Volare si Può, Sognare si Deve!

Archivio mensile: Marzo 2019

Gita a Tramariglio dal Maestro Elio Pulli


Sabato 30 marzo 2019, l’Associazione Parkinson Sassari ONLUS ha effettuato una gradevolissima visita a Tramariglio.

In passato, era nota più come colonia penale che per il suo mare cristallino circondato da un manto di verde di mille tonalità: cisto, lentischio, ginepro, corbezzolo, oleandro. Ora il luogo di sofferenze è stato trasformato in spazio museale di grande pregio: oltre alla raccolta di registri vari che raccontano le tristi storie dei vecchi detenuti, è stata allestita una esposizione di tutti gli uccelli che nidificano nella zona. Altri spazi, invece, sono utilizzati come immenso laboratorio da Elio Pulli geniale figura di artista che lavora indifferentemente e con grande e abile talento le tele, la ceramica, e svariati altri materiali.

Franco Simula


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Gita a Tramariglio dal Maestro Elio Pulli

Gita a Tramariglio dal Maestro Elio Pulli

30 marzo 2019

In MEMORIA di ETTORE GIULIANI di Franco Simula


Sorrise Ettorre nel vederlo e tacque.
Ma di gran pianto Andromaca bagnata…
Il richiamo al VI canto dell’Iliade, in cui Ettore incontra la moglie
Andromaca e il figlio Astianatte al quale rivolge un ultimo tenero
sorriso, è solo un illustre pretesto per ricordare Ettore Giuliani morto
tre giorni fa in un attimo o come suol dirsi: d’improvviso. Il triste,
inevitabile viaggio verso l’aldilà, per Ettore è stato preceduto da una
splendida giornata di sole di questo inizio di primavera trascorsa
serenamente con la moglie Annina nella piana di Saccargia.
Quando ci si incontrava a Sassari o ad Alghero lo salutavo con
“sorrise Ettorre…” oppure gli ricordavo “Achille gonfio di rabbia ti sta
cercando…” Mi rispondeva con un sorriso grande quanto Lui era alto
e con una battuta ironica del tipo:” Se incontri ancora quel signore
(Achille) digli che se mi capita a tiro oggi ci scontreremo alla pari”.
L’ironia era la punta di diamante dell’Ettore brillante di qualche anno
fa , poi col passar del tempo, il “rapace infingardo” -direttamente o
indirettamente- logora anche l’acciaio e anche il cuore di Ettore si è
dovuto arrendere…nel sonno però!
Era un attento e pignolo organizzatore di eventi. Da Presidente della
FAND non passava anno senza che organizzasse almeno una gita in
qualcuno dei siti più affascinanti della Sardegna.
Era sempre molto attento alla divulgazione tempestiva delle novità
che riguardavano il diabete di cui era anche un apprezzato
informatore scientifico. Le ricorrenze più significative relative al
diabete, le scoperte anche minime evidenziate dalla ricerca, venivano
immediatamente recepite e altrettanto tempestivamente fatte
conoscere -magari attraverso un convegno- al maggior numero
possibile di interessati. Memorabili le battaglie condotte ogni volta che
si constatava una decurtazione dei presìdi a suo tempo conquistati
dopo lunghe contese.
Il parroco, nell’omelia funebre, ha raccontato dell’impegno di Ettore
nella partecipazione operosa a tutte le attività promosse dalla
parrocchia. Ultimamente era approdato all’Associazione Parkinson
come simpatizzante e sostenitore di un gruppo Parkinson (Lui che non
aveva la malattia di Parkinson) col quale si trovava a suo agio,
scherzava volentieri mettendo spesso in libera uscita la sua carica di
ironia arguta e sagace. Ettore era un generoso. Tutte le volte che si

lanciava un’iniziativa, Lui, memore dei tempi felici della sua
presidenza FAND, era sempre pronto a incoraggiare le proposte
sostenendole con la sua collaudata esperienza di lucido organizzatore.
Sabato 30 marzo era pronto a partecipare alla gita che faremo a

Tramariglio sia per visitare la Mostra permanente del ceramista-
pittore-scultore Elio Pulli (fratello di Cenzina), sia per godere di una

bella giornata di sole che questo inizio di primavera non mancherà di
regalarci.
A Ettore avrebbe fatto dolce e fedele compagnia la moglie Annina che
da qualche tempo, era diventata, più che mai, metà della Sua anima.
In tutti i sensi. Con le parole sagge dette al momento giusto, col
sostegno materiale nelle difficoltà insomma con uno stile di vita che
era diventato una tenera ma discreta simbiosi d’amore.
Intanto continuano fra i due i colloqui confidenziali di una vita che
neanche la morte può interrompere: “Sai, Ettore, che ieri alla tua
cerimonia di commiato, nonostante una serataccia di pioggia e
vento,la Chiesa era piena di amici commossi venuti a salutarti. E
pensare… che tu non ti eri premurato di informare nessuno”. ” Cara
Annina, la notizia mi fa molto piacere anche perché non avrei mai
immaginato di avere così tanti e affezionati amici: ringraziali per
parte mia. Ciao, a domani”.

