Volare si Può, Sognare si Deve!

Scriviamo un libro

Immagini della Gita e Pranzo a Castelsardo 02-03-2023

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Intrappolati nell’Oliveto – Testo di Franco Simula

Il Direttivo dell’Associazione Parkinson, quasi al completo, aveva utilizzato il pulmino dell’Associazione per partecipare, venerdì 3 febbraio 2023, alla presentazione dell’interessante iniziativa :”Progetto Sardegna- Palestra a cielo aperto”. Interventi motori adattati in ambiente naturale per persone con malattia di Parkinson. Dunque noi parkinsoniani, direttamente interessati, non potevamo mancare all’importante convegno. Ma al momento di accedere al posteggio nasce una discussione animata: un direttivo, quattro o  cinque lauree, intrappolati dentro il pulmino, non possono scendere dal mezzo perché non si riesce a trovare la via di entrata al complesso biomedico né tanto meno la via d’uscita. Perché? L’unica via di ingresso praticabile ha il divieto di accesso, il resto del posteggio è ricavato fra un albero e l’altro di circa mezzo ettaro di oliveto che ormai è ridotto a una poltiglia per una pioggia recente. Impantanati fra un albero e l’altro a un certo punto l’autista del pulmino facendo acrobazie da gara su percorso sterrato e passando per una stradina normale, ordinata ma con un segnale di divieto d’accesso, riesce a liberarsi da quell’intrigo. Ancora una volta…all’italiana. Meno male che tutto si è svolto su un area privata e senza vigili, altrimenti…

LA ROSA del PRINCIPE – Testo di Franco Simula

La Associazione Parkinson, costituita da qualche mese, muoveva i primi timidi passi,(era gennaio o febbraio del 2014), ci si cominciava ad incontrare per progettare i primi programmi e promuovere qualche iniziativa. Era stata Pinuccia Sanna -fisioterapista professionista di grande esperienza- a rendersi disponibile per avviare un incontro settimanale di fisioterapia che oltre ad essere esercizio finalizzato al ricupero della mobilità di base- costituiva anche una naturale e spontanea forma di incontro, di scambio di opinioni, di socializzazione. Intanto erano iniziate le prove del dramma “Romeo e Giulietta quarant’anni dopo”. Durante gli scambi fugaci, con tutti e con tutte, ero riuscito a barattare quattro chiacchiere; solo con una signora dai capelli d’argento ma dall’aspetto ancora giovanile non ero riuscito a scambiare neanche un saluto: più io mi intestardivo ad attirare la sua attenzione, più lei continuava a vagare per i suoi personali sentieri. Prove teatrali, fisioterapia non servivano a niente: la signora dai capelli d’argento era sempre più distratta verso di me mentre io mi maceravo tanto che decisi di parlarne con mia moglie. A questo punto decisi di cambiare strategia.

Una sera mi presentai alla signora coi capelli d’argento con una bellissima rosa del mio giardino. “Posso offrirle una rosa del mio giardino” le dissi, sorprendendola.

E lei “A che cosa debbo l’onore di questa singolare gentilezza?”

Solo ed esclusivamente per attirare la sua attenzione che non riuscivo a catturare in alcun modo”. Solo la rosa più bella del mio giardino avrebbe potuto “piegare” la distrazione di una signora dai capelli d’argento. Dopotutto nella “piece” teatrale ero il Principe di Verona, quello che manderà in esilio Romeo che in una furibonda lite aveva assassinato Mercuzio. Chi credono di essere questi capuleti che non rispettano le regole della città? Occorreva solo una rosa, la più bella del mio roseto e il riconoscimento della mia autorevolezza di Principe della città per fare in modo che una signora dai capelli d’argento si accorgesse di me.

