Volare si Può, Sognare si Deve!

Autore archivio: assoparkss

20 giugno 2023 Inaugurazione Nuova “CasaPark”

Alla presenza di Autorità e sostenitori, é stato inaugurato  il nuovo Hub per i malati di Parkinson

https://www.videolina.it/articolo/tg/2023/07/01/sassari_apre_casa_park_il_primo_hub_per_i_pazienti_di_parkinson-78-1183680.html

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Finché morte non ci separi – testo di Franco Simula




Questa cronaca non vuole essere un’elaborazione critica del lavoro teatrale, ma vuole essere uno scambio “cionfraiolo” con l’amico Luca Murineddu (ARMANDO), tenendo naturalmente come sfondo di riferimento la rappresentazione teatrale.

(ARMANDO) Ancora non riesco a capire perché mia moglie che mi tradisce con l’uno e con l’altro e a me non riserva che disprezzo e male parole, vuol dare ad intendere al mondo intero ma soprattutto a me, che tutto fila liscio fra noi e che nella nostra vita quotidiana tutto è idilliaco. Balle. Bugie . Menzogne. In realtà, mi ha sempre trattato in malo modo, con sufficienza. Da qualche tempo a questa parte, però, sembra diventata improvvisamente gentile: ed in effetti qualcosa in lei è cambiato. Perché? Che cosa può essere capitato? Che sia venuta a conoscenza della mia strabiliante vincita alla lotteria? Un milione di euro, tutti in un colpo, sono una somma che disturba i sonni di chiunque e provoca l’invidia di una moglie che mi avrebbe mandato volentieri alle ortiche se non le fosse saltata in mente l’idea di impossessarsi di quel malloppo. In qualsiasi modo. Anche illegale. Questi ed altri pensieri confusi frullavano nella mente di Armando mentre lui effettivamente doveva pensare a come investire tutti quei soldi.
(FRANCO) Lo sai, Luca, che mi hai stupito favorevolmente anche come attore? Conoscevo altri tuoi interessi ma queste qualità nella recitazione mi erano sconosciute.
Disinvolto, sicuro sul palco, talvolta anche spavaldo, capace persino di risolvere improvvise situazioni di imbarazzo. Potrà fare tutti i tentativi che vuole la tua furba moglie che ti vorrebbe, come dicono a Sassari, “corruddu e affusthigaddu”, e cioè tu fuori dai piedi e lei a godersi con l’amante i soldi vinti da te alla lotteria. Ma ho visto che l’impavido marito resiste con spavalderia usando un riso beffardo che è quello che si addice a queste situazioni . Però alla fine ti sei lasciato “fregare” da un avvocatello qualsiasi che si è goduto i piaceri derivanti da una grandiosa vincita alla lotteria che prevedeva , per te e non per lui, un soggiorno da sogno in un paese incantato . E alla fine della storia, caro Armando, ti sei fatto sorprendere, come un pesce in barile, dalla polizia che, usando il più elementare degli stratagemmi ti ha arrestato per procurato allarme. Ti hanno fatto un semplice solletico alla pianta dei piedi che ti ha fatto ridere a crepapelle e ti ha fatto individuare e denunciare immediatamente dai poliziotti per procurato allarme. Come un pollo. Potevi stare più accorto.
ARMANDO e ti pare che se non me lo avesse imposto il copione mi sarei fatto fregare dall’ultimo degli sbirri? Così come non avrei permesso all’avvocato che doveva tutelare i miei interessi di andarsi a spendere i soldi da me guadagnati alla lotteria in un paese esotico d’oltremare. A godermi quella fortuna ci ho pensato anch’io ma quando ci si mette di mezzo il…copione, non c’è niente da fare.

Dopo queste considerazioni scherzose una riflessione seria mi sembra giusta e doverosa: la rappresentazione teatrale che nessuno di noi parkinsoniani conosceva è stata la rivelazione dell’impegno di un gruppo di ragazzi che nonostante qualche problema personale ha saputo interpretare il ruolo teatrale che gli è stato assegnato con tanto impegno ed entusiasmo da strappare più volte gli applausi a scena aperta del numeroso pubblico Alla conclusione della commedia è stata una festa gioiosa per tutti , abbiamo potuto applaudire un gruppo di ragazzi felici ma anche con un velo di commozione. E non erano soli.

