Volare si Può, Sognare si Deve!

Romeo-Oscar di Francesco Simula

 Sono le quattro del mattino di una mattina piovosa ed umida di novembre.

Ancora mi  rotolo sotto le coperte calde del letto per cercare di ricuperare in poche ore le forze esaurite il giorno prima, quando si sente una voce decisa ma anch’essa stanca,che con tono perentorio sollecita:”Oscar, sono già le quattro, alziamoci in fretta e partiamo subito, altrimenti non ce la facciamo ad arrivare a Cagliari entro le otto. Il cementificio non aspetta noi, chi arriva prima carica prima e chi arriva tardi rischia di non riuscire a fare il carico completo mettendo in forse l’intera giornata di lavoro.

Così quella mattina e così tutte le altre giornate lavorative dei 365 giorni dell’anno. Quella vita era dura, lo confesso, ma mi piaceva. Mi piaceva guidare il camion da giovanotto forte e volitivo (avevo 14 anni) soprattutto perché …non avevo ancora preso la patente. E quando con mio padre di lontano vedevamo la polizia stradale, fermavamo il camion a una certa distanza,mascheravamo qualche improvviso inconveniente alla macchina e dopo qualche minuto riprendevamo il viaggio invertendo i ruoli con mio padre: lui al volante e io in cuccetta a riposare.

I sabati e le domeniche -rigorosamente di riposo- non ho mai pensato di trascorrerle a letto, manco per sogno! Lucidavo la mia bicicletta Dacono e via con gli amici a pedalare con passione facendo piccoli strappi in punti del percorso già stabiliti per mettere alla prova le nostre abilità. Si rientrava per pranzo ancora una volta stanchi ma soddisfatti. E così per oltre 30 anni.

Sino a quando non arrivò il Prof. Parkinson: per un verso come medico che aveva scoperto un morbo ancora quasi sconosciuto, per l’altro come appassionato ricercatore che scoprì le cause sconosciute del disturbo neurologico e cominciò a praticare le prime cure che servissero almeno ad attutire i sintomi più gravi. Nonostante i notevoli progressi della ricerca nel campo della farmacologia neurologica, il morbo continua a rimanere ancora progressivo e degenerativo.

Io mi trovai intrappolato dal male nella maniera peggiore: ero quasi completamente bloccato nei movimenti, mi si era ridotto notevolmente l’uso della parola.Dopo anni di permanenza negli ospedali e di specifiche cure riabilitative, cominciai a intravvedere qualche leggero barlume in fondo al tunnel. Cominciai a frequentare qualche vecchia conoscenza ma ciò che mi offrì nuovi orizzonti esistenziali ed umani fu la frequenza dell’Associazione Parkinson dove ho avuto modo di conoscere tante nuove persone, più o meno gravi di me, ma tutte ricche di grande umanità. Nell’Associazione ho scoperto il Teatro che mi aiuta molto a tenere i miei movimenti più coordinati e controllati e a esercitare uno sforzo continuo per ridurre l’impaccio nell’espressione vocale. Devo riuscire a superare questo limite; devo riuscire a dire lentamente e chiaramente a Giulietta:”Il manto della notte mi nasconde. Ma se tu non mi ami, lascia che mi trovino, meglio che il loro odio tolga la mia vita…”

“Mille volte cattiva notte, se il tuo sole più non riluce”

“Amor mio, dimmi tu: devo partire e vivere o restare e morire”?                                                                                                           

Giulietta aiutami tu a dirti nel miglior modo possibile i sentimenti che provo nel profondo della mia anima

1 Commento

  1. kaipaulus

    Altra struggente testimonianza di uno dei nostri soci emblema. Francesco Simula ci porta per mano e ce li presenta uno ad uno grazie alle conoscenze fatte durante le prove di teatro. In scena Oscar ci va da solo, senza aiuto. E pensare che io l’avevo conosciuto entrando nell’ambulatorio con il deambulatore …

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