Dispersi nella metropoli di Tissi – testo di Franco Simula

Le previsioni meteorologiche avevano mantenuto le promesse, la giornata era luminosa, con un gradevole tepore primaverile  inaspettato a dicembre inoltrato, comunque il tempo ideale per permettere a quattro buontemponi distratti di andare a Tissi per fare una visita di cortesia o meglio una rimpatriata casereccia all’amico Peppino Achene tissese DOC. Appena arrivati in paese nasce spontanea la domanda: dove si trova la casa di Peppino situata in Via Spina Santa n° 34?
Io ricordavo (ma l’ho ricordato dopo essere arrivati) che a circa 1 Km. dal paese la strada di accesso si biforcava a ypsilon proprio nel punto in cui si trova la campagna di Peppino: lì bastava imboccare la parte destra della strada per arrivare a casa dell’amico tissese. Noi, invece, decidiamo di farci guidare (male) dai cartelli stradali dopo aver messo in funzione il “satellitare” sul quale avevamo scritto l’indicazione della via (Santa Spina) sbagliata. Cominciamo la ricerca ma dopo qualche minuto ci rendiamo conto che stavamo vagando al buio, della casa di Peppino nemmeno l’ombra; ancora per un po’ continuiamo a caracollare per Tissi che improvvisamente da un paesino di 2.500 abitanti era diventato un’immensa metropoli …americana. Impantanati, perduti, smarriti nella metropoli di Tissi. Sfiduciati, alla fine chiediamo a una donnina dove si trovi Via Santa Spina. E lei, ironica e divertita ”Quella via non la troverete mai perché non esiste, provate a cercare Via Spina Santa e siete già arrivati. Benvenuti a Tissi “. E così, in un attimo, con una sonora risata, si conclude l’avventuroso viaggio nella metropoli…di Tissi.

A casa di Peppino Achene

Meno male il resto della mattinata ci ha ampiamente compensato della momentanea delusione. Ci siamo divertiti con niente: raccontando “strallere” ridanciane, cantando magari un po’ stonati, le canzoni del nostro coro, accompagnati da un’armonica un po’ incerta che, tuttavia, non si vergognerà di ripresentarsi con lo stesso coro (speriamo non lo sappia Fabrizio) appena dovesse capitare l’occasione.
f.s.

1943 E DINTORNI – Testo di Egle Farris

Lei apparve sul fondo del lungo corridoio  ………..
Capelli biondi , guance rosate leggermente umide , abito di pizzo blu , si tratteneva dal correre e passava tra uno stuolo di cugine, cognate, nonne, fratelli e sorelle che indietreggiavano, lasciandole lo spazio per raggiungere la ” camera buona” .  Allora si faceva così …..La madre la invitò ad entrare e alla sua muta domanda  rispose che era stata chiesta in sposa . Lei non disse niente  , quattro occhi si incontrarono e …fu un amore travolgente per sempre !!!

Bionda e flessuosa , lei era la più bella ragazza del paese. Lui, un attraente sottufficiale di aviazione, destinato a fare carriera, comandava il nascosto e strategico aeroporto militare di Zeppara ( Villacidro ). Ma quando, nel 1943, gli alleati riuscirono ad individuarlo lo bombardarono per  giorni e giorni e loro, che abitavano lì, persero ogni e tutte le cose più care, feriti e sperduti.  Ma vivi.

E un giorno, come a  sfidare il destino, si rivestirono di altri abiti, si stamparono sul viso degli occhi ancora smarriti e un lontano sorriso e posarono per questa foto. L’unica rimasta del loro matrimonio, perché quello fu il giorno del loro matrimonio, quello fu il giorno che vollero, ostinatamente e con caparbietà, ricordare come quello del loro matrimonio, sino a quando se ne andarono, i miei bellissimi, magnifici, innamoratissimi genitori.

Una signora col rossetto                      
Egle Farris

Clausura – Testo di Franco Simula

Quando io ero bambino, cioè 80 anni fa, la scuola materna che frequentano tutti i bambini si chiamava asilo infantile ed era ospitato in un bel palazzo (oggi maltenuto) che si trova a Ittiri in Via S. Francesco (allora si chiamava Via Regina Margherita).
Che quel bel palazzo fosse un asilo è “gridato” a lettere cubitali da una scritta che si legge ancora sul frontone: ASILO INFANTILE DIVINA PROVVIDENZA.
Appariva chiaramente, dunque, che in quel locale c’era un asilo gestito dalle Suore Vincenziane riconosciute dappertutto per l’originale copricapo che indossavano rappresentato ai lati da due bande bianche inamidate a forma di ali che le facevano assomigliare a grandiosi gabbiani con le ali distese in volo.
Il locale era strutturato in vari settori che venivano utilizzati in maniera differenziata.
Nel lato posteriore era stato realizzato un seminterrato che veniva utilizzato come cucina comune per suore orfane e bambini e come refettorio per noi bambini; il piano terreno che sporgeva sulla facciata principale conteneva invece un grande salone riservato alle attività dei bambini con due terrazzi a livelli differenti che venivano utilizzati per momenti di giochi all’aperto. Nel salone principale, corredato di banchi a due posti, si svolgevano le attività di didattica applicata all’infanzia e come strumenti di lavoro per gli scolaretti c’erano in bella mostra una serie di giocattoli contenuti in un armadio a vetri che non abbiamo mai usato. I banchi con i piani d’appoggio ribaltabili venivano utilizzati nei dopo pranzo per fare il riposino. Da un angolo dello stanzone partiva una scala che a metà consentiva l’accesso a un bel terrazzo a alla sommità confluiva sulla porta di accesso al dormitorio delle suore: sullo stipite superiore della porta, ben visibile, una scritta: CLAUSURA.
Su quella scala, per punizione, io venni inviato tante volte perché evidentemente ero monello, e puntualmente ogni volta che finivo sulle scale venivo assalito dal desiderio impellente, compulsivo, di entrare in quella stanza contravvenendo quindi al divieto assoluto che ci era stato imposto dalle suore.
Conclusi il periodo di frequenza dell’asilo senza riuscire a soddisfare il desiderio di entrare in quella stanza e vedere la clausura con i miei occhi, vedere in che cosa consisteva, curiosità che rimase insoddisfatta.