Franco Simula


 

Progetto Sardegna – palestra a cielo aperto. Perché partecipare? testo di Romano Murineddu


E’ capitato a tutti, almeno una volta, di chiedersi: ” … che diavolo ci sto a fare qui?”.

Nel caso specifico: soffro del morbo di Parkinson, ho vari altri acciacchi, ho un’età che quando ero bambino era considerata quasi inarrivabile …. Quindi, potrei starmene tranquillamente a casa, leggere libri, guardare film alla TV, prendermi cura – a dire il vero, con entusiasmo sempre minore – del giardinetto di casa e soprattutto crogiolarmi nel pensiero che sono ormai vecchio e, come tutti i vecchi, potrei avere il diritto di godere di cure e attenzioni, almeno da parte dei familiari più stretti.

Invece ho deciso di lanciarmi in questa avventura, affrontando temerariamente prove difficili e faticose, piene di pericoli e imprevedibili conseguenze.

Beh … magari sto un po’ esagerando: si tratterebbe in fondo solo di otto fresche passeggiate nei boschi condite di chiacchiere e buona compagnia; quattro pagaiate in mare godendo delle bellezze della scogliera di Porto Torres, sorvegliati a vista da una schiera di baldi ragazzi e ragazze, che provvedono anche a sistemarti di peso dentro il kayak, e anche a trainarti, se necessario; due uscite in barca a vela, immagino pilotata da esperti e, infine, due lezioni di surf. Devo dire che queste ultime mi preoccupano molto di più. E’ escluso che riesca a mantenermi ritto sulla tavola per più di una frazione di secondo, anche se mi tranquillizza che, sapendo tenermi a galla, potrò comunque aggrapparmi alla tavola stessa e tornare a riva come un naufrago, magari poco gloriosamente ma comunque salvo.

Però mi hanno convinto che il Parkinson deve essere affrontato così: non con rassegnazione e atteggiamento inoperoso, ma con spirito volitivo e piacere di vivere; essere protagonisti della propria vita e non solo subirla, nonostante i vincoli e le limitazioni che la malattia impone. E’ ben vero che il Parkinson è una malattia degenerativa e incurabile e procura disagi fisici molto gravi. Esistono naturalmente medicine che servono ad attenuare alcuni disagi, se non a curare: ma quella più efficace, lo predica con forte convinzione il nostro saggio neurologo K. Paulus,  è quella di fare le cose che fanno stare bene.

Convinto sinceramente della validità di questo precetto, ho aderito subito al progetto. La domanda iniziale che mi sono fatto – se è stata cosa opportuna la mia adesione – non è  una leziosità retorica per vivacizzare il discorso: è ciò che in altri tempi avrei sicuramente pensato, trovandomi nella situazione in cui ho deciso di cacciarmi.

L’arruolamento è avvenuto senza particolari problemi dopo un accurato esame psico-fisico. L’esame non è stato collettivo ma riservato per ogni singolo candidato. Quindi non ho potuto conoscere subito nessuno dei miei competitor né farmi un’idea della figura che avrei fatto nelle attività sportive. E’ strano, ma si pensa subito a questo, anche se è l’aspetto concettualmente più lontano dagli scopi del progetto.

La squadra deputata alla raccolta dei nostri dati e che poi sarà impegnata ad affiancarci, e magari sorreggerci materialmente uno per uno, è formata da personale del corso di laurea in Scienze motorie dell’Università di Sassari. E’ coordinata dalla Prof Lucia Cugusi, che è promotrice del progetto, coadiuvata dalle Dott Martina Meloni e Alessandra Caria che guidano con pugno di ferro il gruppo dei tesisti e laureandi, comandati a collaborare. Non sono nuovi a questo tipo di esperienza e sono allegri, giocosi e rassicuranti.

