BUON MICROBIOTA = MENO PARKINSON di Kai S. Paulus
(Pillola n. 78)
Quando una prestigiosa rivista scientifica come “Frontiers in Pharmacology” si occupa della salute dell’intestino e propone strategie non farmacologiche contro la malattia di Parkinson, allora bisogna riflettere.
Da molto tempo ci stiamo occupando della corretta alimentazione e della salute dell’intestino (vedi “PARKINSON E MICROBIOTA”, ed anche “IL RUOLO DEL MICROBIOTA NEL PARKINSON”); addirittura abbiamo contribuito a delle ricerche universitarie e collaborato a delle tesi di laurea sul tema dell’alimentazione nel Parkinson (vedi “AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA”). Infine, abbiamo cercato di dare utili consigli di una buona alimentazione (vedi “SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO”, oppure anche “IL PARKINSON SI COMBATTE A TAVOLA”), e diretti l’attenzione sull’importanza della prevenzione e cura del Parkinson mediante una buona salute intestinale (vedi “PREVENIRE IL PARKINSON. PARTE 3: I PRODROMI”).
Ora, nell’appena pubblicato lavoro di ricercatori dell’Università di Pisa, il gruppo intorno alla dott.ssa Laura Benvenuti e Prof. Matteo Fornai riassume le attuali conoscenze del vitale collegamento tra cervello e intestino, e presenta varie strategie per ottimizzare la flora gastrointestinale, il microbiota, al fine di prevenire e curare la malattia di Parkinson.
L’intestino, con il suo microbiota, produce sostanze essenziali per la salute del cervello, come i neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina, ed in piccola parte anche dopamina, e sostanze neuroprotettive ed antiinfiammatori.
In caso di malattia, le funzioni digestive e protettive intestinali non sono garantite, e tutto l’organismo soffre.
Si è visto, inoltre, che in alcuni casi il Parkinson inizia nell’intestino, cioè gli aggregati di alfa-sinucleina, i corpi di Lewy, si formano nei plessi nervosi dell’intestino, e negli anni migrano attraverso il nervo vago verso il cervello, dove, una volta raggiunti i nuclei della base, causano rallentamento motorio, rigidità, tremore, ecc.
Può capitare che un’alimentazione non equilibrata causi una alterazione del microbiota con prevalenza di germi patogeni e processi infiammatori che quindi predispongano alla formazione di proteine alterate, che si aggregano e formano corpi di Lewy.
Domanda: “Considerata la vitale importanza del microbiota, come possiamo tenere in buona salute l’intestino?”
Risposta: “Con una alimentazione ricca di fibre, verdure, frutta e cereali.”
In mancanza della possibilità di potersi alimentare correttamente e di assumere le sostanze giuste, possono aiutare:
- Prebiotici: fibre alimentari non digeribili, fermentati da alcuni ceppi di batteri, come i Bifidobacteria, con la produzione di acidi grassi a catena corta (acido butirrico, acetato e propionato) che esercitano effetti benefici sulla mucosa intestinale, e posseggono effetti antiinfiammatori, neuroprotettivi, e neurotrofici contrastando la neurotossicità
- Probiotici: microorganismi vivi (Clostridium butyricum, Akkermansia, Bifidobacterium breve, Lactobacillus), sempre con effetti neurotrofici, neuroprotettivi ed antiinfiammatori
- Sinbiotici: la combinazione di pre- e probiotici.
- Trapianto di microbiota fecale: inserendo del microbiota fecale di donatori sani, per colonizzare l’intestino con germi e batteri utili ri-equilibrando il rapporto tra microorganismi buoni e cattivi. (curiosità: in laboratorio si creano modelli animali di Parkinson infettando l’intestino delle cavie con materiale fecale parkinsoniano)
Secondo un altro studio del gruppo della ricercatrice olandese Indy van der Berg, l’alimentazione nel Parkinson è importante per almeno tre motivi:
- Fattori dietetici giocano un ruolo nella fase preclinica determinando il rischio di sviluppare la malattia in modo positivo o negativo in base alla qualità dell’alimentazione
- Il cibo può modulare l’assorbimento della levodopa e regola l’attività peristaltica dell’intestino
- L’alimentazione può modificare il decorso della malattia incidendo sulla funzione mitocondriale (la centrale energetica delle cellule), sull’infiammazione centrale (causata dalla malattia cronica), e sulla risposta immunitaria (la capacità dell’organismo a difendersi)
Sia il gruppo italiano che quello olandese scelgono la dieta mediterranea come l’alimentazione ottimale per ottenere i benefici sopraesposti.
Ma sorge una domanda spontanea: “visto che tutto il mondo ci invidia della nostra dieta mediterranea, così gustosa e salutare, come mai proprio in Italia abbiamo la stessa incidenza delle malattie neurodegenerative come in altre parti del mondo?”
Altre domande: “quindi, non è vero niente? Pomodori, sedano e grano non ci proteggono? O forse, il massivo utilizzo (legale!) di pesticidi, antibiotici, ormoni, conservanti e coloranti frena i potenziali benefici del cibo?”
Risposta: “Belle domande, molti dubbi, ma ne parleremo di sicuro prossimamente”.
Fonti bibliografiche:
Benvenuti L, Di Salvo C, Bellini G, Seguella L, Rettura F, Esposito G, Antonioli L, Ceravolo R, Bernardini N, Pellegrini C, Fornai M. Gut-directed therapy in Parkinson’s disease. Frontiers in Pharmacology, 2024; doi: 10.3389//fphar.2024.1407925.
Van der Berg I, Schootemeijer S, Overbeek K, Bloem BR, de Vries NM. Clinical Trial highlights: dietary interventions in Parkinson’s disease. Journal of Parkinson’s disease, 2024; doi: 10.3233/JPD-230366.