Volare si Può, Sognare si Deve!

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BIOCHIMICA DELLE EMOZIONI – cronaca della video conferenza di Prof. Pier Andrea Serra

La nostra prima video conferenza.

Siamo molto curiosi ma anche preoccupati, non sappiamo se tutti i nostri amici riescano a collegarsi. Certamente siamo emozionati, ed il tema di questa conferenza di Prof. Pier Andrea Serra, amato da tutti noi, non poteva essere più azzeccato. Moderatore è dott. Giuseppe Demuro che ha reso possibile il collegamento inserito nel progetto dell’Università di Sassari del “Public Engagement”.

Puntualmente alle 18,15 di giovedì 23 aprile 2020 (ricordiamoci questa data che per la nostra associazione segna una importante conquista tecnologica) iniziano a collegarsi i primi amici ed, a fianco a Prof. Serra e dott. Demuro, compaiono Giannella e Franco, Nanna, Rosella e Peppino, Anna e Salvatore, Dora e Giuseppe, Adelaide e Tonino.

Ci siamo dati quindici minuti prima di iniziare la conferenza per dare la possibilità a tutti di collegarsi e di risolvere alcuni problemi tecnici. In effetti velocemente si aggiungono Ninnetta, Caterina, Ombretta e Giovanni, Maria Luisa e Gian Paolo, Giuseppe e Antonio, Maria Cristina, Margherita, Maria, Paola, Sabrina.

Sorprendentemente siamo già in tanti ed il numero dei partecipanti continua ad aumentare ed arrivano anche Cecilia e Marco, Paola e Paolo, Saverio, Cenzina e Laura, Liliana e Rita.

Prof. Serra ci illustra le emozioni tramite i personaggi del famoso e divertente film d’animazione della Disney-Pixar “Inside Out” del 2015.

I personaggi sono irresistibili ed a tutti sono subito chiari i diversi stati emotivi. Qua si pone una domanda:

ma dove stanno queste emozioni? Come sono fatte?

Prof. Serra trova la risposta che, come ci ha abituato in questi anni, è comprensibile a tutti.

Le emozioni si trovano dentro il cervello, ma la cosa straordinaria è che le emozioni sono fatte di impulsi, impulsi nervosi che corrono, simile a corrente elettrica, lungo i neuroni, le cellule nervose, che poi formano dei sistemi, vere e proprie reti, reti funzionali; la propagazione di questi impulsi da un neurone all’altro è garantita da particolari sostanze, i neurotrasmettitori, la noradrenalina, la serotonina ed anche la nostra ben nota dopamina.

Ognuna di loro adempie a delle funzioni specifiche e tutti e tre insieme sono coinvolti nelle emozioni. I tre neurotrasmettitori devono trovarsi in equilibrio per permettere che i flussi di impulsi possano scorrere senza interruzione e raggiungere tutti i neuroni della rete neuronale; ciò ci conferisce uno stato emotivo di ‘normalità’ in cui ci troviamo ‘bene’. Quando invece un neurotrasmettitore prevale su un altro, oppure c’è una carenza di uno, allora il sistema si sposta verso un estremo e così possiamo ottenere i diversi tipi di emozioni, dalla Gioia (aumento di serotonina) alla Tristezza (riduzione di tutti e tre), dalla Rabbia (riduzione di noradrenalina) alla Paura (riduzione di dopamina).

Franco chiede se esiste una pastiglia di dopamina che arriva direttamente lì dove serve, e Prof. Serra ammette che in effetti il problema sta proprio nella difficoltà di far arrivare le sostanze ed i farmaci esattamente ed al dosaggio necessario dentro la specifica rete neuronale dovuto al fatto che una sostanza, dopo essere ingerita, è esposta a diversi processi di digestione, assorbimento, trasporto e metabolizzazione, difficilmente calcolabili e durante i quali una variabile quantità di sostanza va persa.

Tonino racconta, da noto portatore sano, il suo quotidiano sforzo a mantenere in equilibrio l’emozione personale e quella della coppia, specialmente in un momento particolarmente difficile come l’attuale emergenza Covid-19. Dora e Marco, altri due portatori sani professionisti, condividono pienamente.

Nanna chiede a Prof. Serra come si può far non emergere le emozioni negative per favorire quelle positive. Il docente universitario replica che proprio qua sta l’arte del saper vivere e che ci vuole sapienza e disciplina, e forse il miglior modo per superare un momento di tristezza è rappresentato dalla consapevolezza che dopo ogni tempesta torna il sole. Banalità? No. Saggezza antica.

Infine, interviene anche Adelaide e racconta del suo stato d’animo in questo particolare momento della sua vita, e subito corrono in aiuto Cecilia e Dora per sostenerla e consigliarla. Dimostrazione pratica di emozioni.

