Volare si Può, Sognare si Deve!

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PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 1: INTRODUZIONE di Kai S. Paulus

 

(Pillole n. 55-59)

 

 

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa progressiva e non guaribile, cioè una continua perdita di cellule nervose nel cervello non arrestabile e non riparabile. Lo sappiamo purtroppo molto bene, o forse dovrei dire, lo sapevamo molto bene, fino al 2022, perché durante l’attuale 2023 si sono aggiunte tante nozioni che potrebbero cambiare il destino di tante persone.

Il 2023 tra pochi giorni volge al termine, non ci ha portato cure clamorose, però sicuramente ha posto le basi per un radicale cambiamento dell’atteggiamento nel confronto delle malattie neurodegenerative, perché durante l’anno si sono trovate diverse risposte al “perché?” di questo gruppo di malattie ed in particolare, si sono aggiunti molti tasselli utili ad una migliore comprensione delle origini della malattia di Parkinson, che potranno essere messi in pratica per migliorare la gestione della malattia, e per iniziare a porre le basi di una vera prevenzione, cioè strategie mirate all’evitamento della patologia, oppure, in caso della sua presenza, alla sua riduzione.

Clamoroso, sembra fantascienza, vero?

Vorrei riportarvi con questa piccola serie la mia relazione tenuta durante il Convegno “La Malattia di Parkinson” svoltosi il 24 novembre 2023 a Sassari, con la quale ho cercato di riassumere le ultimissime scoperte e conoscenze in fatto di prevenzione della malattia di Parkinson.

Ovviamente non possiamo ancora cantare vittoria, ma il “rapace infingardo” (cit. G.B.) avrà vita sempre più dura.

Per una migliore comprensione ho diviso l’argomento in quattro piccole parti che si possono leggere in ordine numerico oppure consultare anche separatamente, e nelle quali riconoscerete diversi temi familiari ora inseriti in un contesto logico.

Iniziamo allora con “ PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 2: FATTORI DI RISCHIO “.

PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 3: I PRODROMI di Kai S. Paulus

 

(seguito di “ PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 2: FATTORI DI RISCHIO“)

 

I prodromi sono i segni e sintomi che si manifestano all’inizio di una malattia prima che diventi clinicamente manifesta. Questa fase è molto importante perché ci dà la possibilità di intervenire precocemente e quindi di poter modificare il decorso della malattia.

Nel caso del Parkinson la fase prodromica, preclinica, è quella fase dove attualmente si stanno dirigendo le maggiori attenzioni della scienza internazionale, perché, individuando un Parkinson sul nascere, possiamo ancora intervenire per ritardare l’esordio clinico, cioè motorio, della malattia, o eventualmente anche modificare la gravità del futuro percorso disabilitante.

Tra questi prodromi ci sono:

IL DISTURBO COMPORTAMENTALE DEL SONNO REM, cioè quando si parla, urla, si scalcia e ci si muove durante il sonno, come si vivesse il proprio sogno. Questo disturbo precede, anche di 10-15 anni l’esordio delle sinucleinopatie, a cui appartiene il Parkinson

I DISTURBI DEL SONNO, quali insonnia, parasonnie, sindrome delle gambe senza riposo, ecc., cioè tutte le situazioni che compromettono il necessario sonno profondo e, nel caso della sindrome delle gambe senza riposo, ci sono già in atto alterazioni cerebrali interessati anni dopo dal Parkinson.

PATOLOGIA INTESTINALE, tra cui costipazione, coliti, gastriti, ecc. L’intestino è una delle porte d’entrata di fattori ambientali e tossine che possono irritare la mucosa gastrointestinale ed alla lunga modificare la sua costituzione; l’infiammazione cronica della mucosa può portare nelle fibre nervose del plesso mioenterico che innerva il tubo intestinale e garantisce il movimento ondulatorio, la peristalsi, essenziale per la digestione e l’eliminazione degli scarti, le stesse alterazioni della alfa-sinucleina che troviamo nel Parkinson cerebrale, ed, a volte, la malattia di Parkinson ha inizio proprio nell’intestino con la formazione di aggregati di alfa-sinucleina alterata e corpi di Lewy che negli anni migrano attraverso il nervo vago verso il cervello.

ANOSMIA o IPOSMIA, ovvero perdita o riduzione dell’olfatto, per meccanismi che si svolgono nella mucosa olfattiva sovrapponibili a quelli che accadono nella mucosa intestinale.

