Volare si Può, Sognare si Deve!

Cultura

Fine del coro – In ricordo di E .Giuliani scritto da Paolo Marogna


In ricordo di Ettore Giuliani vecchio compagno di scuola.
Un caro abbraccio. Paolo Marogna.

Mi aspettavo il solito
“bravi”
ieri sera, alla fine del coro.
E istintivamente mi son girato
verso la tua sedia
con un sorriso.
Poi, immediatamente
ho realizzato
che non ci sarebbe stato mai più
quel commento ironico.
Che un’altra stagione
era finita.
Come gli “scioperi” scolastici,
come le “ferie” di quando eravamo ragazzi.
Ciao vecchio compagno di scuola.
Forse hai avuto troppa fretta ad andartene,
certo hai scelto la maniera giusta.
A presto.


 

“Casa Park” ritorna a scuola – scritto da G.B.


La “Casa Park” torna a scuola…


Ebbene sì…. non si finisce mai di imparare, il gruppo di casa Park è ritornato a scuola, sposando il progetto ideato del neurologo dr.Paulus, in collaborazione con l’insegnante di danza-movimento terapia dottoressa Mambrini.

Idea nata come “scambio intergenerazionale ” – esperienza del vissuto e coinvolgimento ludico tra alunni delle elementari e portatori del morbo di Parkinson –

IL risultato è stato sorprendente, difficile da immaginare all’inizio, sospeso tra le incertezze del gruppo Park, e il comprensibile disagio di quei bambini di appena 8/10 anni. Ma è bastato poco …. dopo aver sostituito il parolone del progetto, con il più semplice ” incontro tra persone di età diversa” , più vicino alla reale comprensione dei ” nipotini ” (perché tali sono diventati – per adozione diretta nel corso della mattina) , tutto si è svolto con naturalezza, con diligente attenzione agli insegnanti della scuola negli esercizi musicali e la crescente partecipazione ai balli ritmati delle danze ” parkinsoniane “, in un crescendo di suoni e ritmi “travolgenti” , con vero “scambio alla pari” . dove le rispettive età dei partecipanti erano solo un dettaglio anagrafico .

Non poteva certamente mancare il “dibattito a confronto”, che si è svolto in chiusura della “performance” fisico/ludica, e le domande rivolte al gruppo Park , sono state pertinenti, curiose , chiarificatrici – Che malattia è il Parkinson ?! – A che età ci si ammala di questa malattia ?! E’ contagiosa ?! si muore ?! Ci sono le medicine ?! I malati possono fare le cose?! Perché viene il Parkinson?! a tutte queste domande, Franco ( il nostro presidente) ha risposto con naturalezza senza omissioni di sorta, con un lessico bonario , da vero nonno, ma altrettanto “crudo” , dispensando chiarimenti come – Purtroppo non si può curare ; le medicine servono come carburante e quando finisce bisogna fare di nuovo il pieno come nelle automobili; fortunatamente non è contagiosa ; si trasmette alle volte ai propri figli e non si muore …… e così per altre domande , concludendo che la malattia è come UN RAPACE … dormiente , che si sveglia quando meno te lo aspetti e ti aggredisce, allora ….. bisogna combattere senza aver paura, come in tutte le altre sfide della vita.

La mattina a scuola ….. è terminata simpaticamente con foto , selfie e riprese sui cellulari , con la scolaresca che si rivolgeva al gruppo Park , – su, nonno/a… facciamo le foto !?…. carinissimi !!!

Questa nuova esperienza vissuta in sana allegria, ha confermato che le distanze generazionali si possono superare con semplici episodi di gioco, che fanno sentire noi adulti un po’ bambini e i bambini un po’ più adulti, consapevoli entrambi che vivere la vita in compagnia é una cosa MERAVIGLIOSA !!!

Il Gruppo Park , ringrazia la dirigenza dell’Istituto Figlie di Maria , che ha permesso questo incontro ,ospitandoci .

