Volare si Può, Sognare si Deve!

Archivio mensile: Gennaio 2016

Sognare si deve di Nicoletta Onida

Faceva un freddo pungente anche nelle giornate splendide quand’ero giovane; gli inverni erano diversi da quelli attuali e neppure le case erano riscaldate in modo adeguato come oggi. Al mattino, sentendo il vento soffiare o la pioggia battere sul tetto, era piacevole restare al calduccio sotto le coperte rinviando in qualche modo l’inizio della giornata. Io ero una gran dormigliona e, mentre fuori infuriava il temporale, nonostante il rumore dei tuoni, riprendevo a dormire senza difficoltà. Se non mi alzavo al suono della sveglia e mi trattenevo a letto qualche minuto in più, mia madre aprendo la finestra della camera che dividevo con mia sorella, cercava di scacciare il sonno ripetendo ogni giorno la medesima cantilena: “Su.. su..sveglia..l’ozio è il padre dei vizi !”A volte, fingevo di non sentire e, senza tener conto dell’ora e del profumo di caffè che giungeva dalla cucina, trascinavo cautamente le coperte sulla testa e mi crogiolavo nella pigrizia lasciando fuori preoccupazioni e difficoltà di ogni giorno. Così lei ritornava alla carica con tono fermo e deciso:“Chi ha da fare non dorme!”.Oppure:“Chi dorme non piglia pesci”.Già, mia madre, aveva la mania di citare i proverbi. Li conosceva tutti! Arrivai a pensare che durante la notte non dormisse per inventarne di nuovi. Di tanto in tanto, non capendo quei modi che mi sembravano troppo rigidi e assurdi provavo a ribellarmi:“Ma oggi è domenica! Che male c’è se dormiamo un’ora in più?”. Lei, pronta, rispondeva:“Dormire troppo fa male”.“Ma chi l’ha detto!”- pensavo. Poi mi arrendevo e, facendo appello a tutta la mia buona volontà, mi allontanavo a malincuore dal calduccio del letto e, ad occhi aperti, sognavo che da grande avrei potuto decidere ogni cosa della mia vita ad iniziare dalle ore di sonno. E’ proprio strana la vita: da giovani si guarda pieni di speranza verso il futuro, mentre, da adulti si ripensa con rimpianto al passato. Ora, infatti, la mia invincibile insonnia mi porta a ripensare con nostalgia a quegli anni, alla voce di mia madre che mi incalzava benevolmente, come se, l’inizio di un nuovo giorno mi trovasse impreparata ad affrontare la vita pratica. Ormai al mattino non c’è più bisogno di qualcuno che mi metta premura, che spalanchi la finestra per costringermi a svegliarmi: infatti, quando spuntano le prime luci, il sonno mi ha già abbandonato spontaneamente ed ogni tentativo di richiamarlo indietro è inutile. Se provo a tirarmi la coperta sulla testa come facevo da ragazzina, tenendo gli occhi chiusi nella speranza di riassopirmi, nessuno mi rimprovera o mi dà della pigrona: semplicemente, rimango sveglia. Per rilassarmi e riuscire a dormire ho provato ad allontanare le preoccupazioni, i pensieri negativi, ma con scarsi risultati. Nel silenzio della casa ripenso con affetto a mia madre e qualche volta, esercitando la mia fantasia, ho ricostruito la mia casa di allora ricollocando utensili, mobili ed oggetti al loro posto, ma la dolcezza dei ricordi non mi ha aiutato a riprendere sonno. Da qualche parte ho letto: < Chissà perché da giovani ci manca il tempo per dormire e da vecchi ci manca il sonno! > Già, proprio così, la mia insonnia mi porta, molte volte, a star sveglia fino all’alba col solo vantaggio di poter dedicare più tempo alla lettura. Purtroppo il giorno dopo mi sento fiacca, di cattivo umore e questo mi rende apatica, indifferente verso ogni progetto. Rannicchiata sul divano ripenso alla vivacità del mio carattere di una volta, alla vitalità , all’entusiasmo che ora non ho più e mi chiedo se tutto ciò possa essere attribuito, semplicemente, all’insonnia. Considerando, però, che l’ottimismo, il buonumore aiutano ad affrontare la vita più serenamente sono portata a credere che dormire, come avveniva quand’ero giovane, faccia proprio bene alla salute. Il sonno, infatti, aiuta a rilassarsi, abbassa il livello di irritabilità e tiene alto l’umore, per cui, voglio sperare che la Medicina trovi presto una cura risolutiva a questo problema che, come me, tormenta moltissime persone. Pensare al passato è inutile; è avanti che si deve guardare e se < la speranza è un sogno ad occhi aperti > mi pare proprio il caso di dire che sognare si deve!

