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PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 2: FATTORI DI RISCHIO di Kai S. Paulus

(seguito di “PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 1: INTRODUZIONE“)

 

Nel suo celebre “Saggio sulla paralisi agitante” (An essay on the shaking palsy, 1817) James Parkinson raccomandava già da subito che “prima si inizia con le cure, maggiore sarà la probabilità di successo”. Assolutamente logico. Ma uno dei principali problemi della malattia di Parkinson è che al momento che la malattia si manifesta e spinge la persona a rivolgersi al medico, per iniziali sintomi quali un lieve tremore o un insolito rallentamento nei movimenti, in realtà la malattia è iniziata tanti anni prima, in maniera subdola ed apparentemente non individuabile. Ciò significa, ed è questo il nocciolo della questione, che al momento della diagnosi la neurodegenerazione è talmente progredita che non c’è più modo di modificare il suo inarrestabile declino.

Quindi, seguendo la raccomandazione di James Parkinson, dobbiamo intervenire prima ed essere in grado di riconoscere la malattia prima del tremore, cioè prima dell’esordio dei classici sintomi motori, ovvero nella fase preclinica (ne parliamo nella prossima parte), ma soprattutto, dobbiamo interrogarci sulle possibili cause del Parkinson, i suoi fattori di rischio.

Per fattori di rischio si intendono condizioni fisiche, chimiche, ambientali ed altro che possono favorire l’insorgenza di una malattia.

Per la malattia di Parkinson si conoscono allo stato attuali i seguenti fattori di rischio:

Fattori di rischio non modificabili:

ETA’: la malattia di Parkinson è correlata all’età, e con l’avanzare dell’età aumenta la probabilità di ammalarsi di Parkinson. Ci sono delle eccezioni come il Parkinson giovanile che esordisce prima dei 40 anni e dovuto a mutazioni genetiche, e sindromi parkinsoniane dovute a fattori ambientali che possono presentarsi a qualsiasi età.

SESSO MASCHILE: in tutti gli studi epidemiologici sul Parkinson viene riportata una lieve prevalenza degli uomini; questo fatto si spiega, da un lato, con la costituzione maschile del cervello con un maggiore sviluppo della parte deputata alle funzioni motorie, dall’altro, con un verosimile effetto protettivo degli ormoni femminili, in particolare gli estrogeni.

GENETICA: da molto tempo si sono individuate delle mutazioni genetiche che stanno alla base di alcune rare forme parkinsoniane, ma ci sono sempre più evidenze scientifiche che alcune mutazioni, quali quelle dei geni GBA, LRRK2 e SNCA, stiano alla base della predisposizione genetica di un notevole numero di casi, sinora creduti idiopatici, cioè senza causa.

DIABETE MELLITO TIPO 2: esistono molte correlazioni tra diabete e Parkinson e pare che il diabete di tipo 2, cioè quello acquisito, predisponga, o comunque aumenti la possibilità, a contrarre la malattia, a causa di una maggiore vulnerabilità all’iperglicemia dei neuroni dopaminergici nigrostriali, cioè quelli principalmente coinvolti nel Parkinson; d’altro canto, gli ipoglicemizzanti orali, tipo metformina, posseggono un effetto neuroprotettivo.

Fattori di rischio modificabili:

Tra i fattori di rischio del Parkinson che sono potenzialmente modificabili troviamo diversi fattori di cui ci occupiamo già da molto tempo:

INSONNIA: un cervello che non riposo bene non può difendersi contro un processo che lentamente ed indisturbato avanza

SEDENTARIETA’: essendo il Parkinson fondamentalmente un disturbo del movimento, scarse attività fisiche ed una vita sedentaria predispongono alla malattia, viceversa, il movimento e le attività fisiche sono tra le più efficaci strategie terapeutiche contro il Parkinson

FATTORI AMBIENTALI: sono ormai consolidate le conoscenze sui fattori ambientali che possono favorire la malattia di Parkinson, quali pesticidi, metalli (manganese, piombo, ferro, rame), prodotti chimici industriali (monossido di carbonio, metanolo), che spesso non possiamo evitare  a causa della sofisticazione alimentare e dell’allevamento intensivo del bestiame; anche alcuni virus responsabili di encefaliti vengono chiamati in causa, per non parlare di molti farmaci attualmente in commercio, quali alcuni psicofarmaci, antiemetici, antiepilettici, antidepressivi, e tanti altri.

STRESS: viviamo in un modo sempre più frenetico e veloce che ci pone quotidianamente a tante sfide e pressioni, che spesso possono agire come dei catalizzatori, cioè velocizzare potenziali eventi patologici.

CONFORMAZIONE DELLA CAVITA’ ORALE e delle vie aeree superiori: secondo recentissimi studi una cavità orale non ben occludente o vie aeree superiori ostacolate anatomicamente possono causare disturbi respiratori notturni (russare, apnee, ecc.) che compromettono il sonno ma soprattutto una minore ossigenazione del cervello, il che potrebbe aumentare il rischio di patologie neurodegenerative.

Individuati molti dei possibili fattori di rischio che, quando possibile, sarà opportuno evitare, ci occupiamo adesso dei cosiddetti prodromi, cioè le avvisaglie che possono metterci in guardia quando il Parkinson sta per iniziare senza ancora dare i tipici sintomi motori.

(Segue con “PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 3: I PRODROMI“)

1 Commento

  1. Maria

    Molto bene. Sono già in linea con questi consigli

    Rispondi

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