Tante sono ancora le richieste di intervenire, ma il tempo stringe ed il nostro moderatore dott. Demuro ci avverte che bisogna chiudere il collegamento. Ci si saluta e ci si dà appuntamento a prestissimo, Franco tira fuori l’armonica.

Finisce così la prima video conferenza della nostra Parkinson Sassari, che ci ha regalato veramente tante emozioni. E’ stato bellissimo rivedersi. Oggi siamo anche cresciuti, siamo diventati più confidenti con i nuovi mezzi tecnologici.

Un successo!

Buona la prima.

Kai S. Paulus

 

P.S. Nanna e Peppino seguono attentamente le spiegazioni di Prof. Serra; divertente scatto di Rosella:

 

Un bersaglio mancato – testo di Franco Simula

Un bersaglio mancato

Venerdi 28 febbraio 2020 si è tenuta l’Assemblea dei soci dell’Associazione Parkinson per l’approvazione del bilancio consuntivo dell’anno 2019 e del bilancio di previsione per l’anno 2020. Dell’evento è stata già pubblicata sul nostro sito un’ampia relazione.

L’Assemblea, infatti, è solo lo spunto per narrare con grande turbamento ciò che in quella circostanza sarebbe potuto capitare e che , invece, grazie al cielo non è capitato.

Erano presenti a quell’assemblea oltre trenta persone e per una dimenticanza del presidente ( che scrive queste note), invece, che utilizzare l’ampio salone del Teatro abbiamo dovuto ripiegare utilizzando la meno capiente casa Park.

Dove, naturalmente, abbiamo dovuto adattarci rimanendo assiepati, stretti stretti, l’uno accanto all’altro, alcuni anche in piedi. La decisione, ovviamente, è stata tormentata e molto discussa perché il disagio che ne derivava era evidente; ma alla fine abbiamo dovuto fare di necessità virtù. Cercavamo di stare più comodi che fosse possibile e non pensavamo ad altro: e meno male. Intanto veniva letta da Dora Corveddu la relazione sul Bilancio 2019, inframmezzata da qualche battuta utile a distendere gli animi un po’ nervosetti, comunque tesi di qualcuno che, mentre passava l’ora, si trovava in piedi. Accanto ad ognuno di noi c’erano almeno altri due dei presenti, a respirarne l’aria, a ingerire i batteri dei reciproci colpi di tosse , a osservare obbligatoriamente ma inconsciamente tutti quei comportamenti che, il giorno di venerdi 28 di febbraio 2020, la pandemia di Coronavirus nel bel mezzo della sua azione devastatrice avrebbe sconsigliato.

Venerdi 28 febbraio 2020, appunto. Il COVID 19 aveva già mietuto le sue prime vittime ma le autorità scientifiche, politiche, civili non avevano ancora adottato alcuna delle severe restrizioni che verranno prese nei giorni immediatamente successivi. Ancora tutti in coro raccontavano che si trattava degli annuali numeri riconducibili quasi specularmente alle morti per influenza. Invece eravamo nel bel mezzo della violenta Pandemia che, anche a Sassari avrebbe seminato disperazione e lutti. Bastava aspettare solo qualche giorno per essere costretti ad assistere al bollettino quotidiano dei morti e dei nuovi contagiati. Nella nostra città la terribile sorte riservata agli ignari ospiti di “Casa Serena” rappresenta il simbolo di un destino crudele che ha trasformato l’incedere sereno dei giorni in un inferno che nessuno degli ospiti di “Casa Serena” avrebbe mai immaginato.

Con noi il destino è stato più clemente perché, venerdì 28 febbraio 2020, nonostante fossimo nel bel mezzo della Pandemia il Coronavirus ha mancato il bersaglio.

Mi manchi – poesia di G.B.


Mi  manchi   …

fino allo sfinimento.

Tutte le notti ti sogno e

di  giorno dilato il tempo

per consegnarti al ricordo.

immobile è lo spazio che

mi circonda,  mentre mi struggo

nel sentimento di riabbracciarti.

Stretto tra cumuli di parole ,

privato  della  tua  fragranza,

mi sento prigioniero e solo.

A tratti, per evocarti,

mi sorprendo a costruire fantasie

profumate di boccioli in fiore

e corolle di petali,  palpitanti al sole.

Tutto profuma di te, parla di te

…… e ti sento vicina,

ma dolorosamente  sei lontana  !!

Perché questa privazione ….?!

Per quanto tempo ancora ….?!

Ma io, saprò aspettare,

……infinitamente !!

per assaporare ancora

la struggente emozione che mi susciti,

intensa quanto il  respiro,

che ora mi manca  !!.

g.b


 

IL CORO (VIRTUALE) DI FABRIZIO SANNA


Tutti a casa.

Tutti “chiusi dentro”.

Tutti isolati con una gran voglia di ritrovarsi insieme.

