Volare si Può, Sognare si Deve!

Archivio mensile: Giugno 2015

Lu Parkinson – Il Parkinson di Salvatore Faedda


Aggiu lu parkinson da càlchi annu
e pigliu dezi pasthìgli dugna dì.
A vosthi mi sentu bè e soggu allegru
ma càndu soggu trìsthu non mi lamentu.

Càndu mi veni la trimurédda
marasòrthi cantu è fea;
tàndu pigliu la midizìna chi mi fazi umbè sudà,
un pogu freddu e un pogu càldhu, ma daboi isthogu be.

Ma lu nosthru Dottor Paulus
dugna tantu zi incuraggia
e zi dizi chi la scienza
già è fendi passi manni.

Noi vi cridimmu e vi ipiremmu assai
e, sigumenti, zi intindimmu forthi
semmu priparendi una commedia
cun tutti l'altrhi di la cumpagnia.

Candu femmu li probi chi zi fazzini ridì,
zi intindimmu ripagati di tutti li sacrifizi
e puru lu duttori zi poni alligria
acchì, pa tutti noi, è chissu chi vi vò
Salvatore Faedda
Ho il parkinson da qualche anno
e ogni giorno prendo dieci pastiglie.
A volte sto bene e sono allegro
ma quando sono triste non mi lamento.

Quando mi viene la tremarella
malasorte...quanto è brutta;
allora prendo le medicine che mi fanno sudare,
un po' freddo e un po' caldo ma poi sto bene.

Ma il nostro Dottor Paulus
ogni tanto ci incoraggia
e ci dice che la scienza
sta facendo passi da gigante.

Noi ci crediamo e ci speriamo molto
e, siccome ci sentiamo forti
stiamo preparando una commedia
con tutti gli altri della compagnia.

Quando facciamo le prove che ci fanno ridere
ci sentiamo ripagati di tutti i sacrifici
e pure il medico ci mette allegria
perché, per tutti noi, è quello che ci vuole.
Salvatore Faedda

 

A Peppinu Achene di Franziscu Antoni Simula


Su male chi c'hat postu in discussione

sa mira (1) e-i sos progettos de una vida

nascher deviat in atera nassione

pro iscansare sa mal'accudida.



Lu ido chi 'ene no l'hasa leada

cust'attinzione de sa mala sorte.

“Poite -ti domandas- m'est falada

custa batosta seria che morte?



“Propriu a mie deviat capitare

custu malannu chena mancu sensu

a mie chi m'onoro 'e cumbidare

amigos e istranzos de ogni cunsensu (2)



cun binu fattu cun sas manos mias

chi como fragelladas sempre piusu

sunt,dai unu tremulone senza pasu

chi mezus haia cherfidu 'inu a rasu”.



Franziscu Antoni Simula
Il male che ha messo in discussione

gli obiettivi e i progetti di una vita

doveva radicarsi altrove

per evitare la mal-arrivata.



Lo vedo che non l'hai presa bene

Quest'attenzione della mala sorte

“Perché-ti domandi-mi è piombata

questa disgrazia grave come morte?



“Proprio a me doveva capitare

questo malanno senza senso alcuno

a me che mi onoro di invitare

amici ed estranei di ogni opinione

con vino fatto con le mie mani

che adesso sempre più son tormentate

da un forte tremore senza tregua

che meglio avrei voluto vino a raso



Francesco Antonio Simula

(1) mira= obiettivi- prospettive

(2) cunsensu= opinione

 

Sa mariglia – La mariglia di Francesco Simula


Su PARKINSON che-i s'arcu s'est paradu

Lassende feridos a dogn'ora 'e sa die

Ma si tue l'ingrangèas a dovere

Est capatze lu ressessas a domare

E cando su manzanu mattana no t'apparat

Ses che una furia in chentu tramas

Chi ponet a bolare tantas cosas

Sa inza, s'oliariu, e puru rosas

Comente ch'esserent fainas de ajanos.

