CONCORSO RISERVATO PER PRESIDI anno 1992
Di concorso riservato, ormai, si parlava sempre più con maggiore insistenza e convinzione. Dopo quattro anni dall’espletamento dell’ultimo concorso ordinario (1988), molte presidenze erano rimaste vacanti e pertanto assegnate per incarico a degli insegnanti con un certo grado di esperienza derivante sia dal numero di anni di insegnamento che dalla conoscenza e l’uso delle pratiche amministrative più consuete Il numero dei presidi incaricati aumentava in misura così imponente che il Ministro della P.I. in breve tempo entrò nell’ordine di idee di bandire nel 1992 un concorso “riservato” al personale docente che fosse in possesso di determinati requisiti. Il più significativo consisteva nel possedere almeno 5 anni di incarico di presidenza già effettuati. Io e tanti altri amici non avevamo raggiunto i 5 anni di incarico e pertanto rischiavamo di essere esclusi dalla partecipazione al concorso perché carenti del requisito indispensabile per l’ammissione.
Occorreva fare qualcosa. Un gruppo di amici che non si trovavano in possesso del titolo di ammissione concordammo di attivare un passa-parola per verificare, nel più breve tempo possibile, l’entità numerica degli incaricati da oltre 5 anni e gli incaricati da oltre due anni. Il numero degli incaricati con più di due anni di servizio risultò di gran lunga superiore agli incaricati con 5 anni che, ovviamente, facevano parte anche del gruppo con due anni. Il Ministero aveva premura di bandire il concorso “riservato” perché quello ordinario richiedeva tempi più lunghi. Era indispensabile, dunque, inventare qualche idea brillante prima della pubblicazione del bando. E l’idea brillante spuntò in men che non si dica prospettata dalla mente pirotecnica di Augusto: affrontare direttamente il Ministro della P.I. che allora era l’attuale Capo dello Stato on. Sergio Mattarella. A questo punto si rendeva necessario trovare un contatto col Ministro Mattarella.
Venne individuato come intermediario il Sen. Nino Giagu che apparteneva allo stesso gruppo politico di Mattarella. Augusto Carta, sempre Lui, venne incaricato di verificare con Giagu se e con quante probabilità di successo fosse possibile l’approccio col Ministro. Nino Giagu non si lasciava mai sfuggire le occasioni che in prospettiva potevano avere delle ricadute politiche vantaggiose. Augusto ed io decidemmo di andare a Roma dove Nino Giagu ci avrebbe procurato un incontro col Ministro al quale avremmo esposto la nostra richiesta: ridurre da 5 a 2 gli anni di incarico di presidenza per poter essere ammessi a partecipare al Concorso Riservato. E l’incontro avvenne in un’aula del Senato verso le nove del mattino. Parlò, come era ovvio, Augusto che immediatamente affrontò il problema: ridurre da 5 a 2 gli anni di incarico di presidenza.
Tale decisione avrebbe consentito, intanto, la partecipazione al concorso a una platea più ampia di concorrenti e non avrebbe danneggiato i presidi con 5 anni di incarico. Il Ministro obiettò immediatamente che era molto improbabile esaudire tale richiesta dal momento che la legge era già in discussione in aula, al Senato. Nei giorni precedenti ipotizzammo tutte le possibili obiezioni che il ministro avrebbe potuto farci. E infatti Augusto, con faccia di bronzo inimitabile sparò l’unica bomba che avrebbe potuto rovesciare la situazione da così a così:”Ministro Mattarella, basta far presentare un “emendamento” a un parlamentare del tuo stesso partito, immediatamente lo approvate senza ulteriori discussioni e il caso è risolto.” Il Ministro mi sembrò colpito dalla velocità e dall’acutezza della soluzione prospettata da Augusto.
La proposta, evidentemente, parve al Ministro politicamente condivisibile. Mattarella, dopo una breve riflessione disse:”Va bene ! Vuol dire che mi farò battere in aula”. E così avvenne. La proposta di legge che prevedeva 5 anni di incarico di presidenza per essere ammessi al concorso riservato venne modificata e ridotta a 2 anni di incarico come chiedeva l’emendamento fatto presentare dal Ministro medesimo secondo la richiesta da noi esposta. Il concorso fu bandito. Augusto ed io, assieme a tanti altri, partecipammo al concorso che superammo in maniera più che onorevole. E adesso, dopo quasi 30 anni, siamo qui a raccontare. Un’ultima considerazione merita di essere fatta a proposito della faccia di bronzo di Augusto. Intanto, pur non avendo col Ministro alcuna consuetudine amicale o confidenziale, lo affrontò dandogli del “TU” come se fosse un amico di partito con cui si chiacchiera tutti i giorni. E lui, Augusto, non solo gli dà del “Tu”, ma gli chiede sui due piedi di cambiare la legge in ordine ai requisiti necessari per essere ammessi al concorso riservato.
La faccia di bronzo di Augusto si trasforma, comincia a brillare di felicità nel salone già brillante e luminoso per le decine di specchi che troneggiavano nell’ampio salone cinquecentesco di Palazzo Madama dove il Ministro ci aveva ricevuti. Quel giorno neppure la faccia dei tanti busti di bronzo di Caio Giulio Cesare Ottaviano detto Augusto esistenti a Roma da secoli brillava come quella di Augusto Carta già preside di Calangianus non più incaricato. (fs)
Caro Franco ,i ricordi saranno pure vecchi ,ma non si dimenticano avventure simili, soprattutto se chi propone ,al governo ,delle disposizioni sballate non se ne rende conto .Bravi tutti . Un abbraccio carissimo a te e Giannella Egle