Volare si Può, Sognare si Deve!

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LUNA DI MIELE di Kai S. Paulus

(Pillola n. 33)

Il periodo della “Luna di miele” si riferisce comunemente ai primi mesi o anni di una coppia di innamorati, quando entrambi sono felici e tutto va bene, non ci sono incomprensioni e ci si perdona tutto.

Negli anni ’60, con la scoperta della dopamina come cura del Parkinson (ancora oggi lo standard della sua terapia), questo felice termine fu adottato anche per la prima fase della malattia di Parkinson, quando tutto sembra filare liscio.

In seguito alla diagnosi, e dopo un periodo di preoccupazione e smarrimento, si inizia la terapia dopaminergica che, come per magia, riduce o addirittura annulla i sintomi e disagi quali tremore, rigidità e rallentamento motorio. La persona affetta da Parkinson, dopo la triste notizia della diagnosi, si sente subito meglio, fisicamente e psicologicamente, è fiduciosa e pronta ad affrontare la battaglia contro “su nemigu”. Ed anche per la sua famiglia rientra l’allarme rosso scattato dalla diagnosi e ci si può rilassare.

La luna di miele è un bellissimo periodo anche per il medico, perché si sente confermato nel suo lavoro, nella sua diagnosi e nella scelta della sua terapia, ma soprattutto vede la soddisfazione del suo assistito che non raramente lo pone su un piedistallo, che però per un medico giovane ed inesperto può nascondere delle spiacevoli insidie.

Inesorabilmente, lo sappiamo purtroppo molto bene, la luna di miele finisce e, dopo un determinato tempo che può durare mesi oppure anche qualche anno, iniziano i problemi: la malattia progredisce e la terapia miracolosa perde efficacia e tornano i sintomi, nuovi approcci farmacologici appaiono meno efficaci, anzi, adesso si deve combattere pure con i loro effetti collaterali. Insieme all’aggravarsi del quadro neurologico, si fanno strada sentimenti negativi, come delusione e rabbia, e ci si convince che la scelta del medico era sbagliata. Inizia quello che viene chiamato il “giro delle sette chiese”, uno speranzoso pellegrinare verso studiosi e professori illustri che però, data la natura della malattia, non sono in grado neanche loro di riportare l’orologio al “tempo delle mele”.

Per fortuna, il resto della storia conosciamo: digerita la batosta, arrivano le terapie complementari, non farmacologiche, e le associazioni, come la nostra fantastica Associazione Parkinson Sassari, che rendono il Parkinson meno grave e più gestibile.

 

Fonte bibliografica:

Alonso-Canovas A, Voeten J, Gifford L, Thomas O, Lees AJ, Bloem BR. The early treatment phase in Parkinson’s disease: not a honeymoon for all, not a honeymoon at all? Journal of Parkinson’s disease, 2023: in fase di pubblicazione