G.B.


 

Gita a Tramariglio dal Maestro Elio Pulli

Gita a Tramariglio dal Maestro Elio Pulli

30 marzo 2019

In MEMORIA di ETTORE GIULIANI di Franco Simula


Sorrise Ettorre nel vederlo e tacque.
Ma di gran pianto Andromaca bagnata…
Il richiamo al VI canto dell’Iliade, in cui Ettore incontra la moglie
Andromaca e il figlio Astianatte al quale rivolge un ultimo tenero
sorriso, è solo un illustre pretesto per ricordare Ettore Giuliani morto
tre giorni fa in un attimo o come suol dirsi: d’improvviso. Il triste,
inevitabile viaggio verso l’aldilà, per Ettore è stato preceduto da una
splendida giornata di sole di questo inizio di primavera trascorsa
serenamente con la moglie Annina nella piana di Saccargia.
Quando ci si incontrava a Sassari o ad Alghero lo salutavo con
“sorrise Ettorre…” oppure gli ricordavo “Achille gonfio di rabbia ti sta
cercando…” Mi rispondeva con un sorriso grande quanto Lui era alto
e con una battuta ironica del tipo:” Se incontri ancora quel signore
(Achille) digli che se mi capita a tiro oggi ci scontreremo alla pari”.
L’ironia era la punta di diamante dell’Ettore brillante di qualche anno
fa , poi col passar del tempo, il “rapace infingardo” -direttamente o
indirettamente- logora anche l’acciaio e anche il cuore di Ettore si è
dovuto arrendere…nel sonno però!
Era un attento e pignolo organizzatore di eventi. Da Presidente della
FAND non passava anno senza che organizzasse almeno una gita in
qualcuno dei siti più affascinanti della Sardegna.
Era sempre molto attento alla divulgazione tempestiva delle novità
che riguardavano il diabete di cui era anche un apprezzato
informatore scientifico. Le ricorrenze più significative relative al
diabete, le scoperte anche minime evidenziate dalla ricerca, venivano
immediatamente recepite e altrettanto tempestivamente fatte
conoscere -magari attraverso un convegno- al maggior numero
possibile di interessati. Memorabili le battaglie condotte ogni volta che
si constatava una decurtazione dei presìdi a suo tempo conquistati
dopo lunghe contese.
Il parroco, nell’omelia funebre, ha raccontato dell’impegno di Ettore
nella partecipazione operosa a tutte le attività promosse dalla
parrocchia. Ultimamente era approdato all’Associazione Parkinson
come simpatizzante e sostenitore di un gruppo Parkinson (Lui che non
aveva la malattia di Parkinson) col quale si trovava a suo agio,
scherzava volentieri mettendo spesso in libera uscita la sua carica di
ironia arguta e sagace. Ettore era un generoso. Tutte le volte che si

lanciava un’iniziativa, Lui, memore dei tempi felici della sua
presidenza FAND, era sempre pronto a incoraggiare le proposte
sostenendole con la sua collaudata esperienza di lucido organizzatore.
Sabato 30 marzo era pronto a partecipare alla gita che faremo a

Tramariglio sia per visitare la Mostra permanente del ceramista-
pittore-scultore Elio Pulli (fratello di Cenzina), sia per godere di una

bella giornata di sole che questo inizio di primavera non mancherà di
regalarci.
A Ettore avrebbe fatto dolce e fedele compagnia la moglie Annina che
da qualche tempo, era diventata, più che mai, metà della Sua anima.
In tutti i sensi. Con le parole sagge dette al momento giusto, col
sostegno materiale nelle difficoltà insomma con uno stile di vita che
era diventato una tenera ma discreta simbiosi d’amore.
Intanto continuano fra i due i colloqui confidenziali di una vita che
neanche la morte può interrompere: “Sai, Ettore, che ieri alla tua
cerimonia di commiato, nonostante una serataccia di pioggia e
vento,la Chiesa era piena di amici commossi venuti a salutarti. E
pensare… che tu non ti eri premurato di informare nessuno”. ” Cara
Annina, la notizia mi fa molto piacere anche perché non avrei mai
immaginato di avere così tanti e affezionati amici: ringraziali per
parte mia. Ciao, a domani”.