LA DEPRESSIONE può precedere di molti anni la malattia o addirittura presentare il sintomo d’esordio del Parkinson; in quel caso la diagnosi è particolarmente difficile e la terapia antidepressiva non soddisfacente.

L’IPOTENSIONE ORTOSTATICA fa parte dei cosiddetti sintomi neurovegetativi, cioè alterazioni del sistema nervoso autonomo, insieme ad alterazioni sessuali e incontinenza sfinterica, che si possono riscontrare come sintomi dominanti nei Parkinsonismi atipici, quali l’atrofia multisistemica. L’ipotensione ortostatica, cioè la riduzione della pressione sanguigna quando si assume la posizione eretta, ortostatica, e che non permette di muoversi a causa di vertigini e malessere, se non dovuta ad altre cause, può rappresentare un campanello d’allarme per le sinucleinopatie, come il Parkinson.

DOLORE e FATICA: in caso di un dolore cronico e persistente per molto tempo, misto e diffuso o localizzato, spesso la spalla del braccio che in futuro svilupperà tremore e rigidità, non dovuto ad altra causa, ci deve metter in guardia; e così anche la fatica cronica, non diversamente spiegabile.

Avvertenza: non voglio creare allarmismi: tutti i sintomi sopraesposti sono comuni e tutti noi possiamo provarli tante volte per innumerevoli motivi; quindi, non devono metterci in allarme; invece, dovrebbero preoccuparci solo quando si presentano apparentemente senza altra spiegazione e causa, in maniera continua. Per esempio, se non dormo bene ogni tanto, capita che occasionalmente mi scappa qualche parola nel sonno, un incubo, una scossa, non devo preoccuparmi che sta iniziando un Parkinson, oppure, se sono già ammalato, che il Parkinson sta peggiorando; oppure, può capitare, specialmente in estate, di avere la pressione più bassa del solito e quando mi metto in piedi soffro di vertigini, ma è spiegabile e quindi non da mettere in relazione con il Parkinson; inoltre, persone che affette da Parkinson possono riscontrare valori pressori bassi, spesso dovuto ai farmaci neurologici.

Quindi, tutte situazioni spiegabili e riconducibili a cause bene precise; i prodromi, invece, sono quelle situazioni persistenti non spiegabili.

(segue con “PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 4: BIOMARKER“)

PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 4: BIOMARKER di Kai S. Paulus

 

 

(Seguito di “ PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 3: I PRODROMI“)

 

Nei precedenti capitoli abbiamo imparato quali possono essere i fattori di rischio della malattia di Parkinson e quali possono essere le sue avvisaglie, i prodromi.

Ma esiste un modo per individuare questi segni preclinici, ci sono dei parametri misurabili e obiettivabili, o addirittura ‘predire’, la malattia di Parkinson?

Da tanti anni si stanno cercando degli indizi che potrebbero indicare un possibile futuro Parkinson; questi indizi sono i cosiddetti biomarker, cioè indicatori obiettivi sul cambiamento nell’organismo verso la malattia.

Negli ultimi anni se ne sono individuati davvero molti, il che fa ben sperare. Vediamo brevemente quali sono:

IL DISTURBO COMPORTAMENTALE DEL SONNO REM: come già accennato nel precedente capitolo, questo disturbo è molto predisponente alla malattia di Parkinson e si può diagnosticare e monitorare tramite la polisonnografia che documenta il comportamento di un individuo durante il sonno

ANOSMIA: una alterazione dell’olfatto si può valutare tramite dei test olfattivi ed in caso di riduzione, l’olfatto può rappresentare un indizio obiettivo, un biomarker, per un possibile Parkinson

ALVO: anche l’attività intestinale e soprattutto la composizione della mucosa intestinale può essere misurata; la riduzione di alcuni germi e l’aumento di agenti patogeni nella mucosa possono essere indicativi di Parkinson

GENETICA: oramai si conoscono tante mutazioni genetiche correlate al Parkinson e quindi specifici test genetici possono individuare tali mutazioni e aumentare le probabilità di Parkinson

CUTE: il sistema nervoso è ubiquitario ed innerva tutto il nostro corpo garantendo il funzionamento di tutti gli organi ed apparati, anche la pelle. Si è visto che nella pelle si trovano depositi di aggregati di alfa-sinucleina alterata in tutti gli stadi di malattia e quindi anche nella fase preclinica; questo dato può essere molto importanti ai fini della diagnosi precoce quanto per la diagnosi differenziale con altre patologie. Si effettua con una semplice (si fa per dire) biopsia cutanea.

