Sembrava vendere salute quando spuntava dalla porta d’ingresso del
salone dei nostri incontri, accompagnato dalla moglie Maddalena
vigile custode, care-giver fedele di ogni suo spostamento. Perché il
Parkinson, nel suo infido polimorfismo, aveva aggredito Giovanni
interessando il centro dell’equilibrio e costringendolo a rovinose
cadute all’indietro. Il suo fisico era tozzo e forte ma non poteva
reggere a lungo al ripetersi di tali dannose cadute: infatti l’ultima gli è
stata fatale.
Da tranquillo impiegato nella 4° circoscrizionale del Comune di
Sassari è transitato direttamente alla malattia: senza ferie, senza
sereno periodo di meritato riposo
Giovanni aveva una maniera originale tutta sua personale di
esprimere la sua simpatia che manifestava soprattutto nell’ora del
canto che gli piaceva tanto. Spesso, quando nessuno se
l’aspettava, con voce possente e appassionata intonava la canzone che
certamente riscuoteva il suo più alto gradimento:” No potho reposare
amore ‘e coro”. Qualcuno lo seguiva nel canto, qualche altro sorrideva,
e Giovanni si meravigliava che tutti gli altri non si unissero al canto
facendo coro con la canzone d’amore più bella di Sardegna.
Spontaneo e innocente in alcune sue manifestazioni nei rapporti
sociali. Una sera mi notò addosso un paio di bretelle:”Che belle queste
bretelle le vorrei anch’io”. Nel giro di ventiquattro ore venne
accontentato con grande sua soddisfazione. Una soddisfazione
ingenua da bambino.
La scomparsa di Giovanni ci ha profondamente commossi anche
perché avvenuta in maniera inaspettata e tragica.