Ma cando a sero ti falat puntuale

S'umbra malèsiga 'e su tremulone

Sempre creschende cantu curret ora,

Fàghedi una mariglia brigadora

Cun amigos de tazza tott'umpare

In modu chi si ch'andet in malora

Su zoccu chi t'impidit de giuare.



Franziscu Antoni Simula
Il PARKINSON come un arcobaleno, è calato

Lasciando feriti a tutte le ore del giorno,

Ma se tu lo coccoli doverosamente

E' possibile che riesca a domarlo.

Quando al mattino non ti dà fastidio

Sei come una furia (impegnato) in cento attività

Che mette a volare tante cose:

La vigna, l'oliveto, e persino le rose

Come se fossero lavori per giovani.

Ma quando di sera ti cala puntuale

L'ombra sventurata del tremore

Che cresce sempre più di ora in ora,

Fatti una mariglia litigiosa

Assieme a tutti gli amici di tazza

In maniera cha vada in malora

Il mal che t'impedisce di giovare.


La rappresentazione teatrale di Francesco Simula

La nostra rappresentazione teatrale ha avuto inizio due giorni prima della rappresentazione vera e propria. Ha avuto inizio con una constatazione -questa si-  drammatica, e una quasi decisione di sospendere tutto e rimandare la rappresentazione a settembre, proprio come nella scuola. Dora, la nostra vice-regista, molto depressa e avvilita dopo l’ultima prova, constatava che non si era assolutamente in grado di andare in scena. “Non conosciamo le parti a memoria;manca un minimo di coordinamento degli attori fra loro e i rispettivi momenti di intervento e di ingresso in scena; non conosciamo le musiche di accompagnamento per il ballo e di raccordo fra le singole scene; non è stata ancora individuata una figura che governi  le luci   adeguandole alle esigenze sceniche; non siamo riusciti a ricuperare costumi adeguati se non per le figure femminili; insomma non siamo in grado di proporre uno spettacolo decente”.Questo il verdetto disarmante di Dora. Che faceva presagire un rinvio sine die con rivisitazione e ricupero di quel che si era già fatto.

Anche Franco Enna -autore e regista del lavoro- concorda con Dora.

“Abbiamo trascorso il tempo della preparazione ripetendo stancamente il testo – talvolta senza impegnarsi adeguatamente a capire i collegamenti e i significati intrinseci delle parole- e senza, peraltro, riuscire a fissarlo in maniera passabile,mentre abbiamo trascurato altri aspetti non secondari ( scene – musica – luci – costumi) che ci impediscono di offrire una rappresentazione accettabile.

E’ vero gli attori sono dei Parkinsoniani e quindi con dei limiti obbiettivi di memoria e di corretta dizione, però la qualità complessiva della proposta teatrale non è sufficiente. Rimandiamo tutto a settembre utilizzando positivamente l’esperienza maturata sino a questo momento.L’autocritica sembrava evidente e anche la morte dello spettacolo decretata.

………………………………………………….

Passa solo un giorno e tanto improvvisamente quanto inspiegabilmente -dopo aver masticato  pessimismo e depressione- scoppia il sereno.

Che cosa è capitato? Uno dei tanti “miracoli” che si avverano dentro l’Associazione: per incanto compaiono dal nulla costumi fatti a mano da Piero e Graziella, luci per la cui conduzione era stato trovato un operatore con un minimo di esperienza, mentre per le musiche era stato trovato un onorevole compromesso tra musiche medievali e musiche più recenti; erano stati inventati persino il suggeritore e il buttafuori.

…………………………………………………………

Finalmente, fra mille emozioni confessate e altrettante sottaciute, inizia la rappresentazione di Romeo e Giulietta, una delle tragedie più note e affascinanti di tutti i tempi.

