Volare si Può, Sognare si Deve!

Curiosità

Sogni d’oro, Mister Parkinson! di Kai Paulus


Diverse volte abbiamo parlato nel nostro sito sul significato del sonno e sull’importanza del buon riposo, che riguarda in modo particolare la malattia di Parkinson, proprio perché durante il sonno profondo avvengono i processi di riparazione e di compenso, come ci ha spiegato Prof. Pier Andrea Serra in varie occasioni.
Dieci giorni fa, in occasione della nostra XI Giornata Sassarese della Malattia di Parkinson, avevo ripreso l’importante tema del sonno mettendo l’accento sul concetto dell’Igiene del sonno, cioè comportamenti e strategie con i quali si possono ottenere un riposo notturno migliore senza dover ricorrere a farmaci. Qui di seguito vorrei elencare queste regole del buon sonno valide per tutti:


“Coricarsi sempre alla stessa ora”
Il sonno è una questione di abitudine e per questo è una buona regola di osservare dei comportamenti abituali e costanti; quindi, in linea di massima, bisogna cercare di andare a letto alla stessa ora. In questo modo l’organismo si può preparare meglio sapendo quando finisce la giornata.
“Camera da letto sufficientemente accogliente, silenziosa e buia”
Dovrebbe essere un piacere recarsi in camera da letto, un luogo bello ed accogliente, dove trovarsi bene; ed ovviamente riusciamo a riposarci meglio se c’è silenzio e buio.

“Evitare la televisione in camera da letto”
Un errore che si fa spesso (me compreso) è di guardare la televisione a letto, convinti che concili il sonno. In effetto, davanti alla TV ci si appisola facilmente. Ma dopo qualche ora ci si sveglia: la TV eccita il cervello e quindi non predispone per un buon riposo.

“Evitare bevande alcoliche nelle ore serali”
L’alcol, anche se in un primo momento può avere un effetto sedativo, comporta successivamente un aumento della pressione sanguigna con conseguente disturbo del sonno. Sotto la stessa voce possiamo anche mettere il consumo di sostanze stimolanti quali caffè e the.

“Assumere una cena leggera”
Meglio tenersi leggeri la sera per non appesantire la digestione.

“Non riposare dopo pranzo per più di 30 minuti”
Riposare dopo pranzo può essere una buona abitudine, ma se dormiamo troppo dopo pranzo togliamo sonnolenza per la notte.

“Evitare esercizi fisici faticosi prima di coricarsi”
Si stimola il metabolismo, il che tiene svegli.

Ed infine, un errore che facciamo troppo spesso:
“Evitare pensieri emotivamente carichi”
Rimuginando fatti e situazioni non risolte, pensare a problemi e preoccupazioni, è il metodo più sicuro per impedire il sonno: In effetti, molte persone soffrono di insonnia proprio per questo motivo. Ma ci si può abituare con un po’ di disciplina ad evitare queste problematiche, pensando a cose belle, oppure pensando semplicemente di meritare una bella dormita dopo una giornata impegnativa. Le cose irrisolte intanto non si risolvono durante la notte e le affrontiamo meglio la mattina seguente dopo una buona dormita.

Buona notte!

Ringraziamento all’Arcivescovo Mons. Gianfranco Saba

RINGRAZIAMENTO ALL’ARCIVESCOVO

25 NOVEMBRE 2017: GIORNATA NAZIONALE PARKINSON

Nellricorrenza dellGiornatNazionalPARKINSON anche quest‘anno ci siamriuniti per approfondirle problematiche connesse allmalattia di Parkinson.

I problemi appaiono quelli di sempre: lmancanza di un centro ambulatorialstabile ed efficiente e lmancanza di spazi sufficienti e adeguati ad effettuarlterapie complementari.

Parlare di questi problemitenersu di essi viva lattenzione dell‘opinione pubblica ci aiuta a non sentirci soliLa presenza dellArcivescovo MonsGianfranco Saba, per un breve saluto, ci è stato di grande conforto, perché ha manifestatlsensibilità e l‘attenzione dellmassima autorità religiosa della DiocesTurritana verso una categoria di ammalatfragili e spess“invisibiliGraziMons. Saba per aver accettato di accorgersi di noi.