E quindi…

Ieri pomeriggio è andata in onda la terza puntata su Facebook della ‘esibizione’ del nostro coro “Volare si può” diretto dal nostro eccezionale maestro Fabrizio Sanna. E di puntata in puntata le “ugole” stanno aumentando di numero; la trasmissione sta diventando un evento da non perdere, quasi ‘virale’.

Certo, siamo tutti a casa e non possiamo né sentire né vedere gli altri, ma Fabrizio ci mette in contatto, saluta tutti, interagisce con noi, ci dirige, e noi rispondiamo con messaggi. Da “Il vecchio frack”, a “Savitri”, da “Che sarà” a “Non potho reposare”, il maestro rispolvera tutto il repertorio delle canzoni del nostro “Volare si può”, ed il coro lo segue da casa. Irreale, ma molto divertente.

Tra un brano e l’altro Fabrizio ci fa domande e noi rispondiamo, commentiamo e richiediamo altre canzoni da cantare.

Elisa si è persa, Adelaide e Tonino salutano, Ina non vede, Annamaria e Laura consigliano miglioramenti tecnici, Cenzina è contenta; Giannella gradisce, Josè è entusiasta, Liliana conferma buona ricezione. Luisa e Gian Paolo ascoltano.

Ma Giuseppe sarà intonato?

Ci divertiamo, ci sentiamo vicini.

E’ un bellissimo appuntamento per tutti, abituati normalmente ad incontrarsi ‘fisicamente’ tutte le settimane per le varie attività riabilitative ed, appunto, per cantare.

Ieri a qualcuno è venuto in mente di accompagnare prossimamente il coro con l’armonica a bocca e quindi Franco, Paolo e Salvatore sono chiamati ad esercitarsi. Dora applaude. Anna propone collegamenti tramite Skype per le prove, dovrebbe essere fattibile.

Un modo originale per sentirci uniti e per mantenere l’entusiasmo, in questo periodo di arresti domiciliari virali.

A lunedì prossimo!

Vooolaare…

Kai S. Paulus


 

 

