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LA BELLEZZA ED IL PARKINSON 1 di Kai S. Paulus

(Pillola n. 69)

 

Nei precedenti capitoli ( vedi “ LA BELLEZZA“, e “ I BRIVIDI“) abbiamo cercato di definire meglio cosa intendiamo per bellezza e cosa succede al nostro corpo quando percepiamo qualcosa di piacevole, come i brividi. Abbiamo conosciuto l’emergente ramo della scienza, la neuroestetica, che studia l’influenza del bello sul nostro cervello e quindi sul nostro comportamento.

La neuroestetica rappresenta un potenzialmente importante strumento per studiare, comprendere e trattare la malattia di Parkinson.

Parlare di bellezza nel contesto del Parkinson può davvero apparire contraddittorio e addirittura oltraggioso, ma invece l’apprezzamento del bello potrà diventare una grande opportunità in termini di modificazione del decorso e cura della malattia, di miglioramento della qualità di vita, e verosimilmente anche in termini di prevenzione.

Ricordiamo brevemente i punti essenziali della malattia di Parkinson: malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla progressiva perdita di neuroni dopaminergici dei circuiti cerebrali responsabili della preparazione e della selezione del movimento, che, per funzionare, utilizzano appunto la dopamina. La perdita di questi circuiti ‘a dopamina’ porta ad un ampio spettro di sintomi motori (rallentamento, rigidità, tremore, instabilità posturale, ecc.) e non motori (ansia, depressione, insonnia, dolore, stitichezza, ecc.).

Il circuito cerebrale della ricompensa e della gratificazione. VTA=area tegmentale ventrale, SNc=sostanza nera parte compatta. (modificato da Valerio Manippa 2019)

Ora seguitemi attentamente:

Il danno dei circuiti dopaminergici inizia nella sostanza nera compatta, SNc, collegata ai nuclei basali putamen e nucleo pallido la cui disfunzione causa i noti sintomi parkinsoniani (vedi sopra). La stessa sostanza nera, SNc, è collegata anche all’area tegmentale ventrale, VTA, che a sua volta proietta vie dopaminergiche verso

  1. a) il sistema mesolimbico (emotivo) fino al nucleo accumbens, ACC, coinvolto nella motivazione, gratificazione ed apprendimento;
  2. b) l’ippocampo, crocevia della memoria, della modulazione emotiva e del guadagno gratificante;
  3. c) la corteccia cerebrale prefrontale e orbitofrontale, regioni importanti per le capacità motivazionali e l’elaborazione della gratificazione ottenuta; la corteccia prefrontale, in particolare, è correlata alle funzioni esecutive ed alle capacità di giudizio.

Potete immaginare cosa succede ad un individuo se questi sistemi non funzionano bene?

Ed è esattamente ciò che accade nel Parkinson, a causa della riduzione di dopamina: oltre ai noti sintomi motori e fisici, si osserva perdita di motivazione, apatia, difficoltà nell’apprendimento, nella pianificazione di movimenti e di pensieri, carenza di gratificazioni, con il risultato di un generale appiattimento emotivo e sofferenza dell’anima.

(segue con ” LA BELLEZZA ED IL PARKINSON 2“)

Qui ho cercato di sintetizzare l’effetto delle emozioni positive sul cervello; spiegazioni in “La Bellezza ed il Parkinson 1 e 2”.

LA BELLEZZA ED IL PARKINSON 2 di Kai S. Paulus

(Pillola n. 70)

(seguito di “ LA BELLEZZA ED IL PARKINSON 1“)

Una volta stabilito che la carenza di dopamina causa rallentamento motorio, rigidità, ma anche apatia e sofferenza emotiva, è intuitivo che l’aggiunta di dopamina ripristini, almeno parzialmente, movimento ed anima.

Ed è questo che si fa con i farmaci: si somministra dopamina e sostanze che rafforzano quei sistemi dopaminergici colpiti dal rapace infingardo.

Purtroppo, non c’è lieto fine, perché i farmaci non riparano il “secchio bucato”, lo riempiono solo momentaneamente. Per questo bisogno assumere le pastiglie diverse volte al giorno, e si spiegano anche le fluttuazioni giornalieri con frequenti blocchi motori e malessere emotivo, quando finisce la dose ed il secchio si svuota.

Inoltre, siccome si tratta di un rapace neurodenerativo e progressivo, negli anni il secchio si buca sempre di più, si devono usare dosi sempre più alti, con aumento di effetti collaterali e pochi benefici.

Quindi, non ci resta che alzare la bandiera bianca?

Assolutamente no! Non dobbiamo arrenderci, perché stanno arrivando “i nostri”!

E questi “nostri” li conosciamo molto bene: la riabilitazione (vedi “LA RIABILITAZIONE NEL TEMPIO DEL PARKINSON di Pinuccia Sanna“), la famiglia (vedi “IL PORTATORE SANO“), le attività (vedi “ ATTIVITA’ MOTORIA NEL PARKINSON; videoconferenza con la dott.ssa Lucia Cugusi “), e soprattutto il divertimento (vedi “ Il Divertimento come fonte di Dopamina“).

Ed ora si aggiunge un nuovo alleato, efficace e piacevole: ” LA BELLEZZA“!

Come abbiamo visto nella pillola n. 67 (vedi “ I BRIVIDI”), le percezioni sensoriali (visive, uditive, tattili) piacevoli stimolano, attivano e potenziano i circuiti “a dopamina” motori (nuclei basali) ed emotivi (sistema mesolimbico) che abbiamo visito nella prima parte (vedi “ LA BELLEZZA ED IL PARKINSON 1“).