DIAGNOSTICA STRUMENTALE: da molti anni si usano le metodiche di neuroimaging, cioè le scintigrafie SPECT DAT scan, la PET cerebrale, e la SPECT del miocardio, per la diagnosi della malattia di Parkinson e la diagnosi differenziale con altri Parkinsonismi. Ora ci si spinge all’utilizzo di questi esami al primo sospetto di Parkinson, in una fase quando la malattia non è ancora clinicamente manifesta. Metodica molto costosa ma con una specificità del 80%.

MOTILITA’ OCULARE: i sei muscoli deputati al movimento di ogni globo oculare sono riccamente innervati e molto sensibili ad alterazioni dentro il cervello. Quindi lo studio manuale, ma soprattutto strumentale, della motilità oculare, può individuare delle alterazioni (saccadi ipometriche, dismetrie, ecc.) già nelle fasi precoci di malattia.

LIQUOR, PLASMA, SALIVA, URINE: i liquidi corporei contengono i metaboliti di neurotrasmettitori (dopamina) e delle proteine alterate che si possono facilmente dosare e rappresentano, in caso di eccessiva quantità, la presenza di malattia, e sono facilmente accessibili, tranne il liquor (il liquido che circonda cervello e midollo spinale) che necessita di una puntura lombare. Pur costituendo una infallibile conferma della diagnosi, ancora non esistono univoche evidenze per la loro applicazione nelle fasi precoci.

Sinora abbiamo visto tanta roba, ma, per il nostro intento di prevenzione, dobbiamo metter insieme i singoli tasselli e trovare una sintesi, delle strategie facilmente applicabili per fare diagnosi precoce per poter, infine, prevenire la malattia di Parkinson.

Lo facciamo nel prossimo “ PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 5: CONCLUSIONI“.

PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 5: CONCLUSIONI di Kai S. Paulus

 

 

 

(seguito di “PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 4: BIOMARKER“)

 

Nei capitoli precedenti abbiamo conosciuto le ultime novità per quanto riguardano i fattori di rischio della malattia di Parkinson, le sue avvisaglie precliniche, i cosiddetti prodromi, e gli strumenti, i biomarker, con cui possiamo misurare questi parametri.

Indubbiamente, il fatto di conoscere molti fattori di rischio ci aiuta ad evitarli, almeno quelli modificabili. L’età ed il sesso sono difficilmente modificabili, ma lo stile di vita dipende prevalentemente da noi, ed i fattori ambientali, se non sempre modificabili dai singoli, devono essere risolti, visto che riguardano la salute di tutti, dalla politica.

Nel frattempo, possiamo fare diverse cose per non esporci troppo al rischio di ammalarci, in caso di non avere il Parkinson, e per non peggiorare e possibilmente per migliorare per chi è affetto di Parkinson.

STILE DI VITA: dobbiamo mantenere uno stile di vita attivo, sia fisicamente (passeggiate, fare commissioni a piedi quando possibile, palestre, ballo, sport, ecc.), sia mentalmente (letture, gioco, aggiornamenti di qualsiasi tematica, ecc.). Questo vale ovviamente per la prevenzione (non solo del Parkinson), ma la persona affetta da Parkinson trarre notevoli benefici da una condotta di vita attiva; dormire bene ed alimentarsi correttamente (ne abbiamo parlato tante volte per cui non mi dilungo ” MALATTIA DI PARKINSON E SONNO“, “ IL PARKINSON SI COMBATTE A TAVOLA“).

SALUTE: è importante curare la propria salute, rimanere in forma, prevenire anche malattie meno gravi, e, in caso di altre malattie, ottimizzare le terapie. Come abbiamo visto, il diabete mellito tipo 2 può favorire il Parkinson, mentre la sua corretta cura può aiutare a prevenirlo o, in caso di sua presenza, diminuirlo. Anche gli odontoiatri stanno già lavorando in questo senso, cercando di individuare alterazioni di dentatura e conformazione della cavità orale. Vorrei citare dott. Corrado Casu che gentilmente ha commentato: “La strada della prevenzione ritengo sia una realtà per quanto riguarda i disturbi respiratori ostruttivi del sonno, tutto inizia nella prima infanzia ed i trattamenti ortodontici precoci possono cambiare la storia di questi pazienti; già da bambini dobbiamo deglutire e respirare correttamente per poter consentire un corretto sviluppo della via aerea e prevenire gravi patologie.”