SAN MARTINO ED IL RAGAZZO DI KOBLENZ

Tra non molto è l’undici novembre ed io devo contattare il pasticciere tedesco vicino Coblenza per ordinare i “Weckmaenner” che tradizionalmente durante la nostra infanzia si trovavano sul tavolo per la festa di San Martino. Che ricordi…

San Martino era un soldato romano che visse nel quarto secolo d.C. e la sua storia la conoscete tutti: durante una ronda a cavallo in una rigida notte d’inverno egli vide un mendicante mezzo nudo seduto nella neve. Per dargli una mano e per proteggerlo dal freddo, egli tagliò il suo mantello in due metà e ne cedette una al povero. In un sogno Gesù ringraziò Martino per il suo gesto, e da quel momento il soldato si convertì al cristianesimo fino a diventare vescovo.

Mi ricordo che da bambino partecipavamo insieme ai miei fratelli alla processione della sera dell’11 novembre (giorno in cui si ricorda appunto S. Martino); il ricordo è saldamente ancorato nella mia memoria perché molto particolare. In testa alla processione c’era San Martino in sella ad un bellissimo cavallo e dietro a lui camminavamo noi bambini con le nostre lanterne, costruite appositamente per l’occasione nei giorni precedenti. Mi ricordo ancora l’atmosfera delle serate fredde e le canzoni che cantavamo. Non so, se allora suonavo l’armonica di mia nonna, ma oggi, e specialmente nel mese di novembre suono volentieri le canzoni di San Martino dell’infanzia.

A casa poi, dopo la processione, ci aspettava un pupazzo in pasta frolla con una pipa in terra cotta tra le mani. La pipa, che vuole simboleggiare la spada, è una pipa vera, cioè con il foro, non so se mi spiego, insomma, noi ragazzacci la provavamo con vari gradi di nausea, ma con immensa inquietudini nel desiderio di voler diventare grandi.

Con la festa di San Martino per noi bimbi iniziava il periodo più bello, quello natalizio, con tanti altri appuntamenti che facevano salire la febbre in trepida attesa fino al Natale.

L’anno scorso ho scoperto un pasticciere vicino Coblenza che inforna questi figurini esattamente come quelli dei miei ricordi. Non potevo che ordinarli per farli assaggiare ai miei figli. E’ stato un successo.

Quindi, adesso ordinerò i Weckmaenner di Coblenza e mi metterò a ripassare le canzoni di San Martino sulla mia Hohner, e poi li farò ascoltare alla prossima occasione a Salvatore e Franco…

Kai Paulus

 

 

Divino Geminiano (di franco Simula)


Si accomodi il signor Di-vino

Dopo un attimo di titubanza capisco l’equivoco anzi

la…profonda confusione mentale dell’infermiere che aveva

l’incarico di chiamare i pazienti in attesa nell’androne affollato

dell’ospedale. Giuseppina che era più vicina di me all’incaricato

della “chiama”, capisce tutto in un attimo e, agitando la mano,

“Geminia’ ti stanno chiamando per la visita”.

Io rispondo:”Presente” ma subito aggiungo:

“Io, però, non mi chiamo Di-Vino, mi chiamo Bevitori”

L’infermiere (magari un po’ suonato, certamente distratto) che ha

affibbiato a Geminiano l’appellativo di Divino ha fatto un

ragionamento semplice semplice che chiunque avrebbe potuto

fare. Quando nell’elenco ha letto “Bevitori”, l’allocco infermiere ha

operato un repentino ragionamento:”Bevitori di che cosa se non

di vino”? E Di-Vino sia! ” Allora è presente Divino Geminiano?”

“Ma che dice? Mi chiamo Bevitori non mi chiamo Divino”.

La cervellotica gaffe suonava bene musicalmente tanto che la

memoria distratta dell’infermiere l’aveva registrata immediatamente:

Bevitori=Di-Vino. E Divino oltre ad essere il nuovo

cognome di Geminiano era certamente un appellativo più

solenne, più esaltante, più dio. Bevitori altro non è che il plurale

di bevitore che sa troppo di beone.

Divino invece è il massimo dell’aspirazione di ogni uomo, è

l’umanità esaltata alla ricerca della perfezione più alta.

Non si sa bene se l’incauto infermiere pensasse tutte queste cose,

coscientemente o no: sta di fatto che Geminiano è salito agli

onori della cronaca amicale (questo proprio sì) grazie alla

pedestre sbadataggine di un infermiere che -inconsapevolmenteper

una balzana similitudine mentale ha collocato Geminiano fra

le divinità dell’Olimpo di recente costituzione.