Lo spettacolo inizia in maniera semplice e piana, manifestando chiaramente le emozioni degli improvvisati attori che -non va dimenticato- sono portatori più o meno gravi di una patologia importante come la malattia di Parkinson che crea disordini nel movimento,problemi nell’equilibrio e spesso difficoltà importanti nell’espressione verbale: proprio quegli aspetti patologici che vogliamo contribuire a curare anche attraverso il teatro e la socializzazione ad esso connessa.L’esordio sembra dei più promettenti sino a quando la presentatrice della storia-sempre diligente,tutto il testo a memoria dai primi giorni di prove- incappa nella più banale delle amnesie: insopportabile.Ma tant’è: aliquando dormitat Omerus. E allora viene in mente il testo di un “coro” del nostro copione:

“Blocca il tempo, prendi il tempo,ruba il tempo! Respira-espira-ancora-respira!Tirala fuori la tua rabbia nera”. E così dopo un profondo respiro, Giuseppina riprende la sua accurata e puntuale recitazione come aveva sempre fatto e come continuerà ad ogni suo intervento sulla scena. L’ingresso di Giulietta in scena è sorprendente: avvolta in un abito celeste, una corona di fiori sul capo,col sorriso smagliante che sempre la caratterizza appare spontanea e impalpabile come un’adolescente e riesce a suscitare una spontanea ovazione dei presenti in sala.  Di colpo, superato il primo impatto col palcoscenico, Giulietta diventa la padrona della scena: e da quel momento  riuscirà a trascinare il pubblico che manifesterà con ripetuti applausi a scena aperta il legame di simpatia che con esso è riuscita ad instaurare. Il tutto associato a un suo personale modo di “recitar ballando”  lieve e leggiadro come una libellula in volo da fiore in fiore. Anche lei -tuttavia-  ha qualche defaillance ma ostentando una insospettabile e sorprendente “faccia di bronzo” riuscirà a trasformare le rare carenze in momenti di coinvolgente ilarità.

“O Romeo, Romeo! Perchè tu sei Romeo”? E soprattutto: perché non riesci a dire, come tu stesso brameresti, tutto il tuo ardente e contrastato amore per Giulietta?

Caro Oscar, solo tu potevi fare Romeo! Tu che, per amore, cadi nell’oblio più profondo dimenticando le parole , la spada, tutto fuorchè l’amore travolgente per la bella Capuleti.

Il tuo amico Mercuzio dopo la sua uccisione , porgendoti la spada (che tu avevi dimenticato) avrebbe voluto dirti: ”Vendica la mia uccisione”! Ma non è detto che non capiti in una futura rappresentazione.

Madonna Capuleti si è riproposta puntuale col suo austero contegno di prima donna di un grande casato di Verona. Anche nelle sofferenze che accompagnano la contrastata storia fra Romeo e Giulietta che sceglierà il proprio corpo come fodero del pugnale che dovrà sopprimerne la vita ancora piena di speranze.

La Nutrice, conscia anche lei di essere una figura influente nella gerarchia familiare di un grande casato, è stata lodevolmente all’altezza del ruolo. Anche perché era costretta dalle particolari circostanze ad inseguire e adeguarsi a una scatenata Giulietta che talvolta era necessario tenere a bada con i richiami che le buone maniere suggerivano e attenta a regolarne le entrate e le uscite nella scena

Tebaldo  con la sua prestanza fisica e la forza del tono vocale imponente, cerca di far capire al padre di Giulietta,-suo zio- che Romeo in casa Capuleti è solo una presenza provocatoria e che deve essere cacciato via .Padron Capuleti non è d’accordo e lo caccia, mentre Tebaldo medita future vendette.

Benvolio era fisicamente sul palco ma con la mente aveva troppe altre cose a cui pensare per far procedere la macchina teatrale nel migliore dei modi: il regista tecnico è stato Lui. Coadiuvato già da tempo da quel generoso “testardo” di Gianuario che si è sobbarcato l’onere di pensare, progettare e realizzare  la scenografia che ha dominato tutta la rappresentazione.Bravo e concreto.

I canti che accompagnavano i vari momenti scenici sono stati interpretati dalla voce dolce e melodiosa di Anna: the Voice.