Franco Simula


 

“Radici” poesia di Paolo Marogna


MEMENTO

In ricordo di Antonio Cossu che non ho avuto l’onore
e il privilegio di frequentare e conoscere.
Paolo Marogna

RADICI
C’è un posto vuoto
oggi in sala,
che sarà difficile
o impossibile occupare.
Perché non sarà semplice trovare
un’anima di artista
capace di vedere
la bellezza e l’arte
che si nasconde
nelle radici degli alberi
e trovare in quelle radici
l’ispirazione della propria arte
e della propria esistenza.


 

17 marzo 2017 – anniversario di Gianni Dessena – poesia di G.B.


Il mio Amico Gianni

Un sentimento deprecabile mi pervade,
impietrito dall'enormità dell'evento,
perpetrato con iniquo cinismo a
persona degna di ben altro.
Non potendone cambiarne il decorso,
combatto in sua opposizione
con le armi di cui dispongo.
Non accettando il verdetto,
negazione della vita,
esorcizzo il tempo con la parola,
che trasforma la lontananza
in ricordo indelebile.

GB

 

Il mare – 1950 – poesia di G.B.


– 1950 –

Concepito sul mare per volontà del destino,

sulla scogliera di ponente precipitata nell’anfratto

dove le onde si frangono con rumore di tuono

e creste d’argento.

Quando il vento di maestro

sferza il cielo cupo sul mare di cobalto,

a volte ritorna per sentire la voce possente

della natura che racconta le sue storie ,

confuse tra la fatica di vivere

e appagate dal quotidiano risveglio.

Immagine che tiene stretta nella mente

in attesa del vespro, come vecchiezza

addolcita dal respiro dell’onda.

E scorre il tempo pensato….in grembo

al cielo che si tinge di rosa, appoggiato

sui cirri ventati di elicriso e tamerici,

coi profumi che si stemperano nel tramonto.

In questa quiete, il suo essere trova dimora

accompagnato dal lento sciabordio del mare,

che nel silenzio traduce le parole che sente.

G.B


 

“Per gioco o per magia?” – poesia di Paolo Marogna


“Per gioco o per magia?”

E’ una storia incominciata
un po’ per gioco
o forse per magia
quando un giorno ti ho incontrato
con negli occhi una poesia.
Non volevo non credevi
non pensavo ma capivo
di doverti stare accanto
per sentirmi ancora vivo.
E così è continuata
con un po’ di fantasia
questa storia incominciata
un po’ per gioco
o forse per magia.
Principessa è una canzone
per poterti ringraziare
di non essere una fiaba
che mi devo raccontare.
E se guardo nei tuoi occhi
mentre tu mi dici “T’amo”
tutto ciò che ci circonda
si cancella piano piano.
E conserverò per sempre
con mia grande nostalgia
questa storia incominciata
un po’ per gioco
o forse per magia.


commento alla poesia di Paolo Marogna “Per gioco o per magia?”

Ecco che cosa succede quando, nello scorrere quotidiano del tempo, irrompe l’amore contro ogni prevedibilità e volontà: sembra un gioco o una magia, ma incontrare qualcuno con una poesia negli occhi costringe a sentirsi vivi, ad inoltrarci nella fantasia, a vivere nella realtà la fiaba dell’amore, mentre le parole “ti amo” cancellano ciò che ci circonda costruendo una storia forse giocosa o forse magica da conservare con nostalgia.
E’ una trasgressione rispetto al consueto -involontaria- ma estremamente suggestiva, che induce al canto di ringraziamento per non dover raccontare fiabe consolatorie a sé stessi, che resterà dolcissima nella memoria, delicata cantilena illuminante su una esperienza interiore vissuta intensamente.
(Giannella)


 

“FILASTROCCA” – poesia di Paolo Marogna


Filastrocca

Canta canta…cantilena
per chi non vuole ascoltare
perché è stanco di sentire
storie da dimenticare.
E’ una nenia fatta apposta
per cercar di addormentare
chi non vuol sognare sogni
che non lasciano dormire.