 

Franco Simula


LIBERA CRONACA DI UN INCONTRO TRA AMICI (di G.B.)


Da alcune settimane ho varcato la soglia del settimo anno di convivenza con la mia inseparabile  “compagna”   di viaggio, (malattia di Park) , che si ostina ad ingrigirmi le giornate. Ma è noto che il settimo anno può essere fatidico…. perché la crisi si annida dietro l’angolo.
Ne ho avuto la percezione alcuni giorni fa,  accettando l’invito da amici comuni per un breve soggiorno di terapia/associata.
L’unica regola da accettare incondizionatamente era : non si deve parlare di  “acciacchi” ma pensare in positivo (….sono calmo, sereno e piacevolmente rilassato) , ma nel corso del soggiorno se ne aggiunta una seconda ….  “DIVINO”     parola nata  da un banale equivoco e adottata subito dal gruppo, per  empatia, perché consentiva volta per volta di giocare sui “doppi sensi e metafore” originali , create al momento dalla fantasia “frizzante” da ognuno di noi ; così tutto è diventato …. Divino – il gruppo – ,  Divino – il sito scelto –  ,  Divino   – il personale dell’accoglienza –  , Divino  – il menù –  , Divino  – il trattamento fisioterapico –  ……ecc. eccetera , con la serotonina che cresceva di livello.
La terapia assegnataci  dal programma consentiva una libera scelta dei vari trattamenti : rilassarsi a bordo piscina distesi sulla sdraio (elioterapia),  tonificarsi nelle acque termali della piscina (ginnastica in acqua), affidarsi alle sapienti mani delle fisioterapiste (massoterapia), fare il percorso vita ( sauna e camminata su ciottoli di fiume), partecipare ai balli di gruppo ( ludo/musicoterapia) ….. e perché  non  aggiungere  (terapia del gusto) il deliziarsi con i raffinati piatti dello chef, ottimi nel gusto e “DIVINI” nella composizione.
Il nostro pezzo forte lo abbiamo messo in  “onda”   sulla pista da ballo:  serata magnifica  allietata da un duo canoro ben assortito che proponeva dei balli (liscio) adatti alle nostre  gambe…. l’euforia  sulla pista è cresciuta in maniera esponenziale e il “ballo/terapia (!!!)  ha coinvolto tutto il   parterre  che si sfidava  con figure da provetti ballerini,  mentre io osservavo la competizione, seduto, (non sono un esempio di Tanghero da prendere ad esempio) , ho avuto la visione…..tra un lampo e l’altro delle luci stroboscopiche che investivano la pista da ballo, ho intravisto   ” l’infingardo pennuto”…. come sempre appollaiato sul trespolo …. del leggio  dei musicanti , che mi rivolgeva , con la bava al becco, improperi indicibili , con  turpiloquio degno di un portuale e con il piumaggio sempre più arruffato mi riversava l’anatema
TU MI PERSEGUITI .
L’ultima visione che ho avuto, mi ha consegnato un figura di un volatile “dilaniato”,  in rotta … in cerca di un atterraggio su terreni più consoni a perpetrare i suoi ignobili inganni…. lontano dagli odiati profanatori del  suo regno.
Questo è bastato per capire che la crisi del settimo anno  è ormai vicina, tanto valeva che …. ballassi  anch’io.
IL clou della serata si è avuto , quando ci siamo dichiarati parkinsoniani…. lo stupore degli astanti inizialmente ha avuto la meglio sull’applauso scrosciante  che ci hanno tributato  ( da brivido sulla schiena ) e il cantante del coro  ringraziandoci per la serata ha voluto dedicarci una canzone …. ” I migliori anni della nostra vita ” e qui, è mancato poco che qualcuno svenisse dalla commozione, e visto che in questi frangenti le gambe ti possono tradire… le copie si sono abbracciate, trasportate nei ricordi dell’innamoramento …. (lirismo puro).
Il giorno dopo ci siamo salutati con ” DIVINO COMMIATO” e siamo rientrati  a Sassari …. stanchi e felici.
Agli associati …. un consiglio :  se in questi giorni sentite qualcuno parlare  di DIVINO , chiedetegli di raccontarvi  la storia , saranno ben lieti di dirvela, oltre a suggerirvi un modo semplice per fare un carico di dopamina a basso-costo !!
bastano  tre regole  :  un gruppo di amici affiatati ( park + no park),  un sito gradevole , e un tema a piacere.
Per salutare il gruppo di amici  prendo a prestito il cantautore Ron  ” vorrei incontrarvi (ripetutamente) per cento anni ”  !!!
Bev@ Divino
p.s.    non ho cambiato logo  (G.B.)  ,  è semplicemente una promessa mantenuta.