La voglia di Peppino di calcare le scene nel ruolo del Principe era palpabile, frenata però da una sorta di riserbo naturale proprio della persona ma soprattutto da una forma parossistica di tremore alla mano destra che l’emozione gli scaricava addosso tutte le volte che saliva sul palco . La voce robusta e tonante non era sufficiente a coprire quella che lui chiama l’interferenza del Prof. Parkinson: occorreva trovare uno stratagemma  efficace per velare il problema. A questo punto gli insegnamenti della Fisioterapista ci sono tornati utilissimi: occorrerà trovare per la mano “in fuga” un sostegno stabile. Sulla scena l’unico appoggio possibile è rappresentato dal parapetto del balcone di Giulietta: su quel podio, scelto intenzionalmente, il Principe poggia la sua mano destra come simbolo di autorità e dominio e, tenendo con la sinistra la Pergamena predisposta dall’Alta Corte, pronuncia solennemente contro Romeo la sentenza di condanna all’esilio.

Dov’è Frate Lorenzo gran frate furbone,astrologo, erborista e un poco maneggione? Sta là umilmente seduto in un angolo in attesa di compiere un atto che la sua missione gli impone:celebrare segretamente fra due giovani innamorati un matrimonio decisamente contrastato. Intanto, dall’alto del suo rigore morale rimprovera Romeo che ha già dimenticato Rosalina per fare spazio all’amore prorompente per Giulietta; ma subito suggerisce agli innamorati uno stratagemma che si concluderà con una fine tragica. Geminiano,tuttavia,riesce ad interpretare la figura di frate Lorenzo con la pacatezza e la serenità di un frate vero: forse l’abito stavolta ha fatto il monaco. Persino il tono di voce sussurrato e suadente è quello adatto a guidare anime in pena che hanno bisogno del giusto consiglio quando devono affrontare dilemmi tormentosi come quelli di Giulietta e Romeo.

Che dire -infine- di tutte le altre comparse che hanno fatto da ricca corona allo spettacolo? Sono stati semplicemente eccezionali e commoventi: sono stati sostenitori, suggeritori, buttafuori, estimatori degli amici che calcavano la  scena. Alla fine hanno gioito con loro per la divertente corale serata di allegria nata da una semplice intuizione che nel tempo si è rivelata una grande scuola di amicizia, solidarietà e reciproco sostegno.

Anche Antonio ha percepito tutto il calore solidale degli altri amici di sventura meno gravi di lui;anche Antonio si è sentito accolto e circondato da tanto affetto pure  nei gesti semplici come quello rappresentato, quotidianamente, dall’accoglienza di Anna che, intonando con la sua voce melodiosa l’inno della Brigata Sassari, scandiva con la marcia il tempo di ingresso nella scena: e Antonio marciava.

Come erano, cosa pensavano Dora e Franco Enna dopo le perplessità e le incertezze dilanianti raccontate all’inizio? Erano raggianti di gioia e constatavano con soddifazione che il lavoro di tanti mesi non era caduto nel nulla ma ,al contrario, aveva prodotto un insperato “miracolo” e che contro le obbiettive constatazioni logiche i talenti sconosciuti di tante singole persone  uniti dalla voglia di divertire e di divertirsi, avevano saputo creare una serata indimenticabile.