I dati rilevati dovevano riguardare:

la prestanza fisica – rilevatori al polso e al torace per controllare funzionalità cardiaca e non so che altro; misura di peso, altezza, torace, ecc.; prove di equilibrio su un piede, 2 piedi, con occhi aperti e chiusi, e sempre con la squadra dei ragazzi  pronti a sorreggerci o raccoglierci da terra se qualcuno stramazzasse, colto da sonno improvviso o da malore o capogiro, ecc.;

le condizioni mentali – in che misura sopportiamo la fatica e quanto tendiamo a valutare la stanchezza; quanto siamo depressi e preoccupati per la nostra malattia (se lo fossi davvero, non mi sarei mai sognato di partecipare a questa sperimentazione), ecc..

Alla fine tutti promossi e pronti a cominciare. Hanno battezzato il gruppo col nome di “Turritani coraggiosi”, che riecheggia ricordi di letture infantili. Non è dato sapere se chi lo ha pensato si riferisse al fatto che non essendo più in verde età, almeno in buona parte, è naturale considerarci e trattarci affettuosamente come bambini, oppure perché comunque abbiamo avuto il coraggio di farci avanti.

Il programma prevede come prima attività otto passeggiate di trekking.

La prima si è svolta presso il CUS di Sassari ed è servita in pratica solo per conoscerci.

Come sempre avviene in queste circostanze, subito grande attività generale per immortalare l’evento con ampia documentazione fotografica: foto di gruppo, di sottogruppi, immancabili selfie.

La squadra degli atleti partecipanti è composta da una decina di persone. Di questi, la metà circa ha un’età che spazia intorno agli 80 anni, con punta di 92, gli altri sulla mezza età, e una sola donna che, per buona educazione, non può che essere definita giovanile. Non è certamente lei il lato debole della compagnia, tutt’altro, e non sarà certamente lei che condizionerà l’asprezza e la difficoltà delle prove. Partecipa poi tutta la schiera del “Club delle mogli” che accompagnano i rispettivi mariti e seguono insieme a loro tutte le attività. Ovviamente non sono né monitorate in corso d’opera, né intervistate dopo. Comunque, hanno lo stesso sempre qualcosa da osservare.

Ci sono stati consegnati i bastoni per aiutarci a camminare. Non i classici bastoni di vecchiaia, come magari, malignamente, verrebbe subito da pensare: quelli ben più ganzi, per veri trekkisti. Se usati bene, come ci ha spiegato l’istruttore e prof Corrado Conca, ci eviteranno possibili cadute su terreni accidentati e allevieranno la fatica della camminata.

Nel complesso, tutte le escursioni sono andate benissimo: solo qualche caduta senza danno, qualche mancato appuntamento perché qualcuno si è perso per strada mentre cercava di raggiungere il luogo di raduno per la partenza (io, lo confesso, nientemeno che a Usini, girando inutilmente intorno tra via I maggio e via IX maggio-?ma che c…. celebra?- col navigatore impazzito) e … niente altro di serio.

A parte il tono scherzoso che mi sono permesso di usare, l’esperienza è stata bellissima: il conduttore, Corrado, non si è risparmiato nel fornire consigli e informazioni e rendere amabile questo tipo di attività; il gruppo di sostegno si è sempre dimostrato gentile e sollecito ben oltre il necessario; gli atleti e il Club delle mogli hanno legato benissimo con intesa e simpatia. In pratica, ci siamo divertiti tutti e ci siamo ripromessi di ritrovarci per nuovi itinerari di trekking, con il nostro istruttore se possibile, e integrando la passeggiata con adeguata ristorazione.

Delle altre attività in programma dirò, forse, successivamente.

