Volare si Può, Sognare si Deve!

“LA MEDICINA MIGLIORE? L’influenza dell’attività fisica e della sedentarietà sulla malattia di Parkinson” (Pillola n. 9)


Recenti studi scientifici evidenziano come l’Attività Fisica abbia un effetto positivo e stimolante sui cosiddetti “Nuclei della base”, cioè quella parte del cervello che si ammala nel Parkinson. Secondo questi studi, durante l’attività aumentano i fattori di crescita neuronali (BDNF, GDNF) condizione necessaria per possibili effetti neurotrofici e di riparazione, vengono stimolati i meccanismi antiossidanti importanti per la eliminazione di tossine e residui del metabolismo cellulare, aumenta la sintesi di dopamina e l’attività dei trasportatori della dopamina e quindi incide direttamente sulla causa principale dei disturbi fisici cioè la carenza di dopamina, ed infine l’attività fisica diminuisce la eccessiva stimolazione glutamatergica, un importante sistema neuronale, alterato nel Parkinson e che sta alla base di alcune manifestazioni cliniche di difficile gestione farmacologica, quali le fluttuazioni e le discinesie. Gli autori sottolineano anche un altro fattore molto importante: la malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, cioè comporta la graduale morte di cellule neuronali; invece, l’esercizio fisico contribuisce a ridurre l’apoptosi, ovvero la morte cellulare programmata.

D’altra parte, la Sedentarietà può favorire l’insorgenza di una sindrome metabolica che, come noto, include diverse importanti malattie quali infiammazioni sistemiche e stress ossidativo dovuti a diabete, obesità, dislipidemia, e che può predisporre per malattie cardiovascolari, diabete mellito, insufficienza renale, ed anche per il Parkinson.
Quindi, la parola d’ordine per tutti è: Muoversi!

Ma questo lo sapevamo già. La novità è che, da un lato, la sedentarietà possa rappresentare uno dei tanti fattori che predispongono per la malattia di Parkinson e che possono peggiorarla durante il corso della malattia, e dall’altro lato, la confortante notizia scientificamente appurata che l’attività fisica protegge dal Parkinson come da tante altre malattie e che aiuta a combattere su nemigu.

Per attività fisica si intende il movimento in generale, come le passeggiate, il ballo, la fisioterapia (e qui in particolare la ginnastica, la musicoterapia, ed il training di antiche arti marziali giapponesi come Tai Chi e Q Gong), ma anche una vita quotidiana attiva, partecipata e dove anche il divertimento non deve mancare (vita familiare, amici, interessi, hobby, giardinaggio, ballo, teatro).

Come disse qualcuno: meditate, gente, meditate…

Kai Paulus

Fonti:
– LaHue SC, Comella CL, Tanner CM. The best Medicine? The Influence of Physical Activity and Inactivity on Parkinson’s Disease. Movement Disorders, vol. 31, n. 10, 2016
– Paillard T, Rolland Y, de Souto Barretto P. Protective effects of physical exercise in Alzheimer’s disease and Parkinson’s disease: a narrative review. Journal of Clinical Neurology, vol. 11, 2015


2 Commenti

  1. Antonello

    Sono d’accordissimo con lei Doc,
    prima che Su Nemigu si facesse vivo andavo a ballare, non credo ci sia ginnastica miglioredia x il fisico che x l’umore è quindi il morale. Farò presente al diretti la balloterapia.
    Grazie x ora.

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    1. Kai Paulus

      Buongiorno Antonello,
      ha perfettamente ragione, il ballo è la migliore “fisioterapia” che esista: unisce l’esercizio fisico alla musica, al divertimento, ed alla socializzazione.
      Nel 2009 avevamo portato avanti un progetto sul tango (che poi è stato pubblicato su una rivista scientifica internazionale) che documentava come i benefici ottenuti dal ballo perduravano nel tempo.
      Ovviamente il ballo è una proposta, e non si può pretendere da tutti di ballare; anche ginnastica dolce, passeggiate, videogiochi attivi, ecc. sono ugualmente utili a confinare su nemigu.
      Sembra tutto così ovvio, invece gli amici della nostra associazione rappresentano una minoranza, perché molte persone affette da Parkinson non sono “disposti a divertirsi” e richiedono invece farmaci sempre più pesanti con l’unico risultato di attirare intorno a sè sempre più rapaci infingardi.

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