FAMIGLIA – SOCIETA’: l’essere umano è socievole, ha necessità della comunità per aiutare ed essere aiutato, per affermarsi e confrontarsi, per avere un ruolo, responsabilità, doveri e diritti; e la base della società è la famiglia, idealmente la comfort zone di ogni individuo. Star bene in famiglia ed aver amici con cui passare qualche ora spensierata è importante per tutti.

OBIETTIVI: per sopravvivere ogni essere umano deve avere obiettivi e traguardi da raggiungere, che possono essere rappresentati dall’ottenimento di un lavoro, un titolo, una promozione, l’amore, far quadrare i conti, arrivare a fine mese, ma anche l’attesa di un evento desiderato, come una passeggiata, un pranzo con la famiglia o amici, l’appuntamento settimanale del coro “Volare si può”, e tante altre cose, grandi o piccole che siano, ma comunque dobbiamo avere obiettivi, perché tengono “in moto” il nostro cervello, attivano la neuroplasticità e pertanto proteggono dalla neurodegenerazione, o, in caso che la malattia è presente, aiutano a rallentarla ed ad alleviare la disabilità.

DIVERTIMENTO: uno dei pilastri della nostra associazione è senz’altro il divertimento. L’essere umano affronta quotidianamente tante difficoltà e problematiche, per cui necessita di momenti di svago, di buon umore e di divertimento. Già nel 2015 avevo scritto una breve serie sull’importanza del divertimento specialmente nella malattia di Parkinson che invito a rileggere (“ Il Divertimento come fonte di Dopamina“). Il divertimento ci espone ad emozioni positive, che da un lato favoriscono l’aumento di dopamina (che nel Parkinson scarseggia), e dall’altro stimolano la neuroplasticità con i suoi processi di riparazione e rigenerazione. Più di così!

MOVIMENTO: “mantenersi in forma” è uno slogan vecchio ma sempre attuale. L’essere umano è un insieme di strumenti vitali, sistema nervoso, cardiocircolatorio, gastrointestinale, muscoloscheletro, che devono sempre rimanere in funzione, a qualsiasi età, se no si ‘arrugginiscono’. Abbiamo bisogno di muoverci, di passeggiare, di fare scale, di fare qualsiasi attività quotidiana, per rimanere in esercizio. Capita però, che siamo portati ad adagiarci e ogni scusa va bene a riposarci. Ammiro le persone che hanno partecipato al recente progetto universitario sportivo nonostante le tante problematiche del Parkinson, che insistono a voler proseguire con la fisioterapia perché vogliono migliorare (a proposito di avere obiettivi!), e pur allettati cercano attività da poter svolgere pure a letto.

Il motto è non mollare mai, bisogna sempre avere degli obiettivi e cercare di metterli in atto; non importa se ci si riesce, è salutare il tentativo e lo sforzo mentale e fisico impiegati. Quando, tanti anni fa ho visto le nostre amiche ed i nostri amici nella palestra della Scuola Media n. 3 in via Porcellana, sdraiati sui materassini per degli esercizi dettati dalla nostra storica terapista Pinuccia Sanna, mi è venuta l’intuizione: sopra di loro c’era il canestro da basket: se le persone con Parkinson potessero volare e far canestro sarebbero guarite. Va bene, probabilmente non voleranno, ma l’idea di volerlo fare, il sogno di poter volare e c’entrare l’obiettivo, le aiuterà ad alzarsi, a camminare, e quindi a migliorare.

VOLARE SI PUO’, SOGNARE SI DEVE

 

Fonti bibliografiche:

Buccellato FR, Galimberti D, Tartaglia GM. Beyond dentistry: could prevention and screening for neurodegenerative diseases start in the dental office? Neural Regeneration Research, 2024; 19(1): 156-157

Jackson H, Anzures-Cabrera J, Simuni T, Postuma RB, Marek K, Pagano G. Identifying prodromal symptoms at high specificity for Parkinson’s disease. Frontiers in Aging Neuroscience, 2023; doi 10.3389//fnagi.2023.1232387

Karabayir I, Gunturkun F, Butler L, Goldman SM, et al. External validated deep learning model to identify prodromal Parkinson’s disease from electrocardiogram, Scientific Reports, 2023; 13: doi 10.1038/s41598.023-38782-7

Malknecht P, Marini K, Werkmann M, Poewe W, Seppi K. Prodromal Parkinson’s disease: hype and hope for disease-modification trials? Translational Neurodegeneration, 2022; doi 10.1186/s40035-022-00286-1

IL PARKINSON SI COMBATTE A TAVOLA di Kai S. Paulus

(Pillola n. 53)

E’ risaputo, bisogna mangiare bene, in modo equilibrato e possibilmente genuino, per mantenere il nostro organismo in buona salute.