Romano Murineddu


SING SING SING a Go Go -Testo di Franco Simula

E’ passata qualche settimana ma una breve cronaca i Sing Sing Sing la meritano.
La locandina, bella, impostata su campo nero annuncia l’inaugurazione della nuova sede dei Sing Sing Sing, cui seguono, a manate, le felicitazioni dei parkinsoniani che ormai da alcuni
anni sono gli allievi di un coro di Fabrizio. La prima a fare gli auguri è Dora, la presidente: ”Fabrizio, felicissimi per te”. E poi di seguito tutti gli altri ad augurare le cose più belle Assunta, Kicca, Maria Antonietta, Domenico, Giannella, ecc. Il locale, molto grande, è organizzato per rispondere in maniera adeguata alle esigenze di tutti. Ha una sala corredata di tutti gli strumenti musicali necessari a metter su una banda cittadina in modo da soddisfare le aspirazioni di piccoli suonatori o scatenare le schiere di cantanti piccoli e grandi.
L’inaugurazione infatti non poteva essere più rumorosa di come è stata anche perché il servizio bar, bibite comprese , ha onorato adeguatamente la festa. Io che avevo l’esigenza di fare una chiacchierata-intervista con l’amico Luca Murineddu ho faticato non poco a seguirne il conversare che mi è sembrato interessante e originale. Luca non parla, come ti aspetteresti, di sport, di incontri goderecci con gli amici, ma adeguatamente sollecitato sugli argomenti che sono di suo gradimento diventa inarrestabile sino a quando non è lui a decidere di concludere.
Anche il linguaggio che Luca usa è logico e spontaneamente fluente. L’interessante chiacchierata è andata a confluire su uno degli argomenti più cari a Luca riguardanti i miti e le leggende eroiche della Grecia antica (Giove e Minerva- Ulisse e Polifemo) della Roma delle origini (Romolo e Remo ecc.) e persino le storie dei Vichinghi La conversazione non ha potuto protrarsi più di tanto per la confusione che ormai impediva agli astanti di capirsi l’uno con l’altro. Al prossimo incontro, riprenderemo il discorso dal punto in cui lo abbiamo interrotto.
Luca è un impegno!

16 maggio 2023 Franco Simula

L’incontro con l’Associazione – testo di Romano Murineddu


Se la buona sorte vi ha riservato il privilegio di incappare in questa strana malattia e risiedete nel circondario di Sassari, quasi sicuramente avete fatto conoscenza con il dott.’ K. S. Paulus, neurologo di riferimento per il Parkinson della ASL di Sassari.

E’ un accanito studioso di questo disagio, quasi una vocazione, e non saprà darsi pace finché non riuscirà a venirne a capo. Credo che forse per lui il Parkinson non sia neanche una malattia ma un diavoletto bastardo che sfugge e non si lascia incastrare.

Non meraviglia quindi che il piano terapeutico che prescrive, pur non rinunciando alla farmacopea ufficiale, si basa anche e soprattutto sulla ricerca del bel vivere: dormire bene, mangiare bene, e fare tutte le cose “bene” che possono rendere piacevole la vita. Non chiedetegli neppure quanto il benessere, di cui magari al momento godete, potrà durare o quanto è grave la forma che vi ha colpito. Vi guarderà come se aveste fatto una domanda stupida e infantile e vi dirà che non dovete pensarci.

Siccome intuisce che non sapete cosa fare in pratica, vi raccomanda, per cominciare, di mettervi in contatto con l’Associazione Parkinson di Sassari, e poi si vedrà.

Così ho deciso di iscrivermi all’Associazione. Non perché mi aspettassi di trovarvi tutto il “bene” di cui parlava il dottore che, per quel che ne so, è concesso solo ai “martiri” islamici che si immolano per il danno altrui, e non è neppure di questo mondo, ma per vedere come funziona.

E così ho conosciuto una garbata e dolce signora che si chiama Dora. E’ la presidente dell’Associazione: statura non troppo imponente, originaria del cuore profondo della Sardegna. Questa peculiarità potrebbe far pensare a un carattere tosto e minaccioso. Ma è un falso stereotipo e ho visto che non è così.

Colpisce subito la grande affettuosità con cui si rapportano tra loro gli associati. E, pur costituendo un gruppo ben consolidato dalla frequentazione e dal tempo, accolgono i nuovi arrivati con benevola simpatia, senza nessuna diffidenza e senza farli sentire come degli intrusi. Si distinguono in Park veri, – come si sono autobattezzati per necessità di abbreviazione perché fanno tutti molto uso del telefonino per comunicare o chattare, quotidianamente e con intensità, – e Park sostenitori che condividono a tutti gli effetti le attività dei primi e in aggiunta si adoperano per spingere carrozzelle, porgere il braccio, comunicare solidarietà.

