Volare si Può, Sognare si Deve!

In ricordo di Antonio Cossu Artigiano-Filosofo di Franco Simula

Antonio Cossu Artigiano-Filosofo

La casa di Antonio si affaccia sulla più bella e intima piazza del paese, era la vecchia piazza del pesce, della carne e del mercatino ambulante del martedì. Ora è delimitata da sedici robusti lecci ultra trentennali ormai che -soprattutto d’estate- conferiscono a quello spazio un’atmosfera di tranquillità e ristoro quando diventa il salotto di giovani e vecchi. E’ una piazza che suscita molti nostalgici ricordi: di giochi innocenti e spensierati della prima infanzia; di comizi in cui si fronteggiavano, dal 1948 in poi, incandescenti e contrapposte passioni politiche. Sempre su quella piazza si affacciava, ad intervalli cadenzati, Luigino, un artigiano del legno che riusciva ad incantare i bambini quando col tornio creava le trottole, tutte diverse fra loro, che andavano a ruba tra i piccoli amatori, o quando sagomava con grande abilità le gambe di un prezioso tavolino di ciliegio.

   Il vecchio laboratorio paterno, ormai obsoleto, è attiguo alla casa di Antonio che già dall’ingresso si presenta diversa da tutte le altre. La porta è di vetro robusto diviso in due ante di identiche dimensioni. Chi vuol cercare Antonio non deve suonare, basta appoggiare gli occhi al vetro e scrutare all’interno: Antonio è poco lontano dalla porta, sdraiato su una poltrona-letto a riposare se è stato sopraffatto dal sonno, oppure seduto su una sedia a leggere qualche giornale ma prevalentemente a lavorare sapientemente le sue opere d’arte che sono ricavate da vecchie radici di alberi o grossi arbusti dentro cui Lui riesce a”intravvedere” in anticipo l’immagine dell’opera finita e si mette al lavoro con buona lena e costanza sino a trasformare una radice informe, rustica e grezza in elaborato elegante e gradevole, in un’opera d’arte. Di quell’arte istintiva di cui Antonio, quasi con pudore e imbarazzo, sembra vergognarsi.  “Ma che arte! Se mi azzardo a parlare di arte la gente mi ride appresso o mi invade la casa”. Gli artisti raramente hanno successo alla presentazione delle prime opere; ma Antonio le prime opere le ha realizzate ormai da tanto e può considerarsi un artista maturo.

All’ingresso, il visitatore  è accolto da “S’ISTRUMPA”, una lotta a sole braccia fra due contendenti. S’istrumpa di Antonio Cossu è un intricato groviglio di rami che nella loro dinamicità sembrano trasmettere l’idea del movimento e della lotta in cui i lottatori non sembrano afferrarsi con due sole braccia ma con quattro,dieci braccia  per ciascuno. Più avanti due coccinelle sovrapposte che sembrano riproporre un’infinita estasi d’amore, e poi tanti bastoni lavorati secondo l’imput suggerito dalla struttura dell’arbusto.

E infine tante figure fantastiche che riconducono a un mondo fiabesco o di sogni infantili interrotti.

Le pareti interne della casa sono “finite” in stile rustico con pietre di tufo “ a vista” impreziosite da piccoli intarsi colorati rappresentati da pezzi di diaspro, basalto,granito, ardesia sapientemente cementati sul muro. Ti aspetteresti una casa impostata tutta su questo stile, invece no! Alcuni ambienti interni sembrano quasi avveniristici perchè separati da grossi vetri che talvolta fungono da porta e talvolta da parete fissa. I muri sono corredati con strumenti di lavoro artigianale o con attrezzi del mondo contadino intercalati da qualche pezzo d’arte del padrone di casa.Il cortile si presenta come spazio-scrigno che deve raccogliere cose preziose: infatti, sparsi qua e là, troneggiano alcuni enormi massi da cui -come da grandiosi geodi- promanano un’infinità di riflessi di quarzo soprattutto quando vengono “trafitti” dalla luce del sole.

Questo è il microcosmo in cui Antonio trascorre le sue giornate, talvolta tristi

-come quelle di tutti i poveri mortali- talvolta occupate da un lavoro alacre e intenso nella creazione delle sue fantasie artistiche. Vincenzo, suo amico e tutore, lo aiuta a contrastare la monotonia di qualche giornata noiosa provando a misurarsi anche lui con la scrittura e traducendo in parole i pensieri e i  sentimenti decisamente ingentiliti a contatto con la sofferenza e col dolore.

Ma da qualche tempo il mondo di Antonio si è ampliato nel momento in cui gli è stato consentito di proporsi a una platea più ampia (Assoc. Parkinsoniani) e da questa essere accolto con calore. Qui Antonio ha scoperto il teatro che riesce a coinvolgerlo perchè, nonostante la sua parte sia un po’ breve,ottempera al criterio per cui il teatro deve educare la memoria e la chiara recitazione. Anche l’attività fisioterapica in comune gli dà letteralmente la “carica”. All’arrivo di Antonio nella sala, una delle signore intona l’inno della Brigata Sassari e il ritmo di quell’inno fa il “miracolo”: Antonio comincia a camminare regolarmente senza trascinare più i passi.Capita anche ad altri, con miracolo plurimo e con applauso finale per tutti.

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Dopo 36 anni di servizio presso una Banca, anche per la mancanza di un’attività che quotidianamente lo chiami sul posto di lavoro e gli imponga ritmi precisi e cogenti, Antonio vive oggi in uno stato di profonda inquietudine interiore fatta di rimpianti per un tempo che non potrà più tornare. Un’inquietudine generata come da uno specchio che gli mostra continuamente e con perfidia l’immagine del proprio corpo aggredito e mortificato  da un male che lo costringe ad essere diverso dagli altri con cui -anche se lo accettano- non può condividere le scorribande, i divertimenti o, più semplicemente, gli incontri al bar per parlare di calcio o di donne.

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Il prossimo impegno comunitario con Antonio, oltre a un pranzo nelle campagne di Ittiri, potrebbe essere l’organizzazione di una mostra delle sue opere in legno col patrocinio del Comune di Ittiri

3 Commenti

  1. Maria cossu

    Maria Cossu 2 maggio 2019

    Desidero ringraziarvi tutti per la vostra partecipazione ai funerali di Antonio ed esprimere la mia gratitudine Per aver permesso ad Antonio in tutti questi anni,di sentirsi parte di Un mondo fatto di amore – condivione – partecipazione – allegria – svago e leggerezza.”Volare si può-Sognare si deve” Grazie !

    Maria.

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  2. Nicoletta Onida

    Caro Franco,
    questo tuo ricordo di Antonio è veramente prezioso, riesci a farci entrare nel suo laboratorio e nella sua casa quasi come se fossimo lì di persona ad ammirare le sue opere, a respirare l’odore del legno e guardare i riflessi colorati dei vetri alle pareti.
    Dopo aver letto questo ritratto ho la sensazione di conoscere meglio Antonio, uomo sensibile e riservato, ma con una grande voglia di esprimersi anche attraverso l’arte.
    Ti ringrazio dunque per aver voluto condividere le tue belle parole con noi.

    Nicoletta Onida

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  3. kaipaulus

    E’ interessante scoprire che oltre la malattia ci sono persone, storie, capacità, ed eccellenze.
    Grazie, Francesco Simula, per questa bella testimonianza di una delle nostre persone simbolo e più amate da tutti.

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