Ciò vale in modo particolare per la prevenzione e la cura delle patologie neurodegenerative e soprattutto per la malattia di Parkinson.

 

Da tempo si conosce l’importanza del rapporto intestino-cervello nella genesi del Parkinson, almeno come con-causa, e diversi disturbi cronici intestinali, quali costipazione e colon irritabile, possono precedere l’esordio della malattia neurologica di molti anni.

 

In questi anni l’attenzione dei ricercatori si sta spostando sull’alimentazione come possibile fattore di rischio in caso di cattive abitudini alimentari, ma soprattutto come opportunità di cura e di prevenzione seguendo dei regimi nutrizionali specifici.

 

La salute dell’intestino è di primaria importanza per la nostra salute e noi possiamo contribuirci notevolmente alimentandoci correttamente.

 

Fattori negativi che favoriscono processi infiammatori dell’intestino sono stati individuati nella carne rossa, nei latticini, nelle farine eccessivamente elaborate, e negli alimenti sofisticati e provenienti da allevamenti e coltivazioni intensive (contenenti pesticidi, conservanti, antibiotici, ormoni);

mentre frutta, legumi, cereali integrali e noci avrebbero un potenziale effetto protettivo sulla flora intestinale, oltre alle loro proprietà nutritive in generale.

 

I ricercatori cinesi e statunitensi citati nelle fonti bibliografiche, ci invidiano della nostra dieta mediterranea, equilibrata, varia, ricca di verdure, legumi e grano duro.

Utilizziamo allora ciò che abbiamo davanti alla porta per star bene, e quindi promuoviamo cibi ricchi di fibre: ortaggi, legumi, frutta, farine integrali.

Ma perché dobbiamo introdurre fibre?

 

  • Le fibre favoriscono la digestione
  • Le fibre vengono ‘digerite’ dalla popolazione batterica dell’intestino, il microbiota, da cui estrarre gli acidi grassi a catena corta, essenziali per la salute del microbiota, sofferente nel Parkinson
  • Gli acidi grassi a catena corta (acido butirrico, lattico, propionico, succinico, ecc.) sono necessari per i batteri buoni, simbionti, dell’intestino, e contrastano i germi cattivi, patogeni.
  • Gli acidi grassi a catena corta hanno proprietà antiinfiammatorie e rafforzano il sistema immunitario: pensate, nel Parkinson abbiamo importanti processi neuro-infiammatori cronici che peggiorano la malattia, ed in alcuni casi, la possono provocare!
  • Gli acidi grassi a catena corta garantiscono il 10% del fabbisogno energetico del nostro organismo, hanno proprietà anti-cancerogene, sono terapeutici in caso di colite ulcerosa e morbo di Crohn, contribuiscono a stabilizzare i livelli glicemici del diabete, e sono utili nelle patologie neuropsichiatriche.

 

Certo, anche la dieta migliore non funziona sempre, perché dobbiamo considerare, oltre alla genetica, anche altri fattori che influenzano la salute del nostro apparato digerente, come l’ansia, il malumore e l’insonnia; ma di questi abbiamo già parlato tante volte e sappiamo cosa fare.

 

All’attento lettore non sarà sfuggito che ho usato le parole “prevenzione” e “cura”: la scienza internazionale inizia a fare sul serio ma non ci rinfilano prodotti chimici pericolosi o farmaci genetici sperimentali, ma prodotti naturali e con evidenze scientifiche! Iniziamo pertanto con ciò che ci offre l’orto.

Buon Appetito!