Di queste faccende però, e di molte altre ancora, solitamente si fa carico un particolare personaggio, Antonello. Fa parte della categoria dei Park veri, ma di tutti è il più giovane e forte. E’ sempre attivo, pronto a cogliere e farsi carico delle difficoltà di tutti. Se state cercando una sedia, senza che neppure ve ne rendiate conto, ve la ritrovate subito sotto il sedere; se state scalando un ostacolo impervio, è pronto a prendervi in braccio o in spalla per trasportarvi, alla stregua di novello Enea col vecchio padre Anchise.

Sono tutti pronti e disponibili a raccontare i loro problemi e la loro filosofia di vita. Se però uno volesse spargere saggezza e porgere consigli, non troverebbe grande ascolto e ancor meno interesse.

Le attività disponibili al momento sono il canto corale e la fisioterapia.

Personalmente sono ben consapevole di non avere la minima predisposizione per il canto. Vedendo però che tutti i presenti lo fanno, e non hanno l’aria di essere adusi a calcare le scene, e che nessuno ha avuto niente da obiettare, mi sono unito anch’io all’esibizione canora.

La fisioterapia di gruppo è un’altra attività raccomandata: fa sempre bene, anche se ci si  sente in piena forma e capaci di affrontare tutte le maratone del mondo. Per questa si vedrà.

Così, anche mia moglie e mio figlio, che non hanno deficit neuronali e semmai, nel caso di mio figlio, qualche cromosoma in più, sono entrati a far parte della banda.

Io sono stato spinto soprattutto dall’idea di conoscere altre persone che hanno il mio problema e lo soffrono da molti più anni di me; mia moglie per l’abitudine, ormai cronica, di vigilare sempre su di me. Mio figlio è stato attratto dall’idea di cantare, non trovando in famiglia il giusto apprezzamento per le sue doti canore, delle quali ha una convinta e alta considerazione.

Dalla Presidente, in diretta live o tramite chat (perdonate il linguaggio, ma qui abbiamo a che fare con superesperti di comunicazione) arrivano tutte le comunicazioni, tutte le proposte e tutti i programmi. Io penso che ci consideri tutti figli, anche se per l’età mediamente la sovrastiamo abbondantemente, e voglia tenerci sempre sereni, sicuri e  meritevoli di attenzione nella società. Forse per questo si sentono da lei solo buone notizie e traguardi raggiunti.

Ha una visione ecumenica di questa malattia e vorrebbe che tutte le genti la conoscessero e le dessero l’importanza e l’attenzione che, secondo lei, essa merita. Per questo motivo si attiva moltissimo per promuovere convegni e incontri con altre Associazioni della categoria, coinvolgendo sempre le Autorità al massimo livello possibile. Anche quando organizza le cosiddette escursioni turistico-ricreative, come minimo è presente il Sindaco e altre autorità cittadine, ai quali illustra con compiacimento e orgoglio l’attività dell’Associazione. A volte lo fa con esagerato dettaglio, sfidando il conseguente calo di attenzione, ma per far ben capire che in questo campo non si scherza.

Ho il sospetto che abbia almeno quattro o cinque sosia o controfigure che lavorino per lei. Perché, nelle occasioni in cui partecipiamo in massa può capitare che ci perdiamo ed abbiamo bisogno di direttive organizzative. Non ci sono problemi, ci guardiamo intorno e la vediamo vicino a noi e sta ascoltando. Un attimo dopo la vediamo in lontananza,  intenta a filmare col telefonino e scattare fotografie.

Non manca mai di ricompensare l’ospitalità ricevuta gratificando il pubblico locale con l’esibizione del coro., di cui naturalmente anche lei fa parte.