Tre postulanti…con multa di Franco Simula

L’appuntamento era per le 10,30 in via Montegrappa per prendere Franco e Iole e continuare poi per la Scuola Elementare di San Donato, cuore del centro storico di Sassari, dove avevamo un appuntamento con la Dirigente Scolastica Patrizia Mercuri. L’incontro non voleva essere solo una visita di cortesia o di auguri per il nuovo anno ma soprattutto un riesame del caseggiato per la possibile individuazione di altri e più comodi locali- nella scuola elementare di S.Maria- da mettere a disposizione del gruppo raccolto intorno all’Associazione Parkinson di Sassari.
Arriviamo in macchina a ridosso del centro storico e ci si pone immediatamente il problema del posteggio in una zona in cui di stalli disponibili -anche a pagamento- non se ne trovano. Che fare? Alla fine del Corso Vitt. Emanuele la strada si apre a imbuto e sembra promettere qualche possibilità di parcheggio: ma c’è ben in vista un cartello che prevede addirittura un divieto di fermata.
-Iole, che facciamo? Rischiamo? Tanto rimarremo dalla Dirigente Scolastica solo pochi minuti quanto basta per verificare eventuali nuove possibilità di “ricovero” e poi…via.
-Va bene, accendiamo le quattro luci intermittenti che indicano breve sosta e rischiamo.
L’incontro con la dirigente appare subito cordiale e improntato alla massima disponibilità; probabilmente non durerà poco perché la fase preliminare della conversazione attinge ad ampie mani dai ricordi del passato più o meno vicino.
Iole, irresistibile e gradevole affabulatrice soprattutto nel raccontare simpatici episodi riguardanti personaggi che in tempi diversi erano transitati per quella scuola, aveva completamente dimenticato che eravamo in divieto di sosta e quindi sanzionabili.
La giornata, a tratti, è radiosa; un bel sole rende l’ufficio della Dirigente più luminoso e godibile.L’ufficio è abbastanza sobrio ed essenziale, tuttavia alcuni oggetti non possono non attirare l’attenzione anche dell’osservatore più distratto:un imponente apparecchio radio abbellisce una parete dello studio. La radio è inserita in un mobile d’epoca (1930-40) in radica di noce impreziosito da alcune eleganti colonnine verticali elaborate con gusto sobrio e ricercato allo stesso tempo che le conferiscono una particolare solennità. In un’altra parete un acquerello ricco di colori col bel campanile della chiesa di S. Donato richiama lo sguardo del visitatore. Lo studio della Dirigente, insomma, è organizzato per il lavoro: anche il telefono non rimane a lungo inutilizzato.
