Perché parlare di insonnia?
Perché l’insonnia rovina tutto ciò che di positivo fa il sonno (vedi “Il Sonno”, gennaio 2022).
Tutti noi conosciamo l’insonnia e passiamo ogni tanto qualche notte in bianco senza risentirne più di tanto, ma di insonnia cronica soffre il 6% (!) della popolazione, con lieve prevalenza femminile.
Il grande problema dell’insonnia è la sua ripercussione sulla nostra salute, rappresenta un grande fattore di rischio per malattie cardiovascolari e sindromi dismetaboliche come il diabete mellito, e può portare a sindromi ansiose, a depressione, ad alcolismo, a demenza ed anche al suicidio.
L’insonnia è una delle principali complicazioni delle malattie neurodegenerative, come il Parkinson, che, da un lato, causano l’insonnia, e, dall’altro, vengono peggiorate da essa.
Infine, l’insonnia è associata ad una aumentata richiesta di assistenza sanitaria, aumentato consumo di farmaci, assenza dal lavoro e ridotta efficienza lavorativa, con costi sociosanitari enormi.
Fondamentalmente l’insonnia viene definita come difficoltà nella fase di addormentamento e nel mantenere il sonno con frequenti risvegli e frammentazione del sonno, ed inevitabile perdita dei suoi benefici.
Nell’insonnia primaria non ci sono cause palesi, ma l’alterazione del ritmo circadiano (vedi “Il Ritmo circadiano”, dicembre 2021) predispone per il perseverare dell’insonnia.
Ci sono molte condizioni che possono causare l’insonnia secondaria, tra cui paure e preoccupazioni, vita sregolata, abuso di sostanze stupefacenti, alcol, farmaci, ma soprattutto molte malattie, quali ansia, depressione, ipertiroidismo, ipertensione arteriosa, cefalea, dolore cronico, ipertrofia prostatica, e tante altre; tra le malattie neurologiche croniche l’esempio classico è la malattia di Parkinson, quel rapace infingardo, su nemigu, che rende le notti spesso insopportabili. L’individuazione dei tanti motivi di insonnia nel Parkinson aiuta a trovare rimedi, farmacologici e non; la riduzione dell’insonnia è fondamentale per la gestione globale del Parkinson, come vedremo nel prossimo capitolo.
Sonno non vuol dire dormire per forza 8-10 ore, ma riposare bene durante la notte quelle ore che servono; il numero di ore può essere molto variabile e dipende dalle abitudini e necessità individuali. Non si può pretendere da una persona che ha sempre dormito poco, e con l’età ancora meno, di dormire per forza otto ore; oppure voler costringere una persona che non ha accumulato sonno durante le attività quotidiane, e quindi non è stanca (vedi “Il Ritmo circadiano”), di dormire “come Dio comanda”. Anzi, qui possono nascere paradossalmente fraintendimenti e atteggiamenti errati che portano al peggioramento della situazione.
Parlando, nel prossimo capitolo, del sonno nel Parkinson inevitabilmente toccheremo, oltre l’insonnia, i disturbi del sonno, vere e proprie malattie, che per motivi di spazio non potrò approfondire, e sonnambulismo, narcolessia, apnee notturne meriterebbero un capitolo ciascuno. Unicamente ci soffermeremo sul disturbo comportamentale del sonno REM, disturbo tipico del Parkinson e che lo può precedere anche di molti anni lasciando sperare in approcci preventivi.
Da due anni esiste una nuova categoria ed è quella dell’insonnia e dei disturbi del sonno dovuti al covid-19 che viene studiata in tutto il mondo e riguarda sia gli effetti causati dalla pandemia su ammalati ed operatori sanitari (fatica, isolamento, solitudine, ansia, preoccupazioni, depressione), ma anche i danni che il virus stesso causa a livello dei centri di regolazione del sonno nel nostro cervello.
E poi c’è un altro importante capitolo: l’insonnia dei nostri “portatori sani”, i familiari, che assistono eroicamente il loro parente ammalato senza soluzione di continuità, e dei quali abbiamo scritto già diverse volte (“Il Portatore Sano”, marzo 2020; “Tonino e gli altri Caregiver”, maggio 2021, e le tantissime testimonianze delle nostre amiche ed amici che fanno da filo conduttore a questo sito ) ed ancora ci torneremo molte altre volte, perché senza Tonino ed i suoi amiche/amici non reggerà l’intera assistenza sanitaria.
Ma intanto torniamo al nostro rapace infingardo …
La pillola (molto amara!)che dott. Paulus ci ha presentato sull’insonnia é un mare magnum così esteso che si rischia di annegarci. Isolerò due-tre concetti da commentare con la mia esperienza di insonnia. 1) “L’insonnia è una delle principali complicazioni delle malattie neurovegetative, come il Park, che da un lato creano l’insonnia e dall’altro vengono peggiorate da essa”. Proprio un bel rompicapo: il Park crea l’insonnia e l’insonnia alimenta il Parkinson. Come faccio io (la domanda è retorica) parkinsoniano e diabetico a sciogliere questa matassa intricata? Come faccio io a ricuperare il sonno perduto nei due-tre risvegli notturni? come faccio a godere dei benefici del sonno con tali e tante interruzioni? Ricupero qualche mozzicone “rubando” al giorno qualche ora di riposo che spesso è anche ristoratore. 2) Il Park é una delle cause dell’insonnia secondaria. Non gli bastava la primaria. Questo Park sa fare di tutto: sa creare angosce, depressioni, ipertensioni ecc. O si riesce a debellarlo definitivamente o continuerà a crearne tutti i giorni una nuova.. Speriamo bene.
Ottima riflessione, carissimo Franco, in effetti, il problema si presenta molto complicato ed intricato, un “bel rompicapo”. Il Parkinson è una delle malattie più complicate e dà anche agli specialisti internazionali più esperti infinito filo da torcere. Qua dobbiamo lavorare in squadra, parkinsoniano/a, familiare, medico e terapista, tutti insieme. Ogni persona con Parkinson è unica, speciale, preziosa ed importante, perché ogni singolo problema affrontato accresce le conoscenze della “squadra” che faticosamente avanza unitamente a trovare sfumati miglioramenti. Ma, carissimo Franco, chiedo pazienza prima di trarre conclusioni affrettate e di cadere nello sconforto. Ho appena terminato il seguito che adesso metterò sul sito. Nonostante l’enorme sintesi ho dovuto dividere l’articolo in quattro parti per renderlo leggibile, rimandando inoltre ad altri due capitoli precedenti, che fa in totale 10 capitoli (con quelli ‘natalizi’ L’orologio interno, Il ritmo circadiano, Il sonno, e L’insonnia), che rispecchiano bene l’importanza e le difficoltà solo di uno dei tanti aspetti del rapace infingardo..