*Su gigante ‘onu – *Il gigante buono di Peppino Achene


A Sig. Kai Duttore Paulus Luminare

Deo de Parkinson mi so ammalaidadu
In sas difficultades mias
Unu gigante 'onu apo agatadu
E bona impressione m'hat lassadu.
Una die chi fia in sala de attesa
Su turnu meu aisettende
Intendo una oghe giamende
“Signor Achene”. Deo comente podia ischattende
Incontru l'andaia tambulende.
In su momentu chi mi fia avvicinende
Issu mi fidi cun delicadesa inquadrende.
Cando vicinu li so istadu
Pro mi saludare sa manu mi hat allongadu
Sas intenziones suas no mi hat cuadu
In sa protetzione sua m'aiat leadu.
In s'istudiu sou mi c'hat intradu
E da-i pes a cuccuru cun sos ojos suos m'hat fotografadu
Poi hat chefidu ischire de me su presente e-i su passadu.
Cando fia raccontende
Issu in sa mente sua fit registhrende.
Cando apo finidu 'e raccontare
Cun boghe amorevole e naturale
M'hat nadu.” Signor Achene non disperare
Deo penso chi contìnuede a bene istare”.
Unu pagu 'e tempus ch'est passadu
Da-i cando nos semus incontrados
Su rispettu meu pro issu est sempre aumentadu.
Caschi ostha timo de essere invadente
E pro m'iscujare bi lu fatto presente.
“ Non si ponzat problemas” mi rispondet cortesemente.
“Deo so inoghe pro fagher'istare 'ene chie est sufferente”
Da-i cando lu connoscho bosthas meda l'apo disthubadu
Mai unu signu de intollerantzia hat manifesthadu,
Antzis m'hat sempre incoraggiadu.
Su numeru 'e su telefono sou m'hat dadu
Nendemi” Giamami cando ti paret

Non ti ponzas problemas de disthubare”.
Sa disponibilidade sua non b'hat misura pro la misurare,
E-i sa professionalidade sua deo non bi la fatto a osannare.
De una cosa so zesthu , non mi poto isbagliare:
custhu est omine chi s'istoria hat a ammentare.
A chent'annos e piusu l'auguro in su mundu a bistare
Gai s'umanidade nde podet beneficiare
E-i sos malaidos a fagher bene istare.
Custhas pagas rigas sunt iscrittas cun manu tremulosa
Pro unu chircadore avviadu in-d-una carriera luminosa.
Cun ammiratzione
Pro sa tua immensa vocazione
Cun rispettu ti prego ogni bene.

Peppinu Achene
Al sig. Kai Dottor Paulus Lumiare
Io mi sono ammalato di Parkinson.
Nelle mie difficoltà
ho trovato un giganta buono
che mi ha lasciato una buona impressione.
Un giorno che ero in sala d'attesa
aspettando il mio turno
sento una voce che mi chiama
“Signor Achene”. Io scattando come potevo
gli andai incontro vacillando.
Mentre mi avvicinavo
Lui mi stava già inquadrando con discrezione.
Quando gli sono stato vicino
per salutarmi mi ha teso la mano
senza peraltro nascondermi le sue intenzioni:
mi aveva preso sotto la sua protezione.
Mi ha fatto entrare nel suo studio
e mi ha fotografato da capo a piedi con i suoi occhi
poi ha voluto conoscere di me il presente e il passato.
Mentre io raccontavo
Lui registrava nella sua mente.
Quando ho finito di raccontare
con voce amorevole e naturale
mi ha detto:”Signor Achene non si disperi
io penso che continuerà a star bene”.
Ormai è passato un po' di tempo
da quando ci siamo incontrati
il mio rispetto verso di Lui è sempre aumentato.
Talvolta temo di essere invadente
e per scusarmi gli e lo faccio presente.
“Non si metta problemi” mi risponde cortesemente.
“Io sono qui per fare star bene chi è sofferente”.
Da quando lo conosco l'ho disturbato molte volte
mai mi ha manifestato un segno di intolleranza,
anzi mi ha sempre incoraggiato.
Mi ha dato il suo numero di telefono
dicendomi:”Chiamami quando ti pare
non metterti problemi di disturbare”.
Non c'è misura che possa misurare la sua disponibilità
e io non cesso di osannare la sua professionalità.
Di una cosa sono certo,non mi sbaglierò:
questo è un uomo che la storia ricorderà.
Gli auguro di vivere cent'anni e più
in modo che l'umanità ne possa beneficiare
e possa far star bene i malati.
Queste poche righe sono scritte con mano tremante
per un ricercatore avviato a una carriera luminosa.
Con ammirazione
per la tua immensa vocazione
con rispetto ti auguro ogni bene.