CRONACA LEGGERA DI UNA PESANTE PESTILENZA testo di Franco Simula


Domenica 15 Marzo 2020 ore 13,30. Al telegiornale la notizia dominante è quella relativa ai colpiti dalla pandemia di Coronavirus: sono 24700 le persone colpite dall’insidioso invisibile nemico, i deceduti invece sono 1800 La macchina che ti investe la vedi, devi stare attento a non farti investire e puoi anche farcela a evitare la macchina e la morte. Ma quello là, infingardo com’è, non lo vedi, non lo senti, non lo tocchi, ma lui ti ha già colpito. Infatti anche a Sassari,oggi, il primo decesso. Intanto ti affacci alla finestra e lo spettacolo è spettrale. Via Pascoli normalmente trafficatissima, oggi è silenziosa, invasa soltanto da un bellissimo sole che rende lo scenario più gradevole. Domenica 22 marzo 2020, contagiati 46600, deceduti 5400. il numero dei contagiati è quasi raddoppiato, mentre il numero dei morti è triplicato. Lo scenario ormai non era più solo preoccupante, la paura diventava di giorno in giorno uno stato d’animo sempre più concreto e vicino; non era più una tragedia che colpiva solo gli altri, no, si sentiva che era entrata ormai in tutte le case, nella pasticceria accanto, nella banca distante qualche decina di metri, e anche a casa tua. Ormai non si parlava più di qualche decina di morti scomparsi per preesistenti patologie aggravatesi per la solita influenza stagionale no, no, ormai stavano sempre più cadendo tutti gli infingimenti e si parlava con trasparenza e con sempre maggior paura di coronavirus. Cioè di quella pandemia che ormai non colpiva soltanto Bergamo e Cremona ma che era venuta a fare le ferie “primaverili” anche in Sardegna. I morti non erano solo in Lombardia ma anche a Sassari dove al danno si era aggiunta la beffa della deflagrazione epidemica all’interno del reparto di cardiologia in cui dei circa 50 contagiati la prevalenza era rappresentata da medici e personale sanitario di vario grado. La paura, appunto. Nessuno ammette platealmente di aver paura del tipo “timore e tremore”; la paura emerge nel momento in cui si osservano pacatamente le statistiche, il numero dei contagiati, il numero dei morti, è allora che l’angoscia inespressa si manifesta sotto la forma compulsiva di approfondire, cercare dati sempre più recenti e documentati. E dato che siamo tutti tappati in casa a fare gli “esercizi anticoronavirus”, dopo che ne parli con i familiari il discorso è concluso. Ma non sei completamente soddisfatto. Allora cambi registro, vai a telefonare agli amici alla ricerca di argomentazioni più convincenti .Ma per che cosa? Forse per trovare una soluzione al problema? Ma neanche a parlarne. Soluzione farmacologica, come il vaccino, non ne esiste per ora, parlarne serve solo ad esorcizzare la paura proveniente dal fatto che questa “peste moderna” non la si “vede” nel senso che né gli scienziati, né i medici son riusciti ancora a trovare il bandolo della matassa: la patologia rimane ancora indefinita. Gli infarti cardiaci,che tutti gli anni falciano centinaia di migliaia di vite umane, sono degli eventi patologici ben conosciuti dalla scienza medica, e pertanto non si fa più caso al numero di vittime disseminate nel mondo, anche perché sono distribuite a macchia di leopardo; col coronavirus invece l’attacco è massivo, asfissiante, mortale. Non colpisce un po’ qua un po’ là, no! Sceglie un punto e lo rade al suolo: soltanto qualcuno riesce a scappare e a gloriarsi immediatamente di aver sconfitto “la peste” mentre invece son proprio queste fughe incoscienti la vittoria del “corona virus” perché saranno proprio questi incauti untori a propagare la mortale pestilenza negli angoli che ancora ne erano rimasti immuni. Domenica 29 marzo 2020. Riportiamo innanzitutto il bollettino di guerra: totale contagiati sino a oggi: 70.065- deceduti a oggi 10.023. Dalle due alle tre della notte ormai passata è avvenuto il cambio dall’ora solare all’ora legale. Potremo beneficiare di qualche ora di luce in più. Stamattina, appena sveglio, ho sentito in lontananza il gracchiare stonato di alcuni gabbiani in trasferta verso l’entroterra alla ricerca di cibo. Chissà se i gabbiani si sono svegliati all’ora solare o a quella legale!….. Ma perché celiare; i gabbiani e tutti gli altri animali agiscono sulla spinta di bioritmi installati ab eterno su di loro; solo noi, umani, talvolta sentiamo il bisogno di adattare fenomeni naturali alle nostre presunte esigenze, quasi sempre otteniamo buoni risultati. L’andamento della pandemia sta lentamente mostrando segni di flessione: il graduale raggiungimento del tanto atteso picco, il sempre maggior rispetto delle norme di salvaguardia, il moltiplicato impegno degli scienziati ricercatori, stanno costituendo il pacchetto di misure che riusciranno a sconfiggere il mostro. Che deve essere sconfitto, questo è l’imperativo categorico. Questa è la nostra speranza! Riposta, come dicevo, nella incessante perseveranza degli scienziati-ricercatori determinati a battere il Coronavirus. Questa speranza è diversa da quella che tutti i giorni papa Francesco va impetrando nella sua incrollabile Fede in Dio, ma stavolta credo che il Papa sia d’accordo anche con la speranza riposta nella frenetica attività degli scienziati-ricercatori impegnati in una incessante lotta contro il tempo per individuare un antidoto capace di sconfiggere definitivamente la peste del 2000 che finora ha seminato il panico in tutto il mondo.


Il mistero della vita – poesia di G.B.


Il vecchio Thimor è sgomento !!

non ha memoria dell’inizio
sa soltanto che è iniziato …
ne avverte la potenza devastante
che corre veloce  più del vento,
seminando tra gli uomini
tragedie, privazioni e tormenti.
Sente che avanza, inesorabile,
come il mistero che lo perpetua.
lo cerca,  scavando l’ignoto,
chiedendosi …..
è  questo è il destino del mondo?!
Sprofondato nel flagello che
incombe come presagio divino,
sente  una stanchezza incolore
e il silenzio che  pervade.
Rigato è  il volto nel travaglio….
il progetto divino è altra cosa ?!
insondabile mistero…..
noi,  non siamo più gli stessi !!
Questa amara verità
trasformerà gli animi ?!  Forse.
In questa  esistenza
di discordie, l’umana genia
saprà dare
un nuovo senso  alla vita ?!!

g.b.


EMERGENZA “COVID-19” PARKINSON

Emergenza Covid-19 Parkinson

La LIMPE (Lega Italiana contro la Malattia di Parkinson e disturbi Extrapiramidali) ha attivato un servizio di contatti per superare meglio questo periodo di sospensione dei servizi ambulatoriali in tutta Italia. Tanti esperti saranno disponibili tramite una chat on-line ed un numero verde a rispondere a domande e vi potranno informare ed aiutare a superare problemi e criticità legate al Parkinson e malattie affini, e le relative terapie.

Non esitate ad approfittarne!

Rimarrà attiva anche la mia mail: kai.paulus@aousassari.it

 

IL PORTATORE SANO di Kai S. Paulus

Un portatore sano di Parkinson” si definisce il nostro amico Tonino, ed in questo termine c’è tutto.

