Volare si Può, Sognare si Deve!

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SIAMO QUELLO CHE FACCIAMO di Kai S. Paulus

(Pillola n. 31)

Neanche un mese fa avevamo stabilito che siamo quello che mangiamo (vedi SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO), ma ovviamente, logica vuole, che siamo anche quello che facciamo e che abbiamo fatto durante la nostra vita.

Secondo le nuove linee di ricerca delle neuroscienze il nostro cervello possiede delle riserve che possono essere reclutate in caso di necessita.

E così abbiamo una riserva fisica, strutturale, detta riserva cerebrale (brain reserve, BR), statica e passiva che però permette l’attivazione di circuiti alternativi in caso di danno cerebrale (ictus, emorragia, tumore, ecc); poi esiste la riserva cognitiva (cognitive reserve, CR, il “software” del cervello) che rappresenta l’adattabilità cerebrale e garantisce il mantenimento delle funzioni cognitive (memoria, pensiero, ecc.) anche se l’efficacia dei circuiti cerebrali soffre a causa di una malattia. Recentemente si è scoperta anche una riserva motoria (motor reserve, MR), considerata un processo di resilienza proiettata a mantenere le funzioni motorie tramite meccanismi di adattamento e di compenso di circuiti motori specifici nonostante un crescente peso patologico. Questo ultimo meccanismo di riserva motoria è ora al centro della ricerca internazionale per comprendere ulteriormente la malattia di Parkinson.

Traduzione del simpatico titolo dei ricercatori tedeschi: “Il concetto della riserva motoria nella malattia di Parkinson: vino nuovo in botti vecchie?”

Questi tre domini neurologici non sono per niente separati ma necessitano l’uno degli altri: mentre la riserva cerebrale mette a disposizione “i locali”, cioè dei circuiti neuronali sinora non utilizzati per compensare dei deficit dovuti ad una malattia, le riserve cognitiva e motoria collaborano sinergicamente per mantenere le attività ideomotorie per permettere la programmazione, l’ideazione, di un movimento volontario e la sua esecuzione fisica, motoria.

Le riserve cognitiva e motoria vengono create durante la nostra vita, con il nostro vissuto, le nostre esperienze e le nostre abitudini ed attività mentali e fisiche; ecco perché esiste l’infinita variabilità della malattia, perché ognuno/a ha la propria storia ed il proprio vissuto.

Per quanto riguarda la malattia di Parkinson, la tesi dell’esistenza di queste riserve, ed in particolare della riserva motoria, spiega l’infinita variabilità del quadro neurologico del Parkinson: il vissuto passato e presente. Il passato ci ha formato e ci permette di affrontare la vita e le sue difficoltà, ognuno/a a modo proprio, ma, dice la scienza, la riserva motoria può essere condizionata con le nostre attività attuali. Ed è qui che entra in gioco la grande opportunità di gestire il Parkinson con le attività quotidiane; non importa quali siano, perché ognuno/a ha le proprie preferenze ed attitudini, ma importante è che ci siano le attività di qualsiasi genere per permettere la compensazione, la resilienza cerebrale.

Resilienza” è una bella parola che abbiamo imparato a conoscere durante il lockdown del covid-19 e che ci ha permesso a resistere alle difficoltà, di adattarci e di trovare modi per superarle.

Non diversamente funziona la resilienza motoria nel Parkinson: conoscere la problematica, adattarsi e quindi attivarsi per combattere la malattia, per gestirla, e per poter vivere una vita degna di essere vissuta.

Il primo lavoro del 2020 che parla del concetto di riserva motoria nella malattia di Parkinson

Provo a tradurre:

Le riserve cognitive e motorie sono il nostro “salvadanaio” che abbiamo riempito durante la vita con le nostre esperienze ed azioni. In caso di malattia attacchiamo questo gruzzolo, ed ecco perché non ci accorgiamo quando inizia il Parkinson perché il cervello attinge alle sue riserve e compensa ottimamente, e solo dopo una decina d’anni, quando il salvadanaio è vuoto, iniziano i problemi e si manifestano tremori, rallentamento motorio e problemi di equilibrio.