Non mi stanco a ripeterlo: le emozioni positive, da un lato aumentano la dopamina ed i circuiti dopaminergici con conseguente miglioramento delle performance fisiche e psichiche, dall’altro lato, ed è questo il punto cruciale, le emozioni positive attivano la neuroplasticità, ovvero le cellule staminali già presenti nel cervello, e riducono la neurodegenerazione!

Concludendo, il Parkinson è difficile e duro, ma se ogni tanto riesco a divertirmi, a rallegrarmi con bei momenti in famiglia, con la compagnia di persone amiche, con l’ascolto di buona musica, la lettura di un brano interessante ed edificante, e la visione di una bellezza naturale o monumentale, allora in quel momento sto aumentando la dopamina nella mia testa, sto riempendo il secchio, e, microscopicamente e lentamente ma straordinariamente, lo sto riparando.

Ed è tutto gratuito e senza effetti collaterali. Meditate gente, meditate!

Dimenticavo: si può imparare ad apprezzare la bellezza e quindi utilizzarla specificamente per il trattamento del Parkinson; ma di questo parliamo un’altra volta.

Osservate bene questo dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1558, che trovate su Wikipedia. Forse non vi dirà molto, ma conoscendo il titolo, l’opera acquista tutt’un altro significato. Titolo: “La caduta di Icaro”. (avete scoperto Icaro nel dipinto?)

Fonti bibliografiche:

Oliva A, Iosa M, Antonucci G, De Bartolo D. Are neuroaesthetic principles applied in art therapy protocols for neurorehabilitation? A systematic mini-review. Frontiers of Psychology, 2023; doi: 10.3389/psyg.2023.1158304.

Peloswki M, Spee BTM, Arato J, Doerflinger F, Ishizu T, Richard A. Can we really ‘read’ art to see the changing brain? A review and empirical assessment of clinical case reports and published artworks for systematic evidence of quality and style changes linked to damage or neurodegenerative disease. Phys Life Rev, 2022; 43: 32-95. doi: 10.1016/jplrev.2022.07.005.

LA BELLEZZA di Kai S. Paulus

(Pillola n. 68)

(seguito di ” I BRIVIDI“)

 

Il bello piace.

Su quello, credo, siamo tutti d’accordo.

Ma che cos’è la bellezza e perché piace?

La bellezza è qualcosa che esercita una forte attrazione su di noi: un fiore, la vista di una bella persona, del mare, della montagna, del cielo, della Luna e delle stelle. La bellezza, di qualsiasi tipo si tratti, ci fa star bene.

Ma perché?

Il bello, la bellezza, provoca in noi un’esperienza sensoriale piacevole che viene elaborata nel cervello da determinati circuiti.

Questi circuiti, reti fittissime di neuroni, uniscono diversi elementi, quali i ricordi di esperienze vissute in passato, il desiderio di rivivere esperienze simili e la motivazione ad avvicinarsi alla bellezza. L’ape riconosce il fiore colorato, che rappresenta cibo, ed il ricordo della gratificazione spinge l’ape ad avvicinarsi. La bellezza esiste in natura per un motivo ben preciso: essa è essenziale per la sopravvivenza degli esseri viventi.

La regiana egiziana Nofretete 1370-1330 a.C. circa. Copyright 2024 rrb-online.de

Negli esseri umani si è arrivati ad una sublimazione della percezione del bello, che non serve più solo per la nostra sopravvivenza, ma anche per la nostra ricreazione ed il nostro svago; e così la bellezza è piacere e gratificazione, rappresenta il germe della cultura, la base dell’educazione, e la spinta della nostra società ad andare avanti.

Possiamo parlare di una bellezza universale che da tutti viene percepita come gradevole, come, per esempio un prato fiorito in primavera, la schiuma bianca delle onde del mare che si infrangono sulla spiaggia tropicale, oppure il famoso busto della regina egiziana Nofretete.

Poi esiste la bellezza soggettiva, che ogni individuo percepisce in base alla cultura nella quale è cresciuto/a, il contesto socio-familiare, l’educazione e le proprie esperienze.

L’esperienza del bello ed il sentimento del piacere vengono racchiusi nell’estetica, che è sostanzialmente l’espressione della soddisfacente visione/udito/tatto di ciò che di bello e piacevole ci circonda. La scienza che studia l’estetica, e l’influenza che la percezione del bello e del piacere esercitano sul nostro comportamento, viene chiamata neuroestetica.

(segue con ” LA BELLEZZA ED IL PARKINSON 1“)

 

La serie della neuroestetica comprende (per leggere l’articolo cliccare sul titolo celeste):

” I BRIVIDI

”  LA BELLEZZA

”  LA BELLEZZA ED IL PARKINSON 1

”  LA BELLEZZA ED IL PARKINSON 2

 

Fonti bibliografiche:

Magsamen S, Golden TL, Towriss CA, Allen J. The impact thinking framework: a process for advancing research-to-practice initiatives in neuroaesthetics. Front Psych, 2023; doi: 10.3389/fpsyg.2023.1129334.

Zeki S. Clive Bell’s “Significant Form” and theneurobiology of aesthetics. Front Human Neurosci, 2013; doi: 10.3389/fnhum.2013.00730.

Skov M, Nadal M. The nature of beauty: behavior, cognition, and neurobiology. Ann NY Acad Sci, 2021; 1488(1): 44-55. doi:10.1111/nyas.14524.