Su PARKINSON che-i s'arcu s'est paradu Lassende feridos a dogn'ora 'e sa die Ma si tue l'ingrangèas a dovere Est capatze lu ressessas a domare E cando su manzanu mattana no t'apparat Ses che una furia in chentu tramas Chi ponet a bolare tantas cosas Sa inza, s'oliariu, e puru rosas Comente ch'esserent fainas de ajanos. Ma cando a sero ti falat puntuale S'umbra malèsiga 'e su tremulone Sempre creschende cantu curret ora, Fàghedi una mariglia brigadora Cun amigos de tazza tott'umpare In modu chi si ch'andet in malora Su zoccu chi t'impidit de giuare. Franziscu Antoni Simula | Il PARKINSON come un arcobaleno, è calato Lasciando feriti a tutte le ore del giorno, Ma se tu lo coccoli doverosamente E' possibile che riesca a domarlo. Quando al mattino non ti dà fastidio Sei come una furia (impegnato) in cento attività Che mette a volare tante cose: La vigna, l'oliveto, e persino le rose Come se fossero lavori per giovani. Ma quando di sera ti cala puntuale L'ombra sventurata del tremore Che cresce sempre più di ora in ora, Fatti una mariglia litigiosa Assieme a tutti gli amici di tazza In maniera cha vada in malora Il mal che t'impedisce di giovare. |
Caro Francesco, ascoltiamo il consiglio del dottore, “la tazza la solleviamo solo un pochino”…
I preparativi per la vendemmia sono alle porte.
In previsione di nuove giornate di festa, da condividere insieme, procederò quanto prima, alla produzione dei tanto amati e richiesti “petali di rosa”.
Caro Peppino, attendiamo con grande gioia l’arrivo dei nuovi “petali di rose”.
I vostri contributi, racconti, poesie nel nostro sito sono una vera enciclopedia del Parkinson, ed ogni giovane medico apprendista dovrebbe leggerle, perché le vostre storie evidenziano l’essenza della malattia, che non si può trovare nei libri.
Il gioco fa benissimo, come abbiamo appreso da altri contributi, ma, mi raccomando, la tazza la solleviamo solo un pochino …