In diverse occasioni Tonino ha raccontato cosa intende lui per ‘convivenza’ con la malattia di Parkinson, a casa sua ha stabilito delle regole, tenendo conto che non esiste soltanto la malattia, il Parkinson, ma tutte le cose quotidiane, gli affetti, le responsabilità, gli impegni familiari e sociali, il lavoro, e che ognuno ha le proprie esigenze, la propria vita, le proprie energie; e rispettando queste regole, si può andare avanti a vivere come ‘Caregiver’, come partner, in coppia ed in famiglia.

Tonino ha perfettamente ragione ed il segreto sta tutto lì!

Come Tonino, mi vengono in mente anche altri “eroi da trincea quotidiana” come Anna, Annamaria, Assunta, Dora, Giannella, Giuseppina, Graziella, Nanna, Maria, Rosa, Gabriele, Gavino, Gian Paolo, Marco, Sauro, e tanti, tanti altri, mogli, mariti, figli, assistenti: i cosiddetti “Caregiver”, eroi spesso dimenticati dalla scienza, persone, anche loro con i loro acciacchi e problemi, che a volte, insieme agli ammalati, sanno più del Parkinson che non i medici e professori, coloro che si prendono cura di una persona ammalata e/o disabile, giorno e notte!

La nostra Parkinson Sassari sin dall’inizio ha sempre incluso i Caregiver nelle sue varie attività riabilitative e ludiche dedicando loro incontri, seminari e convegni con il supporto degli psicologi Iole Sotgiu e Giovanni Carpentras, e presto arriveranno nuove iniziative incentrate sull’importanza della figura del Caregiver.

Ma perché tanta attenzione sull’assistente e sul familiare, non dovrebbe essere la persona con Parkinson quella interessata intorno alla quale ruotano medici, specialisti di ogni ordine e grado, farmaci, parafarmaci, riabilitazione?

Scrive il ricercatore Bartolomei (2018) insieme ai suoi colleghi della Neurologia di Vicenza: “avere un Caregiver in buona salute è indispensabile per una migliore qualità di vita del paziente”, nell’incredibile lavoro sulla qualità del sonno del Caregiver (!) concludendo che, visti i frequenti disturbi del sonno dei parkinsoniani e gli sforzi effettuati per curarli, bisogna tener conto anche della qualità del sonno della persona che assiste l’ammalato ed ugualmente garantirle il buon riposo notturno, essenziale per il proprio benessere.

Gli scienziati inglesi Hiseman e Fackrell (2017) vanno ancora oltre e mettono l’accento sull’impegno, la responsabilità e lavoro, che pesano sul Caregiver con la comparsa ed il peggioramento dei sintomi non-motori del Parkinson, quali ansia, depressione e deficit cognitivi. Pertanto è facile intuire che con le crescenti difficoltà della persona malata, specialmente in termini di ansia, di depressione, di disorientamento e di memoria, la pazienza di un ‘portatore sano’ possa essere messa a dura prova.

Sorprendentemente, e dico io, finalmente, il gruppo scientifico brasiliano intorno a Camila Padovani (2018) si occupa anche delle emozioni del Caregiver, scoprendo termini quali tristezza, paura, sensazione di inappropriatezza, fatica, e rassegnazione.

In questo senso, i ricercatori tedeschi dell’Università di Hannover intorno a Martin Klietz (2020) si occupano di soluzioni per aiutare i Caregiver per gestire meglio lo stress psicofisico al quale sono sottoposti costantemente.

Infine, lo studio che mi ha colpito di più, è quello degli statunitensi Henry, Lageman e Perrin (2020) dove si rileva un progressivo peggioramento della qualità di vita del Caregiver con l’aggravamento del quadro clinico del parkinsoniano, e gli autori concludono in maniera affascinante che intervenendo sui sintomi della persona malata  migliora anche lo stato di salute psicofisico del ‘portatore sano’.

Insomma, tante ricerche sull’entità e le condizioni del Caregiver e su come sostenerlo nel difficile compito, di assistere giorno e notte la persona parkinsoniana.

A prescindere dalla malattia, in generale la convivenza di base, il reciproco rispetto e la collaborazione in tutte le attività quotidiane è già di per se compito arduo; ognuno all’interno di una coppia o famiglia ha necessità dei propri spazi, dei propri momenti da cui poter evadere, per conservare il proprio benessere psicofisico e ricaricare le pile. Poi succede che ad un certo punto un membro della famiglia necessiti di aiuto ed ovviamente tutti i membri di quel nucleo, generosamente, rinunciano ai propri interessi rendendosi disponibili al cento per cento.

Ma con il tempo l’assistenza diventa un vero e proprio lavoro e la prospettiva di cronicità finisce con l’accrescere lo stress e la fatica perché la rinuncia dei propri interessi per l’assistenza dell’altro diventa anch’esso permanente ed è così che il Caregiver rischia di ammalarsi a sua volta.