Canta canta…cantilena
per chi ha perso ogni speranza
e si illude di fuggire
stando chiuso in una stanza.
Per chi ha perso ogni fiducia
nel rimedio e nella cura
e non ha neanche la forza
di provare più paura.

Canta canta…cantilena
per coloro che non sanno
forse i giorni più cattivi
sono quelli che verranno.
Per chi è troppo vecchio e stanco
per cercare di capire
e la notte si addormenta
con la voglia di morire.

Canta canta …cantilena
e non stare ad ascoltare
ogni voce di sirena
che ti chiama in mezzo al mare,
che ti illude e ti lusinga
con promesse da regina
e che poi ti lascia solo
disperato più di prima.


COMMENTO A “FILASTROCCA” DI PAOLO MAROGNA

La filastrocca o nenia è una delle modalità poetiche che Paolo predilige. Dovrebbero essere, le filastrocche, canzoni per fare addormentare i bimbi, e quindi con contenuti fiabeschi e di sogno.

Il nostro Poeta, invece, riversa – attraverso la filastrocca – tutte le sue malinconie, le ansie, le delusioni, offuscate da un velo di tristezza. Infatti gli servono a esorcizzare “sogni che non lasciano dormire”; a scongiurare derive depressive che indurrebbero a rinchiudersi in sé stessi; a rimuovere la sfiducia nel futuro perché si sente “vecchio e stanco”, privo ormai di progetti ma carico solo di ricordi; servono a raccomandare di non farsi sopraffare – soprattutto nell’amore – da ingannevoli voci di sirene incantatrici che prima ti lusingano ed illudono, e poi ti lasciano immerso nei tuoi affanni “disperato più di prima”.

(F.S.)


 

“Castigo de Dios”, poesia di Paolo Marogna


CASTIGO DE DIOS

Noi che abbiamo vinto la luna
Noi che abbiamo girato intorno a Marte,
noi
che viaggiamo più veloci del suono
e abbiamo vinto la morte di tante malattie,
noi
quando la terra trema, le montagne si muovono,
ed i mari si sollevano,
noi
siamo deboli ed impotenti
come uomini primitivi.
Che coperti di pelli,
quando il sole oscurato
si tingeva di sangue
per le nubi dei vulcani,
nelle loro grotte
si prostravano in ginocchio
e battevano la fronte per terra
offrendo sacrifici
e chiedendo al loro Dio
permaloso e crudele
perdono per peccati
terribili e inesistenti
che non avevano mai commesso.


Commento a “Castigo de Dios”

L’autore fa delle osservazioni semplici ma che vanno a scavare l’essenza dei problemi che provocano le sue riflessioni spesso amare.
Gli uomini del nostro tempo, che hanno toccato vertici impensabili di tecnologia – dalla conquista della luna all’esplorazione dello spazio alla definitiva sconfitta di tante malattie – non sono in realtà meno fragili degli uomini primitivi che interpretavano fenomeni naturali come terremoti, alluvioni, eclissi lunari e solari come punizione divina per peccati che non avevano commesso.
Oggi l’uomo sa che non può trattarsi di una punizione divina, ma di fenomeni naturali che non possono essere controllati neppure con la tecnologia, e comincia a rendersi conto che spesso lui stesso contribuisce colpevolmente ad alimentare tali catastrofi.
(F.S.)