Franco Simula


 

“Radici” poesia di Paolo Marogna


MEMENTO

In ricordo di Antonio Cossu che non ho avuto l’onore
e il privilegio di frequentare e conoscere.
Paolo Marogna

RADICI
C’è un posto vuoto
oggi in sala,
che sarà difficile
o impossibile occupare.
Perché non sarà semplice trovare
un’anima di artista
capace di vedere
la bellezza e l’arte
che si nasconde
nelle radici degli alberi
e trovare in quelle radici
l’ispirazione della propria arte
e della propria esistenza.


 

In ricordo di Antonio Cossu Artigiano-Filosofo di Franco Simula

Antonio Cossu Artigiano-Filosofo

La casa di Antonio si affaccia sulla più bella e intima piazza del paese, era la vecchia piazza del pesce, della carne e del mercatino ambulante del martedì. Ora è delimitata da sedici robusti lecci ultra trentennali ormai che -soprattutto d’estate- conferiscono a quello spazio un’atmosfera di tranquillità e ristoro quando diventa il salotto di giovani e vecchi. E’ una piazza che suscita molti nostalgici ricordi: di giochi innocenti e spensierati della prima infanzia; di comizi in cui si fronteggiavano, dal 1948 in poi, incandescenti e contrapposte passioni politiche. Sempre su quella piazza si affacciava, ad intervalli cadenzati, Luigino, un artigiano del legno che riusciva ad incantare i bambini quando col tornio creava le trottole, tutte diverse fra loro, che andavano a ruba tra i piccoli amatori, o quando sagomava con grande abilità le gambe di un prezioso tavolino di ciliegio.

   Il vecchio laboratorio paterno, ormai obsoleto, è attiguo alla casa di Antonio che già dall’ingresso si presenta diversa da tutte le altre. La porta è di vetro robusto diviso in due ante di identiche dimensioni. Chi vuol cercare Antonio non deve suonare, basta appoggiare gli occhi al vetro e scrutare all’interno: Antonio è poco lontano dalla porta, sdraiato su una poltrona-letto a riposare se è stato sopraffatto dal sonno, oppure seduto su una sedia a leggere qualche giornale ma prevalentemente a lavorare sapientemente le sue opere d’arte che sono ricavate da vecchie radici di alberi o grossi arbusti dentro cui Lui riesce a”intravvedere” in anticipo l’immagine dell’opera finita e si mette al lavoro con buona lena e costanza sino a trasformare una radice informe, rustica e grezza in elaborato elegante e gradevole, in un’opera d’arte. Di quell’arte istintiva di cui Antonio, quasi con pudore e imbarazzo, sembra vergognarsi.  “Ma che arte! Se mi azzardo a parlare di arte la gente mi ride appresso o mi invade la casa”. Gli artisti raramente hanno successo alla presentazione delle prime opere; ma Antonio le prime opere le ha realizzate ormai da tanto e può considerarsi un artista maturo.

All’ingresso, il visitatore  è accolto da “S’ISTRUMPA”, una lotta a sole braccia fra due contendenti. S’istrumpa di Antonio Cossu è un intricato groviglio di rami che nella loro dinamicità sembrano trasmettere l’idea del movimento e della lotta in cui i lottatori non sembrano afferrarsi con due sole braccia ma con quattro,dieci braccia  per ciascuno. Più avanti due coccinelle sovrapposte che sembrano riproporre un’infinita estasi d’amore, e poi tanti bastoni lavorati secondo l’imput suggerito dalla struttura dell’arbusto.

E infine tante figure fantastiche che riconducono a un mondo fiabesco o di sogni infantili interrotti.

Le pareti interne della casa sono “finite” in stile rustico con pietre di tufo “ a vista” impreziosite da piccoli intarsi colorati rappresentati da pezzi di diaspro, basalto,granito, ardesia sapientemente cementati sul muro. Ti aspetteresti una casa impostata tutta su questo stile, invece no! Alcuni ambienti interni sembrano quasi avveniristici perchè separati da grossi vetri che talvolta fungono da porta e talvolta da parete fissa. I muri sono corredati con strumenti di lavoro artigianale o con attrezzi del mondo contadino intercalati da qualche pezzo d’arte del padrone di casa.Il cortile si presenta come spazio-scrigno che deve raccogliere cose preziose: infatti, sparsi qua e là, troneggiano alcuni enormi massi da cui -come da grandiosi geodi- promanano un’infinità di riflessi di quarzo soprattutto quando vengono “trafitti” dalla luce del sole.

Questo è il microcosmo in cui Antonio trascorre le sue giornate, talvolta tristi

-come quelle di tutti i poveri mortali- talvolta occupate da un lavoro alacre e intenso nella creazione delle sue fantasie artistiche. Vincenzo, suo amico e tutore, lo aiuta a contrastare la monotonia di qualche giornata noiosa provando a misurarsi anche lui con la scrittura e traducendo in parole i pensieri e i  sentimenti decisamente ingentiliti a contatto con la sofferenza e col dolore.