Succede un’altra cosa: si modificano gli equilibri e le dinamiche interpersonali. In un rapporto normale le persone si trovano in un rapporto di perfetto equilibrio dove ognuno riveste un proprio ruolo distinto e ci si aiuta reciprocamente affinché quell’equilibrio venga mantenuto nel tempo (con rimodulazioni varie). In presenza di malattia il rapporto si sbilancia fino alla perdita del ruolo del malato all’interno della famiglia costretto giocoforza ad assumerne uno nuovo (da genitore diventa figlio e viceversa) provocando a catena un riadattamento dei ruoli di tutta la famiglia. Ciò produce tensioni, incomprensioni, da genitore mi rivolgo al malato dando consigli o rimproverando e lo ignoro nel suo ruolo iniziale. Nel breve periodo non si producono effetti, ma a lungo andare non può funzionare.

Come dott. Giovanni Carpentras ci ha spesso ammonito, nella coppia asimmetrica saltano gli equilibri, spariscono i propri spazi, e non dura oltre un anno. Dopodiché stress, ansia, tristezza, ma anche rabbia, prendono il sopravento: ci si rinfaccia qualsiasi cosa e si litiga per cose futili. Alla fatica si aggiunge la frustrazione per non riuscire a fare abbastanza e una crescente paura per il proprio stato di salute e quello del partner da parte del Cargiver e, il nervosismo e la fragilità del malato dall’altro, rischiando un vortice di eventi difficilmente governabile.

E l’amore, l’intimità, le coccole? Dove vanno a finire? Lasciamo perdere.

Tonino ha ragione ed a casa sua hanno trovato la ricetta giusta: stabilire regole, conservare i propri spazi, adattarsi alla nuova situazione e proseguire la vita familiare nel reciproco rispetto.

Chiaro, non potendo camminare, non posso andare alle poste per pagare le bollette, ma posso sbrigare le telefonate oppure eventualmente i pagamenti online; magari non posso fare la spesa, ma posso lavare le verdure e sbucciare le patate (quante volte me l’avete sentito dire durante le visite ambulatoriali).

Ed una gentilezza no? Ed una battuta divertente no?

E se proprio non riesco a fare quasi niente e non posso rendermi utile? Allora devo concedere al partner di poter uscire, bersi un caffè con persone amiche, far shopping, seguire uno sport, ecc.

Ancora per citare dott. Carpentras: la malattia non deve riempire completamente la nostra vita: esistono anche il partner, i figli, genitori, amici, ecc. Bisogna anche occuparsi d’altro, se non altro, per distrarsi.

La persona che necessita di aiuto non deve essere l’epicentro, il soggetto intorno a cui ruota tutto, ma è parte integrante nel contesto familiare, con il suo ruolo, i suoi bisogni, le sue responsabilità, doveri e diritti.

Tonino ci dà una lezione importante: bisogna difendere prepotentemente il proprio ruolo all’interno della famiglia, con graduali riadattamenti, senza stravolgere la vita del coniuge, bisogna smettere di essere vittime, crearsi alibi inutili, ed invece supportare la famiglia con atteggiamenti positivi.

Per il momento mi fermo qui, ma l’argomento è troppo importante e penso che ne parleremo ancora molto nella nostra Parkinson Sassari organizzando nuovi eventi e seminari dedicati alla persona preziosa ed insostituibile che è LA PORTATRICE SANA ed IL PORTATORE SANO di Parkinson.

 

Fonti bibliografiche:

Bartolomei L, Pastore A, Meligrana L, et al. Relevance of sleep quality on caregiver burden in Parkinson’s disease. Neurological Science 2018,39:835-839.

Hiseman JP, Fackrell R. Caregiver burden and the nonmotor symptons of Parkinson’s disease. International Review of Neurobiology 2017;133:479-497

Klietz M, Drexel SC, Schnur T, Lange F et al. Mindfulness and psychological flexibility are inversely associated with caregiver burden in Parkinson’s disease. Brain Sciences 2020;10(2).

Padovani C, Casagrande de Lima Lopes M, pelloso SM et al. Being caregiver of people with Parkinson’s disease: experienced situations. Revista Brasleira de Enfermagem 2018;71(suppl 6).

Henry RS, Lageman SK, Perrin PB. The relationship between Parkinson’s disease and caregiver quality of life. Rehabilitation and Psychology 2020 (in press).

 

CONGELATI A TRADIMENTO di Kai S. Paulus

 

La malattia di Parkinson, come sappiamo bene, è caratterizzata prevalentemente da segni motori, quali tremore, rigidità, rallentamento motorio, ed anche da segni non-motori, come dolori, ansia, depressione, insonnia, costipazione. Sappiamo anche che il Parkinson non è ancora guaribile ma che lo si può discretamente gestire con le terapie farmacologiche e non-farmacologiche (riabilitazione, musico- e teatro-terapia, coro, ecc.).