INVECCHIAMENTO OPPURE PARKINSON? (Pillola n. 16)


Conosciamo tutti il Parkinson. O forse no?

Il Parkinson comporta spesso tremore, certamente difficoltà nei movimenti con instabilità posturale e difficoltà nell’equilibrio, rigidità muscolare. Ma poi ci sono anche dolori misti e diffusi, ansia, riduzione del tono dell’umore, insonnia e turbe durante il sonno.

Ma è anche vero che il Parkinson compare soprattutto dopo una certa età. Ed a quell’età non possiamo anche incontrare difficoltà nell’equilibrio, possiamo muoverci con un bastone, soffrire di insonnia, e  lamentare dolori in varie parti del corpo?

Ho letto in questi giorni un interessante articolo nell’ultimo numero della autorevole rivista specializzata “Movement Disorders” della Società Internazionale della Malattia di Parkinson (vedi sotto il riferimento bibliografico) in cui ci si chiede se l’età e Parkinson siano correlati oppure no. Vi svelo subito che gli autori condividono la tesi che l’invecchiamento sia un forte fattore di rischio nel contrarre il Parkinson. Ma questo è anche comprensibile, visto che con l’invecchiamento anagrafico invecchiano anche i vari organi del nostro corpo: si vede e si sente meno bene, la memoria inizia a farci brutti scherzi, e quindi plausibilmente anche i nostri movimenti non sono più quelli di una volta.

Ma io vorrei fare un ragionamento un po’ diverso. Mentre per i ricercatori americani “età”  e “Parkinson” sono due facce differenti della stessa medaglia, a mio avviso bisogna star attenti a non confondere gli acciacchi dell’età con i sintomi del Parkinson.

Mi spiego meglio: quando una persona è affetta da malattia di Parkinson capita che tutta la giornata si giri intorno a questa patologia. Questo è dovuto sicuramente anche ai medici che ci impongono l’assunzione di farmaci a quasi tutte le ore della giornata e quindi diventa difficile non pensarci; per il resto ci pensano le nostre difficoltà motorie ed i disagi a non scordarci di Mr. Parkinson. Ma osservo spesso la tendenza a vedere il Parkinson lì dove in realtà non è affatto.

La malattia di Parkinson appare generalmente ad una certa età, prevalentemente dopo i 60 anni. Ecco, a quell’età è molto probabile che si possano manifestare degli acciacchi e delle malattie che non c’entrano niente con la nostra malattia neurologica. In uno studio condotto da noi a Sassari (e premiato, permettetemi la nota di orgoglio, nel 2007 al convegno nazionale della LIMPE come miglior contributo scientifico) abbiamo osservato che, al momento della diagnosi di Parkinson, l’89 percento dei nuovi ammalati assume già farmaci per altre malattie. In parole povere, il Parkinson non protegge da altri problemi, e quindi se soffro di insonnia o di dolori diffusi, non necessariamente devono essere dovuti al Parkinson.

E se la mia tendenza a non dormire molto di notte fosse semplicemente dovuta all’età, oppure i dolori alle gambe oppure alla schiena fossero dovuti all’artrosi?

Diamo a Cesare quel che è di Cesare, ma non diamo tutte le colpe a Mr. Parkinson, che ci dà già abbastanza da fare.

 

Kai Paulus

 

Bibliografia:

Aging and Parkinson’s Disease: Different Sides of the same Coin? Collier TJ, Kanaan NM, Kordower JH. Movement Disorders, vol. 32, n. 7, 2017: pp. 983-990


 

Proposta di documento condiviso di Franca Concu


Gentilissimi Presidenti, alla luce delle notizie apparse in questi giorni, relative alla ” riorganizzazione della rete ospedaliera”, che pare arriverà in Consiglio regionale tre settembre ed ottobre 2017, come Associazioni dei Parkinsoniani della Sardegna, è arrivato il momento di unire le forze, fare rete e intraprendere delle azioni che dimostrino in R.A.S. che i Parkinsoniani esistono e che non parlarne non risolve i problemi.

