Volare si Può, Sognare si Deve!

TEMPIO GRECO: CAMBIAMENTO PROGETTO 2

 

da: 1.bp.blogspot,com Architettura Greca Antica

(seguito di TEMPIO GRECO: CAMBIAMENTO PROGETTO)

Vedo con piacevole sorpresa che vi state rivelando davvero ottimi architetti e grandi esperti di edilizia: stanno giungendo tanti commenti ed idee tramite questo sito ma anche con email e chiacchierate in ambulatorio, che fanno sperare in un Tempio davvero magnifico.

Per tale motivo si è reso necessario l’ampliamento del piano della nostra opera come segue:

Infine, per facilitare la consultazione di rimandi e articoli precedenti, ho inserito direttamente il link (in celeste) sul quale basta cliccare per arrivare subito (senza dover cercare nell’archivio) alla fonte citata.

Iniziamo allora subito con CREPIDOMA: ACCETTAZIONE DELLA MALATTIA 

E continuate a discutere e commentare per arricchire il nostro Tempio, per una nostra guida verso una dignitosa gestione globale della malattia di Parkinson.

KP

7 Commenti

  1. Mariantonietta

    Penso che una delle cose buone di questa operazione “Tempio greco” (…sembra una missione di 007…) è che tutti coloro che intervengono contribuiscono, col loro racconto, alla sua costruzione. Questo fa bene al Tempio, ma fa bene anche a chi scrive poiché condividere i propri pensieri, le proprie paure, le proprie angosce, significa un po’ scaricarle sulle spalle di qualcun altro, ed alla fine il peso è un po’ più lieve.
    Ora io racconterò di quanto questa malattia mi crei disagio nei rapporti con l’esterno, con chiunque ho occasione di incontrare.
    Molto spesso, in occasione dell’incontro, mi sento dire: “Ciao cara, come stai? Ti trovo benissimo!”
    Ecco, questo “ti trovo benissimo” mi fa sentire bugiarda. Invece non è così. Non sono affatto bugiarda. Bugiarda e falsa è lei, la malattia. Chi mi incontra non capirà mai che quando esco, vuol dire che non sono bloccata; che quando esco ho particolare cura della mia persona, quasi come una rivalsa destinata a riscattare tutti i momenti in cui – a casa- sono in blocco, sofferente, talvolta in pianto, aspettando che la dose faccia effetto e che la vita torni ad essere normale.
    Questa difficoltà a far capire la realtà delle cose mi turba molto. Mi turbava particolarmente quando ancora lavoravo (ora sono in pensione), preoccupata al pensiero che altri potessero pensare di me nei termini di una bugiarda, scansafatiche, che mente per non lavorare.
    E’ falsa e bugiarda, la malattia, anche perchè -nei momenti ON, talvolta ti dimentichi che ti tiene in ostaggio e per qualche attimo ti culli nel pensiero di essere libera, senza la preoccupazione di bloccarti nè quella di prendere i farmaci agli orari stabiliti.
    E’ vero che ci si abitua a tutto. Ma quando questo abituarsi ti fa apparire ciò che non sei affatto…ecco, questo mi pesa in modo particolare…

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  2. Ermelinda

    La malattia. La disabilità. Non so quale sia la collocazione nel tempio della sofferenza che provocano. Voglio però contribuire con un mattone da posizionare sul pavimento solido del tempio. La sofferenza che provoca una diagnosi di malattia degenerativa è qualcosa che fà vacillare le certezze (se mai ve ne fossero) della nostra esistenza. Personalmente e per altra malattia, ho impiegato qualche anno ad accettare i “limiti” della malattia che mi aveva incontrato sulla strada della mia vita. Con impegno e credendo nelle mie capacità, affrontando le iniziali paure con piglio combattiero, ho superato il momento. Col tempo ho imparato a rispettare i tempi del mio cuore e i suoi limiti. Poi la vita mi ha fatto vivere un’altra storia. Straziante e devastante come l’Alzheimer può essere. Ho visto giorno dopo giorno, la luce della vita spegnersi negli occhi di mia madre. E quando è successo che anche l’ultimo alito è uscito dal corpo, reso irriconoscibile dalla malattia,tutta la malinconia della morte mi ha presa. Nel fra tempo però ho conosciuto l’associazione Parkinson e in loro, in Franco, ho ritrovato la forza della vita. La malattia trasformata in una forza condivisa che spalanca porte su un futuro ancora possibile. Lasciando fuori tristezza, solitudine, malinconia. Il loro farmaco più potente è il sorriso e in questo tempio io gli dare il posto d’onore. Lo merita certamente.

