UNA VISITA MEDICA GROTTESCA
Entrare in un ambulatorio medico dove opera una commissione medica per la revisione o la revoca delle patenti speciali (quelle attribuite ad automobilisti con particolari patologie) e uscirne come investito da una allucinazione improvvisa e violenta che ti cambia di botto la visione serena e normale del mondo è inspiegabilmente irreale.
Dopo tre ore e mezza di attesa trascorsa in una condizione di torpore per la levataccia che devi affrontare se vuoi arrivare entro il numero stabilito per quel giorno, vengo chiamato alle 11,30, col numero 54: un numero, non una persona.
Un signore (poco signore a dire il vero) in maglietta rosso-garibaldino forse un medico, ma senza un segno che lo contraddistingua come tale, tarchiato come un buttafuori da discoteca, mi accoglie sul limitare dell’ingresso, salutandomi in questo modo con tono di voce abbastanza alto (alla faccia della privacy): “Lei è molto rallentato…lei è molto rallentato”. Io, colpito da questa improvvisa aggressione che mi colloca automaticamente nella posizione di accusato in un processo che non mi aspettavo, riesco a malapena a biascicare due parole. “E allora”? In poche parole volevo sapere di che cosa ero improvvisamente accusato.
Il seviziatore, moderando leggermente il tono (forse si è reso conto di aver ecceduto un tantino) ma sempre alquanto autoritario: “Metta lì le sue cose e si sieda. Con una mano tappi un occhio e legga” In effetti la sedia era collocata di fronte a una tabella che si vede negli studi oculistici contenente una varietà di lettere dell’alfabeto sistemate con dimensioni gradualmente decrescenti. Mi sembrava di essere uno scolaretto di prima elementare che sta imparando con fatica a leggere le lettere dall’alfabeto. Terminata la laboriosa lettura (strano: in determinati contesti anche le cose semplici e banali si complicano) il seviziatore mi affida al secondo commissario (forse il presidente) che mi rivolge la domanda delle domande: sibillina, forse da decrittare: “Cosa fa con la macchina”? Oggi è proprio una giornata storta; sembra una congiura contro. Io intanto mi domando cosa faccia con la macchina oltre che guidarla per spostarmi. La mia risposta, forse ingenua, forse allucinata da quello che mi sta capitando intorno, è: “Guido” Il commissario interrogante capisce che non ho capito e allora precisa: “L’adopera per spostarsi in città…” Adesso capisco che la domanda che voleva farmi era a che cosa adoperavo la macchina. “Non l’adopero per lavoro. ma per spostarmi in città per svolgere la miriade di commissioni che la vita di tutti i giorni ti impone”. Sollecitato, preciso che talvolta mi capita di spostarmi in qualcuno dei centri vicini come Alghero, Ittiri, Porto Torres. Lui mi incalza: “Effettua anche viaggi lunghi per esempio, Cagliari”. “Non guido per viaggi lunghi, mi stanco e quindi ho deciso già da un po’ di non mettermi alla guida della macchina per spostamenti troppo lunghi; viaggio con altri alla guida”.
Nessuno scambio con me sulle mie patologie che peraltro sono tutte puntualmente diagnosticate e accompagnate dai relativi certificati degli specialisti che dichiarano in maniera documentata che sono ancora nelle condizioni di guidare una macchina in maniera affidabile.
Il presidente intanto esamina il certificato del diabetologo (che fa parte della commissione) e non ha niente da eccepire (anche perché il giudizio espresso è il risultato delle analisi di laboratorio). Mentre invece mi domanda chi ha firmato il certificato rilasciato dalla Clinica Neurologica. Io dico che è firmato dal Dott. Kai Paulus. Lui, con un ghigno tra l’ironico e il saccente, comunque certamente scorretto: “Il buon Paulus eh, eh “.
Mi fanno accomodare (si fa per dire) fuori dalla stanza e dopo un consulto interno di qualche minuto mi fanno chiamare da una segretaria, alla quale la Commissione consegna le proprie decisioni. La segretaria, con fare misterioso, forse un po’ vergognandosi, mi dice che dovrò mettermi in contatto con la Motorizzazione per effettuare una prova di guida raccomandandomi di non guidare la macchina sino a dopo l’eventuale omologazione da parte della Motorizzazione.
I componenti della Commissione (eccetto due che non hanno pronunciato una parola) hanno espresso i loro giudizi su di me rimandandomi a un giudizio terzo che sarà emesso da l’ ingegnere della motorizzazione e spero vada tutto bene.
Anche io però ho da formulare un mio giudizio su di loro: si sono rivelati aggressivi, confusionari, per niente professionali.
Bocciati su tutta la linea.
Credo che questo racconto del nostro Presidente Franco Simula interessi tanti, tantissimi di noi, sia per le pratiche del rinnovo della patente, ma anche in generale per le visite davanti ad una commissione per l’invalidità, accompagnamento, ritorno a casa, ecc. Situazioni spesso grottesche, quasi kafkiane, a volte ingiuste, a volte carente del dovuto rispetto.
Ma, permettetemi, facciamo i conti: abbiamo il “buttafuori”, il presidente della commissione, il diabetologo, e la segretaria; fanno in tutto quattro persone. Però appare contemporaneamente quasi impossibile mettere un solo medico a disposizione per Parkinson, tremori, distonie, coree, sindromi extrapiramidali genetiche, iatrogene e metaboliche, sindrome delle gambe senza riposo, sindrome dei movimenti periodici delle gambe, ecc.,
Curioso.