Allego una proposta di documento che potrà essere inoltrata a fine Agosto agli Uffici regionali e divulgata attraverso la stampa.

Occorre una mail di approvazione da parte di tutti per poi procedere ed eventualmente chiedere un incontro in Regione a Settembre.

In attesa di una Vs. risposta, Vi saluto cordialmente Franca Concu – Ass.ne Parkinsoniani Nuoro – Vice Presidente Fish Sardegna.

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Il diritto alla salute deve essere garantito dai Servizi Territoriali …….che non ci sono!
Ad un’analisi approfondita delle scelte e dei contenuti della Delibera n. 38 del 2015 “ Programma di riorganizzazione della rete ospedaliera della R.A.S.” appare chiaro che non si tratti di un Piano Sanitario Regionale ma che il tutto sia rivolto solo ed esclusivamente agli Ospedali e all’attribuzione dei posti letto.
Nel programma di riorganizzazione emerge solo ed esclusivamente la vetusta e miope cultura del tema delle “acuzie”, arrivando a depotenziare e persino ad annullare la continuità dell’assistenza sanitaria sul territorio.
In questo modo i malati cronici quali i Parkinsoniani saranno i Cittadini/Pazienti più svantaggiati perché, anche per le normali visite e controlli di routine, dovranno recarsi nei servizi di neurologia ospedalieri.
Nel programma di riorganizzazione emerge che, pur assumendo come riferimento il territorio sardo, non si tiene conto del rapporto esistente o realizzabile fra i servizi ospedalieri ed i bisogni sanitari delle specifiche disabilità.
Ad esempio: “ Che rapporto ci sarà tra la Neurologia e la persona con malattia di Parkinson e la conseguente disabilità?”.
La logica riduttiva che ha ispirato la riorganizzazione della rete ospedaliera avrà una ripercussione fortemente negativa sulle malattie complesse ed invalidanti come la malattia di Parkinson, poiché appare chiaro che il tema della disabilità viene ricondotto solo ed esclusivamente alle prestazioni ospedaliere o di acuzie.
La notizia dei giorni scorsi, relativa alla chiusura dell’unico servizio ambulatoriale con medico specialista nella Malattia di Parkinson a Sassari, è l’emblema negativo di questa riorganizzazione attualmente in discussione nella Commissione competente del Consiglio regionale della Sardegna.
Nel Programma di riorganizzazione ospedaliera manca totalmente la volontà di promuovere l’ integrazione e l’interazione dei servizi sul territorio in particolare a discapito delle disabilità.
Questa netta separatezza tra Ospedali e Territorio porterà inevitabilmente al ricorso generalizzato ai Pronto soccorso; senza un servizio ambulatoriale specialistico, dove dovrebbe recarsi un malato di Parkinson?
Poiché viene data priorità ai ricoveri, si rivolgerà ai Pronto soccorso così come suggerito ai Parkinsoniani di Sassari con notevoli aggravi sui malati.
Alla luce dei fatti e delle dichiarazioni apparse sulla stampa sarda dei giorni scorsi, la riorganizzazione della rete ospedaliera sembra ormai essere di prossima approvazione nella Commissione e, nel prossimo settembre, dovrebbe essere discussa e approvata in Consiglio regionale.
L’Assessore regionale all’Igiene e Sanità afferma che “l’offerta sanitaria è la migliore possibile sia per qualità che per efficienza!.
Come può un’ offerta sanitaria essere la migliore possibile se diverse Malattie invalidanti, quali quella di Parkinson, non vengono neppure citate nel Piano di riorganizzazione Regionale ospedaliera?
La Malattia di Parkinson è una patologia altamente invalidante, dal costo “ umano” ed “ economico” altissimo ma il Direttore Sanitario dell’ AOU (Azienda Ospedaliera Universitaria) di Sassari risponde che “ è necessario chiudere l’unico servizio ambulatoriale e nel frattempo aspettare l’AOU e l’ATS (Azienda Tutela Salute) che stanno lavorando ad un percorso comune e che la priorità in questo periodo è garantire i pazienti ricoverati”.