Peppino Achene

*Non per prestanza fisica ma per le immense virtù professionali

 

Pranzo Sociale 27 Giugno 2015

Pranzo Sociale 27 Giugno 2015

 

 

 

Il Divertimento come fonte di Dopamina

Introduzione

 IL DIVERTIMENTO COME FONTE DI DOPAMINA

Dicembre 2014 - pranzo sociale

Dicembre 2014 – pranzo sociale

Strategie di riabilitazione non convenzionale nella malattia di Parkinson

di Kai S. Paulus

  Sì, avete ragione, tutto già detto e scritto.

Torniamo al 2009, quando, alla Camera di Commercio avevamo proposto le terapie alternative, quali il ballo, il teatro e la musica (leggete anche “Il teatro” nel nostro sito). Allora, la riabilitazione nel campo del Parkinson era ancora molto tradizionale e basata fondamentalmente su arcaici dogmi accademici che però stavano iniziando a vacillare sotto il peso delle nuove evidenze della ricerca scientifica ma che a Sassari trovava ancora una roccaforte apparentemente inespugnabile. Diciamoci la verità, nessuno avrebbe scommesso mezza lira sui sognatori Delli e Paulus. Eppure…

L’articolo che sto per presentarvi, e che si basa su un recente ciclo di relazioni tenute da me a Sassari e Cagliari e che sarà pubblicato nel numero di luglio della rivista ‘SassariMedica’ dell’Ordine dei Medici e Chirurghi della Provincia di Sassari e Olbia-Tempio, rappresenta attualmente il fulcro in fatto di fisioterapia e riabilitazione della nostra Parkinson Sassari. Il sogno è diventato idea, progetto, e quindi realtà. Pochi giorni fa, il 18 giugno, abbiamo assistito alla prima dello spettacolo teatrale “Romeo e Giulietta: 40 anni dopo” del nostro amico Francesco Enna e messo in scena in modo fantastico dagli amici del gruppo teatrale della nostra Parkinson Sassari. Per Franco e me è stato un momento indimenticabile, un sogno diventato realtà, con la consapevolezza che quello che è stato presentato e raccontato nel 2009 era appunto fattibile e raggiungibile. Tutti quelli che giovedì scorso erano nella sala gremita di Latte Dolce sono stati testimoni del enorme potenziale del lavoro del nostro gruppo; loro hanno assistito all’interpretazione irresistibile di ‘Giulietta’ Maria Luisa, quelle della tenera ‘Donna Capuleti’ Grazia e della coraggiosa ‘Nutrice’ Adelaide, ‘Romeo’ Oscar senza deambulatore, ‘Tebaldo’ Gianni prestato da Star Wars, il ‘Principe’ Peppino che già ci ha abituato ad imprese eroiche, ed Antonio il Capuleto di Ittiri che non rinuncia, e di tutti gli altri grandiosi Capuleti e Montecchi sassaresi.

E noi continuiamo a sognare…

In quest’ultimo anno la nostra “Parkinson Sassari” è cresciuta notevolmente ed ha potuto offrire varie attività e laboratori, quali la ginnastica di gruppo, il teatro, e la musicoterapia, apparentemente molto diverse tra di loro, ma comunque legati con l’intento di unire, integrare, intrattenere, aiutare, e possibilmente migliorare le condizioni di salute. Tali attività sono state rese possibili con l’eccezionale collaborazione del nostro personaggio dell’anno, la dott.ssa Pinuccia Sanna che rende la ginnastica per tutti più divertente ed efficace, della dott. Annalisa Manbrini che recentemente ha fatto conoscere a noi le molteplici applicazioni della musicoterapia, e del nostro scrittore e sceneggiatore Francesco Enna che ha vinto l’apparente impossibile sfida essendo riuscito a creare dal nostro gruppo numerosi attrici ed attori. Vengono spontanee due domande: che cosa hanno in comune tutte queste attività, e poi, cosa c’entrano con la malattia di Parkinson? Vi anticipo subito che queste due domande hanno, in un certo senso, la stessa risposta.