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    1. Kai Paulus (Autore Post)

      Mille grazie, Ermelinda, per questo prezioso “mattone”. Sono felice di questi mattoni-testimonianza che rendono più solida ed unita la comunità. Il sorriso come farmaco contro il Parkinson, giustissimo. Non è facile, ma è proprio per rendere la comprensione più facile che stiamo erigendo questo imponente tempio, per migliorare la conoscenza di molti aspetti pratici della malattia, per poterci riflettere, comprendere, affrontare, e quindi sorridere con serenità. Sarà un lungo percorso e ci proveremo.

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  3. Mariantonietta

    Il Tempio greco è considerato comunemente simbolo di armonia delle forme, di equilibrio nelle misure, di leggerezza e potenza di tutto l’insieme.
    Una cosa così bella, cosa c’entra col Parkinson? Assolutamente niente. Niente a che fare con questa malattia che ti ruba serenità, ti priva dei tuoi sogni, ti rende difficile la vita quotidiana nei suoi gesti più semplici.

    Ma poi ho pensato: ma se il tempio fossimo noi stessi? Io sono il mio tempio! Io sono bellissima, armonica , solida..
    Ed ho bisogno di queste colonne:
    1 – Fiducia in me stessa e nelle mie forze
    2 – Rete di affetti familiari che mi comprende e non mi lascia sola
    3 – Il mio medico, quello nel quale ripongo la mia totale fiducia, certa che se esiste qualcosa di nuovo nella Ricerca, si tiene aggiornato e mi informa
    4 – Una terapia, cucita su di me, che mi consente la lotta quotidiana
    5 – Una struttura sanitaria esterna che funziona in modo adeguato
    6 – Un’attività (o anche più di una) che mi fa star bene, sulla quale concentrare le mie energie.
    Ecco ,per me queste sono le colonne su cui poter continuare la costruzione del ‘mio’ Tempio…..

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    1. Kai Paulus

      Grandioso, ottimo intervento, Sig.ra Mariantonietta, esattamente questo è lo spirito con cui bisogna procedere.
      Il “suo” tempio personale (spero che alla fine di questo nostro percorso tutti possano averne uno) rispecchia un po’ quello che stiamo costruendo e tutte le tematiche saranno affrontate. Tutte, tranne la sua colonna 5, che comprendo benissimo, ma questa, per ovvio conflitto d’interesse, dovete scriverla voi.
      Grazie per questo costruttivo commento.

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  4. Antonello

    Essere malati è rattristante, ma l’infermita’,il sapere di poter perdere prima o poi la tua autosufficienza, l’impotenza contro la mala sanità sono devastanti e non ti fanno pensare ad altro.
    Dal canto mio, credo che se non avessi avuto voi, AmiciPark avrei fatto un patto col diavolo.
    Avrei ceduto la mia anima in cambio di poter vivere, cosi’come già facevo d’altronde, serenamente i prossimi 10 anni della mia vita.
    Per fortuna le malattie hanno il sisvolto della medaglia, l’ovata nella quale ti avvolgono le persone che ti vogliono bene.
    Non sono ancora sicuro di aver accettato la malattia, ma grazie a voi sto’imparando a conviverci.
    A presto.

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    1. Kai Paulus

      Caro Antonello, questo commento è, non una ventata, ma una tempesta di aria fresca e salutare per la nostra Parkinson Sassari ed il nostro Ecosistema. Grazie.

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