Venticinque anni dopo fui invitato a far parte del Consiglio di Amministrazione dell’Asilo Infantile. Accettai l’invito anche perché ero curioso di sapere come funzionavano queste piccole amministrazioni. Il consiglio era composto da cinque componenti io ero il più giovane e quindi il più inesperto, ma quando le situazioni lo richiedevano ero anche molto combattivo. Nelle riunioni di Consiglio si adottavano decisioni riguardanti le normali esigenze di un gruppetto di ragazze orfane e le necessità essenziali delle suore. Un giorno la superiora delle suore e una sua coadiuvante che si occupava delle condizioni generali della casa chiesero di partecipare a un Consiglio perché dovevano segnalare una crepa che si era creata nel soffitto del dormitorio e che si stava estendendo a vista d’occhio.

Subito dopo la descrizione del danno fatta dalla superiora io intervenni con evidente tono ironico:-E come facciamo ad entrare nel dormitorio delle suore?
E la superiora: – Apriamo la porta ed entriamo.
Ed io : – La fa facile lei, non sta tenendo conto che c’è un divieto assoluto rappresentato dalla CLAUSURA e quindi non si può entrare.
E la superiora: – Ma in casi eccezionali si deroga da queste norme.
Io ancora fingevo di credere che fossero valide le severe minacce fatte dalle suore quando io, da bambino monello, venivo relegato nelle scale con la severa minaccia di non infrangere la clausura perché era peccato. Dopo qualche minuto di discussione che io avevo avviato per scherzo, conclusi la diatriba : – Certo che possiamo entrare nel dormitorio tutti sappiamo benissimo che dietro la CLAUSURA c’è una stanza come tutte le altre e che la minaccia di peccato per chi entrava in quella stanza era una minaccia fasulla usata per spaventare bambini monelli ma innocenti.
Mi ero comunque divertito a dissacrare un tabù che solo le suore potevano credere di usare come argomento di dissuasione.

Franco Simula 18-09-2022

“Beach Park”- testo di Franco Simula

Oggi 14-09-2022, nonostante le previsioni del tempo non fossero le più propizie, un manipolo di temerari ha deciso di approdare al mare di Platamona che appariva, infatti, abbastanza mosso da un maestrale alquanto teso: anche i vecchi lupi di mare e gli esperti regatanti erano diffidati dall’avventurarsi oltre il bagnasciuga. Qualche giorno fa un incauto nuotatore si era tuffato nel mare un po’ mosso e per un attimo era rimasto sbattacchiato dalle onde che, offese, lo avevano rimproverato:”Caro nuotatore, anche se sei stato un famoso regatante e un vecchio lupo di mare, devi ricordare che quando il mare è agitato non guarda in faccia a nessuno”.

La delusione comunque è stata solo parziale dal momento che la mancata immersione nelle limpide acque di Platamona, rimandata a un altro giorno, è stata compensata dalla graditissima sorpresa della visita di quattro amici dell’Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani di Torino. Gli amici torinesi son voluti venire a trovarci al mare, a Platamona, dove da qualche tempo alcuni parkinsoniani dell’Associazione Parkinson Sassari, frequentano lo spazio attrezzato per disabili predisposto dal Comune di Sassari.  L’incontro coi torinesi era stato preceduto da una lettera inviataci da Michele Lombardi nella quale ci manifestava tutto il suo apprezzamento e il suo entusiasmo uniti a quelli della loro Associazione per l’iniziativa adottata dall’Associazione Parkinson Sassari che i torinesi, gentilmente, hanno voluto lanciare con un titolo emblematico :”E’ nato il primo BEACH PARK” e lo hanno voluto indicare come caso esemplare da imitare dappertutto in Italia.

