressiva tipica del Parkinson». Proprio la scoperta delle capacità del Ceftriaxone è stata fatta sempre nella clinica neurologica sassarese, in collaborazione con l’Istituto “Gaslini” di Genova. Anche Le ricercatrici Giannina Arru, biologa, ed Elisa Caggiu, microbiologa hanno parlato della possibile associazione, la prima, del “micobatterium avium paratubercolus” e la secona dell’Herpes simplex virus di tipo 1, con il Parkinson.

Molto importanti anche le informazioni fornite da Rosanna Serra, dell’ufficio invalidi civili e da Francesca Dettori, dell’ufficio ricoveri Regione, entrambi dell’Asl. Dalla Giornata sassarese è emerso quindi l’appello generale a un’attenzione maggiore, in tutti gli aspetti, verso i pazienti.

10° Giornata sassarese della malattia di Parkinson – Resoconto


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La giornata sassarese del Parkinson si è tenuta sabato 26 in un salone affollato da un pubblico numeroso e attento. Dopo una breve introduzione del presidente dell’Associazione Parkinson Sassari Franco Simula sullo stato attuale dell’associazione, il dott. Kai Paulus, che con passione e abnegazione da anni segue i malati di Parkinson ed è responsabile scientifico del convegno, ha coordinato i lavori dando rilievo ai relatori presenti, che hanno illustrato gli aspetti medico scientifici, soffermandosi particolarmente sulla ricerca, penalizzata dalla scarsità di mezzi a disposizione nonostante il livello elevatissimo dei progetti in corso. Un vivace dibattito si è sviluppato tra il pubblico e le rappresentanti della ASL sulle pratiche burocratico-amministrative. Numerosi e graditi gli ospiti, dai rappresentanti di altre associazioni come Gianfranco Favini, recentemente nominato a far parte della Commissione Regionale sulle malattie dementigene, all’assessore alla cultura Raffaella Sau, che segue con interesse la nostra associazione. Il dott.Paulus, unico referente dell’ambulatorio per i pazienti Parkinson sempre più in difficoltà a causa dei tagli sull’organico, ha illustrato, a più riprese, la grande risorsa rappresentata dalle terapie complementari: fisioterapia, musico-danza terapia, teatro-terapia, tutte gratuite, che coinvolgono i pazienti e i loro familiari in un clima di solidarietà e amicizia che talvolta funzionano quanto i farmaci. Il convegno si è concluso in un clima festoso, con l’attribuzione del riconoscimento di “Personaggio dell’anno” a Franco Enna, noto autore di libri per ragazzi e di una rivisitazione del” Romeo e Giulietta” che ha coinvolto in una rappresentazione teatrale i pazienti parkinsoniani e i loro familiari, seguito da un simpatico rinfresco. E’ stata una giornata memorabile. Ringraziamo le due bravissime giornaliste presenti, che hanno fatto un resoconto circostanziato del convegno, offrendoci una maggiore visibilità sui nostri due quotidiani . Abbiamo bisogno del sostegno e della solidarietà di tutti, per continuare la nostra azione e perseguire i nostri obiettivi, mantenendo viva e incisiva la nostra associazione, in un clima di armonia e collaborazione.

Di seguito, potrete leggere i due articoli apparsi Domenica 27.

Franco Simula

Presidente Associazione Parkinson Sassari


 

Saluto del Presidente Franco Simula ai partecipanti della 10° Giornata sassarese della malattia di Parkinson