Però, un sintomo sembra particolarmente terapia-resistente, il “congelamento della marcia” (Freezing of Gait, FOG), molto frequente nelle persone affette da malattia di Parkinson, caratterizzato dall’improvvisa impossibilità a muoversi, a fare un passo, a girarsi oppure ad attraversare spazi stretti come una porta; si ha la sensazione che i piedi siano come incollati per terra.

E non c’è verso: revisionando le medicine tante volte, passando alle pompe di infusione sottocutanea oppure intestinale, fino ad arrivare alla stimolazione cerebrale profonda, DBS, niente da fare, il tradimento è dietro l’angolo e colpisce in ogni momento, da vero Infingardo, per citare Geminiano, e da autentico Su Nemigu, come dice Peppino. Sembra che non ci sia farmaco che possa migliorare uno dei sintomi meno compresi e più pericolosi, causando spesso cadute traumatiche.

Il motivo dell’apparente farmaco-resistenza e delle strane caratteristiche del FOG sta verosimilmente nel fatto che i circuiti cerebrali alterati responsabili degli improvvisi blocchi motori non sono solo quelli motori, dopaminergici, come negli altri principali segni parkinsoniani, ma anche quelli delle connessioni funzionali sensorimotori, cerebello-talamo-corticali, fronto-esecutive, visivo-spaziali e mesolimbiche. Quindi, l’alterazione riguarda un complesso sistema neuronale, in cui giocano un ruolo importante diversi neurotrasmettitori quali, oltre alla nostra nota dopamina, anche lacetilcolina, il GABA, il glutammato e la noradrenalina. Per questo motivi è facilmente comprensibile la difficile gestione farmacologica.

  • Allora, non si può fare niente?
  • Dobbiamo arrenderci?
  • Noi?

Mai!

In realtà, con le attività riabilitative offerte dalla nostra Parkinson Sassari stiamo già facendo molto di quello che si può e deve fare per migliorare il Freezing e per ridurre, o ancora meglio, per prevenire le cadute.

 

Uno dei problemi principali del Parkinson è la riduzione/perdita degli automatismi. Cioè, normalmente svolgiamo le comuni attività fisiche quali alzarsi, sedersi, camminare, girarsi, ecc. senza pensarci; dopo che da bambini le abbiamo imparate (a nostre spese ovviamente cadendo tante volte quando eravamo piccoli) sono diventate automatiche cioè non devo pensare a quale arto muovere, quale muscolo azionare per primo se voglio alzarmi dalla poltrona per andare in cucina. Ma con il Parkinson le cose non sono più scontate: spesso le difficoltà si presentano già nel voler iniziare un movimento (acinesia), per esempio alzarsi dalla sedia: niente da fare, ci vogliono più tentativi per riuscirci.

Perché?

Perché non sappiamo bene come fare. Il pilota automatico è disinserito e senza di lui siamo persi. Cosa devo fare, che muscolo devo attivare per primo e come? Boh!

Sembra tutto dimenticato.

In pratica dobbiamo iniziare tutto da capo, come i bambini.

Come i bambini? Non è possibile! Loro imparano i movimenti, lo star in piedi e a camminare: giocando!

E perché non lo facciamo anche noi?

Ormai avete capito che tutte le nostre attività (riabilitazione neuromotoria, musicoterapia, coro, teatro) si basano sul gioco, sul divertimento, per facilitare l’apprendimento, esatto, è di questo che si tratta: Apprendimento!

Con il gioco e le emozioni positive vengono rafforzati i collegamenti nervosi che servono per migliorare il nostro equilibrio statico-dinamico.

Pe ritornare al Freezing, tutti gli esercizi sono mirati al superamento del blocco motorio; ed oltre agli esercizi fisici, ci sono gli aiuti, i cues, le famose linee da scavalcare, le stecche del Nordic Walking,

il marciare seguendo un ritmo, fino ad arrivare alla Realtà Virtuale,

dove vengono simulati dei percorsi ad ostacoli. Inoltre, spesso si rendono necessari dei trucchi per ingannare le nostre gambe congelate; per esempio, quando sono bloccato e non riesco a camminare, non devo cercare, inutilmente, di voler fare il passo a tutti i costi, perché più mi sforzo e più mi blocco; invece, devo provare a fare un movimento diverso con la gamba, come sollevare semplicemente un piede oppure grattarsi con un piede l’altro polpaccio. In questo modo mi sblocco e riesco a portare il piede in avanti per fare il passo.

Attenzione: nel momento dello “sblocco” devo subito seguire le linee sul pavimento oppure un ritmo, o ancora meglio, usare le stecche del nordic walking (conferiscono sicurezza, scandiscono il ritmo, sono leggere, sportive ed eleganti), diversamente mi blocco subito di nuovo.

 

Come per tutte le cose della vita, ci vuole forza di volontà, determinazione, e disciplina: gli esercizi vanno ripetuti tante volte senza scoraggiarsi (come i bambini, appunto, che devono fare i compiti oppure imparare uno sport allenandosi continuamente). Fidatevi, funziona!