Come tutte le gravi patologie, progressive, croniche e invalidanti, la malattia di Parkinson diviene nel tempo una “ malattia a ricaduta familiare”, perché i familiari che prestano cura alla persona, sono gravati e sottoposti a stress e logorìo continuo, in pesante solitudine e anch’essi a rischio di marginalizzazione sociale.
Oggi si stima che in Italia ci siano 300.000 malati di Parkinson, negli ultimi 8 anni sono raddoppiati e sono sempre più giovani. Questa è solo una stima perché dal Ministero della Salute non si hanno dati statistici disponibili e nella Regione Sardegna non esiste un registro dei malati di Parkinson.
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PERSONE INVISIBILI agli occhi di chi non vuol vedere.
Dopo tanti anni di duro impegno dei malati, dei loro familiari e delle Associazioni per ottenere l’unico punto di riferimento sul territorio e cioè un servizio ambulatoriale con medico specialista nella malattia di Parkinson, questo programma di riorganizzazione ospedaliera ha vanificato tutto.
Il presente non si tocca , si lavora per creare il futuro che si presuppone sia migliore.
Svuotare il territorio dai servizi fondamentali è inaccettabile, punitivo e foriero in futuro di ulteriori spese; queste scelte sono frutto di logiche inadeguate e superate che hanno trasformato gli Ospedali secondo criteri meramente Aziendalistici e i dirigenti in manager che decidono la convenienza finanziaria delle prestazioni, le cure e l’assistenza erogabili alle persone.
Rivolgiamo la domanda ai responsabili che governano il Servizio Sanitario Regionale :” DOV’ E’ L’ UOMO?”.
Sappiamo, che nella logica della compatibilità finanziaria non c’è posto per l’Umanità bensì per la convenienza ragionieristica.
Alla luce delle tendenze demografiche, tra cui emerge l’invecchiamento della popolazione e la diffusione crescente di disabilità fisiche e cognitive, si dovrebbe procedere con il potenziamento di tutti i servizi esistenti, ottimizzandoli e rendendoli funzionali ai bisogni dei cittadini: servizi accessibili e disponibili sul territorio.
In riferimento alla delibera della R.A.S. n. 38 del 2015 “ Programma di riorganizzazione della rete ospedaliera” appare chiaro l’inganno delle parole, dove il verbo riorganizzare ha assunto il significato di tagliare o chiudere servizi sul territorio, accentrando, ospedalizzando e clinicizzando il sistema dei servizi sanitari.
Gli obiettivi di efficienza ed efficacia da tempo annunciati si sarebbero dovuti basare sulla deospedalizzazione, la deistituzionalizzazione, l’organizzazione delle case della salute, la vita del paziente in ambito familiare. Alla prova dei fatti si è operato in senso contrario!
Occorre infatti potenziare la medicina territoriale, prima di chiudere o declassare l’esistente, questa è la strategia per avviare interventi di prevenzione, diagnosi, cura, assistenza e riabilitazione.
Dovrebbero essere coerentemente potenziate ed organizzate le prestazioni dei Distretti Sanitari, dovrebbero, inoltre, essere organizzati su tutto il territorio regionale, centri multidisciplinari per tutte le malattie neuro –degenerative cronicizzanti che prevedano non solo la figura del neurologo ma anche la figura del nutrizionista, del logopedista, dello psicologo, del fisioterapista.
La sanità non è solo cura e riabilitazione, non è il primato della cura, del farmaco, dell’ospedale.
Il nostro obiettivo è LA SALUTE, così come definita dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità: “ LA SALUTE E’ UNO STATO DI COMPLETO BENESSERE FISICO-MENTALE-SOCIALE E NON SEMPLICEMENTE ASSENZA DI MALATTIA O INFERMITA’ “.
All’Assessore dell’Igiene e Sanità e a tutti i responsabili che stanno perseguendo queste scelte distorte della Sanità Sarda vorremmo ricordare che l’ ELEFANTE , CHE VIVE CENT’ANNI NON PUO’ DIRE ALLA FARFALLA : “ ASPETTA UN ATTIMO”.
Le associazioni dei malati di Parkinson della Sardegna:
A.P.N. - Associazione Parkinsoniani Onlus di Nuoro
A.S.A.M.P.A. - Associazione Sarda Malati di Parkinson di Cagliari
A.P.S. - Associazione Parkinson Sassari Onlus
A.P.S.I. – Associazione Parkinson Sulcis Iglesiente