L’incontro odierno al mare di Platamona, “battezzato” dal gruppo torinese BEACH PARK, può considerarsi unico e irripetibile perché inaspettato e gradito ospite è arrivato dott. Kai Paulus, neurologo dell’Associazione, ideatore, dieci anni fa, e costante ispiratore e animatore entusiasta della nostra Associazione.

Poiché l’ora si faceva tarda non si poteva concludere il singolare incontro se non cantando almeno due canti in lingua sarda.

La prima canzone è stata: Savitri- Cantico d’amore e la seconda  No potho reposare.

                                       Franco Simula

Settembre – testi di Egle Farris

E , improvvisamente , agosto scivola in settembre , con alcune gocce di pioggia .

Un flash d’autunno . Con alcune gocce di pioggia .

La luce si arrende ,donandoci la dolcezza dell’uva , dei fichi  ,delle pere. Pure qualche castagna , sfuggita ad un riccio ribelle .

Oggi il clima è malinconico ,il fresco sfiora appena il caldo . Un fascino misterioso ed infinito, uno charme ed una grazia così profondi ….Questi giorni hanno una luce differente , poco accentuata ,non basterà tutto settembre per dimenticare il mare e la sabbia .

Dimenticare il sole che si specchiava e diveniva anch’esso verde e azzurro .

Anche i ricordi scivolano e se ne vanno ,forse resta in me solo l’ansia di una ragazza che non terminava mai di innamorarsi dei colori delle foglie .

Promesse e musiche e canzoni che si perdono nella memoria e nelle notti .

Passeggiare in un viale tranquillo ,chiudere un attimo gli occhi e sentire la prima foglia secca che scricchiola solo per te.

Una signora col rossetto Egle Farris

 

Incontro al mare testo di Franco Simula

Non era la solita gita al mare; è stato anche un incontro di amici parkinsoniani che non si vedevano da tempo, che avevano tante novità da scambiarsi, che avevano voglia di vedersi da vicino, di toccarsi, di baciarsi, come a voler continuare un discorso interrotto qualche mese prima. Avere in comune la stessa patologia fa scaturire sentimenti di condivisione delle sofferenze dell’altro, di solidale partecipazione. Soprattutto perché ciascuno di noi sa che il perfido Parkinson preme per farsi sempre più spazio nonostante ciascuno di noi conduca la personale battaglia per arrestarne o quantomeno rallentarne l’avanzata. E’ e rimarrà lapidaria la riflessione di G.B. “Ma la costanza di Mr. Parkinson è inesorabile, un rapace infingardo appollaiato sul trespolo della coscienza, pronto a ghermirmi proditoriamente non appena avessi abbassato la guardia”. Dagli incontri a quattro occhi emergevano aspetti fisionomici parzialmente mutati, ma ciò che non era cambiata era la voglia di combattere. Questi sono stati i primi reciproci rilievi fra coloro che non si vedevano da mesi ma poi i discorsi sono approdati a livelli più quotidiani e quindi Cenzina e Laura , Geminiano e Giuseppina, Domenico, assieme a quelli che avevano già preso un po’ di confidenza con la nuova struttura balneare, hanno ripreso a parlare di cose di mondo. Laura e Antonello si sono re-incontrati al loro livello Laura ricordando l’inconveniente occorso all’Istituto Europa da Lei
diretto nelle festività di Ferragosto e lui riaprendo gli angoli reconditi della memoria per cercare di risolvere un problema urgente creato dallo scasso di Ferragosto che, oltre ad aver sottratto alla scuola dell’attrezzatura di valore, ha creato ulteriori problemi connessi alla frantumazione di alcune vetrate dell’Istituto che rimaneva pertanto aperto alla mercé di chiunque avesse voluto continuare la razzia. Per Ferragosto tutti i vetrai sono in ferie, impossibile trovare una vetreria aperta. Impossibile per tutti ma non per Antonello che mette in movimento un amico vetraio e in men che non si dica riesce a rendere l’Istituto nuovamente sicuro. Questo ed altro circola nella spiaggia di Platamona fra una nuotata e una chiacchierata. La mia conversazione con Geminiano ripiega nuovamente sul Parkinson, non tanto per cercare rimedi, che sappiamo inesistenti, quanto per conoscere le particolarità delle rispettive malattie; quasi una ricerca masochista, un dito nella piaga, su ciò che ci affligge tutti i giorni. Vista la bella serata trascorsa in compagnia, ci salutiamo con l’impegno di tutti di non lasciar passare più tanto tempo senza vederci. D’altronde, concluso il periodo delle vacanze estive, riprenderanno le attività interrotte e quindi ci si potrà incontrare più spesso.

