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IL DISTURBO DEL SONNO NELLA DONNA di Kai S. Paulus

(Pillola n. 54)

 

Russare e apnee del sonno sono roba da maschi.

Davvero?

I disturbi del sonno sono numerose, a volte anche gravi, ma generalmente di facile gestione; il problema è che spesso non vengono diagnosticate, quindi peggiorano con enormi ripercussioni sulla salute e qualità di vita.

Dei tanti disturbi notturni, quelli che riguardano la respirazione sono tra i più frequenti.

E’ vero che i disturbi del sonno correlati alla respirazione sono prevalenti negli uomini con circa il 21%, ma anche il 13% (!) delle donne soffre di questi problemi notturni. Questa differenza è verosimilmente dovuta all’effetto protettivo degli ormoni femminili, gli estrogeni. Ma con la menopausa le donne (purtroppo) recuperano e sono particolarmente vulnerabili in caso di obesità e malformazioni del cavo orale. Inoltre, mentre per gli uomini vengono riportati i classici sintomi, quali russare, apnee notturne, e sonnolenza diurna, per le donne vengono riferiti maggiormente difficoltà nell’addormentarsi, frequenti risvegli notturni, ansia e depressione, e pertanto il vero disturbo del sonno frequentemente non viene riconosciuto e rimane sottostimato.

Le donne posseggono diversi fattori protettivi contro le apnee notturne ed il russare (che di seguito chiameremo con la sigla OSAS, obstructive sleep apnea syndrome, ovvero Sindrome delle apnee ostruttive del sonno), tra cui, oltre gli estrogeni, alcune caratteristiche anatomiche.

Le apnee ostruttive avvengono principalmente per il cedimento, o eccessivo rilassamento, del muscolo genioglosso (base della lingua) durante il sonno; negli uomini quella parte è più grande e quindi cede più facilmente, mentre nelle donne di meno; inoltre, gli estrogeni contribuiscono a mantenere il muscolo genioglosso in tensione prevenendo cedimenti.

Quando il muscolo genioglosso, situato alla base della lingua, cede parzialmente, si russa, quando occlude completamente le vie aeree, provoca le apnee.

La distribuzione del tessuto adiposo è un altro fattore che, negli uomini con maggiore adipe addominale, che spinge contro il diaframma ostacolando la respirazione, aumenta l’OSAS, mentre nelle donne, con maggior adipe nei fianchi, la respirazione è meno disturbata.

In particolare, un sottotipo della OSAS, la UARS, ovvero Sindrome dell’aumento delle resistenze respiratorie, molto frequente nelle donne già in età pre-menopausa, è caratterizzata da sonnolenza diurna senza tangibili disturbi del sonno, ma continui, inavvertiti, micro-risvegli durante tutta la notte; senza chiari sintomi, la UARS è difficilmente diagnosticabile, quindi sottostimata e non trattata, ma alla lunga molto invalidante: sonnolenza, facile faticabilità, ansia, depressione, disfunzioni sessuali, malattie cardiovascolari e neurodegenerative possono rappresentare le spiacevoli conseguenze.

Conclusioni:

Scopriamo un altro tassello della Medicina di genere, questa volta la qualità del riposo notturno, con disturbi del sonno creduti di dominanza maschile, ma che invece sono molto frequenti nelle donne, con importanti conseguenze su salute e qualità di vita, che, se diagnosticate, sono di facile gestione. Un capitolo nuovo della ricerca medica, di cui purtroppo ancora non c’è molta letteratura scientifica. Speriamo che cambi prestissimo.

 

Fonti bibliografiche:

 

Haufe A, Leeners B. Sleep d isturbances across a woman’s lifespan: what is the role of reproductive hormones? Journal of the Endocrine Society, 2023; 7: 1-14.

Orth M, Rasche K. Schlafbezogene Atmungsstoerungen und Gynaekologie; Teil 1: Grundlagen, Epidemiologie. Somnologie 2022; 26: 199-217

Orth M, Rasche K. Schlafbezogene Atmungsstoerungen und Gynaekologie; Teil 2: Therapie, Sonderformen von SBAS bei Frauen, Auswirkungen von SBAS auf die Sexualfunktion bei Frauen, Syndrom der polyzystischen Ovarien. Somnologie 2022; 26: 274-287

 

MALATTIA DI PARKINSON E SONNO di Kai S. Paulus

La malattia di Parkinson è notoriamente caratterizzata da rallentamento motorio, rigidità, instabilità posturale e tremore a riposo. Poi si possono aggiungere tante altre problematiche, quali disartria, disfagia, stitichezza, anosmia, scialorrea, dolori, ansia, depressione, insonnia e disturbi del sonno.

Personalmente ritengo che le alterazioni del sonno siano da collocare al primo posto in questo “bollettino di guerra” sia per frequenza che per impatto sul quadro globale.

E poi, se i classici segni parkinsoniani non sono contagiosi, l’insonnia invece lo è!

Inoltre, se le attenzioni della terapia del Parkinson sono rivolte principalmente ai sintomi più conosciuti e più invalidanti, logica vuole che il miglioramento di insonnia e disturbi del sonno, che più di ogni altro sintomo complicano la situazione individuale e familiare, deve per forza rappresentare l’obiettivo prioritario della gestione della patologia.

Ma procediamo per ordine.

Cosimo Rodio, “Pulcinella”, olio su cartoncino.

Il problema del sonno più diffuso nel Parkinson è l’insonnia, che sappiamo colpisce già il 6% della popolazione generale (vedi “L’insonnia”, gennaio 2022), ma nel Parkinson l’insonnia è molto più frequente per i seguenti motivi:

  • Ansia e preoccupazioni per la diagnosi di malattia di Parkinson, ed anche, lasciatemelo dire, per tensioni domestiche che inevitabilmente si creano
  • possibile sindrome ansioso-depressiva reattiva oppure causata dal Parkinson
  • Difficoltà a girarsi nel letto e trovare la giusta posizione a causa della rigidità
  • Dolori, crampi muscolari, tremore
  • Alterazione del ritmo circadiano
  • Riduzione di melatonina ed altre sostanze ipnoinducenti endogeni
  • Farmaci

Come potete notare, la maggior parte di queste problematiche si possono migliorare ottimizzando la terapia farmacologica, ma attenzione, a volte gli stessi farmaci anti-Parkinson possono essere fonte di insonnia.

Accanto all’insonnia si possono riscontrare anche i disturbi del sonno, vere e proprie malattie, di cui i principali sono la sindrome delle gambe senza riposo ed il disturbo comportamentale del sonno REM; per motivi di sintesi non considero altri disturbi, quali le apnee notturne, il sonnambulismo, il bruxismo ed altre parasonnie, che altrettanto causano insonnia, ma che sono decisamente meno frequenti.

La sindrome delle gambe senza riposo è molto frequente nella popolazione generale, e quindi niente panico, la sua presenza, come quella dell’insonnia, non rappresenta un maggior rischio per Parkinson, diversamente il 10 % della popolazione mondiale sarebbe affetta dal nostro Nemigu. Si presenta con una inquietudine e fastidio nelle gambe, specialmente durante la notte e comunque a riposo, che passa solo con il movimento, e quindi: addio sonno. Per fortuna, se correttamente diagnosticata, la cura sintomatica di questa sindrome è molto efficace sia nella popolazione generale che nel Parkinson, e quindi permette un buon riposo notturno.

(segue “Malattia di Parkinson e Sonno 2”)