Ma a questo punto è importante di non smettere a mettere gli spicci nel salvadanaio, cioè dobbiamo comunque cercare quotidianamente di proseguire la nostra vita ed essere attivi, per la resilienza, per resistere, per adattarci e per gestire al meglio le difficoltà.

Sicuramente torneremo presto su questo argomento per ulteriori aggiornamenti.

 

Fonti bibliografiche:

Hoenig MC, Dzialas V, Drzezga A, van Eimeren T. The concept of Motor Reserve in Parkinson’s disease: New wine in old bottles? Movement Disorders 2023; 38(1): 16-20.

Chung SJ, Lee JJ, Lee PH, Sohn YH. Emerging concepts of motor reserve in Parkinson’s disease. Journal of Movement Disorders 2020; 13(3): 171-184.

AAA GINNASTICA CERCASI di Kai S. Paulus

la corsa nell'antica grecia

La malattia di Parkinson è fondamentalmente un disordine del movimento con rallentamento, impaccio, rigidità, disequilibrio e tremore, e pertanto la cura principale deve essere il movimento.

Logico, il ragionamento non fa una piega.

Però, terapisti, medici e scienziati sanno cosa vuol dire volersi muovere quando il corpo non ubbidisce? Voler camminare quando non ci si regge in piedi? Voler scrivere ma il risultato è microscopico ed illeggibile?

Ecco, gli scienziati stanno comprendendo questo dilemma ed oggi si tende a personalizzare le attività e gli esercizi. In pratica, si procederà come già succede per il trattamento farmacologico dove il medico diventa sarto e confeziona la terapia su misura per ognuno in base alle proprie esigenze e bisogni.

Ma gli sforzi fisici sono proprio necessari, non basta ottimizzare i farmaci orali, sottocutanei o per iniezione intestinale continua? Perché non risolvere il problema con la stimolazione cerebrale profonda, con gli ultrasuoni focalizzati, con le cellule staminali oppure con la genetica?

Per rispondere a queste domande torniamo in sartoria: per ogni occasione ci vuole l’abito adatto!

La riabilitazione nel Parkinson non risolve tutti i problemi ma è essenziale, e probabilmente più importante dei farmaci (attualmente disponibili).

Ma qui ci troviamo davanti ad un circolo vizioso come illustrato molto bene da Amy Amara e Adeel Memon:

Il Parkinson è caratterizzato da sintomi motori, quali instabilità posturale, alterazioni della deambulazione e cadute, oltre ai sintomi non motori che sono apatia, fatica, depressione, declino cognitivo, stitichezza, problemi del sonno. Tutti questi problemi portano inevitabilmente ad uno stile di vita sedentario ed all’inattività fisica, che a sua volta peggiora i sintomi parkinsoniani ed eventuali coesistenti malattie cardiovascolari e l’osteoporosi.

E Terry Ellis e Lynn Rochester sottolineano i principi essenziali dell’attività fisica, che

è associata a numerosi cambiamenti strutturali, vascolari e neuro-molecolari nel cervello che contribuiscono al miglioramento delle funzioni fisiche, cognitive e comportamentali del cervello anziano. Gli esercizi non frenano il processo di invecchiamento ma attenuano molti degli effetti sistemici e cellulari deleteri e che portano ad un miglioramento di molti meccanismi coinvolti nell’invecchiamento portando pertanto a benefici terapeutici sostanziali.

Altra questione: attività fisica, esercizi e riabilitazione sono la stessa cosa?

Risposta: no.