Ma da qualche tempo il mondo di Antonio si è ampliato nel momento in cui gli è stato consentito di proporsi a una platea più ampia (Assoc. Parkinsoniani) e da questa essere accolto con calore. Qui Antonio ha scoperto il teatro che riesce a coinvolgerlo perchè, nonostante la sua parte sia un po’ breve,ottempera al criterio per cui il teatro deve educare la memoria e la chiara recitazione. Anche l’attività fisioterapica in comune gli dà letteralmente la “carica”. All’arrivo di Antonio nella sala, una delle signore intona l’inno della Brigata Sassari e il ritmo di quell’inno fa il “miracolo”: Antonio comincia a camminare regolarmente senza trascinare più i passi.Capita anche ad altri, con miracolo plurimo e con applauso finale per tutti.

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Dopo 36 anni di servizio presso una Banca, anche per la mancanza di un’attività che quotidianamente lo chiami sul posto di lavoro e gli imponga ritmi precisi e cogenti, Antonio vive oggi in uno stato di profonda inquietudine interiore fatta di rimpianti per un tempo che non potrà più tornare. Un’inquietudine generata come da uno specchio che gli mostra continuamente e con perfidia l’immagine del proprio corpo aggredito e mortificato  da un male che lo costringe ad essere diverso dagli altri con cui -anche se lo accettano- non può condividere le scorribande, i divertimenti o, più semplicemente, gli incontri al bar per parlare di calcio o di donne.

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Il prossimo impegno comunitario con Antonio, oltre a un pranzo nelle campagne di Ittiri, potrebbe essere l’organizzazione di una mostra delle sue opere in legno col patrocinio del Comune di Ittiri

17 marzo 2017 – anniversario di Gianni Dessena – poesia di G.B.


Il mio Amico Gianni

Un sentimento deprecabile mi pervade,
impietrito dall'enormità dell'evento,
perpetrato con iniquo cinismo a
persona degna di ben altro.
Non potendone cambiarne il decorso,
combatto in sua opposizione
con le armi di cui dispongo.
Non accettando il verdetto,
negazione della vita,
esorcizzo il tempo con la parola,
che trasforma la lontananza
in ricordo indelebile.

GB

 

Il mare – 1950 – poesia di G.B.


– 1950 –

Concepito sul mare per volontà del destino,

sulla scogliera di ponente precipitata nell’anfratto

dove le onde si frangono con rumore di tuono

e creste d’argento.

Quando il vento di maestro

sferza il cielo cupo sul mare di cobalto,

a volte ritorna per sentire la voce possente

della natura che racconta le sue storie ,

confuse tra la fatica di vivere

e appagate dal quotidiano risveglio.

Immagine che tiene stretta nella mente

in attesa del vespro, come vecchiezza

addolcita dal respiro dell’onda.

E scorre il tempo pensato….in grembo

al cielo che si tinge di rosa, appoggiato

sui cirri ventati di elicriso e tamerici,

coi profumi che si stemperano nel tramonto.

In questa quiete, il suo essere trova dimora

accompagnato dal lento sciabordio del mare,

che nel silenzio traduce le parole che sente.

G.B


 

“Per gioco o per magia?” – poesia di Paolo Marogna


“Per gioco o per magia?”

E’ una storia incominciata
un po’ per gioco
o forse per magia
quando un giorno ti ho incontrato
con negli occhi una poesia.
Non volevo non credevi
non pensavo ma capivo
di doverti stare accanto
per sentirmi ancora vivo.
E così è continuata
con un po’ di fantasia
questa storia incominciata
un po’ per gioco
o forse per magia.
Principessa è una canzone
per poterti ringraziare
di non essere una fiaba
che mi devo raccontare.
E se guardo nei tuoi occhi
mentre tu mi dici “T’amo”
tutto ciò che ci circonda
si cancella piano piano.
E conserverò per sempre
con mia grande nostalgia
questa storia incominciata
un po’ per gioco
o forse per magia.


commento alla poesia di Paolo Marogna “Per gioco o per magia?”

Ecco che cosa succede quando, nello scorrere quotidiano del tempo, irrompe l’amore contro ogni prevedibilità e volontà: sembra un gioco o una magia, ma incontrare qualcuno con una poesia negli occhi costringe a sentirsi vivi, ad inoltrarci nella fantasia, a vivere nella realtà la fiaba dell’amore, mentre le parole “ti amo” cancellano ciò che ci circonda costruendo una storia forse giocosa o forse magica da conservare con nostalgia.
E’ una trasgressione rispetto al consueto -involontaria- ma estremamente suggestiva, che induce al canto di ringraziamento per non dover raccontare fiabe consolatorie a sé stessi, che resterà dolcissima nella memoria, delicata cantilena illuminante su una esperienza interiore vissuta intensamente.
(Giannella)