Nell’articolo che segue cercherò di illustrarvi la scienza sulla quale si basano queste attività che appartengono alla riabilitazione non convenzionale, complementare e creativa, nell’ambito delle molteplici strategie riabilitative in campo neurologico. Parlerò della serietà di queste occupazioni e di come avevamo ragionato con Franco Delli, Peppino Achene, Piero Faedda e Graziella Manchia su cosa poteva essere interessante ed utile per i soci e possibilmente integrativo alle varie terapie mediche. Il direttivo della nostra ‘Parkinson Sassari’ non le ha scelte per puro divertimento ma per motivi ben precisi.

Ops, mi è scappata la parola chiave: il divertimento.

Ma andiamo per ordine. Dopo una breve premessa sulla malattia di Parkinson e le difficoltà in cui si possono trovare sia le persone affette da questa malattia ma anche i loro familiari ed i caregiver, seguirà l’articolo che, per comodità di lettura, ho diviso in tre parti.

segue Il Divertimento come fonte di Dopamina parte II

Romeo e Giulietta (la recita) di Salvatore Faedda

Questa volta ci siamo superati…parola mia!!!

Ed è per questo che ho deciso di ricordare ciò che è successo il 18 giugno del 2015.

Tempo fa, durante un incontro in associazione, il nostro amico e socio Franco Enna, ci ha proposto di recitare la storia di “Romeo e Giulietta” da lui rielaborata e rinominata in tono ironico “Romeo e Giulietta 40 anni dopo”.

Una volta ricevuto il copione, assegnare le parti a ciascuno di noi che non avevamo alcuna esperienza di teatro, vi assicuro non è stato facile. Per la scelta degli “attori” ha influito molto il fisico, il portamento, la grazia e la bravura nel memorizzare le parti….!!! E qui comincia la nostra battaglia. Battaglia???…ma quale battaglia, le ore trascorse nelle prove sono davvero indimenticabili.

E’ vero, ci sono stati dei momenti in cui volevamo lasciare ma poi bastava guardarci in faccia per ripartire con più entusiasmo. Gli errori che al momento sembravano drammatici, alla fine sono diventati delle vere e proprie battute da sfruttare. Finalmente, dopo lunghe peripezie, viene stabilito il giorno e l’ora della rappresentazione e, il 18/06/2015 in un misto di paure e ansie, alle ore 16 del pomeriggio, iniziamo le ultime prove prima della messa in scena della commedia. Una sala immensa, colma di parenti e amici, rende l’attesa ancora più frenetica e esilarante ma poi, finalmente, si apre il sipario.

La nostra amica Dora, che ha preso in mano la situazione o meglio “il toro per le corna” dà il via presentando sul palco il regista della commedia “Franco Enna”. Inizia così la nostra avventura: il palcoscenico si apre davanti ad uno scenario che il nostro amico Gianuario ha realizzato con tanto impegno e gli “attori”, nonostante le difficoltà dettate dalla patologia, cominciano a  recitare e a muoversi tra luci soffuse e musiche incerte.

Che dire di Giulietta??? Bella e leggiadra…e Romeo??? Impacciato e romantico. E poi Donna Capuletti, la nutrice, Mercuzio, Benvolio, Tebaldo, padre Lorenzo e tutti gli altri….bravissimi, il loro impegno è stato premiato dagli applausi del pubblico presente in sala. In questo contesto voglio ringraziare tutti coloro che con la loro presenza assidua, si sono impegnati per la buona riuscita della commedia.

Giusy_Calia©(ph: Giusy Calia)

Fra i tanti voglio citare Antonio di Ittiri che non è mai mancato agli appuntamenti.

Un grazie anche a Piero e Graziella che, per il loro tramite, siamo riusciti ad utilizzare un palco vero. E come non citare e ringraziare il nostro Dott. Paulus…nonostante il suo poco tempo, ci ha seguiti da lontano. Un solo rammarico…mi sarebbe piaciuto accompagnare i canti durante la rappresentazione…peccato perché così volevo dare il mio contributo. Ma,  come si dice a Sassari…”siami sani” e, a Dio piacendo, ci vediamo il 27.

Salvatore Faedda