Il canto rappresenta il momento che lei sente con la massima intensità emotiva. Durante l’ultima esibizione a Castelsardo era presente un pubblico cittadino di circa cento persone. Fabrizio, il maestro di musica, aveva predisposto il suo impianto fonico imponente, spargendo microfoni in mezzo al coro e utilizzando casse e amplificatori per almeno alcune migliaia di Watt. Il pubblico ne era sicuramente impressionato e avrà forse osservato con perplessità, per contrasto, il faticoso arrancare degli artisti per sistemarsi nell’ordine previsto. Quando l’esibizione è partita e si susseguivano le interpretazioni dei brani del repertorio, fatto di canzoni note e meno note, qualcuna dimenticata e qualcuna mai conosciuta dall’ascoltatore per problemi di età anagrafica, la partecipazione del pubblico è andata via via crescendo fino a diventare coinvolgente. A questo punto Dora non è riuscita a trattenersi e ha lasciato la sua posizione nel coro: penso che avrebbe voluto abbracciarci tutti, anche se al momento era a portata di abbraccio il solo Fabrizio.

Vivere e partecipare a tutto questo forse non è la panacea che il dott. Paulus ci raccomandava, ma sicuramente è una delle cose che fanno davvero sentire “bene”.

Romano Murineddu


 

Castelsardo 02/04/2023 – testo di Franco Simula

CASTELSARDO 2 aprile 2023

Non saprei dire se siamo noi sfortunati o se sono i pullman che ci vengono assegnati che hanno il satellitare sballato perché non arrivano mai direttamente, al primo colpo, alla località a cui siamo diretti.
Per le strade interruzioni a go-go: domenica eravamo già a un buon punto verso la città doriana: interruzione della strada. Dietro front, si torna indietro passando per Sorso. Ce lo potevano dire prima che arrivassimo a Marrizza.
La giornata comunque è stata bellissima! Come? Se è piovuto quasi tutto il giorno. Embè non può forse essere bella anche una giornata di pioggia? Intanto perché un po’ di pioggia la stavamo aspettando e poi anche perché quando pioveva noi eravamo dentro il pullman. La mattinata è passata in fretta perché, tra interruzioni e rinvii, ce n’era rimasta poca. Il tempo per fugaci visite ai negozi di artigianato: il corallo dei bei souvenir era ovviamente taroccato ma i rivenditori non facevano niente per farlo passare per corallo vero . Ciò che invece non siamo riusciti a godere è stato uno spettacolo sempre incantevole a Castelsardo: la città illuminata dal sole di primavera. Ma già, non si può avere tutto. All’ora del pranzo ancora pioggia. E noi per ripicca, in ristorante da “Sale e Peppe” dove al nome hanno opportunamente abbinato il condimento che negli antipasti che ci sono stati serviti era corposo e succulento. Tanto da invogliare chiunque a bere qualche goccio in più del buon vino che ci è stato servito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche Nicola, ragazzo speciale, col suo “fiuto” ha intuito immediatamente che stava vivendo una giornata diversa dalle solite. E infatti si è scatenato a fare o mimare le cose più divertenti: ha giocato alla morra come un esperto conoscitore della gestualità e del conteggio dei punti; ha mimato il fumo di una sigaretta come un ragazzo vissuto. Ha riso e cantato come da molto non gli capitava: insomma si è divertito tanto. Nicola aspetta a breve un’altra di queste feste. Il pranzo è stato gradevole e gradito. All’inizio, prima che ciascuno trovasse la propria posizione, sembrava non ci fosse spazio sufficiente per tutti, invece durante il pranzo è spuntata, inattesa, qualche battuta di morra sarda. Tutto questo marasma è stato fedelmente registrato dalla “vecchia” e gloriosa macchina fotografica di Gian Paolo Frau che ha avuto la pazienza di riprendere proprio tutti. Ci si può già rivedere nel sito.

Il pomeriggio è stato dedicato al canto del coro dell’Associazione. Fra le attività complementari che i parkinsoniani svolgono, uno spazio importante è stato riservato al canto che tante soddisfazioni ha dato ai singoli e all’intera Associazione.
La locandina predisposta dall’Associazione Parkinson Sassari assieme alla comunità di Castelsardo prevedeva l’esecuzione di 15 brani di vecchie canzoni che hanno riscosso l’applauso entusiasta dei castellanesi presenti nonostante la serata piovigginosa. Prima dell’evento canoro la presidente dell’Associazione Dora Corveddu ha porto il saluto alla comunità castellanese cui ha fatto seguito un commosso ricordo del Sindaco Antonio Capula.
Dopo l’esibizione canora, anche un po’ stanchi, ancora sotto la pioggia, abbiamo raggiunto il pullman del ritorno.
A Sassari ci aspettava il bel sole che a Castel Sardo si era nascosto tutto il giorno sotto le nuvole.