Franco Simula

Il PARKINSON, IL MARE E PLATAMONA – Testo di Franco Simula


Credo che sia definitivamente tramontata l’opinione dei sassaresi secondo la quale il mare bello, azzurro, pulito lo si poteva trovare solo ad Alghero o a Stintino. Platamona, il mare a pochi chilometri da casa veniva trascurato, snobbato. Forse oggi i sassaresi stanno riscoprendo la lunga, pulita spiaggia di Platamona che partendo dalle propaggini di Porto Torres si sviluppa per alcuni Km sino alla marina di Sorso offrendo uno spettacolo di acque sempre tiepide e cristalline ed una spiaggia pulita e ricca di tonnellate di minuscoli cristalli di quarzo che al tramonto brillano nella battigia riflettendo una luce surreale. In questo splendido tratto di costa il Comune di Sassari ha attrezzato un pezzo di spiaggia da riservare a persone con gradi diversi di invalidità che possono trascorrere al mare giornate serene .

Anche l’Associazione Parkinson Sassari Onlus ha voluto godere di questa opportunità.

Eravamo in molti stavolta. Un gruppo trasportato con la Mercedes dell’Associazione guidata da Antonello e un gruppo di “accudiddi” arrivati alla spicciolata. Dopo i veloci preparativi si procede al rito più importante e solenne della giornata: l’ingresso e il bagno in mare. Perché importante e solenne? Perché qualcuno entra in acqua trasportato in una sedia con ruote e qualche altro disteso su una lettiga galleggiante che consente bagno e divertimento assieme a tutti gli altri che accovacciati in comodi ciambelloni si lasciano dondolare fra le onde. Quest’operazione non proprio semplice, è resa possibile dagli assistenti comunali(che ringraziamo) e dal solito Antonello che non sa stare con le mani in mano. Accade anche che non tutti si sia dell’umore giusto per fare il bagno. Ieri Elisa sembrava un po’ triste e poco propensa a misurarsi con le onde, ma una chiacchierata con la presidente ha sortito un effetto rasserenante e riconciliante con se stessa e col mare.

Durante il bagno intravvediamo di lontano la sagoma indefinita di una persona bianco vestita che saluta agitando le braccia: sembra essere la Venere Greca che spunta dalle acque schiumose del mare. Non è proprio Venere ma ci siamo andati vicino. Quando il profilo diventa più nitido si percepisce chiaramente che è arrivata Adelaide dalle vacanze stintinesi. Arriva anche Franco U. che senza esitazione si tuffa nelle acque di Platamona, contribuendo anche lui a comporre il gruppo-guazzabuglio riportato nella foto ricordo.

Giornata serena, dunque, trascorsa tra un guizzo (che bei ricordi!) in acqua e una spettegolata sotto l’ombrellone. Peppino ha utilizzato meglio il tempo sotto l’ombrellone giocando a carte (senza posta! Anche perché il caffè era già stato offerto). Prima di andar via non possiamo non soddisfare il desiderio di Egle che ci chiede “la prossima bracciata” Cara Egle anche noi non siamo nel meglio delle forze per dedicarti bracciate di nuoto, ma un raggio di sole e una folata di dolce Zeffiro non te li può negare nessuno.

Prima di salire in macchina mi attraversa la strada Elisa; io azzardo: -Fammi un sorriso- e lei “Ma deve essere spontaneo” Ed io “E allora fammelo spontaneo” Finalmente Elisa e Tiziana che l’accompagna mi regalano un immenso sorriso. Stavolta spontaneo.

Buon pranzo a tutti.

Durante la mattinata alla nostra Presidente era arrivato un messaggio inviato da Michele Lombardi dell’Associazione Italiana Parkinson Giovanile che noi abbiamo conosciuto qualche settimana fa a Sassari e che alleghiamo.

https://www.parkinsongiovani.com/blog/fisioterapia-e-benessere/e-nato-il-primo-beach-park