Il 31 Gennaio 2017 compirà quattro anni il mio terzo figlio.
C’è Matteo che di anni ne ha 22, poi c’è Daria che ne ha 14 e, dulcis in fundo, Park che ne compirà appunto 4.
Tutti dicevano che i primi due figli erano arrivati con comodo; infatti avevo 32 anni quando è nato Matteo e 40 quando è nata Daria. In compenso però ero troppo giovane quando è nato Park perché avevo solo 49 anni.
Il ginecologo o meglio il neurologo che quel 31 gennaio 2013 mi disse che ero in attesa del mio terzo figlio, mi mise subito in allarme…La prima cosa che mi suggerì fu quella di cambiare metodo di educazione verso la nuova vita che cresceva dentro di me. Voleva semplicemente dirmi che i primi due figli erano due bravi ragazzi mentre Lui, Park, sarebbe stato sempre un gran rompiscatole che godeva a fare dispetti.
Il signore in camice banco, tra le altre cose, mi disse che non sarei mai riuscito ad ammansire il caratteraccio che aveva ed avrà sempre Park, infatti, col passare del tempo degenererà sempre più combinandomene delle belle. Dovevo perciò trovare il modo di combattere contro quel nuovo figliolo che non conoscevo sino in fondo né io né il ginecologo né il neurologo né tutti i signori in camice bianco.
Ritenni che il miglior modo per contrastare Park era quello di farlo fesso e contento e renderlo ridicolo in alcune situazioni. Ad esempio: prendo il caffè al bar e mi tremano le mani? Vuol dire che per bloccare la tazzina anziché una utilizzerò due mani e assaporerò ugualmente quel buon caffè. Un’altra volta mi capitò, durante una cena, di avere una crisi di tremore molto evidente e un amico mi disse:”Gianni, cosa ti succede, non riesci a mettere in moto?” Ci mettemmo tutti a ridere e il tremore passò.
Dopo un periodo di lunghe riflessioni su come affrontare Park ed adattarsi quindi ad un cambiamento radicale del modo di vivere, presente e futuro, decisi di iscrivermi e fare parte attiva di un’Associazione composta di persone che hanno, anche loro, l’incomodo di avere un figlio che si manifesta in vari modi ma che, da vigliacco qual è, non si mostra fisicamente e dunque non si può neanche prendere a schiaffi.
Dagli amici che fanno parte dell’Associazione imparo tante cose interessanti che mi permettono senz’altro di affrontare varie evenienze nel miglior modo possibile.
Ritengo che l’unione fa la forza, dunque credo, o perlomeno mi voglio illudere, che questo esercito di buontemponi riuscirà, prima o poi, a far salire a galla i punti deboli di Park e dunque renderlo meno sconosciuto al mondo della medicina.
Naturalmente per avere una reazione efficace al problema che si è presentato, devi avere un aiuto che ti può dare soltanto una grande famiglia. E per grande si intende grande in tutto, come la mia. Composta da mia moglie Antonella e dai miei figli Matteo e Daria.
Gianni Dessena
Racconto molto divertente, complimenti!
Tra breve appariranno due nuove Pillole che presentano degli strumenti molti efficaci per educare e per tenere a bada ragazzacci come il piccolo Park.
Finalmente, caro Gianni,ti sei deciso a raccontarci di come ti è nato, anzi… di come hai dovuto subire il terzo figlio. Ma che onori, però, per il nuovo arrivato! Non solo il ginecologo ma anche il neurologo ad accogliere in pompa magna questo terzo figlio di cui -credo- avresti volentieri fatto a meno. Anche perché sin da subito ce lo hai presentato come un grande rompiballe. Forse questa forma palesemente ironica di descrivere e affrontare il “nostro” male è il modo più semplice e immediato per cercare di contrastarne gli effetti dolorosi e mutevoli che quotidianamente ci infligge. Il caffè con due mani, data la pesantezza della tazzina, è già un’ottima soluzione e anche la messa in moto col “tremore” non è male. Occorrerà inventare anche nuovi sistemi per…ridere e sopravvivere.
Tenera e delicata, invece, nella sua semplicità ed essenzialità è la manifestazione d’amore per la famiglia “grande in tutto”. Composta da tre nomi di persone.