Quando avevo sette anni, senza che nessuno mi spiegasse il mistero della vita, avevo già capito che i bambini non li portava la cicogna ma nascevano in casa. Questo perché mamma, qualche mese prima di partorire, comprava le essenze e l’alcool per fare il rosolio che andava poi servito il giorno del battesimo. E poi ancora, qualche tempo prima della nascita, mi mandavano a chiamare la levatrice per controllare la posizione del bambino.
Quando mamma lamentava i primi dolori, poiché eravamo privi di telefono, ero sempre io a chiamare l’ostetrica e, subito dopo, io e i miei fratelli venivamo mandati a casa dei parenti senza che ci venisse specificato il vero motivo.
Dopo il parto gli zii ci riportavano a casa per vedere il pupo…che aveva portato la cicogna. I miei fratelli, che erano più piccoli di me, credevano alla cicogna ed io non dicevo nulla per non deluderli.
Mia madre restava a letto per una settimana ma tutti i giorni veniva l’ostetrica per controllare la situazione; dopo di che tutto rientrava nella normalità. Solo io ero al di fuori della normalità perché, pur essendo maschio, dovevo lavare i pannolini del nuovo arrivato che sembrava ci prendesse gusto a sporcarli con frequenza. I pannolini bagnati, invece, venivano adagiati sul’”asciutta-robi” situato sopra il braciere e… vi lascio immaginare l’odore acre di pipì che si espandeva per tutta la stanza.
In quell’occasione mamma e babbo avevano diviso i loro ruoli per farci mangiare; mamma preparava il pranzo e babbo la cena e il menù, il più delle volte, consisteva in pasta, aglio e olio e una puntina d’estratto….una vera porcheria (a mio modesto parere)!!!
Il giorno del battesimo, essendo io il figlio più grande, venivo coinvolto nel trasporto della caffettiera con l’acqua calda che, una volta benedetta, veniva utilizza per battezzare il bambino.
Normalmente la scelta del padrino e della madrina per ciascun figlio veniva effettuata da mio padre; purtroppo, col senno del poi, debbo confermare che tali scelte non sono mai state azzeccate perché nessuno di noi, una volta cresciuti, li ha più rivisti.
La festa del battesimo si svolgeva in casa e in quella occasione venivano offerti i liquori che mamma aveva preparato prima del parto, accompagnati con biscotti tipo savoiardi.
Un giradischi a tromba, rigorosamente preso in prestito, veniva fatto suonare per rallegrare la festa e, di tanto in tanto, un incaricato (probabilmente il proprietario di quello strumento) dava la corda per evitare che il giradischi smettesse di suonare.
In quel giorno, anche se a distanza di tanto tempo, ricordo che qualcuno mi aveva fatto bere un po’ di liquore col risultato che il resto della festa l’ho trascorsa rigorosamente a letto.
Salvatore Faedda