presidenteUn cordiale saluto e un ringraziamento a tutti i presenti a questo convegno che qualche giorno fa, in una conversazione col dott.Paulus, ho definito con un lapsus ”la festa del Parkinson”. Come si sa, il lapsus talvolta, contiene una verità nascosta, e cercherò di chiarirla più avanti. L’Associazione Parkinson è giovane, è nata pochi anni fa grazie all’impegno meritorio di quattro soci fondatori, ai quali va il nostro sentito ringraziamento, guidati dall’intraprendenza e dalla lucida intuizione del dott.Paulus; i soci fondatori, che oggi sono tutti presenti in questa sala sono Franco Delli, Peppino Achene, Piero Faedda, Graziella Manchia . Ora l’Associazione è cresciuta, (gli iscritti sono quasi 100) ha rinvigorito lo slancio iniziale dandosi una struttura più articolata, ha approvato il Bilancio consuntivo 2015 e quello preventivo 2016-17, ha formalizzato l’iscrizione all’Albo Generale Regionale del Volontariato, dispone di un sito Web e Facebook che rende trasparenti tutte le decisioni e le iniziative. L’attività dell’Associazione è imperniata su alcuni pilastri: Il livello Medico Scientifico che ricade sulla Clinica Neurologica, le Terapie Complementari di cui si fa carico l’Associazione , il sostegno psicologico alle famiglie e il collegamento con le altre associazioni che seguono pazienti con patologie di carattere neurologico. Il piano medico scientifico, con riferimento alla clinica neurologica, provvede a garantire le visite ambulatoriali oltre ad eventuali ricoveri in Clinica; dietro questa attività che riguarda il quotidiano operano tutti gli specialisti impegnati nella ricerca: questo aspetto sarà, oggi, esaurientemente trattato dai relatori presenti. In questa circostanza ufficiale e pubblica noi non possiamo che eprimere la nostra preoccupazione per la riorganizzazione del sistema sanitario, che si è concretizzato finora in tagli e blocco del turn-over anche nella clinica neurologica, ciò ha comportato una drastica riduzione delle giornate di ambulatorio dedicate ai malati di Parkinson con un inaccettabile allungamento delle liste d’attesa; rischiava di saltare per questi provvedimenti irrazionali (derivanti paradossalmente dalla razionalizzazione) un delicato sistema – l’Eco Sistema appunto – che si reggeva su un equilibrio molto delicato; l’opportuno recente intervento del prof.Sechi – che ringraziamo – ha consentito una maggiore disponibilità del medico referente; ma un centro Parkinson – adeguatamente e autonomamente strutturato – è ancora nella lista dei sogni. Noi siamo un’utenza fragile, la nostra malattia è cronica e progressiva, non abbiamo il tempo di aspettare mesi per un controllo finalizzato all’aggiustamento del piano terapeutico, che costa pochi euro; in alternativa c’è il ricovero, con costi esponenziali sia in termini economici che umani; ci sembra che alcune patologie neuro degenerative come Parkinson, Malattie Rare, Alzheimer, SLA, Sclerosi multipla, siano sempre più destinate ad essere rinchiuse in una sorta di riserva indiana da affidare in misura sempre maggiore al volontariato, che opera a basso costo e in condizioni di precariato. Desidereremmo che si garantissero almeno condizioni minimali di operatività rappresentate dalla creazione di un centro Parkinson: perchè DUE centri Parkinson a Cagliari e neanche UNO a Sassari? I pazienti del Nord Sardegna sono forse figli di un dio minore? La nuova Dirigenza Sanitaria da poco insediatasi – come concreto provvedimento di mutamento della politica sanitaria regionale e anche per l’adozione di un elementare criterio di giustizia distributiva – potrebbe prendere in considerazione l’opportunità di istituire a Sassari un Centro Parkinson adeguato all’utenza sempre più in aumento. Vediamo ora le attività promosse dall’Associazione rappresentate dalle terapie complementari che per ora sono: la fisioterapia, – la danza musicoterapia, – la teatro terapia.

FISIOTERAPIA: la dott Pinuccia Sanna,fisioterapista,volontaria,con cadenza settimanale ci segue nelle nostre difficoltà neuromotorie, specificamente studiate per noi, adattando ad esse adeguati esercizi fisici.

MUSICO-danza-terapia: la dott. Anna Lisa Mambrini , volontaria, abbinando alla musica e al ritmo i nostri movimenti,induce la nostra disabilità a un maggiore coordinamento,liberando aspetti di comunicazione ed espressione alternativi.

TEATRO-terapia: quest’esperienza ha dato risultati decisamente sorprendenti: siamo stati coinvolti tutti,attori,coro,familiari,con la rappresentazione finale di una rivisitazione di Romeo e Giulietta di Shakespeare, con grande divertimento di tutti. Di queste terapie complementari fanno parte anche altre occasioni di aggregazione come i viaggi di istruzione, ad esempio la visita guidata all’Antiquarium Turritano effettuata a metà ottobre. Ecco, LA FESTA di cui accennavo all’inizio che facilita socializzazione, divertimento , solidarietà. Il Parkinsoniano in genere non è giovanissimo, ha vissuto, sa che non guarirà, sa che il suo male è progressivo: sa anche, però, che la degenerazione può arrestarsi, dare tregua; una bella metafora pensata da uno di noi, lo paragona ad un rapace appollaiato sul trespolo della coscienza pronto a dilaniare, se può operare senza contrasto, ma se è distratto da qualcos’altro, sospende la sua opera. Ecco, la condivisione, l’amicizia..la FESTA appunto. Nessuno resta solo con “su Nemigu”, ma si muove a ritmo, scherza, ride e il rapace si arresta. Il motto della nostra Associazione recita: ”Volare si può,sognare si deve”. Noi abbiamo due sogni:

– Il primo rappresentato da un centro Parkinson attrezzato ed autonomo, senza liste d’attesa, col nostro neurologo di riferimento che possa seguirci individualmente e nei casi più refrattari, indirizzarci a centri dove la migliore disponibilità di mezzi possa rispondere ai nostri bisogni.

-.Il secondo sogno è quello connesso alla esigenza di disporre di una sede stabile, di spazi adeguati, affidati esclusivamente alla nostra Associazione per poter effettuare quell’attività di terapia complementare (nota come arti-terapia) che tanta rilevanza occupa nel processo complessivo di riabilitazione.

La fisioterapia, la danza-movimento-terapia, la teatro-terapia hanno nel passato più recente dato dei risultati sorprendenti – naturalmente molto lontani dalla guarigione e dai miracoli, di cui spesso parliamo per caricarc i- ma certamente hanno “risvegliato” molti pazienti dal torpore in cui la solitudine e la carenza di socializzazione li aveva fatti precipitare: stare insieme dà nuova linfa vitale. In sardo in una sorta di Parkinsoneide abbiamo detto: “su Parkinson no est solu maladia, ma est incontru, consolu e puru cumpagnia”.