Volare si Può, Sognare si Deve!

Pillole di tristi ricordi (quando è morto mio cugino Luigi) di S. Faedda

Ai miei nonni piaceva molto andare al mare ad Alghero; partivano  col primo treno insieme a zia Grazietta (che era la loro figlia minore nonché sorella di mamma) e col nipote Luigi che era il figlio di zia Salvatorica, anche lei, ovviamente, sorella di mamma. Questo cugino la notte andava a dormire a casa dei nonni per far loro compagnia e la mattina rientrava a casa sua in via Antonio Sisco.
Normalmente, quando andavo a comprare il latte, lo incontravo vicino alla chiesa di S. Apollinare. Lui era sempre allegro e mi chiedeva i giornalini. Purtroppo dovevo negarglieli perché a casa mia li leggeva mio padre e non voleva che venissero prestati.
Una mattina d’estate lo trovo come al solito davanti alla chiesa ma con la faccia seria. Subito lo riferisco a mia madre e lei mi risponde che sicuramente è offeso perché non gli ho dato i giornalini. Mi è bastata quella giustificazione per non pensarci più.
Quello stesso giorno Luigi va al mare con mia zia e i miei nonni e, una volta arrivati in spiaggia, lui si mette a giocava con la sabbia. I nonni e la zia, invece, preparano la baracca fatta con le lenzuola (all’epoca non esistevano ombrelloni). Una volta sistemato il rifugio provvisorio, si rendono conto che Luigi non è nelle vicinanze e iniziano a chiamarlo.
La giornata è calda e sembra uguale alle altre…ma non è così!!!
Durante l’ora di pranzo a casa di mia zia si presenta un poliziotto dicendo che Luigi si è perso in spiaggia e non riescono a trovato. Anche nonno e nonna, insieme a zia Grazietta, l’hanno cercato  tutto il giorno senza trovarlo.
Nel frattempo le voci iniziano a circolare e tutti i parenti  raggiungono la casa di zia per saperne di più.
Alle sei di sera ritornano i carabinieri e zia Salvatorica, la mamma di Luigi, chiede subito se suo figlio è stato ritrovato. Loro rispondono di si e chiedono di poter parlare col padre. Zio Filippo si è subito fatto avanti e loro gli fanno cenno per potergli parlare in disparte.
Nella camera vuota, insieme ai carabinieri, entrano zio Filippo e mio padre che era il padrino di Luigi. Involontariamente la porta della camera viene lasciata leggermente aperta ed io che mi trovo nei paraggi, vedo mio zio, alto e grosso, toccare il soffitto con la testa. Subito dopo ci viene comunicato che cosa era successo.
Ad Alghero, appena arrivati in spiaggia, Luigi dev’essere sicuramente entrato in acqua e siccome l’acqua era fredda l’ha subito fulminato. Era a pochi metri dalla riva ma la gente lo cercava sulla spiaggia da una parte all’altra.
Da quel giorno i miei nonni non sono serviti più e quando si andava in campagna a vendemmiare, zio Filippo come vedeva noi bambini correre e giocare, si girava da un’altra parte e si metteva a piangere. La notte, quando andavamo a letto, tutti noi cugini ci divertivamo un mondo giocando sopra una coperta rigida e dura…come la pelle dell’asino.
Io, che ero il cugino più grande, quando andavo in campagna, mi sembrava di vederlo in mezzo ai fondi d’uva che mi perseguitava.
Un giorno ne ho parlato con mamma e lei candidamente mi ha risposto che Luigi mi perseguitava perché non gli avevo dato i soliti giornalini.

Salvatore Faedda

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