Con la musica, ed il ballo è tutto più semplice perché il divertimento, l’emozione positiva, è già presente e facilita il tutto. Ma di questo abbiamo già riferito diverse volte.

Per il momento mi fermo qui tenendo presente che l’argomento e molto vasto ed in continua evoluzione.

 

 

Fonti bibliografiche:

Delgado-Alvarado M, Marano M, Santurtùn A, Urtiaga-Gallano A, Tordesillas-Gutierrez D, Infante J. Nonpharmacological, nonsurgical treatments for freezing of gait in Parkinson’s disease: a systematic review. Movement Disorders 2020;2:204-214.

Fassano A, Herman T, Tessitore A, Strafella AP, Bohnen NI. Neuroimaging of Freezing of Gait. Journal of Parkinson’s Disease 2015;5:241-254

Foltynie T. Seeing through the FOG? Movement Disorders 2020;1:3-4.

Janeh O, Fruendt O, Schoenwald B, et al. Gait Training in Virtual Reality: short term effects of different virtual manipulation techniques in Parkinson’s disease. Cells 2019;8(5):419.

Piramdie N, Agosta F, Sarasso E, Canu E, Volontè MA, Filippi M. Brain activity during lower limb movements in Parkinson’s disease patients with and without Freezing of Gait. Journal of Neurology 2020.

IL SEMAFORO DELL’EMICICLO di Kai S. Paulus

Il semaforo dell'Emiciclo

Due giorni fa mi sono incontrato con Prof. Pier Andrea Serra e dott. Giuseppe Demuro del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari per discutere alcuni prossimi possibili progetti scientifici con il coinvolgimento della nostra Parkinson Sassari.

 

Di idee ce ne sono tantissime, ma, e qua la notizia, alcune sono realizzabile già prossimamente. I progetti riguardano l’alimentazione (in corso), il dolore (iniziato stamattina), il sonno (al quale prestiamo molta attenzione nell’ambulatorio) solo per citarne alcuni nell’ambito strettamente medico, ma anche l’assistenza al caregiver diventerà presto un progetto, fino a spingerci sia in campo ingegneristico per trovare nuove soluzioni per aiutare l’ammalato nella vita quotidiana, sia addirittura in campo urbanistico.

 

Già da diverse persone ho sentito che gradiscono particolarmente la pista ciclabile sassarese per le loro passeggiate in carrozzina, con il deambulatore oppure a braccetto con un familiare, perché la ciclabile si presta per una passeggiata sicura in quanto liscia e priva di ostacoli o buche. Questi racconti sono molto interessanti, perché stanno dando un senso ad un’opera pubblica sassarese orfana di coloro per cui è stata creata ed invece viene utilizzata con grande soddisfazione da persone che hanno difficoltà ad usare il marciapiede caratterizzato da continue discontinuità.

 

Per fortuna, da molti anni l’urbanistica considera alcune categorie di persone con disabilità, quali i ciechi e le persone in carrozzina, riducendo le barriere architettoniche, ma per le persone con il più classico dei disordini del movimento, la malattia di Parkinson, nella giungla cittadina non esistono facilitazioni concrete.

 

Il gruppo di scienziati intorno a Ota Gal del Dipartimento di neuroscienze di Praga ha pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista scientifica Movement Disorders uno studio (a cui è stata dedicata la copertina) sulla possibile modifica della pavimentazione dei marciapiedi delle nostre città per dare una mano specialmente a chi soffre di un notevole rallentamento motorio ed in particolare chi è ostacolato dal sintomo farmaco-resistente Freezing of Gait, FOG (congelamento della marcia) ovvero i blocchi improvvisi delle gambe durante la deambulazione.

Gli autori concludono il loro affascinante articolo con la proposta di un disegno con ampie linee e trame a scacchi molto utile a migliore la fluidità, stabilità e velocità del passo, a prevenire le cadute, ed a migliorare la qualità della passeggiata e conseguentemente la qualità di vita degli ammalati e di chi gli assiste.

 

Quindi, ci stavamo chiedendo con Prof Serra e con dott. Demuro: e se si colorasse la pista ciclabile? Che grande beneficio potrebbe dare alla nostra città.

 

Infine, ci veniva in mente anche il famoso semaforo per pedoni all’Emiciclo Garibaldi, trappola per tutti gli anziani e portatori di disabilità: e se scattasse con qualche secondo in più?

 

 

 

Bibliografia:

Ota Gal, Kamila Polakova, Martina Hoskovcova, et al. Pavement patterns can be designed to improve gait in Parkinson’s disease patients. Movement Disorders vol 34, n. 12, 2019: pp. 1831-1838

 

 

(ho scattato le foto stamattina recandomi al lavoro approfittando della poca gente in giro)