P.S:: invito a leggere a questo proposito il nostro articolo riguardante le due tesi di laurea in Scienze Alimentari alle quali la nostra associazione ha partecipato attivamente: “AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA“, oppure il recente contributo ” SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO ”

 

Fonti bibliografiche:

Chen SJ, Chen CC, Liao HY, Lin YT, Wu YW, Liou JM et al. Association of fecal and plasma levels of short chain fatty acids with gut microbiota and clinical severity in patients with Parkinson’s disease. Neurology 2022; 98(8): e848-e858

Lee CY, Kim H, Kim HJ, Shin JH, Cang HJ, Woo KA, Jung KY, Kwon O, Jeon B. Diet quality and prodromal Parkinson’s disease probability in isolated REM sleep behavior disorder. Parkinsonism Relat Disord 2023; 144:105794. doi: 10.1016/j.parkreldis.2023.105794

Rees J, Ryan J, Laws M, Devine A. A comprehensive examination of the evidence for whole diet patterns in Parkinson’s disease: a scoping review. Nutr Neurosci 2023;10: 1-19. doi: 10.1080/1028415X.2023.2233727

LA DEMENZA SI PUO’ PREVENIRE di Kai S. Paulus

(Pillola n. 39)

Sappiamo che per la prevenzione delle malattie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer, ecc.) ci vuole un corretto stile di vita con buone attività quotidiane e movimento, ed abbiamo già discusso l’importanza delle emozioni sulla salute cerebrale (vedi PREVENIRE LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE?). Ma, anche la salute dell’apparato cardiocircolatorio e del metabolismo del nostro organismo sono elementi di prevenzione fondamentali.

Quindi vivere bene? Ma, per cambiare le proprie abitudini, qualora dovesse prevalere una vita sedentaria, non bisogna aspettare, la prevenzione inizia ora.

Questo dicono i ricercatori intorno a dott. Xin Xia dell’Istituto Karolinska di Stoccolma (Svezia) nel loro studio appena pubblicato nella rivista scientifica “Journal of Internal Medicine”. Da tempo si sa che movimento ed uno stile di vita corretto fa bene al cuore ed ai vasi sanguigni specialmente nelle persone di mezza età; e, meno fattori di rischio cardiovascolari ci sono, meno è il rischio di demenza. Però, non è ben chiara l’utilità di una buona salute cardiovascolare nell’età avanzata.

Titolo della ricerca svedese pubblicata il 30 maggio 2023.

Chi è arrivato agli 80 anni nonostante uno stile di vita non sano, perde negli anni successivi la sua lucidità mentale quanto una persona che ha vissuto sempre in modo sano; qua c’entra la fortuna e la predisposizione genetica. Ma, chi vive sano supera la soglia degli 80 anni con minori problemi mentali rispetto alla popolazione generale.

Ma che cos’è uno stile di vita sano?

Dott. Xia ed i suoi colleghi (come potete notare tra gli autori, in parte italiani) hanno sviluppato un Indice di Vita Semplice (score life simple 7) derivante dalla valutazione di diversi aspetti, quali attività fisica, indice corpo-massa (BMI), alimentazione, fumo, glicemia, colesterolo, pressione sanguigna, osservando 2746 persone per 15 anni, globalmente, e divise in due gruppi, sotto e sopra i 78 anni.

Il risultato è che vivendo uno stile di vita sano (buone attività fisiche, senza eccessi, valori metabolici sotto controllo) a partire dai 60 anni, garantisce, sia per le donne che per gli uomini, una riduzione del rischio di demenza.

Ma questo noi della Parkinson Sassari lo sappiamo già da molto tempo, vedi “ SIAMO QUELLO CHE FACCIAMO” e “ SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO”.

 

In conclusione, possiamo dire che la prevenzione per la demenza, così come per il Parkinson inizia presto, molto presto, anzi, come dice Franco Simula per sottolineare l’urgenza: la prevenzione inizia ieri.

 

Fonte bibliografica:

Xia X, Qiu C, Rizzuto D, Grande G, Laukka EJ, Fratiglioni L, Guo J, Vetrano DL. The age-dependent association of Life’s Simple / with transitions across cognitive states after age 60. Journal of Internal Medicine 2023; 0: 1-12.

PREVENIRE LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE? di Kai S. Paulus

(Pillola n. 38)

Stamattina ho partecipato ad un interessante convegno organizzato dalla FNP CISL Pensionati Sardegna, introdotto da Alberto Farina, Segretario Generale FNP CISL Sardegna, e moderato da Vannalisa Manca, Segretaria Generale FNP CISL Sassari, e da Paolo Cuscusa, Segretario Generale FNP Sardegna, e di Pietrino Fois, Amministratore Straordinario della Provincia di Sassari.

