Volare si Può, Sognare si Deve!

Archivio mensile: Agosto 2019

Barabba :: Franco Simula


BARABBA

27 Luglio 2019, ore 24. Piazza Santa Croce è deserta, silenziosa. Sembra offrire uno scenario irreale, completamente diverso da quello che si gode tutte le sere quando è animata da mille passanti che, come formichine impazzite si scontrano, si fermano, cambiano direzione, salgono sul bastione a “difendere le mura della città da possibili attacchi pisani o genovesi”. Mezz’ora fa si è scatenato un violento temporale che, come per incanto, ha ripulito tutto ciò che c’era di superfluo e di sporco stratificato. Cessata la tempesta, l’aria è diventata fresca, tenera, inebriante, amica, completamente diversa dall’afa opprimente dominante fino a poco prima. Nonostante il bel fresco, la passeggiata si era interrotta per la pioggia battente e improvvisa, annunciata ripetutamente nel corso della serata con tuoni e lampi in lontananza. Solo qualche coppia di amanti della natura aveva deciso di sfidare la possibile ripresa dell’acquazzone perché nel cielo non si vedevano stelle, e ogni tanto qualche bagliore brillava in lontananza. Intanto un signore, solitario, incede nella piazza e realizza in un attimo che gli appartiene tutta, tutta per sé, padrone della piazza. Tasta con la mano una sedia di ferro semibagnata, sembra che vada bene: si accomoda tutto soddisfatto, finalmente può iniziare il complesso ma piacevole rito del caricamento della pipa e della sua accensione. Occorrono effettivamente alcuni tentativi prima che l’uomo, finalmente soddisfatto, cominci a tirare lunghe boccate. Si intravedono ampie volute di fumo dissolversi lentamente nell’aria ancora umida di pioggia. In lontananza si sente la voce di qualche cameriere che smonta dal lavoro e passa frettoloso attraverso i vicoli. A mezzanotte, dopo un violento temporale, questa è la solenne quiete che regna in piazza Santa Croce. Intanto, non smette di attirare la mia attenzione l’uomo solitario che finalmente gode il fumo della propria pipa. Ma chi è? Mi sembra di conoscerlo, nella penombra. Mi sembra Pietro Ledda, alias “Barabba”. No, non è lui, anche se assomiglia.

Pietro Ledda “Barabba”

Il Barabba vero ha l’aspetto di un patriarca biblico: alto di statura, viso altero e squadrato, sguardo fiero, ammaliante e volitivo, tipico delle guide e degli uomini avvezzi al comando. Capelli lunghi raccolti a crocchia sopra la nuca, abiti bianchi e fluenti, come i mantelli dei tuareg del deserto. Nel suo complesso il fisico appare possente, anche se si appoggia ad un bastone nodoso, di ginepro, lavorato a mano, e formato da due rami intrecciati che sembrano due serpenti avvinghiati in un interminabile amplesso d’amore. Dove abita Barabba? In una casa di pochi metri quadri del centro storico di Alghero. Troppo piccola per un talento come il suo, che di una casa di dimensioni più ampie avrebbe fatto una casa del canto e del suono, dove certamente avrebbe offerto ospitalità alla voce dolce e garbata di Claudia Crabuzza, donna dal carattere mite che ben si lega col temperamento forte di Barabba.

Claudia Crabuzza

Come Diogene si accontenta di vivere in uno spazio poco più grande di una botte ma dove c’è di tutto: dall’arpa in restauro ai minuscoli vetrini ricuperati nel “solaio” che è la mini-spiaggia riservata degli abitanti della “muraglia”. Accanto al numero civico, una targhetta con la scritta “Aquì vive un mùsico”. Non basta scriverlo per esserlo, ma lui, Barabba, lo ha scritto perché lo è. Infatti suona con disinvoltura la chitarra e in contemporanea anche l’armonica, che -a tratti, però- deve accantonare per poter cantare con Claudia le belle canzoni algheresi. Suona anche l’ocarina e il violino, e quando avrà pronte le corde suonerà anche l’arpa. Un particolare che colpisce chi osserva Barabba è l’originale e fantasiosa foggia nel vestire: indossa con disinvoltura il saio del patriarca biblico o del pastore nomade del deserto, o una grande paglia nera, rotonda, a falde larghe, somigliante molto a Morgan, corsaro del Settecento. E tutto indossa con gran disinvoltura, come un attore consumato che sta interpretando la parte di protagonista dell’ultimo film. Invece Barabba sta interpretando spontaneamente sè stesso. In effetti leggere Barabba non è semplice, perché è in grado di interpretare oggi un personaggio e domani il suo contrario. Barabba. Da dove viene questo soprannome? Intanto gli è stato affibbiato per caso, come conseguenza di una delle sue trovate che nascevano nella mente vulcanica di Pietro. Durante il periodo dell’adolescenza Pietro frequentava, come tutti i suoi coetanei, d’altronde, la bella chiesa di San Francesco in stile gotico-aragonese. La frequenza della chiesa non era connessa a particolari devozioni da parte di Pietro, oh, manco per sogno!, ma alle svariate attrattive organizzate da Padre Simone, un frate del convento che aveva messo su un oratorio per ragazzi perfettamente funzionante. Non solo con ping-pong e calcio-balilla, ma soprattutto con una sala cinematografica. Il sogno di Pietro Ledda. Che a dire il vero era il più vivace dei ragazzi ma in tutti i sensi: non solo nell’architettare monellerie, ma nella scelta della varietà dei giochi. Un giorno Pietro ne combinò una grossa: mentre Padre Simone sorvegliava i ragazzi leggendo mezzo distratto una rivista, Pietro, approfittando di questo momento di rilassamento, con una funicella legò i sandali del frate a un banco su cui sedevano alcuni ragazzi, che a un tratto avevano cominciato a lamentarsi perché qualcuno aveva lanciato dell’erba puzzolente. La programmazione della serata prevedeva la proiezione del film “Barabba”. La puzza dell’erba aveva scatenato un parapiglia fra i ragazzi. A questo punto anche padre Simone provò ad alzarsi dalla sua postazione per ristabilire un po’ d’ordine, ma suo malgrado si trovò intrappolato con i sandali legati ad un banco. Padre Simone in un attimo capì tutto, e anche Lui perse la pazienza e andò in escandescenze: “Questo è stato Pietro Ledda! Barabba, maledetto Barabba!”. Così nacque un secondo Barabba, meno famoso del primo che se l’era giocata con Gesù Cristo e aveva vinto. Mentre Pietro Ledda aveva avuto la piccola soddisfazione di fare uno scherzo un po’ pesante al povero padre Simone. Dio l’abbia in gloria. Prima di morire chiese di parlare con Barabba. Venivano cancellate in un attimo tutte le marachelle che aveva combinato a padre Simone in tanti anni.

(franco simula)