Si entra nel merito delle nostre richieste: la Dirigente, dopo aver sentito le sue collaboratrici del plesso scolastico di S.Maria, ci consentirà l’utilizzo di due ampi spazi: uno in un giorno della settimana e uno in un altro giorno giusto per poter conciliare le numerose richieste che pervengono a questa scuola: evidente mente le richieste sono in rapporto diretto con l’ampia disponibilità della Dirigente la quale ci informa che, dopo le 17 pomeridiane, sarebbe disponibile anche la palestra della Scuola di S. Donato. Qui si porrebbe naturalmente il problema dei posteggi che forse potrebbe risolversi con soluzioni non impossibili ( utilizzo dei pass per invalidi-ricerca posteggi nelle vicinanze)
Nessuno di noi pensa più alla macchina in divieto di sosta perché la conversazione su questo e altri ameni argomenti ci coinvolge più della paura della multa.
Franco Enna infatti approfitta dell’incontro per fare omaggio di alcune sue pubblicazioni alla dott.ssa Mercuri; fra le altre anche la tragedia di Romeo e Giulietta scritta per i ragazzi in stile “rap” e successivamente riadattata per anziani parkinsoniani alla ricerca di terapie alternative.
Arrivati al momento dei saluti sembrerebbe che l’incontro stia per terminare ma non è così perchè Iole, che in questa scuola ha espletato per anni la sua attività di collaboratrice pedagogica, trova in ogni angolo, in ogni parete un motivo di riflessione attraverso il ricupero dei tanti ricordi che riaffiorano con tanta vivacità da sembrare di poterli riutilizzare ancora .No, Iole, niente è più riutilizzabile allo stesso modo perché mancano i protagonisti e i contesti di allora .
E inoltre non ci possiamo più attardare perché, a quest’ora, ormai di multe ce ne avranno applicato almeno tre.
Gli ultimi saluti e via.
Di multe non ce ne sono tre ma almeno una troneggia sotto il tergicristallo anteriore della Toyota Blu.
La paghiamo metà per ciascuno -dice Iole
Ma va…spetta di diritto al proprietario della macchina! Piuttosto facciamo una cosa: dato che la multa è di 28,70 euro, mettiamo da parte per tutto il mese di febbraio 1 euro al giorno e dato che quest’anno è bisestile, in un mese ricuperiamo l’intero ammontare della somma risparmiando persino 30 centesimi perché l’ultimo giorno del mese, il 29 febbraio, accantoneremmo soltanto 70centesimi. Che ne dite? Vi sembra buona l’idea?
-Ma cosa ce ne facciamo di tutti questi soldi raccolti nell’arco di un mese? _
-E’ semplice -conclude Iole- li utilizzeremo per pagare le prossime multe che prima o poi, per qualche motivo, saremo costretti a prendere.
Forza ragazzi (di 70 anni…e oltre) e continuiamo con le nostre ricerche di locali,stavolta dobbiamo proprio farcela.