Nell’evento sono state sviscerate le varie problematiche neurologiche psichiatriche, sociali e sanitarie delle malattie neurodegenerative. Personalmente ho trovato molto interessanti gli interventi di Pina Ballore, presidente AMAS Associazione Malattia Alzheimer Sardegna, e del mio amico e collega psichiatra Paolo Milia, ASL Sassari, ed in particolare quello di Anna Maria Foresi, Segretaria Nazionale FNP CISL, difendendo la sanità pubblica, oltre alle toccanti testimonianze sulla sanità del territorio di Sassari e della Gallura. E’ stato un convegno molto cordiale con grande interesse del pubblico in una strapiena sala Angioy; peccato che non c’erano dirigenti della Sanità Pubblica.

La mia relazione riguardava l’individuazione di possibili approcci che possano ritardare, rallentare o addirittura prevenire le malattie neurodegenerative come Parkinson ed Alzheimer. Le conclusioni del mio intervento, incentrato sulla mia filosofia delle attività ricreative e della riabilitazione complementare, e durante il quale facevo vedere le tantissime attività della nostra Parkinson Sassari, erano queste che qui di seguito vi riporto:

 

“Si possono prevenire le malattie neurodegenerative?”

La risposta è sì! Lo si fa con le attività fisiche, il movimento, e le attività mentali, letture, ascolto, discussioni, la creatività. ed il divertimento. E questo dico da molto anni e questa era la ragione della fondazione della nostra associazione. Ma …

La domanda è: ma perché essere attivi mentalmente e fisicamente, dormire bene, avere degli obiettivi, e divertirsi, è così importante ed addirittura fondamentale per la gestione e prevenzione delle malattie neurodegenerative?

La risposta è: perché le attività psicofisiche, gli obiettivi, il divertimento, sono fonti di emozioni positive (buonumore, serenità, allegria, gioia, ecc.) che vengono create nel sistema mesolimbico, cioè dei circuiti neuronali situati nel centro del cervello, il mesencefalo, e nelle strutture frontali e prefrontali cerebrali.

E poi, le strategie preventive sovra esposte sono gratuite, senza lista d’attesa, semplici, sono applicabili da tutti, ovunque e comunque, ognuno/a in base alle proprie capacità ed attitudini.

Con l’elicitazione delle emozioni positive viene stimolata, e maggiormente prodotta, la dopamina (e sì, alla fine è sempre lei!). La dopamina mesolimbica è indispensabile 1) per la motivazione (che serve per progettare un obiettivo), 2) per l’azione, intellettuale o fisica, necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo, 3) per l’apprendimento (raccolta di esperienze acquisite precedentemente e/o di nuove conoscenze), ed infine 4) per la gratificazione, cioè la consapevolezza che la volontà e l’impegno mi porteranno alla meta.

Per fare un esempio:

un bambino di 8-10 mesi vede un giocattolino appoggiato su un tavolo e per raggiungerlo deve alzarsi, ma non ce la fa. La volontà di prendere l’oggetto desiderato è talmente tanta che nel suo cervellino aumenta la dopamina che spinge il bambino a provare ad alzarsi; però il bambino cade, ma subito ci riprova di nuovo perché è motivato ad agire. Dopo innumerevoli tentativi il bambino finalmente sta in piedi e memorizza questa novità appena imparata, e che per il resto della sua vita farà automaticamente senza pensarci (finché non arriverà il Parkinson…); preso il giocatolo il bambino è contento e gratificato.

Questo esempio vale per tutte le nostre azioni, sia quelle mentali che quelle fisiche, imprese eroiche come piccoli gesti quotidiani: il meccanismo è sempre lo stesso.

L’ultima mia proiezione in sala è stato questo schema che sintetizza il concetto appena esposto:

Tutto questo viene provocato dalle emozioni positive, che però mettono in moto anche un altro meccanismo:

Le emozioni positive stimolano la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di crescere, di creare nuovi circuiti, di adattarsi, di riparare (!) e di rigenerare (!), e, pensate, la plasticità del cervello porta alla riduzione della morte cellulare (apoptosi) dei neuroni (!!). Quindi le attività ludiche e ricreative riducono la morte cellulare, cioè riducono la neurodegenerazione.

Parafrasando il motto della nostra Parkinson Sassari mi viene da dire:

Prevenire si può, Vivere si deve!