Per semplificare il discorso, possiamo dire che ci sono tre livelli di movimento:

  • ATTIVITA’ FISICHE

comprendono tutte le attività quotidiane come le faccende domestiche, recarsi al lavoro, fare la spesa e commissioni, ecc.; questo tipo di movimento è quello maggiormente compromesso nel Parkinson sin dall’inizio ed è anche quello che necessita di maggiore impegno da parte degli interessati e sul quale occorre porre maggiori attenzioni da parte degli operatori;

  • ESERCIZI

mirano ad un miglioramento della salute e vengono suddivisi in esercizi non specifici (passeggiate, nuoto, ginnastica aerobica, palestra, ecc.) indicati nelle prime fasi della malattia, e gli esercizi specifici indirizzati al recupero di specifici deficit (instabilità posturale, freezing, cadute, ecc.), indicati solo per persone con Parkinson nelle fasi medio-avanzate;

  • ACQUISIZIONE DI ABILITA’

L’acquisizione, o meglio, la rieducazione di abilità specifiche, per es. scrivere, parlare, alzarsi dalla sedia, ecc. necessitano di un allenamento costante, con risvolti positivi non solo fisici ma anche psicologici.

Tutte queste strategie sono preziosissime come ci spiega Inban Maidan:

Gli esercizi aerobici mirati alle abilità stimolano, da un lato, la crescita di sinapsi aumentando la connettività neuronale con aumento di neurotrasmettitori e recettori, e, dall’altro, favoriscono la salute cerebrale con l’immissione di fattori trofici nel sistema sanguigno rafforzando il sistema immunitario e stimolando la neurogenesi; ciò comporta una modulazione positiva dei circuiti nervosi dei gangli della base, del talamo, della corteccia, cervelletto e del tronco encefalico che inevitabilmente migliora il comportamento motorio e mentale.

Riassumendo:

  • L’attività fisica ed esercizi sono indispensabili nella gestione globale del Parkinson;
  • a differenza dei farmaci, il movimento non ha effetti collaterali, può comportare divertimento (passeggiate, canto, ballo, nuoto, ecc.), e contribuisce a riparare i circuiti cerebrali danneggiati;
  • è particolarmente importante mantenere un certo rigore nello svolgere tutte le attività possibili;
  • la riabilitazione va confezionata su misura ed in base alle singole inclinazioni (non pretendere di cantare da chi non ha mai cantato o che non ha piacere di farlo, non far correre chi soffre di artrosi alle ginocchia, ecc.)
  • noi siamo degli esseri viventi che sono fatti per muoversi e quindi bisogna continuare a farlo anche se Su Nemigu non vuole.

VOLARE (migliorare) SI PUO’, SOGNARE (tentare) SI DEVE.

Sempre.

Fonti bibliografiche:

Amara WA, Memon AA. Effects of Exercise on Non-motor Symptoms in Parkinson’s disease. Clinical Therapy 2018;40(1):8-15

Armstrong MJ, Okun MS. Diagnosis and Treatment of Parkinson’s Disease: a review. Journal of American Medicine Association 2020;323(6):548-560

Ellis T, Rochester L. Mobilizing Parkinson’s disease: The Future of Exercise. Journal of Parkinson’s disease 2018;8:S95-S100.

Maidan I, Shustak S, Sharon T, Bernad-Elazari H, Geffen N, Giladi N, Hausdorff JM, Mirelman A. Prefrontal cortex activation during obstacle negotiation: what’s the effect size and timing? Brain and Cognition 2018;122:45-51

Pereira APS, Marinho V, Gupta D, Magalhaes, Ayres C, Teixeira S. Music Therapy and Dance as Gait rehabilitation in patients with Parkinson’s disease: a review of evidence. Journal of Geriatry, Psychiatry and Neurology 2019;32(1):49-56

Seppi K, Chaudhuri KR, Coelho M, Fox SH, Katzenschlager R, Perez Lloret S, Weintraub D, Sampaio C. Update on Treatments for Nonmotor Symptoms of Parkinson’s disease – An Evidence-Based Medicine review. Movement Disorders 2019;34(2):180-198

Triegaardt J, Han TS, SadaC, Shama S, Shama P. The role of virtual reality on outcomes in rehabilitation of Parkinson’s disease: meta-analysis and systematic review in 1031 partecipants. Neurological Sciences 2020;41(3):529-536.