Un’infanzia negata di Peppino Achene
In occasione di un incontro organizzato fra l’Associazione Parkinson Sassari e i bambini della quarta e quinta elementare dell’istituto figlie di Maria, anche io decisi di partecipare alla manifestazione.
Le mie condizioni non buone mi preoccupavano e cercavo un modo per essere al meglio nell’incontro con questi bambini. E allora mi venne in mente il periodo della mia fanciullezza che coincideva con la fine della guerra e con i problemi che ne derivarono.
Ricordo che a otto anni, finita la terza elementare, mio padre mi portò in campagna e mi insegnò a raccogliere le spighe di grano che la falce non riusciva a recuperare perché troppo in basso. Quel lavoro iniziò a farmi sentire meno bambino.
Ritornai a scuola senza mancare mai e anche con merito. Finita la quinta finì anche il mio periodo da bambino e iniziò la mia vita da lavoratore a tempo pieno. Questo era diventato motivo di malumore tra mio nonno e mio padre.
Mio nonno voleva che continuassi ad andare a scuola ma mio padre non ne volle sapere . Col passare del tempo capii che mio nonno vedeva giusto.
Valutando tutto questo, il fatto di dovermi presentare a questi ragazzi in condizioni non buone mi tormentava.
Così decisi di posticipare l’assunzione dei farmaci in modo che la mia autonomia fosse più lunga. Arrivato a destinazione mi inserii in un gruppo di bambini che mi guardarono stupiti e mi invitarono a giocare con loro. In quel momento una ventata di gioventù mi prese in pieno. Scherzavo con loro saltavo più di loro … in me era subentrata un’energia sconosciuta.
Durante la ricreazione fu offerto un buffet . Io presi anche qualcosa per i bambini . Da loro ricevetti un bel grazie. Quando ricominciammo a fare gli esercizi alcuni bambini mi chiesero il mio nome e così cominciarono a chiamarmi nonno Peppino.
L’insegnante mi invitò a fare l’ultimo esercizio e impacciato feci roteare un nastro non come altre volte ero riuscito e così riprovai. Fui circondato dai bambini e in quel momento avevo capito: ero diventato uno di loro. L’incontro stava volgendo al termine e mi accorgo che mister Parkinson stava iniziando a togliermi quell’energia che mi aveva fatto vivere una mattina come mai avevo sperato. Ormai il giocattolo si stava rompendo , volevo scappare, non mi volevo far vedere di non essere più quello di prima.
Acconsentii di buon grado a fare con loro le fotografie. Intanto SU NEMIGU si stava approfittando di me e così mi impegnai che sarei tornato a stare un po’ con i bambini che erano commossi e scappai anche perché stava per sopraggiungere il magone.
Ringrazio la direzione dell’istituto e tutti quelli che hanno voluto questo incontro ed in particolare dott. Paulus per avermi dato la possibilità di sentirmi utile con questi fantastici bambini.
Nonno Peppino Achene