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Meglio la pillola oppure la carne?

Inizierò con questo primo, brevissimo intervento questa rubrica che è aperta a tutti per suggerimenti e commenti, ed in base ai vostri contributi cercheremo insieme a completare queste pagine, che potranno diventare una piccola guida per l’alimentazione intesa sia come prevenzione sia come quella più compatibile per la persona che deve assumere farmaci per la malattia di Parkinson; aspetto la vostra collaborazione

 Meglio la pillola oppure la carne?

 Per iniziare, vorrei rispondere ad una domanda che spesso viene posta al medico perché si legge su una rivista oppure in internet che il parkinsoniano dovrebbe evitare le proteine nella dieta.

Chi è affetto dalla malattia di Parkinson dovrà assumere levodopa (Sirio, Sinemet, Stalevo, Madopar) quale precursore della dopamina, il neurotrasmettitore di cui il sistema motorio del cervello è carente.

Ogni volta che si assume una pastiglia essa arriva nello stomaco e quindi nell’intestino. Il farmaco, appunto la levodopa, viene assorbita a livello del primo tratto intestinale. A quel livello si trova un sistema di trasporto attivo per gli aminoacidi neutri a catena lunga, cioè le componenti di molte proteine e che sono essenziali per l’organismo. Ed è esattamente qui, nel intestino tenue, che ci si pone il problema: la levodopa, essa stessa un aminoacido, e gli aminoacidi assunti con la dieta competono per lo stesso sito di assorbimento e si ostacolano a vicenda. E’ comprensibile quindi, che in presenza di cibo l’assorbimento del farmaco viene drasticamente rallentato e ridotto per cui la singola dose di farmaco perde notevolmente di efficacia. Succede pertanto che si ha la sensazione che la pastiglia presa vicina ad un pasto non faccia alcun effetto.

A questo punto abbiamo quattro possibilità:

  1. Si evita di assumere il farmaco
  2. Si evita di assumere alimenti contenenti aminoacidi (carne, pesce, pasta, pane, ecc.)
  3. Mangiare proteine solo la sera
  4. Separare l’assunzione di farmaco e cibo

La prima possibilità la scartiamo immediatamente per ovvi motivi. La seconda è molto plausibile e consigliata da diversi esperti. Ma cerchiamo di ragionare.

Se la natura ha messo un sistema di trasporto per determinate sostanze nutritive, vuol dire che l’organismo ne ha bisogno e cerca di non farsele sfuggire. Allora perché privare l’organismo di un elemento essenziale. E c’è di più: lo stesso trasportatore si trova anche a livello della barriera emato-encefalica, cioè la porta d’ingresso al cervello. Qui è ancora più importante che i costituenti nutrizionali arrivano. Il cervello è ammalato, anche se solo per una piccola parte, e perciò necessita di tutti gli strumenti, nutrimenti, ed energie per difendersi, per compensare e riparare. In conclusione, evitare le proteine non è il modo corretto per affrontare in maniera saggia la questione.

Un altro modo per evitare il conflitto tra farmaco e cibo è quello di mangiare la carne solo la sera. Qui però vorrei avvertire che, come sappiamo, il sonno nel Parkinson comporta già molti problemi; se poi si appesantisce lo stomaco con cibo pesante e di lenta digestione, si corre il rischio di compromettere ulteriormente il riposo notturno, essenziale nella nostra battaglia, come ci ha spiegato recentemente Prof. Serra. Quindi la sera meglio leggeri.

Rimane la quarta possibilità, separare i due contraenti. Assumendo il farmaco abbondantemente prima del pasto, si dà al medicinale sufficientemente tempo di essere assorbito e di entrare nel cervello dove deve agire; dopodiché posso mangiare tutto e non devo rinunciare a pietanze importanti e gustose, ovviamente tutto nelle giuste misure.

Ma di quanto mangiare e soprattutto che cosa, di questo parleremo la prossima volta.

Buon appetito.

Kai Paulus, 28 aprile 2015

3 Commenti

  1. Iosè Mosca

    interessante articolo! volevo porre una domanda:
    se l’assunzione delle pastiglie avviene ogni 4 ore, come si fa ad avere tempo sufficiente per lasciare agire il farmaco?

    Rispondi
    1. kaipaulus

      Buongiorno Sig.ra Mosca,
      se il farmaco viene assunto 30-45 min. prima del pasto ci sarà sufficientemente tempo per l’assunzione. Certo, non si ha mai la garanzia del 100%, ma è una buona regola da seguire.
      Quindi, con le ore classiche di assunzione, 8-12-16-20, e considerando che il pranzo è lo scoglio principale, ci si aiuta parecchio.

      Rispondi
      1. Iosè Mosca

        Grazie mille Dott. Paulus!
        mia madre purtroppo non è ancora riuscita a superare lo “scoglio” del pranzo…. anche perchè dopo l’assunzione delle 12 spesso si corica per un’ora, un’ora e mezzo per farsi passare la crisi di ansia e quindi il pranzo slitta in orario più vicino alla pastiglia delle 16.

        Penso che in questo caso si debba intervenire in altro modo. Ne parleremo in altra sede.
        Cordiali saluti, Kai Paulus

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