Franco Simula

Immagini della Gita e Pranzo a Castelsardo 02-03-2023

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Intrappolati nell’Oliveto – Testo di Franco Simula

Il Direttivo dell’Associazione Parkinson, quasi al completo, aveva utilizzato il pulmino dell’Associazione per partecipare, venerdì 3 febbraio 2023, alla presentazione dell’interessante iniziativa :”Progetto Sardegna- Palestra a cielo aperto”. Interventi motori adattati in ambiente naturale per persone con malattia di Parkinson. Dunque noi parkinsoniani, direttamente interessati, non potevamo mancare all’importante convegno. Ma al momento di accedere al posteggio nasce una discussione animata: un direttivo, quattro o  cinque lauree, intrappolati dentro il pulmino, non possono scendere dal mezzo perché non si riesce a trovare la via di entrata al complesso biomedico né tanto meno la via d’uscita. Perché? L’unica via di ingresso praticabile ha il divieto di accesso, il resto del posteggio è ricavato fra un albero e l’altro di circa mezzo ettaro di oliveto che ormai è ridotto a una poltiglia per una pioggia recente. Impantanati fra un albero e l’altro a un certo punto l’autista del pulmino facendo acrobazie da gara su percorso sterrato e passando per una stradina normale, ordinata ma con un segnale di divieto d’accesso, riesce a liberarsi da quell’intrigo. Ancora una volta…all’italiana. Meno male che tutto si è svolto su un area privata e senza vigili, altrimenti…

LA ROSA del PRINCIPE – Testo di Franco Simula

La Associazione Parkinson, costituita da qualche mese, muoveva i primi timidi passi,(era gennaio o febbraio del 2014), ci si cominciava ad incontrare per progettare i primi programmi e promuovere qualche iniziativa. Era stata Pinuccia Sanna -fisioterapista professionista di grande esperienza- a rendersi disponibile per avviare un incontro settimanale di fisioterapia che oltre ad essere esercizio finalizzato al ricupero della mobilità di base- costituiva anche una naturale e spontanea forma di incontro, di scambio di opinioni, di socializzazione. Intanto erano iniziate le prove del dramma “Romeo e Giulietta quarant’anni dopo”. Durante gli scambi fugaci, con tutti e con tutte, ero riuscito a barattare quattro chiacchiere; solo con una signora dai capelli d’argento ma dall’aspetto ancora giovanile non ero riuscito a scambiare neanche un saluto: più io mi intestardivo ad attirare la sua attenzione, più lei continuava a vagare per i suoi personali sentieri. Prove teatrali, fisioterapia non servivano a niente: la signora dai capelli d’argento era sempre più distratta verso di me mentre io mi maceravo tanto che decisi di parlarne con mia moglie. A questo punto decisi di cambiare strategia.

Una sera mi presentai alla signora coi capelli d’argento con una bellissima rosa del mio giardino. “Posso offrirle una rosa del mio giardino” le dissi, sorprendendola.

E lei “A che cosa debbo l’onore di questa singolare gentilezza?”

Solo ed esclusivamente per attirare la sua attenzione che non riuscivo a catturare in alcun modo”. Solo la rosa più bella del mio giardino avrebbe potuto “piegare” la distrazione di una signora dai capelli d’argento. Dopotutto nella “piece” teatrale ero il Principe di Verona, quello che manderà in esilio Romeo che in una furibonda lite aveva assassinato Mercuzio. Chi credono di essere questi capuleti che non rispettano le regole della città? Occorreva solo una rosa, la più bella del mio roseto e il riconoscimento della mia autorevolezza di Principe della città per fare in modo che una signora dai capelli d’argento si accorgesse di me.