Pillole di tristi ricordi (quando è morto mio cugino Luigi) di S. Faedda

Ai miei nonni piaceva molto andare al mare ad Alghero; partivano  col primo treno insieme a zia Grazietta (che era la loro figlia minore nonché sorella di mamma) e col nipote Luigi che era il figlio di zia Salvatorica, anche lei, ovviamente, sorella di mamma. Questo cugino la notte andava a dormire a casa dei nonni per far loro compagnia e la mattina rientrava a casa sua in via Antonio Sisco.
Normalmente, quando andavo a comprare il latte, lo incontravo vicino alla chiesa di S. Apollinare. Lui era sempre allegro e mi chiedeva i giornalini. Purtroppo dovevo negarglieli perché a casa mia li leggeva mio padre e non voleva che venissero prestati.
Una mattina d’estate lo trovo come al solito davanti alla chiesa ma con la faccia seria. Subito lo riferisco a mia madre e lei mi risponde che sicuramente è offeso perché non gli ho dato i giornalini. Mi è bastata quella giustificazione per non pensarci più.
Quello stesso giorno Luigi va al mare con mia zia e i miei nonni e, una volta arrivati in spiaggia, lui si mette a giocava con la sabbia. I nonni e la zia, invece, preparano la baracca fatta con le lenzuola (all’epoca non esistevano ombrelloni). Una volta sistemato il rifugio provvisorio, si rendono conto che Luigi non è nelle vicinanze e iniziano a chiamarlo.
La giornata è calda e sembra uguale alle altre…ma non è così!!!
Durante l’ora di pranzo a casa di mia zia si presenta un poliziotto dicendo che Luigi si è perso in spiaggia e non riescono a trovato. Anche nonno e nonna, insieme a zia Grazietta, l’hanno cercato  tutto il giorno senza trovarlo.
Nel frattempo le voci iniziano a circolare e tutti i parenti  raggiungono la casa di zia per saperne di più.
Alle sei di sera ritornano i carabinieri e zia Salvatorica, la mamma di Luigi, chiede subito se suo figlio è stato ritrovato. Loro rispondono di si e chiedono di poter parlare col padre. Zio Filippo si è subito fatto avanti e loro gli fanno cenno per potergli parlare in disparte.
Nella camera vuota, insieme ai carabinieri, entrano zio Filippo e mio padre che era il padrino di Luigi. Involontariamente la porta della camera viene lasciata leggermente aperta ed io che mi trovo nei paraggi, vedo mio zio, alto e grosso, toccare il soffitto con la testa. Subito dopo ci viene comunicato che cosa era successo.
Ad Alghero, appena arrivati in spiaggia, Luigi dev’essere sicuramente entrato in acqua e siccome l’acqua era fredda l’ha subito fulminato. Era a pochi metri dalla riva ma la gente lo cercava sulla spiaggia da una parte all’altra.
Da quel giorno i miei nonni non sono serviti più e quando si andava in campagna a vendemmiare, zio Filippo come vedeva noi bambini correre e giocare, si girava da un’altra parte e si metteva a piangere. La notte, quando andavamo a letto, tutti noi cugini ci divertivamo un mondo giocando sopra una coperta rigida e dura…come la pelle dell’asino.
Io, che ero il cugino più grande, quando andavo in campagna, mi sembrava di vederlo in mezzo ai fondi d’uva che mi perseguitava.
Un giorno ne ho parlato con mamma e lei candidamente mi ha risposto che Luigi mi perseguitava perché non gli avevo dato i soliti giornalini.

Salvatore Faedda

Presentazione libro “Le cose migliori” di Valeria Pecora

Gentilissimi membri e responsabili dell’Associazione Parkinson di Sassari, mi chiamo Valeria Pecora e vi scrivo perché mi piacerebbe organizzare una presentazione del mio romanzo “Le cose migliori” presso la vostra associazione. Il mio libro tratta la tematica del Parkinson visto con gli occhi dei bambini. Mia madre si è ammalata di questa malattia quando era molto giovane (lei aveva 39 anni e io 7) e da grande ho voluto rielaborare le sensazioni e quel dolore causato dalla sua malattia. Il mio libro è un libro di dolore ma anche di profondo amore e di speranza. Ho già avuto modo di presentare il mio libro in diverse occasioni: diverse presentazione presso i Comuni della Sardegna (Cagliari, Arbus, Villacidro), alla Giornata Nazionale Parkinson del 28 novembre al teatro Le Saline di Cagliari, alla radio cooperativa di Padova nell’ambito del programma Area Parko (rubrica dedicata ai giovani parkinsoniani) e all’Università degli studi di Cagliari presso la Facoltà di Psicologia. Sono stata anche intervistata dal settimanale Grazia in merito alla mia esperienza di “figlia di Parkinson”.
Ho rilasciato una mia testimonianza anche presso il sito Parkinson Italia.

http://www.parkinson-italia.it/rubriche/storie-di-parkinson/avevo-solo-7-anni-quando-mia-madre-marisa-si-e-ammalata-di-parkinson

Vi ringrazio in anticipo per l’attenzione che spero potrete dedicarmi e vi auguro un buona Epifania. In attesa di una vostra risposta vi saluto.

Valeria Pecora